di Emanuela Cella Ferrari
Gli Esseni furono una setta di grande interesse, con una visione del mondo molto particolare. Essi espressero per la prima volta idee che sono della massima importanza per il nostro tempo. Per avere notizie su di loro bisogna risalire alla grande scoperta, fatta nel 1947, all’interno di grotte situate nei pressi di Qumran, nel Mar Morto (vedi: Manoscritti del mar Morto), nelle quali vennero ritrovati rotoli interi di documenti e numerosi frammenti degli stessi.
Una parte consistente di documenti è già stata pubblicata, una parte ancora no. I primi scopritori si convinsero che la setta dei rotoli fosse la comunità degli Esseni. Questa comunità era già conosciuta da secoli, attraverso gli scritti degli autori antichi, tra i quali Flavio Giuseppe e Filone Alessandrino, famoso filosofo giudaico. Lo stanziamento degli Esseni è menzionato anche da Plinio il Vecchio, vissuto nel primo secolo della nostra era, autore di un’opera di storia naturale in lingua latina.
Nei rotoli ritrovati non compare il nome Esseni. Nelle fonti greche essi sono citati come Essaioi o Essenoi. Sul significato della parola Esseni sono state fatte numerose congetture. Secondo alcuni sembra che la forma latina potesse derivare dall’ebraico ” hasidium” (pii), secondo altri il nome derivava dall’aramaico “asya” (medico).
La questione, però, è di secondaria importanza; infatti, sebbene alcuni autori antichi abbiano citato gli Esseni, solo oggi, attraverso i loro scritti, possiamo capire chi essi siano. Tra i rotoli vi sono opere che sono sicuramente collegate agli scritti esseni, ma ve ne sono altre che non sono interamente di provenienza essena. Gli Esseni erano impegnati nello studio della Bibbia per ritrovare il loro ruolo nella storia del mondo; essi composero delle opere di esegesi biblica.
Si stanziarono nella zona del Mar Morto, vicino a Ein Gedi, e qui fondarono la loro comunità e misero i rotoli nelle grotte, proprio nel luogo dove essi vennero ritrovati.
– La vita quotidiana –
Secondo Plinio gli Esseni erano una comunità che aveva abbandonato le vanità del mondo. Essi si erano elevati spiritualmente ed avevano conseguito una conoscenza mistica piuttosto consistente. Si erano isolati vivendo tra le palme da dattero, tenevano la proprietà in comune e non si sposavano, vivendo in uno stato di santità. Si dichiaravano pacifisti, ma si preparavano, al tempo stesso, per la guerra di distruzione totale, una rivoluzione mondiale nella quale essi sarebbero stati l’Elite di Israele. Vivevano presso le rive dei laghi e dei fiumi, lontani dai centri abitate e dalle città. Erano principalmente agricoltori e frutticoltori, vantavano una grande conoscenza del suolo e del clima, e questo permetteva loro di coltivare una notevole varietà di frutta e vegetali anche in zone relativamente desertiche.
Gli Esseni non avevano schiavi o servi: furono il primo popolo che condannò la schiavitù sia nella teoria che nella pratica. Nella loro comunità non esistevano il ricco e il povero, perché queste condizioni erano considerate delle deviazioni dalla loro legge.
Si dedicavano principalmente allo studio, sia della Bibbia che delle discipline come la medicina e l’astronomia. Essi furono considerati gli eredi dell’astronomia persiana e caldea e dell’arte egizia della guarigione. Erano anche esperti profeti e si preparavano alla profezia con un digiuno prolungato. Conducevano una vita semplice, alzandosi ogni mattina prima dell’alba per studiare, si bagnavano ritualmente nell’acqua fredda ed indossavano tuniche bianche.
Dopo il lavoro quotidiano nei campi e nelle vigne consumavano il loro frugale pasto in silenzio: non mangiavano carne e non bevevano vino. La sera era l’inizio della loro giornata, e il loro Sabato, o giorno santo, cominciava il venerdì sera ed era, per loro, il primi giorno della settimana.
Questa giornata era dedicata allo studio, alla discussione, alla musica, poiché essi suonavano diversi strumenti musicali. Dato il loro stile di vita, essi erano persone sane e robuste e raggiungevano spesso la tarda età.
