False memorie

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False memorie

Provate a pensare cosa saremmo senza la memoria. Tutti i nostri pensieri che formuliamo, parole che
pronunciamo, gesti che facciamo, abilità che esibiamo, sono frutto dell’esperienza che in modo
consapevole o inconsapevole viene immagazzinata nella nostra memoria.
I misteriosi meccanismi della memoria hanno trovato studi scientificamente validi solo recentemente,
accertando che i nostri ricordi possono facilmente venire distorti o addirittura essere creati dal
nulla.

Vediamo brevemente come funziona la memoria. Esiste una memoria a breve termine (MBT), la quale
immagazzina le informazioni che devono essere immediatamente elaborate, come quando tentiamo di
ricordare un numero di telefono che ci è stato appena dettato oppure il nome di una persona da poco
presentata.
Poi abbiamo una memoria a lungo termine (MLT), dove troviamo una memoria di tipo episodica ed una
semantica.
La memoria episodica ci darà informazioni spazio-temporali così da essere organizzata
cronologicamente informandoci sul “dove” e “quando” il ricordo ha avuto origine. E’ attraverso
questo tipo di memoria che ricordiamo il matrimonio di un nostro parente oppure la prima volta che
abbiamo guidato un’automobile.

La memoria semantica invece trascende il “dove” e “quando”, così che il ricordo è organizzato in
modo associativo. Con questo tipo di memoria ricordiamo ad esempio la capitale della Francia oppure
il significato della parola automobile. Non ricordiamo quando e dove abbiamo appreso l’informazione,
ma quest’ultima è presente in memoria.
Le ricerche su pazienti con deficit neurologici e più recentemente con gli studi di neuroimaging
(condotti con la TAC, Termografia Assiale Computerizzata o con la fMRI, Risonanza Magnetica
Funzionale), hanno dimostrato una parziale indipendenza di ogni tipologia di memoria. In particolare
sono state condotte numerose ricerche su come la memoria semantica possa modificare e distorcere
quella episodica.

Numerosi esperimenti, come ad esempio quelli condotti da E.F. Lofus e J.E. Pickrell, hanno
dimostrato una certa fallibilità della nostra memoria, “impiantando” a numerosi individui un ricordo
(rigorosamente falso) di smarrimento in età infantile in un centro commerciale, oppure lo studio
tutto italiano nel quale a dei soggetti venne fatto leggere che negli anni in cui naquero veniva
trasmessa della musica diffusa negli asili nido, facendo ricordare (erroneamente) che ciò avvenne
realmente anche nel loro caso.
Emblematica fu la vicenda accaduta a Donald Thompson, il quale ha dedicato gran parte della propria
vita allo studio della memoria umana, portandolo a partecipare a numerose trasmissioni televisive.
Spettatrice di una di queste fu una donna, la quale malaugurtamente poco dopo la trasmissione
televisiva, fu aggredita e stuprata.

La donna diceva di ricordare perfettamente il volto del suo aggressore e corrispondeva a quello di
Thompson! Lo studioso chiaramente era innocente e fortunatamente per lui riuscì a dimostrarlo
facilmente perché la trasmissione era in diretta.
Questi fenomeni sono dovuti al fatto che al momento del recupero vengono attivate in modo
inconsapevole le informazioni presenti in memoria dove le più recenti sono quelle più facilmente
accessibili. Queste poi in modo altrettanto inconsapevole, proprio perché attive e pertinenti,
interagiscono con il contenuto della memoria episodica, modificando così in modo rilevante il
ricordo originario (come nel caso di Thompson) o addirittura creando ricordi inesistenti (come negli
altri casi descritti).

Contrariamente a quanto si potrebbe pensare la memoria non è riproduttiva, ovvero è articolata da
una serie di processi tramite i quali si codificano informazioni in modo frammentato e distribuito
in varie aree cerebrali.
Così ogni volta che ricordiamo, ricomponiamo i “puzzle” che abbiamo codificato nelle varie aree.
Più semplicemente ogni volta che richiamiamo l’informazione in memoria, emergerà una copia di quanto
visto o accaduto, la quale divergerà inevitabilmente sempre più dall’originale.
Quanto appena descritto deve farci riflettere sulla veridicità dei nostri ricordi e la possibilità
che la nostra memoria possa creare delle credenze totalmente distorte.

Per approfondire:

E.F. Loftus and K. Ketcham – The Myth of Repressed Memory, St. Martin’s Press 1994.
S.M. Kassin and K. Ketcham – The Psychology of False Confessions: Compliance, Internalization and
Confabulation – “Psychological Science”, 7 n.3 May 1996.
David C.Rubin – Remenbering Our Past: Studies in Autobiographical Memory, Cambridge University Press
1996.
D. L.Schacter – Searching for Memory: The Brain, the Mind and the Past – BasicBook 1996.
G. Mazzoni – Naturally occurring and suggestion dependent memory distorsion – “European
Psychologist” 7, 17-30, 2002.

da altopotenziale.it

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