Energia elettrica dal calore? Sì, grazie al suono
“Una ricerca ha trovato un modo per recuperare l’energia termica dissipata dai dispositivi elettronici e trasformarla in energia elettrica ”
Il professore Orest Symko, dell’Università dello Utah, ha tenuto una relazione in occasione dell’Acoustical Society of America nel corso della quale ha illustrato il risultato di una ricerca che ha messo in luce la possibilità di ricavare energia elettrica direttamente dal calore, in modo semplice e agevole.
L’obiettivo di questa ricerca è trovare un metodo che permetta di recuperare quell’energia che viene dissipata dai sistemi elettronici sottoforma di calore. Il gruppo di ricerca ha quindi pensato di realizzare un particolare dispositivo, chiamato thermoacoustic prime mover che permette di generare una frequenza di risonanza proprio grazie al calore.
Questo dispositivo è realizzato impiegando due scambiatori di calore ed una pila di materiali contenuti all’interno di una struttura cilindrica. Questi materiali sono caratterizzati da una elevata superficie e sono disposti a “sandwich” tra gli scambiatori di calore. Quando il particolare cilindro è soggetto ad una variazione di temperatura, le lamine dei materiali vibrano emettendo una particolare frequenza.
La frequenza generata viene poi indirizzata verso appositi convertitori piezoelettrici. I convertitori piezoelettrici generano corrente elettrica dalla deformazione meccanica di un corpo. In questo caso la deformazione del corpo viene causata proprio dalla frequenza di risonanza generata dal thermoacoustic prime mover.
Attualmente il gruppo del professor Symko ha realizzato alcuni prototipi “da banco” in laboratorio, ma l’esercito USA, che ha finanziato la ricerca, ha già preso contatti per ricevere i primi prototipi di un dispositivo finito che possa trasformare in energia elettrica il calore disperso dal funzionamento dei radar. Il professor Symko inoltre sta valutando la possibilità di realizzare un dispositivo basato sugli stessi principi di quello appena descritto e che possa rappresentare una valida alternativa alle cellule fotovoltaiche.
E’ inoltre abbastanza semplice intuire un’eventuale impiego di tale tecnologia, qualora dovesse entrare nella fase di produzione effettiva, nell’ambito computer, dove tipicamente vi sono numerosi dispositivi che generano, durante il funzionamento, una elevata quantità di calore. Si pensi, ad esempio, ai sistemi portatili dove risulterebbe anche relativamente semplice integrare un sistema di “recupero energetico” come quello qui descritto.
di Andrea Bai
Fonte: hwupgrade.it
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