FACCIA A FACCIA CON LA FRUSTRAZIONE

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FACCIA A FACCIA CON LA FRUSTRAZIONE

Non riuscite ad ottenere quello che volete? Forse è un bene per voio

di Murari Gupta Dasa

Per favore annulla i miei biglietti”, dissi telefonando al mio amico. “Non potrò partire.” Attaccai
il telefono e mi buttai sul letto, con la testa fra le mani. Il mio amico aveva prenotato i
biglietti per il viaggio a Jagannatha Puri e a Mayapur che attendevo con impazienza e ora dovevo
annullarli. Le ultime settimane trascorse erano state molto turbolente, così quando i miei amici mi
proposero un ritiro spirituale in questi due luoghi santi così cari ai seguaci di Sri Caitanya
Mahaprabhu, l’offerta mi fece sobbalzare nella speranza di una pausa gradita. Ora però questo non
poteva avvenire perché la rigida programmazione dei miei impegni non mollava la sua presa.

“Dannazione!” esclamai. Balzai giù dal letto, gettai il cuscino a terra e tirai via le lenzuola.
Sollevai il materasso volendo gettar via anch’esso, ma era troppo pesante. Lo lasciai cadere a metà
sul pavimento e uscito dalla camera da letto andai in bagno dove rimasi con le braccia piegate sul
lavandino. Respirando affannosamente, fissai lo scarico scuro del lavandino dove versai le mie
lacrime. Incapace di guidare la mia vita secondo i miei desideri, mi sentivo frustrato, adirato e
disperato. La mia mente turbinava come una foglia secca in balia di un uragano. Non avevo nessuno
con cui parlare, nessun modo per uscirne.

La Luce nell’Abisso

Dovevo uscire da questa confusione mentale, perciò mi rivolsi al mio vecchio rimedio collaudato per
trovare soluzione agli incessanti problemi della vita: le Scritture e le conversazioni devozionali.
Come sempre, trovai la strada. Gli insegnamenti delle Scritture mi dettero una prospettiva per
comprendere la mia posizione ed accettarla. Inevitabilmente tutti noi a volte ci troviamo faccia a
faccia con la frustrazione. Alcune persone sostengono di scaricare la frustrazione andando in un
campo all’aperto a lanciare maledizioni o recandosi in una discarica a rompere i vetri di veicoli
abbandonati. Si può fare questo oppure si può scegliere di meditare su alcuni preziosi insegnamenti
degli antichissimi testi vedici che possono aiutare nei momenti più difficili.

Ecco le mie scelte: Non rimuginate: smettete di pensare in continuazione allo stesso problema. I
desideri non soddisfatti hanno una strana abitudine. A differenza della maggior parte delle altre
migliaia di pensieri che sorgono nella nostra mente e poi svaniscono nell’aria sottile, i desideri
non soddisfatti si librano nella mente come mongolfiere ancorate alla terra. Più ci pensiamo e più
essi si impastoiano alla nostra coscienza, rifiutandosi di abbandonarla e creando un ciclo vizioso.
Quando le loro richieste non vengono soddisfatte, essi portano i loro amici: la collera e la
frustrazione, che sono bravissime nel farvi soffrire. La Gita (2.62) ci mette in guardia contro
questi pensieri capricciosi: “Contemplando l’oggetto dei sensi si sviluppa attaccamento per essi;
dall’attaccamento si sviluppa la cupidigia e dalla cupidigia nasce la collera.”

Quindi la prima soluzione è pensare a qualcos’altro. Tenetevi occupati. Non lasciate la mente oziosa
in preda a pensieri diabolici. Aspettate la buona occasione: l’Ottavo Canto dello Srimad-Bhagavatam
riferisce un episodio in cui i demoni (asura) attaccarono gli esseri celesti (sura). Sebbene nella
gerarchia cosmica gli esseri celesti siano brave persone e ci si aspetti che siano loro a vincere
contro le forze del male, in quell’occasione si trovarono a non poter fronteggiare l’immensa
superiorità dell’esercito dei demoni. Disperati avvicinarono il Signore Supremo, ma Egli anziché
aiutarli a vincere la guerra, consigliò loro di dichiarare una tregua in attesa che il tempo
giocasse a loro favore.

