EVOLUZIONE DELLA COSCIENZA – 4

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EVOLUZIONE DELLA COSCIENZA – 4

da “Enciclopedia olistica”

di Nitamo Federico Montecucco ed Enrico Cheli

BREVE STORIA DELL’EVOLUZIONE – IL MITO DEI CYBER

Dallo Zero Abissale, all’Amore, all’Uno Infinito

Favola scientifica sull’evoluzione della coscienza

Ta’aroa, il Creatore di Ogni Cosa, abitava in una conchiglia.
Questa conchiglia sferica, simile ad un uovo, girava nello spazio infinito.
Non esisteva né cielo, né terra, né luna, né stelle.
Poi Ta’aroa con una scossa uscì dalla conchiglia e trovò solo oscurità e silenzio.
Era completamente solo e decise di ritirarsi in una nuova conchiglia per molte eternità.
Quindi intraprese la sua opera di creazione.
Con le conchiglie creò il Cielo e la Terra, poi scosse le sue piume rosse e gialle che cadendo sulla
Terra presero la forma di alberi, di foglie e mazzi di piantaggine.

Mito delle Isole della Società, Oceano Pacifico

Il mito dei tempi mitici

Sono giunto alla conclusione che qualche cosa deve cambiare dello spirito umano.

Nel nostro mondo multipolare dobbiamo poter creare un nuovo rinascimento dalle radici comuni delle
culture e delle religioni. Vaclav Havel, presidente della repubblica Ceca

Viviamo in tempi storici, anzi “mitici”, ciò che sta avvenendo ora non ha precedenti: siamo al
“punto di svolta” tra i mondi, stiamo assistendo al tramonto della storia e all’aprirsi di un nuovo
“orizzonte degli eventi”. È la primavera di un’era planetaria, il germoglio dell’Acquario. Il nostro
vivere e la nostra coscienza – oggi – determineranno l’andamento della storia dei prossimi millenni.

Fermiamoci dunque… ora… proprio in questo istante di tempo, e risvegliamoci! Riprendiamo in mano
il timone della nostra vita, rivoluzioniamo il nostro pensare e illuminiamo la nostra coscienza.

Più intensamente viviamo, più il mondo ne sarà trasformato. Ma cosa creare, nella nostra visione,
che sia come un buon seme che fertilizzi, di bellezza e di senso, il nostro povero mondo sconsolato
e diviso? E cosa potrebbe esserci di potenzialmente più rivoluzionario di un gioco e di più dolce di
una fiaba?

Il gioco della coscienza del mondo

L’evoluzione della coscienza planetaria è il nuovo imperativo per la sopravvivenza umana su questo
pianeta. Ervin Laszlo – Manifesto nello Spirito della Coscienza Planetaria

Notte tarda del 3-4 d’Agosto 1990, Pomo Rosso, luna piena.

“Non è rimasto molto tempo per questo pianeta – disse Alice – occorre che si evolva! Perchè non
creiamo, ora, uno strumento di conoscenza globale che sia semplice come un gioco e complesso come
l’esistenza!?”

E nella verde mente di Kermit iniziarono istantaneamente ad illuminarsi una molteplicità di flussi
di idee.

“Allora saremo costretti, nonostante l’ora tarda – disse lui senza pensarci su neanche un istante –
ad iniziare il mito del Cyber: una favola complicata, piena di misteri e immagini… la storia di
come il vuoto generò le trottole autocoscienti.”

“Oh sì, dai – si affrettò Alice drizzandosi e illuminandosi gli occhi – iniziamo subito! Chi è
l’eroe della storia?”

“Bene, il protagonista della favola sei proprio tu… tu come coscienza… questa è la storia della
tua stessa coscienza che in questo istante sta conoscendo questa antica favola. La nostra coscienza
vivente si è evoluta dagli inizi dei tempi, trasformandosi in infinite forme e intelligenze senza
fermarsi mai. La favola racconta queste mutazioni, è un gioco di visioni, come un film ad occhi
aperti in cui tu sei al centro della storia… una perenne trasmutazione dal vuoto, al fotone,
all’atomo e poi alla cellula, all’animale e all’essere umano… e nulla muore mai. Ma cominciamo
dall’inizio!”

