Elogio del silenzio – di A. Lucato

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Elogio del Silenzio

(di Antonella Lucato)

Vorrei condividere con voi, attraverso questo articolo, una riflessione
sull’importanza del silenzio.

Proprio in questi giorni, dopo i frastuoni, i rombi, i boati, le urla, i
singhiozzi, si è fatto silenzio.

Per tre minuti da Berlino a Londra, da Parigi a Roma, da Mosca a Milano,
milioni di persone di nazionalità e di razze diverse si sono raccolte in un
intenso e profondo silenzio.

Il silenzio, la lingua comune e eterna dell’universo, è la più adatta a
comunicare i sentimenti più profondi che si esprimono attraverso il
silenzio.

Posso affermare che l’incontro con il silenzio mi ha cambiato la vita e
trasformato profondamente il mio modo di comunicare. E’ nel silenzio che ho
imparato ad ascoltare, a comprendere, a leggere oltre le parole.

Dopo gli anni della comunicazione verbale e quelli della comunicazione non-
verbale, oggi ho bisogno del silenzio. E’ il mio compagno, rappresenta il
piacere di stare con me stessa, il luogo dove il mio spirito trova ristoro,
dove recupero le energie e mi ritempro. E’ un amico fidato al quale faccio
ricorso ogni volta che una svolta, una scelta, una prova o una nuova sfida
attraversano la mia vita, sicura che nel raccoglimento e nel silenzio
troverò le risposte, la giusta via, l’armonia, le parole per comunicare ciò
che sento e penso.

Il silenzio è diventato uno strumento fondamentale anche nel mio lavoro. Sto
scrivendo in compagnia del silenzio. Nei miei corsi ho visto tante persone
trasformarsi: dopo l’esperienza del silenzio, hanno cambiato il loro modo di
comunicare, di esprimersi, di relazionarsi e persino di muoversi, e hanno
trovato, anche grazie al silenzio, maggior ben essere.

SCOPRIRE IL SILENZIO INTERIORE

La nostra è la società del rumore. Abbiamo poche possibilità di stare in
silenzio, di ascoltare noi stessi, la nostra voce interiore. Lo stress, il
bombardamento di informazioni, la confusione, l’eccesso di comunicazione con
l’esterno… Non abbiamo l’abitudine al silenzio, come se il rumore
rappresentasse la vita e il silenzio la morte. Ecco perché il silenzio può
far paura.

Come possiamo ascolatare la voce interiore? Come conoscerci, incontrarci,
comunicare con noi stessi e con gli altri?

La pratica quotidiana della meditazione – che è ascolto profondo senza
preconcetti, senza interpretazioni, senza reazioni, liberi da
condizionamenti, pregiudizi, luoghi comuni, frasi fatte, paure – è uno dei
modi per entrare dentro noi stessi, nel nostro centro, di entrare in
contatto con la nostra essenza. Aiuta a scoprire chi siamo.

Quando ci sono osservazione e ascolto, allora c’è anche consapevolezza, e
solo quando c’è consapevolezza siamo attenti. Attenti a ciò che accade
dentro di noi, pronti a entrare in contatto con quella conoscenza interiore
che magari si oppone al sapere apparente. Ciò che ci rende felici proviene
dal nostro interno. Per sperimentare la vera felicità dobbiamo concentrare
la nostra consapevolezza al nostro interno nel silenzio. Il paradosso è che
invece abbiamo imparato a cercare le risposte all’esterno, non siamo stati
educati al silenzio. Tuttavia, soltanto nel silenzio possiamo trovare il
centro della nostra energia.

ABBANDONARE LA MASCHERA DELLE PAROLE

Molti credono che comunicare sia parlare bene, ma Comunicare è
essenzialmente saper ascoltare. E’ l’ascolto, infatti, che permette di
Costruire relazioni di qualità. Senza il Silenzio non può esserci vera
Comunicazione. Il silenzio è sempre presente.anche tra le parole.

Le parole sono una maschera, dice Herman Hesse, perché raramente esprimono
il loro vero significato; piuttosto, tendono a velarlo.