A volte tutto quello che tocchiamo va in malora. I nostri progetti falliscono, le persone non ci
comprendono, non otteniamo credito per le cose buone che facciamo, veniamo biasimati per le cose
sbagliate fatte dagli altri, le nostre relazioni s’inaspriscono, il nostro successo accademico
precipita e la nostra carriera va in rovina. Niente funziona. In queste occasioni invece di
agitarci, dovremmo ricordare l’insegnamento del Signore agli esseri celesti e dichiarare una tregua
con la vita in attesa che il tempo ci favorisca. Nella Bhagavad-gita (2.14) Sri Krishna sottolinea
la temporaneità sia delle cose buone che cattive e mette in risalto la qualità della tolleranza: “O
figlio di Kunti, la comparsa non permanente della gioia e del dolore e la loro scomparsa nel corso
del tempo sono simili all’alternarsi dell’inverno e dell’estate.

Gioia e dolore sono dovuti alla percezione dei sensi, o discendente di Bharata, e si deve imparare a
tollerarli senza essere disturbati.” Come dice il proverbio: “Anche questo passerà.” Siate
perseveranti: tollerare con pazienza le contrarietà, non significa porre fine ai nostri sforzi.
Srila Prabhupada esemplifica brillantemente la qualità della perseveranza quando ci sentiamo
frustrati. Desiderando costruire il primo tempio di Radha-Krishna a New York City, egli aveva
richiesto aiuto a suoi influenti confratelli, a pii magnati indiani e al governo dell’India, ma
nessuno lo aiutò. Aveva settant’anni, mezzi modesti, pochi contatti in America e solo una manciata
di seguaci, tuttavia non rinunciò.

Nel corso di un decennio la sua perseveranza vide il sorgere non di un solo tempio di Krishna ma di
più di cento templi in tutto il mondo. Ricordate che Krishna potrebbe avere un progetto più elevato:
talvolta gli sforzi che mettiamo in un progetto possono non darci i risultati sperati, ma allora Sri
Krishna può ricompensarci in qualche altro modo. Alcuni anni fa facevo parte di un gruppo di devoti
che distribuivano collane di libri di Prabhupada nelle fabbriche. Lavoravamo duramente nella
capitale di uno Stato indiano cercando d’incontrare VIP, leader politici, capi di polizia e via
dicendo nella speranza di ottenere consistenti ordini di libri, ma niente sembrava funzionare.
Ricordo di aver visitato diciotto ditte in un giorno ottenendo un rifiuto da tutte.

In seguito, rimasi nella zona per coordinare la distribuzione dei libri, mentre il mio collega più
anziano si spostò in un’altra. E fermi tutti! La nuova zona si rivelò una miniera d’oro. Egli
incontrò una persona altolocata che organizzò le nostre visite a molte ditte importanti dove
distribuimmo centinaia di collane di libri. Siate distaccati: aprendo a caso le pagine della Gita mi
sono imbattuto nel verso 9.7, in cui il Signore dice: “O figlio di Kunti, alla fine di un’era tutte
le manifestazioni entrano nella Mia natura e all’inizio dell’era successiva, in virtù della Mia
potenza, Io le creo di nuovo.” Riflettevo: “In questa creazione immensamente vasta e in questa
illimitata porzione di tempo, dove sono io con i miei minuscoli problemi?” Mi sentii un po’
sollevato.