La matrice zero – Il nulla abissale delle origini

All’inizio era il nulla,
e il nulla non aveva nome.

Chuang Tzu

Synchronic overture

All’inizio vi era Quello, fatto di tenebre, indistinto, senza caratteristiche, inconoscibile e come
totalmente assopito. Dalla “Chandogya Upanishad”

“All’inizio – disse Kermit sottovoce, prendendola per mano – l’Infinito Tutto era Uno. E un istante
prima dell’inizio era Zero. Ma il bello di questa storia è che vuole che tu diventi veramente il
protagonista e quindi devi sperimentare direttamente ciò che ti narro.

Prova quindi a chiudere gli occhi, senti l’onda sottile del respiro che pulsa nel ventre e lasciati
andare nel più profondo fondo della tua giovane coscienza, senza dormire! Lì, dove solo regna il
silenzio e dove anche la solitudine scompare perchè, in quel vuoto, neppure tu sei rimasta… come
quando la luce tramonta e tutto scompare nel buio… ci riesci?”.

Alice si era già abbandonata, giù giù dentro di sé, dove il sonno riposa e dove, per un po’, fu
coscienza vuota: in quella presenza si dimenticò di esistere… Il tempo ritornò zero… Tutto si
sciolse nel silenzio. Piano poi il suo respiro risalì, Alice si ricordò del corpo e aprì gli occhi
proprio mentre li stava riaprendo anche Kermit.

“Ecco, proprio così! – le disse guardandola negli occhi ancora silenziosi e vuoti – Tutto era
proprio così. Questo è il Tempo Zero, il mitico “Ti con 0” sempre presente in noi, in Oriente lo
chiamano meditazione o vuoto interiore. E ora che ci siamo sincronizzati tra noi sul vuoto, andiamo
avanti con la fiaba.”

Il periodo zero nero, tutti i colori del nulla

Il Cielo e la Terra e le Diecimila Creature sono generate dall’Essere. L’Essere è generato dal Non
Essere. Lao Tzu

Tarda notte…

“C’era una volta il Nulla, vuoto e senza dimensioni: né spazio né tempo; e il nulla era Zero. Non
essendoci differenze non era necessaria la mente.

Il vuoto era uno stato ben conosciuto da tutti i saggi che, nelle loro antiche cosmogonie, l’hanno
chiamato Indifferenziato, Pralaya, Grande Vuoto, Oceano di Nulla, Sonno Cosmico, e con altri
bizzarri nomi.

In quello stato vi era coscienza senza contenuti, come nel coma più profondo; non c’erano differenze
e quindi non c’erano informazioni. Tutta l’informazione dell’Universo (anche se sarebbe più corretto
chiamarlo Zeroverso) era racchiusa in un unico Zero, un’infinità indivisa di zeri che si
rispecchiavano nel loro vuoto. È la base della matematica: Zero per Zero uguale a Zero.

In quel vuoto c’era tutto, c’era la potenzialità di ogni cosa, c’eravamo anche io e te, e la nostra
coscienza e la vita di questa quercia che di giorno ci fa ombra e la rugiada del primo mattino e il
tuo sentimento quando la vedi brillare attraversata da un raggio iridescente di luce del sole…
c’era tutto, anche il vento e le stelle e tutte le vite che vivono e tutta quanta la coscienza che
esiste nell’intero universo.

“Ah … davvero? Ma come può stare tutto questo nel nulla?” rispose guardandolo dubbiosa Alice.

“Per entrare nel vivo della storia, devi capire che quando studiamo scientificamente le
caratteristiche del vuoto, analizzandolo attraverso la costante di Planck, uno dei mattoni della
fisica quantistica, scopriamo che, con il tempo e lo spazio a zero, il vuoto ha potenzialità
infinita… infinita, capisci! Pensa: anche in questo nostro universo materiale, la quantità del
vuoto è infinitamente maggiore del pieno, e ogni punto vuoto ha pure potenzialità infinita.

Immagina quindi che coscienza deve avere un infinito vuoto con potenzialità infinite: gli esseri
illuminati di sesta densità di Venere l’hanno da sempre chiamato Intelligence Infinity.”

