Ecco come l’LSD destabilizza i circuiti cerebrali

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Ecco come l’LSD destabilizza i circuiti cerebrali

12 aprile 2016

Dopo quasi cinquant’anni di sostanziale stallo delle ricerche sui meccanismi neurobiologici con cui
agisce l’LSD, uno studio basato sulle più avanzate tecniche di neuroimaging rilancia la possibilità
di usare la sostanza psichedelica per lo studio di malattie psichiatriche e anche a fini terapeutici
(red)

da lescienze.it

Un aumento del flusso sanguigno nella corteccia visiva e dell’attività delle connessioni fra i
neuroni durante lo stato di riposo, la destabilizzazione di alcune reti di comunicazione cerebrali
in parallelo all’emergere di altre, e caratteristiche variazioni nelle oscillazioni cerebrali nella
banda delle onde alfa e delta, alcune delle quali correlate all’intensità delle allucinazioni visive
e altre all’esperienza di dissoluzione dell’Io.

Sono questi i principali effetti sul cervello provocati dall’LSD, scoperti da un gruppo
internazionale diretto da David J. Nutt dell’Imperial College di Londra grazie all’uso contemporaneo
e coordinato di diverse tecniche di neuroimaging d’avanguardia.

Lo studio – pubblicato sui “Proceedings of the National Academy of Sciences” – ha interessanti
implicazioni per la neurobiologia della coscienza e indica potenziali applicazioni dell’LSD per la
ricerca psicologica e psicopatologica.

La dietilamide dell’acido lisergico (LSD) è un potente allucinogeno “psichedelico” che altera la
coscienza in modo profondo e caratteristico. Pur essendo stato sintetizzato per la prima volta nel
1938, le sue straordinarie proprietà di alterazione della psiche sono state scoperte solo nel 1943,
suscitando notevole interesse da parte di psicologi e psichiatri. Tuttavia, a causa della
progressiva diffusione della sostanza a uso ricreativo, che influì profondamente sulla cultura
giovanile degli anni sessanta, LSD venne dichiarato illegale e la ricerca su di esso si è
interrotta.

Solo di recente si è assistito a una ripresa di interesse per lo studio della sostanza: il lavoro di
Nutt e colleghi, in effetti, è il primo a sfruttare pienamente le tecniche d’indagine oggi
disponibili.

I risultati ottenuti confermano la cosiddetta ipotesi entropica dell’azione dell’LSD (e
verosimilmente delle altre sostanze psichedeliche), secondo cui l’attività del cervello diventerebbe
più “disordinata” a causa della destabilizzazione di molte reti neurali, e in particolare di quelle
che, generalmente ben separate le une dalle altre, si trovano improvvisamente a comunicare.
Sarebbero queste interferenze, unite alla disattivazione di alcuni “filtri” del sistema percettivo
che normalmente bloccano stimoli e informazioni irrilevanti, a provocare i singolari effetti
allucinogeni della sostanza.

La disorganizzazione dei circuiti cerebrali è legata all’alta affinità dell’LSD con diversi
neurotrasmettitori, anche se i suoi caratteristici effetti psichici sembrano mediati prevalentemente
da un recettore per la serotonina. Secondo i risultati dello sudio, inoltre, le aree cerebrali che
risentono di più dell’azione della sostanza sono l’ippocampo e il giro paraippocampale.

www.pnas.org/cgi/doi/10.1073/pnas.1518377113

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