Per essere ammessi alla loro comunità bisognava sostenere un periodo di prova di un anno, quindi seguivano tre anni prima dell’iniziazione, seguiti da sette anni di tirocinio prima di essere ammessi completamente.
Testimonianze riguardanti il loro stile di vita giungono dagli scritti dei loro contemporanei. Oltre ai già citati Plinio, Giuseppe Flavio e Filone, anche Solanius ed altri ne parlarono in vari modi, definendoli “una razza particolare, più interessante di tante altre” e venivano considerati “i più antichi iniziati che ricevono il loro insegnamento dall’Asia centrale” . – La dottrina –
Tracce del loro insegnamento sono apparse in tutte le religioni.
I principi fondamentali erano insegnati anticamente in Persia, Egitto, India, Tibet, Palestina, Grecia e molti altri paesi.
La parte esoterica del loro insegnamento era rappresentata dall’Albero della Vita, dalle Comunioni Essene con gli Angeli, e dalla Settupla Pace.
L’insegnamento essoterico appare nel primo libro del Vangelo Esseno della Pace e nei Rotoli del mar Morto. La loro dottrina si ritrova nello Zend Avesta di Zarathustra, che la trasformò in uno stile di vita seguito per migliaia di anni.
Esso contiene i concetti fondamentali del Brahmanesimo, dei Veda, e anche i sistemi dello Yoga derivano dalla stessa sorgente. Budda divulgò le stesse idee di base e il suo “sacro Albero dell’Illuminazione” è collegato all’Albero della Vita.
In Tibet il loro insegnamento viene espresso nel Cerchio della Vita Tibetano. Esso fu parte integrante della cultura dei Fenici e della scuola alessandrina di filosofia in Egitto e contribuì a manifestazioni della cultura occidentale come la Massoneria, lo Gnosticismo, la Cabala e il Cristianesimo.
Gli Esseni vivevano in questo mondo, ma non ne facevano realmente parte. Essi erano convinti di vivere in compagnia degli angeli, sentivano di essere la “comunità di Dio”, gli eletti, e tratteggiavano una Città del Tempio spirituale secondo la loro propria concezione. L’idea di base che il Maestro di Giustizia trasmise al mondo fu la “dottrina della predestinazione”. Il principio di base consiste nell’affermare che tutto è predestinato da Dio e che, quindi, non può essere modificato.
Secondo le loro credenze il termine “pentimento” acquistò un significato differente tra gli Esseni rispetto agli altri Ebrei. L’eletto esseno era una persona la cui elezione era stata predestinata. Egli viveva nel mondo, ma il fatto che ne avrebbe abbandonato le vanità entrando nella comunità e accettandone le regole, questo era oggetto di predestinazione. Gli Esseni chiamavano questo cambiamento, disposto da Dio, “pentimento”. Essi non avevano , però, solo un pensiero riguardante la predestinazione, il loro pensiero era anche dualista. Il dualismo tra bene e male era già apparso nella Bibbia, ma gli Esseni vi aggiunsero un altro dualismo: l’opposizione tra i Figli della Luce e i Figli delle Tenebre.
Secondo il loro modo di vedere, Dio aveva predisposto in anticipo la divisione di due campi rivali, in opposizione. Dalla fonte della luce provenivano tutte le generazioni dei Figli della Luce, dalla fonte delle Tenebre provenivano le generazioni dei Figli delle Tenebre. Quindi una delle componenti base della predestinazione essena era la suddivisione tra malvagi e giusti.
Se un uomo era predestinato, fin dalla creazione, ad essere Figlio della Luce, lo diventava effettivamente; allora si univa alla comunità e Dio stesso lo avrebbe preservato dalla sofferenza e dal peccato. A questa concezione si aggiungeva la divisione tra bene e male all’interno del mondo spirituale: al di sotto di Dio c’erano due generi di uomini e due generi di esseri spirituali.