Sacro zero

Perchè quando è il nulla, assolutamente il nulla,
allora è tutto.
D.H.Lawrence

“Per questo il vuoto è sempre stato sacro…. e tu puoi ritrovare il vuoto in ogni dove, nell’enorme
spazio che c’è tra il nucleo e gli elettroni di ogni atomo così come nell’intervallo tra le parole o
tra i pensieri… mh… capisci?”

“Quel vuoto lì è come un’elemosina vicino al grande vuoto”, rispose Alice con l’aria di
un’esiliata… poi vedendo che Kermit la guardava sconsolato, e il silenzio si prolungava, e la
storia poteva anche finire lì, disse: ” però forse c’è un mezzo per risalire nel grande vuoto della
completezza. Prendiamo pure un animale pesante, un ippopotamo che si rotola nella fanga di un fiume
africano; se mi arrampico nel vuoto del suo grande sbadiglio come su uno scalino, e salgo nello
spazio del battito d’ali del colibrì che gli sta sopra… e mi infilo nel piano intersecante che
passa dal frullo d’ali, in tre passi sono già arrivata alle pure figure geometriche, silenziose e
trasparenti… contenitori dell’equanimità… poi una bolla di sapone buca il piano trasparente, e
la bolla colorata ha un centro.

Ecco! Sono ritornata al punto! Ma più di questo non si può farè.”

L’alchimia interiore: diventare zero

Il vuoto è la porta del Tutto. Osho

“Stupendo! – riprese Kermit lisciandosi il mento con le dita – fino al punto, al centro della bolla
trasparente della propria coscienza, ci si può arrivare con l’intuizione e l’immaginazione. Questo
perchè l’”io”, ossia la coscienza di sé, è cosa ovvia: hai mai messo in dubbio di essere te stessa?

Di essere “una” ragazza, “una” coscienza unica e individuale? Solo nella malattia della mente si può
credere di non essere uno ma due, o molti… Per questo Cartesio assumeva il “cogito ergo sum”, “ho
coscienza quindi esisto” come punto di partenza per qualsiasi considerazione.

Ma dietro l’esperienza del Sé, quando veramente ti chiedi qual è la natura del tuo “io”, lì scopri
il divino. Per andare oltre il sé, nel vuoto interiore, ci vuole pazienza e “tempo senza tempo”. È
il grande segreto che una volta veniva gelosamente custodito dai saggi: quel vuoto non può essere
compreso né con la fantasia dei pensieri né con l’intuizione… non è sufficiente… è uno stato
oltre la mente! Tu stessa devi diventare quel vuoto! Puoi trovarlo sempre dentro di te, quando fermi
i pensieri e la mente… come hai fatto prima… ma restandoci più a lungo… molto di più, fino a
che la coscienza tocca il “punto zero” e diventa zero, una sola cosa con tutti gli zero, e sarà
partecipe della vastità silenziosa. Tu puoi, dal vuoto, trasformare il lucido e pesante metallo dei
tuoi pensieri nell’esperienza dorata del distacco e della libertà.”

“…e perché oggi il segreto non è più custodito?”, chiese Alice dispiaciuta.

“E’ semplice – fece Kermit scuotendo la testa – perché gli uomini sono così presi dal mondo fuori di
loro che non sono più interessati ai misteri della coscienza interiore… Non hanno più tempo per
queste “sciocchezze” e poi nessuno è più capace di fermare la propria mente così a lungo da far
accadere l’alchimia interiore che riapre il vuoto… purtroppo è così… ma ora è veramente troppo
tardi, vieni, andiamo a letto.”

Alice prese Kermit per mano e in silenzio se lo portò via.

La matrice uno – La luce che vede se stessa – L’uovo dorato dell’autocoscienza

Al principio del mondo,
la Dea – Durga – era sola.
Ella depose l’Uovo del Mondo.

Dalla “Bhavricha Upanishad”

L’Uovo Vuoto Cosciente: la matrice ancestrale

All’inizio il Cielo e la Terra, Izanagi e Izanami, non erano separati; insieme formavano un caos che
assomigliava ad un Uovo con al centro un germe. Mito cosmogonico giapponese

Era piovuto e tuonato tutta la notte e ancora pioveva… Kermit e Alice erano ancora a letto a
coccolarsi. “Beh… e il vuoto…!? Come avvenne la prima creazione?” disse d’improvviso Alice.