Talvolta si parla per abitudine, per sfuggire alla solitudine, più che per
piacere, o perché si ha qualcosa di significativo da dire. Si chiacchiera
per evitare il senso di vuoto, o perché si è erroneamente convinti che più
si parla meglio è. In realtà, parlare molto non facilita né migliora le
relazioni e non significa comunicare.

Si crede che il grande comunicatore non si trovi mai in imbarazzo o “senza
parole”, che cerchi di evitare i silenzi, di riempire ogni pausa con un
diluvio di parole, celando ciò che davvero ci sarebbe da dire.

Contattare il silenzio, raggiungere la quiete, la calma, significa
avvicinarsi alla propria essenza profonda e vera: è là che nasce la nostra
capacità di comunicare con noi stessi e con il mondo. E’ nel silenzio che
possiamo riconoscerci, ritrovarci, sentirci “a casa”.

IL SILENZIO E’ ASCOLTO

Il silenzio è ascolto, è la condizione per ogni tipo di comunicazione. La
disponibilità all’ascolto degli altri nasce proprio dalla capacità di
ascoltare se stessi, i propri bisogni, e ci dà l’opportunità di crescere.

Saper ascoltare significa comprendere le esigenze di chi ci sta di fronte,
rispettando i sentimenti e le opinioni altrui e considerando la realtà
individuale di ciascuno.

Quando non ascolto, ma fingo soltanto, preparandomi in realtà a ciò che dirò
quando l’altro avrà smesso di parlare, la comunicazione è virtuosismo
verbale reciproco. Impariamo ad ascoltare cercando punti di silenzio nelle
parole dell’altro, perché solo quando la mente è in silenzio possiamo
recepire senza distorsione ciò che ci viene detto.

Alleniamoci a rispondere solo dopo aver ricreato in noi il silenzio, in modo
che le parole che usciranno dalla nostra bocca siano non dette tanto per
dire ma autentiche, vibranti, in sintonia con la realtà del momento che
stiamo vivendo, così diamo qualità alla nostra comunicazione.

Possiamo imparare ad usare il silenzio come strumento di ben essere.
Tuffarsi nel silenzio significa imparare a rilassarsi verbalmente, nel
silenzio ci carichiamo di nuova vitalità, ringiovaniamo e la nostra
comunicazione con noi, il silenzio ci porta direttamente e immediatamente in
comunione con la vita così com’è.

E’ solo nell’assenza di tensione, nella quiete vigile e attenta che
comunicare è un movimento semplice come il respiro, che si articola in una
fase di espansione, la parola, e in una di assorbimento, l’ascolto.
Nell’essenzialità la comunicazione ritrova la propria magia ed esprime il
nostro Essere e la parola, senza sforzo, viene fuori con le giuste pause, la
giusta intonazione, come il fiore della consapevolezza.

(Antonella Lucato)

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L’arte di tacere

Tacere è un’arte

Parla solo quando devi dire qualcosa che vale più del silenzio.

Esiste un momento per tacere, così come ne esiste uno per parlare.

Il momento di tacere deve venire sempre prima.

Quando si sarà imparato a mantenere il silenzio, si potrà parlare
rettamente.

Tacere quando si è obbligati a parlare è segno di debolezzaL; ma, parlare
quando si dovrebbe tacere indica leggerezza e scarsa discrezione.

E’ sicuramente meno rischioso tacere che parlare.

L’uomo è padrone di sé solo quando tace: quando parla appartiene meno a se
stesso che agli altri.

Quando devi dire una cosa importante, stai attento: dilla prima a te stesso,
poi ripetila, per non doverti pentire quando l’avrai detta.

Quando si deve tenere un segreto non si tace mai troppo.

Il silenzio del saggio vale più del ragionamento del filosofo.

Il silenzio può far le veci della saggezza per il povero di spirito.

Forse chi parla poco è un mediocre, ma chi parla troppo è uno stolto
travolto dalla voglia di apparire.

L’uomo coraggioso parla poco e compie grandi imprese: l’uomo di buon senso
parla poco e dice sempre cose ragionevoli.

Siate sempre molto prudenti, desiderare di dire una cosa è spesso motivo
sufficiente per tacerla.

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