Febbre, dolore e infiammazione
come evitare FANS, paracetamolo e aspirina e utilizzare con successo le Medicine Non Convenzionali
Medicina Non Convenzionale
prima parte
La febbre nel neonato e nel bambino e l’uso della Tachipirina. Perché i bambini sono più soggetti a febbre? Come possiamo combatterla senza compromettere l’organismo dei nostri figli?
di Domenico Battaglia – 13/03/2019
Tratto dall’articolo Febbre, dolore e infiammazione: come evitare FANS, paracetamolo e aspirina e utilizzare con successo le Medicine Non Convenzionali di Domenico Battaglia, apparso su Scienza e Conoscenza 62.
Quando la febbre si presenta in un neonato nelle prime settimane di vita, è bene dedicare molta attenzione a questi eventi. I neonati possono essere maggiormente soggetti a infezioni specialmente se hanno subito manovre meccaniche durante il parto, o manovre chirurgiche, o in generale un’importante medicalizzazione del parto. In questi casi specialmente, ma più in generale sempre, l’allattamento al seno svolge un ruolo fondamentale nella prevenzione delle infezioni nei neonati. I bambini allattati al seno sono protetti da molti agenti patogeni e hanno un minor rischio di sviluppare febbri nei primi mesi di vita.
La barriera emato-encefalica è ancora permeabile nelle prime 6-8 settimane di vita: per tale motivo la febbre nei bambini molto piccoli necessita un alto livello di attenzione, in quanto risulta più facile, agli agenti patogeni eventualmente presenti, accedere al sistema nervoso aumentando la probabilità di infiammazioni delle meningi (foglietti protettivi del sistema nervoso).
Naturalmente il medesimo grado di attenzione che si mantiene per le febbri cosiddette “spontanee” andrebbe tenuto per quegli episodi febbrili che vengono indotti a seguito dell’inoculo di sostanze esterne, come per esempio nel caso delle vaccinazioni pediatriche svolte nel periodo delle prime 6-8 settimane di vita.
Infatti in questi casi ancora maggiore deve essere l’attenzione rivolta nei confronti di un eventuale episodio febbrile, sintomo evidente di una reazione immunologica in corso, la cui eventuale soppressione mediante farmaci deve essere attentamente ponderata da parte del medico curante.
Paracetamolo, FANS, aspirina: i falsi amici
Spesso, però, accade che anche in queste occasioni, vengano somministrate sostanze farmacologiche come FANS o Paracetamolo (Acetaminofene) per sopprimere gli eventi febbrili, come anche nel caso di sindromi simil influenzali o dolorifiche, spesso senza che ve ne sia urgenza e soprattutto senza avere esplorato fino in fondo le cause della patologia.
Questi farmaci appartengono alla categoria dei cosiddetti farmaci da banco, quindi fruibili senza prescrizione medica, e dunque massicciamente presenti nelle case di molti cittadini, magari sotto varie forme e denominazioni commerciali non immediatamente riconducibili alla formulazione chimica del prodotto. Questo aspetto può rendere l’uso di questi farmaci così comune da banalizzarne pericolosamente gli eventuali effetti collaterali, specie in situazioni di accumulo per somministrazione sovrapposta di farmaci con formulazioni simili fra loro o che ne dovessero contenere porzioni nella loro composizione chimica finale (1).
Cito da L’Annuario dei Farmaci di Roberto Gava(Ed. Piccin): «Alle dosi terapeutiche, i più comuni effetti del paracetamolo sono: alterazioni ematologiche, vertigini, sonnolenza, difficoltà di accomodazione, secchezza orale, nausea, vomito, […] fenomeni allergici (glossite, orticaria, prurito, arrossamento cutaneo, porpora trombocitopenica, broncospasmo) […] Il paracetamolo possiede anche un’elevata tossicità acuta dose-dipendente. I danni sono principalmente epatici […] con ittero ed emorragie, ma si può avere anche la progressione verso l’encefalopatia, il coma e la morte. […] Ci possono essere pure insufficienza renale con necrosi tubulare acuta, aritmie cardiache, agranulocitosi, anemia emolitica, pancitopenia […].
L’effetto epatotossico è esplicato da un metabolita del paracetamolo (l’N-acetil-p-benzochinone) che viene neutralizzato da un sistema epatico glutatione-dipendente. Dopo che le scorte intraepatotocitarie di glutatione si sono esaurite, il metabolita si lega con le proteine del citosol epatocitario (circa 10 ore dopo l’assunzione del farmaco) e svolge la sua azione epatotossica». La terapia per contrastare l’eventuale tossicità prevede la somministrazione (entro le 10 ore) di acetilcisteina endovena, metionina per bocca o, meglio, glutatione per via parenterale (im o ev) (3).
Ancora più recentemente è stato dimostrato un effetto di tossicità a livello del sistema nervoso centrale non solamente secondario alla tossicità epatica, ma diretto.
La soppressione delle febbri con antipiretici, che siano indotte da tossi-infezioni o vaccinazioni, interferisce con il normale sviluppo immunologico e del cervello, portando a disturbi dello sviluppo neurologico in alcuni individui geneticamente e immunologicamente predisposti.