“Dunque… ricominciamo: ciò che esisteva, prima dell’inizio del tempo e dello spazio, era un
indistinto stato di totale stasi e silenzio, senza spazio né tempo, proprio come hai fatto
esperienza anche tu nel vuoto della tua coscienza. Poi accadde qualcosa di incredibile, di
meraviglioso, da cui dipende il fatto che esistiamo: quell’Infinito Zero Vuoto divenne consapevole
di esistere, la sua coscienza addormentata si risvegliò e seppe di essere illimitata, senza confini
e quindi Una: Una Infinita Coscienza. L’Oceano di Silenzio, oscuro come l’inconscio, divenne
trasparente a se stesso, “si vide” e si illuminò di consapevolezza. Il Vuoto si conobbe nella sua
unità infinita e si amò. Luce e Amore, Amore e Luce. Tutto era ancora silente e immoto, esattamente
come quando tu, Alice, ti risvegli la mattina, con le palpebre ancora chiuse, nella quiete del
riposo, ancora senza pensieri e senza movimento alcuno, d’improvviso ti ricordi di esistere, senti
di esserci… e nulla si muove. Coscienza Vuota Infinita: questa è la matrice da cui si è creata la
nostra intera esistenza. Lo Zero e l’Uno: i primi numeri, le matrici ancestrali del codice binario
della cibernetica olistica.”

La grande Cybernesi

Non vi era l’essere, non vi era il non essere in questo tempo. L’Uno respirava senza soffio, animato
da se stesso: nient’altro esisteva. Dal “Rig Veda”

“Così dalla Coscienza Risvegliata del Vuoto, da questo Zero-Uno consapevole di sé e infinitamente
amorevole sorse spontanea l’intelligenza creativa. La Luminosa Coscienza Infinita decise forse di
giocare con se stessa, frammentandosi in infiniti punti di luce-amore, decise di dividersi in
infinite coscienze, che evolvendosi nella complessità e nella confusione del libero arbitrio
sarebbero diventate coscienti della loro Unità originaria e con essa si sarebbero di nuovo fuse. O
forse creò Tutto-ciò-che-esiste per il semplice piacere di crescere, di moltiplicarsi e di amare i
suoi figli e le sue figlie, la nuova parte di sé creata…

Zero e Uno, Uno e Zero… la feconda Cybernesi… l’infinita creazione informatica. Nessuno conosce
cosa sia avvenuto veramente, ma certamente in questa coscienza vuota avvenne qualche cosa… come
una differenza… forse un’idea, una vibrazione, un respiro, e il vasto oceano di nulla non fu più
totalmente vuoto… era nata la prima informazione: il primo istante in cui la coscienza infinita si
individualizzò in un punto, diventando un quanto di coscienza di Sé, la prima idea luminosa: gli
scienziati la chiamano “singolarity”, gli olistici “il buco nel sacco del sacro” da cui naque la
trottola del Cyber.”

Memorie della Coscienza Cosmica Collettiva

All’inizio era il Caos, poi venne la Coscienza Intelligente che diede ordine a tutte le cose. E
quando la Coscienza Intelligente cominciò a muoversi si produsse una separazione. La rivoluzione di
ciò che è mosso e separato accentuò la separazione. Anassagora

“…Sai Kermit… queste tue storie mi han fatto venire in mente un sogno di quand’ero piccola –
disse Alice guardando il soffitto e respirando profondo – è confuso… c’era un vuoto, un Grande
Vuoto e poi un punto, l’errore! Un singolo punto e poi la catastrofe ineluttabile… un punto, una
traccia, poi piani e dimensioni intersecantesi… e i solidi e poi tutto il tremendo meccanismo…
Quando apparve il punto non si poteva più tornare indietro… l’esistenza e la vita rotolavano
addosso con grande confusione ricchezza rumore e puzza. Bisognava continuare ma ormai la silenziosa
completezza era perduta… e ciò che rimase era… il tempo e il mutamento.”