Siate certi che Krishna sa che cosa è meglio: Sri Krishna è come un padre affettuoso che ci dà
quello di cui abbiamo bisogno e non quello che vogliamo. Spesso quello che chiediamo potrebbe
esserci dannoso, perciò Dio non ce lo dà. Oppure negandoci quello che desideriamo, Egli può darci
un’opportunità di crescere interiormente. Egli sa che cosa è meglio per noi ed è Lui il controllore,
non noi. È prudente essere pazienti e avere fiducia nella Sua facoltà di giudicare. Accettate la
situazione con umiltà: in una lezione il mio maestro spirituale, Sua Santità Radhanatha Swami
Maharaja, ha spiegato come accettare con umiltà situazioni di frustrazione:

Una delle più grandi illusioni è l’orgoglio di meritare quello che desideriamo. Essere umili
significa pensare: “Non merito nulla, mi merito il peggio. Qualunque cosa ottenga è di più di quello
che merito.”
Una persona umile è grata per tutto quello che ottiene. Se viene qualcosa di buono a mani giunte
diremo: “Grazie Krishna; Tu sei così gentile, sei un padre amoroso.” Se a venire nelle nostre vite è
la sofferenza, con le lacrime nel cuore diremo: “Krishna, Tu sei così gentile, io merito molto di
peggio. Questo è proprio ciò di cui ho bisogno per purificarmi.” La persona egoista pensa sempre:
“Merito di più.” La persona umile invece pensa che ogni cosa accada per la misericordia senza causa
del Signore.

Se siete grati a Krishna e reciprocate con Lui con sentimenti d’amore in ogni circostanza della
vostra vita, non sarete mai turbati. Questa è l’umiltà.

L’unica qualifica che ci rende adatti alla gioia e alla pace nello stato della liberazione è quella
di non aspettarsi niente, sapendo che non meritiamo niente. Perciò con cuore lieto ringraziamo Sri
Krishna per tutto quello che viene. Nello Siksastakam Sri Caitanya prega: “Mio Signore, se Tu vuoi
puoi abbracciarmi; se Tu vuoi puoi spezzarmi il cuore negandomi la Tua presenza; se vuoi puoi
camminare su di me. Io sono il Tuo servitore e Tu hai il diritto di trattarmi in qualsiasi modo Ti
piaccia.” Se diventate umili sarete sereni; sarete gioiosi e pieni di felicità ventiquattro ore al
giorno, perché la felicità non è ciò che abbiamo o otteniamo – la felicità è la disposizione del
cuore.

Una Sfida Continua

Sebbene abbia compilato questa lista, devo dire che per me è ancora una continua sfida mantenermi
tranquillo di fronte alla frustrazione. La base degli insegnamenti spirituali della mia vita mi
aiuta però ad affrontare gli uragani. A questo riguardo, lo Srimad-Bhagavatam ci insegna una
meravigliosa lezione attraverso la vita di un brahmana di Avanti. Già multimilionario, egli perse
tutta la sua ricchezza e di conseguenza la famiglia e gli amici lo abbandonarono. Le persone lo
trattavano bruscamente e tuttavia egli trovò conforto rifugiandosi in Dio. Nella strofa di una
canzone che egli compose, parlò delle sue realizzazioni:

“Questa gente non è la causa della mia felicità o della mia sofferenza. E nemmeno lo sono gli esseri
celesti, il mio corpo, i pianeti, le mie attività passate o il tempo. È soltanto la mente che causa
la felicità e la sofferenza e perpetua il ciclo della vita materiale. ” (Srimad-Bhagavatam 11.23.42)

Una mente con attaccamenti materiali è una sorgente di sofferenza, ma una mente concentrata sulla
trascendenza, fissa su Krishna, è sempre in uno stato di felicità (anandambudhi-vardhanam). La
felicità viene come sottoprodotto dell’amore per Krishna. La benedizione più importante per tutta
l’umanità è il canto dei santi nomi di Dio. In quest’era non c’è altro modo per purificare la nostra
mente, per farla diventare la nostra migliore amica. Quando la mente è purificata, il cuore sboccia
come un loto. Vediamo Sri Krishna ovunque e il Suo amore in ogni cosa e in ognuno. Dovremmo aspirare
ad essere in questo stato spirituale di coscienza.

Murari Gupta Dasa, discepolo di Sua Santità Radhanatha Swami, è laureato in medicina e chirurgia e
fa parte del gruppo che produce l’edizione inglese di Back to Godhead in India.

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