Gli spiriti erano divisi in due tipi; gli spiriti di menzogna e gli spiriti di verità. A capo degli spiriti di menzogna si trovava Belial, cioè Satana, al di sopra degli altri l’arcangelo Michele. I Figli della Luce erano considerati, quindi, gli eletti della setta, mentre gli altri, Ebrei e gentili, erano i Figli delle Tenebre, condannati all’inferno. Il malvagio sarebbe stato sconfitto con la Guerra della Fine dei Giorni e il giusto sarebbe sopravvissuto.
Nonostante la loro idea di predestinazione, gli Esseni non pensavano affatto che l’uomo dovesse rimanere inattivo; egli doveva dar prova della sua elezione attraverso la sua iniziativa, dimostrando a se stesso e agli altri di essere stato scelto a far parte degli eletti. Gli Esseni erano molto più rigorosi degli altri Ebrei nell’osservanza dei precetti e consideravano gli altri come seguaci di una via più facile ed agevole.
Essi raggiunsero delle alte vette dal punto di vista spirituale e di pensiero. Sono gli Ebrei che riuscirono ad affrontare, anche se in modo irreale e piuttosto utopistico, problemi molto gravi della condizione umana che ancora oggi hanno per noi una grande importanza.
– I Rotoli del Mar Morto vedi anche: Manoscritti del mar Morto –
Nelle grotte di Qumran venne scoperta una grande quantità di Rotoli. Una buona parte di essi è stata danneggiata dagli agenti atmosferici e dai parassiti.
In meno di venti grotte vennero ritrovate delle testimonianze fondamentali per lo studio della letteratura religiosa ebraica e per una migliore comprensione del Cristianesimo delle origini. Molti di questi testi hanno interesse solo per gli specialisti, altri sono costituiti da frammenti molto piccoli, al punto tale da non poterne ricostruire il pieno significato.
Una parte dei rotoli sono dei commenti a vari libri dell’Antico Testamento e ad altre opere ebraiche apocrife. Di seguito parleremo di alcuni rotoli di particolare interesse.
– ROTOLO DI RAME – ù Il Rotolo di Rame venne ritrovato nella grotta n. 3 di Qumran. Questo documento è l’inventario di 64 luoghi dove era nascosto un tesoro formato da oro, argento e pietre preziose. Molti dei luoghi che vengono nominati si trovano a Gerusalemme, sotto o nelle vicinanze del Tempio; altri sono in territori vicini ad una distanza equivalente a quella di Qumran.
Se le cifre di cui parla il rotolo sono esatte, il tesoro ammonterebbe a 30 milioni di sterline, una somma che sicuramente piacerebbe a molti. Ma ciò che più conta del valore materiale è il significato religioso e simbolico; questo rende tale tesoro di un valore inestimabile.
Quando fu rivelato il contenuto del rotolo non venne fatto nessun accenno alla circostanza che nel testo si affermava che si trattava del tesoro del Tempio di Gerusalemme, da dove era stato trasportato per essere nascosto e protetto dagli invasori romani. Si può concludere, quindi, che il Rotolo di Rame risalga al tempo dell’invasione romana del 68 d. C. Alcuni esperti sostengono che si tratta di un tesoro del tutto immaginario, ma per molti studiosi esso è esistito realmente. Una cosa è certa: è impossibile localizzare i nascondigli segreti, in quanto le indicazioni, i luoghi, i punti di riferimento hanno toponimi locali ormai dimenticati da tempo.
Nel 1988 venne fatta un’ulteriore scoperta a poca distanza dal luogo dove era stato trovato il Rotolo di Rame. In una grotta, a circa un metro di profondità sotto il livello attuale del terreno, venne rinvenuta una piccola anfora risalente all’epoca di Erode e dei suoi immediati successori. Doveva essere considerata di grande valore, poiché era stata nascosta con molta cura ed era stata avvolta in un telo di fibre di palma. Conteneva un olio denso di colore rosso la cui composizione, in base a delle analisi chimiche, risultò essere sconosciuta. Si pensa che questo olio fosse un balsamo, un’essenza preziosa prodotta a Gerico ed usata per consacrare i legittimi re d’Israele.