“Ah… fantastica Alice delle meraviglie! – rispose Kermit agitandosi tutto – una vera esperienza
della coscienza cosmica collettiva! Tutte le antiche religioni hanno scoperto queste tre matrici
archetipiche: lo Zero Primordiale e l’Uno della Coscienza che generano l’Energia Creatrice. Tutti i
miti della Terra ne parlano. L’ineluttabile, inarrestabile sequenza di eventi che dal Vuoto diede
inizio alla genesi. Lo sapevi che questa tua visione è la memoria ancestrale di quando si ruppe la
sublime perfezione del grande nulla, il cerchio infinito dello zero, per creare il punto
individuale? Gli antichi Indiani lo videro con gli occhi interiori della coscienza e lo chiamarono
Bindu: “il punto” senza dimensioni in cui c’è il tutto di tutto. La scienza lo chiama singolarity,
la “rottura della simmetria”, il punto senza dimensioni da cui nasce il Big Bang. Quello che hai
sognato è l’esperienza da cui tutti siamo stati originati, il nostro inconscio cosmico ben lo
conosce, perchè da questo unico punto origina ogni cosa; ed esso è riflesso in ogni cosa e per
questo fa parte della memoria collettiva di tutto ciò che esiste… uhm… mi è venuta fame!”

Amore Cosmico nel Cyberspazio Vuoto

Questo è il racconto di quando tutto era fermo, tutto calmo, in silenzio; tutto senza movimento,
tranquillo e la distesa del cielo era vuota… Nulla esisteva. Soltanto la creatrice e il creatore,
Tepeu e Gucumaz, gli Antenati, erano nell’acqua circondati dalla luce. Dal “Popol Vuh”

La mattina finiva sempre di pomeriggio.

“Ma poi com’è andata a finire con il vuoto creativo?” disse Alice facendo scomparire l’ultimo
cucchiaio di muesli dal fondo della sua tazza e ricacciandosi sotto le coperte.

“È stata una strana storia… tra l’infinito vuoto e il punto di informazione scoppiò una fortissima
relazione… l’amore: il grande vuoto era pura coscienza e il punto era come… un “io”, un figlio
con una sua individualià, un foro dimensionale in un grande pallone. Il vuoto aveva tutte le
potenzialità ma era immobile e indistinto, mentre il punto era un bimbo, uno stimolo, una scintilla,
una possibilità di creazione, un’incredibile opportunità. E nacque un profondo amore, una fertile
materna creazione.

Il non-Sé della coscienza infinita e il Sé del punto… accadde in un tempo relativamente così breve
e fu un evento così grandioso… avrebbero potuto anche ignorarsi o coesistere o addirittura
annichilirsi a vicenda e invece questo nostro cosmo nasce dall’amore-luce che l’infinito ZeroUno
trasmise al punto, che provocò, per l’impersonalità e l’infinità della matrice, un’altrettanto
infinita, inarrestabile, fatale reazione creativa a catena.

Sta di fatto che una enorme massa di informazioni e di energia si sprigionò da quella relazione: in
un tempo ancora senza tempo, la matrice ZeroUno, l’Infinita Unità di Coscienza Vuota, entrò
sincronicamente e olograficamente in relazione con quell’unita di autocoscienza puntiforme e da
questo processo impersonale scaturì una “infinità di unità di coscienza vuote” che riproducevano in
se stesse il grande paradosso della coesistenza del vuoto col pieno, dell’infinito nel limitato..

Quel primo punto informatico del grande vuoto diventò la porta di una nuova dimensione: il buco nel
vuoto sacco del sacro, la grande vagina cosmica che partorì i mondi e gli universi.”

“Grande Zot, – lo interruppe Alice – ma allora è vero che il vuoto originario è scomparso per sempre
e con esso la nostra speranza di ritornare alla pace eterna?”

“Don’t worry… be happy… – sorrise Kermit – lo zero, in matematica, resta sempre zero anche se lo
moltiplichi o lo dividi un’infinità di volte, lo zero rimane zero anche se gli togli o gli aggiungi
infiniti infiniti. Nel nostro universo, che a noi sembra infinito, la coscienza di Sé è la porta
della grande coscienza del vuoto. Le Isa Upanishad esprimono questo concetto con il Sutra:

Quello è il Tutto
Questo è il Tutto
dalla Totalità emerge la Totalità
la Totalità viene dalla Totalità
e la Totalità comunque rimane.

“Questo mi tranquillizza un poco… ma ora basta… è tormato il sole, – disse Alice – andiamo a
fare un giro, la mia mente deve integrare queste strane storie”

continua…

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