Gli effetti si possono verificare in utero o in età molto precoce, quando il sistema immunitario è in rapido sviluppo (2). Recenti studi confermano, nel caso di un uso non controllato del paracetamolo in gravidanza, un aumento del rischio di criptorchidismo, asma, nascita pretermine per il nascituro, nonché flebotrombosi ed embolia polmonare per la gestante (8). L’uso di FANS in gravidanza è stato correlato con un aumentato rischio di ritardo della crescita intrauterina, ipertensione polmonare persistente del nascituro, ridotta perfusione renale del feto con conseguente riduzione del volume del liquido amniotico (Oligoidramnios), oltre a un rischio maggiore di aborto spontaneo e malformazioni congenite a livello cardiaco, diaframmatico, gastrico o della parete addominale (ernia ombelicale) (8).
Nelle pubblicità proposte attraverso i mass media, sono molto in voga tutta una serie di messaggi riguardanti i FANS che mirano a far acquistare confezioni cosiddette “convenienza”, che spesso triplicano il contenuto di compresse o bustine, pensate per il consumo collettivo di tutta la famiglia. In questo modo si induce una possibile auto-prescrizione incontrollata che può facilmente portare a sovradosaggi pericolosi per la salute.
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seconda parte
Ancora oggi l’acido acetil salicilico (Aspirina®), appartenente alla categoria degli Acidi Carbossilici, è il farmaco più famoso presso i consumatori appartenente a questa categoria (FANS). Noto e amato soprattutto per i molteplici usi previsti, come ci fa notare la pubblicità sul sito della casa produttrice, viene comunemente utilizzato a cuore leggero per “curare” la febbre, l’infiammazione ed il dolore.
L’acido acetil salicilico una volta era comunemente usato per sopprimere la febbre anche in età pediatrica, fino a quando non è stato collegato alla sindrome di Reye, una malattia che si manifesta con un’infiammazione acuta del cervello e del fegato, spesso con esiti fatali. Motivo per cui, specie in età pediatrica, si è iniziato a somministrare al suo posto l’acetaminofene (o paracetamolo), che a sua volta può essere, come abbiamo visto, la causa principale dell’insufficienza epatica in casi di sovradosaggio, nel bambino come nell’adulto.
Inoltre la gastrolesività, specialmente in pazienti con una storia di ulcera gastrico-duodenale o che risultino positivi alla presenza dell’Helicobacter Pilorii, è un ulteriore situazione che deve fare riflettere riguardo alla diffusione e utilizzo, specie in termini di autoprescrizione da parte del consumatore, di prodotti come l’acido acetil salicilico.
Più spesso i farmaci antiinfiammatori non steroidei (FANS) vengono assunti per sedare le sindromi dolorifiche con svariate etiopatogenesi, come antiinfiammatori e come antiaggreganti piastrinici. Fra questi troviamo i derivati dell’acido acetico (Indometacina, Diclofenac, Ketorolac etc.), i derivati dell’acido propionico (Ibuprofene, Naprossene, Ketoprofene etc.), i derivati dell’acido Enolico (Piroxicam, Meloxicam etc.).
Un altro prodotto molto conosciuto ed al contempo usato senza grandi precauzioni è il Nimesulide (attualmente ritirato dal commercio in vari paesi per tossicità epatica).
Più recentemente sono stati immessi sul mercato i cosiddetti inibitori selettivi delle COX-2 (cicloossigenasi 2: enzima responsabile del processo infiammatorio) che si prefiguravano come una grande rivoluzione nel trattamento del dolore e dei processi flogistici, anche perché promettevano un’assenza di gastrolesività rispetto alle precedenti formulazioni. Dopo l’immissione in commercio questi farmaci hanno invece dimostrato una gastrolesività quasi paragonabile ai precedenti prodotti e la comparsa di effetti collaterali gravi a livello cardiovascolare, anche con esiti fatali. Per questi motivi sono stati ritirati dal commercio.
Le sindromi febbrili, infiammatorie e dolorose dunque, eccetto in casi selezionati con la guida del medico di fiducia, dovrebbero essere assecondate nel loro decorso piuttosto che soppresse. Ciò non sempre è possibile da realizzare con la farmacologia di sintesi, specialmente se si vogliono ridurre i rischi di tossicità insiti nel farmaco stesso, o di insorgenza degli effetti collaterali, o se per esempio si hanno delle intolleranze ai principi attivi o ai loro adiuvanti.
In questi casi è possibile optare per strategie terapeutiche con un minor impatto tossicologico, ma che comunque portano l’organismo verso il processo della guarigione.
Tachipirina, Paracetamolo e altri Farmaci per Abbassare la Febbre: Sì o No? – Libro >> http://bit.ly/2Ty3uOf Stefano Montanari, Antonietta Gatti
www.macrolibrarsi.it/libri/__tachipirina-paracetamolo-e-altri-farmaci-per-abbassare-la-febbre-si-o-no-libro.php?pn=1567
Scienza e Conoscenza – n. 62 – Rivista >> https://goo.gl/L8cGc8 Rivista trimestrale di Scienza Indipendente
Autori Vari
>> www.macrolibrarsi.it/libri/__scienza-e-conoscenza-n-62-rivista-cartacea.php?pn=1567
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