La sua composizione, purtroppo, non può essere stabilita con certezza perché l’albero da cui l’olio veniva estratto è ormai estinto da millecinquecento anni. In ogni caso, se questo olio fosse veramente un’essenza balsamica, potrebbe far parte del tesoro di cui parla il Rotolo di Rame. In ogni caso il principale privilegio del Rotolo di Rame è di aver dimostrato che Qumran non era una comunità completamente isolata, bensì legata a fazioni collegate al Tempio di Gerusalemme.
– LA REGOLA DELLA COMUNITA’ O MANUALE DI DISCIPLINA –
La Regola della Comunità venne rinvenuta nella grotta numero 1. Essa illustra i riti e le regole che guidavano la vita della comunità, le istruzioni al Maestro e ai subalterni e i principi di comportamento e le punizioni per la loro violazione.
Il testo incominciava enunciando i principi in base ai quali la comunità si definiva e si distingueva. Secondo tali principi i membri dovevano impegnarsi in un “Patto davanti a Dio per fare tutto quanto Egli ha ordinato” e, sempre secondo tali principi, a chi praticava l’obbedienza sarebbero “state perdonate tutte le colpe”.
La fedeltà alla Legge aveva una importanza fondamentale; tra le varie denominazioni che designavano i membri c’erano i “Guardiani del Patto”e gli “zelanti della legge”. Il Patto prevedeva determinati riti, tra cui il lavaggio e la purificazione per mezzo del battesimo, non una volta soltanto, ma tutti i giorni. Vi erano le preghiere quotidiane all’alba e al tramonto e la recita della Legge.
Tra questi riti si parla anche del “patto della comunità”simile, come dimostrano altri rotoli, all’Ultima Cena; essa parla anche del Messia. I membri che “procedono nella via della perfezione” devono rispettare la Legge “fino alla venuta del Profeta e dei Messia di Qumran e di Israele”. In questo brano del rotolo si fa riferimento a due figure regali, a due Messia distinti: uno discendente dalla stirpe di Aronne, l’altro della stirpe di Davide e Salomone, quindi di Israele.
All’epoca il termine Messia aveva un significato ben diverso da quello della tradizione cristiana: significava “l’Unto”, cioè colui che era stato consacrato con l’olio. Nella tradizione di Israele sia i re che i sacerdoti erano unti, cioè messia.
– LA REGOLA DELLA GUERRA –
Copie di questo rotolo vennero trovate in due grotte: nella grotta numero 1 e nella grotta numero 4. La Regola della Guerra è un vero e proprio manuale di strategia e tattica militare; evidentemente faceva riferimento a circostanze specifiche ed era intesa per un tempo ed un luogo particolare.
Ecco un esempio: “Anche le sette formazioni dei cavalieri si terranno alla destra e alla sinistra della linea di combattimento, ma prenderanno posizione da una parte”.
Il testo del rotolo ha lo scopo di sollevare il morale e di aizzare la comunità contro il nemico invasore. Dà anche una dimensione metafisica e teologica alla lotta, definendola lo scontro tra i Figli della Luce e i Figli delle Tenebre.
Il rotolo contiene anche un dato essenziale per la sua determinazione cronologica. Infatti, quando parla dei Romani il testo nomina “il loro re”, quindi il periodo a cui si riferisce non è quello della Roma repubblicana, bensì il periodo della rivolta della Palestina del 6 d. C. quando i soldati di Roma imperiale la invasero. Quindi la Regola della Guerra va considerata non nel contesto di un’epoca pre–cristiana, bensì nel primo secolo dopo Cristo.
– IL ROTOLO DEL TEMPIO –
Il Rotolo del Tempio sembra sia stato trovato nella grotta N. 11, ma non è un dato certo. Il rotolo tratta del tempio di Gerusalemme, ne dà la pianta, elenca gli arredi, le attrezzature, e parla dei riti che vengono praticati all’interno di esso. Il rotolo del Tempio è una specie di Thorah alternativa usata dalla comunità di Qumran e da altre sette palestinesi. La Thorah ufficiale comprende i primi cinque libri dell’Antico Testamento: Genesi, Esodo, Levitico, Numeri e Deuteronomio; il Rotolo del Tempio costituisce il sesto Libro della Legge.
In esso sono contenute le leggi riguardanti i riti e le cerimonie del culto del Tempio, quindi il rituale di purificazione, le leggi riguardanti il matrimonio e le pratiche sessuali. Sono comprese in esso anche le leggi riguardanti l’istituzione della monarchia in Israele, il carattere, il comportamento, la condotta e gli obblighi del re.
Per esempio, è severamente vietato dalla legge che il re sia uno straniero, che abbia più di una moglie e che, come tutti gli ebrei, sposi la sorella, la zia, la moglie del fratello o la nipote. La maggioranza di questi tabù non sono nulla di nuovo, perché di essi si parla nell’Antico Testamento, a parte il matrimonio con la nipote.
I rotoli vengono considerati dagli esperti come risalenti all’epoca dei re Maccabei di Israele. Con l’ascesa al trono di Erode e dei suoi discendenti la situazione cambiò. Prima di tutto, secondo gli standard ebraici del tempo, Erode era uno straniero, un arabo dell’Indumenea, una regione a sud della Giudea. In secondo luogo fra i re erodiani era frequente il fatto di sposare le nipoti. Quindi i divieti elencati nel Rotolo del Tempio si riferivano ad un tempo molto preciso, e sono una critica diretta alla dinastia di Erode, una dinastia di re stranieri, imposti e mantenuti da Roma imperiale.
– COMMENTO AD ABACUC –
Questo rotolo venne trovato nella grotta n. 1; è il testo che più si avvicina ad una cronaca della comunità. Il Commento ad Abacuc racconta di un certo numero di membri della comunità che, seguendo le istigazioni di un personaggio chiamato “uomo di menzogna”, si allontanarono rompendo il patto e cessarono di rispettare la Legge. Questo fece sì che esplodesse un conflitto fra loro e il capo della comunità, il Maestro di Giustizia.
Venne nominato anche un avversario malvagio conosciuto come il “Sacerdote empio”. Ciò che rende importante questa figura è l’indizio che fornisce per datare gli eventi narrati nel Commento ad Abacuc. Se il sacerdote empio era un membro della gerarchia del Tempio, significa che il Tempio esisteva ancora. Come nel caso della Regola della Guerra, in questo rotolo si fa riferimento alla Roma Imperiale, quindi alla Roma del primo secolo avanti Cristo.
Il Commento ad Abacuc allude ad una pratica particolare: le truppe romane vittoriose fanno offerte sacrificali alle loro insegne. Tale pratica non avrebbe potuto essere riferita al periodo della Roma repubblicana, perché a quell’epoca le truppe vittoriose avrebbero offerto sacrifici agli dei. Solo con la creazione dell’impero, quando l’imperatore venne considerato una divinità e divenne, per i suoi sudditi, un dio, la sua immagine o il suo simbolo furono riprodotti sugli stendardi dell’esercito.
Quindi il Commento ad Abacuc, la Regola della Guerra, il Rotolo del Tempio fanno riferimento all’epoca di Erode.
Per finire, ecco alcuni frammenti dei Rotoli del Mar Morto, tratti da Il Vangelo esseno della pace (edizione integrale) di EDMOND BORDEAUX SZEKELY. Edizioni M. Manca, Genova, 1978. Traduzione a cura del Centro Studi Biogenici (Roma)
Dal MANUALE DI DISCIPLINA: “Possa Egli benedirti con ogni bene e proteggerti da ogni male. Possa Egli illuminare il tuo cuore con la conoscenza della vita e favorirti con l’eterna saggezza. Possa Egli far discendere su di te le sue Settuple benedizioni e la pace infinita”.
Dal LIBRO DEGLI INNI: “Mi hai fatto conoscere la tua casa profonda e misteriosa. Tutto esiste grazie a Te e non c’è niente al di fuori di Te. Con la Tua Legge hai diritto al mio cuore affinché orienti i miei passi verso giusti sentieri che conducono alla Tua Presenza “.
Dai SALMI DI RINGRAZIAMENTO: “Loderò le Tue opere con canti di ringraziamento continuamente, di periodo in periodo, ogni giorno secondo l’ordine stabilito: all’arrivo della Luce nel suo deflusso serale, e al ritorno del giorno col defluire delle tenebre; in continuazione, per tutte le generazioni del tempo” di Emanuela Cella Ferrari (Gennaio 2004)
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