Ferire gli altri: meccanismi psicologici

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Ferire gli altri: meccanismi psicologici

La cattiveria esiste. Ci sono persino alcuni meccanismi psicologici che ci permettono di ferirne gli
altri. Si tratta di giustificazioni e trasferimenti di responsabilità e c’è persino chi prova
piacere a infliggere dolore agli altri.

Alcuni meccanismi psicologici permettono di ferire gli altri. Si tratta di affinate strategie alla
base della cattiveria, di atti che delineano un cervello concentrato sul proprio tornaconto a costo
di ferire chi ha accanto.

Così, anche se potrebbe sembrare curioso e persino incomprensibile, c’è persino chi prova piacere
nel comportarsi in questo modo. Le azioni perverse esistono. Inoltre, si dice spesso che più
intelligente è una persona, più contorti potrebbero essere i suoi comportamenti volti a manipolare
gli altri e a infliggere loro dolore.

Oltre a ciò, vivere sulla propria pelle queste esperienze dopo esserne stati vittime o aver letto al
riguardo è sempre sorprendente, ma, soprattutto, inquietante.

Si pensa che l’essere umano sia soprattutto un essere sociale. In quanto tale, è facile intuire che
dovremmo essere più predisposti al rispetto, alla cooperazione e all’armonia, tutto questo al fine
di garantire il benessere del gruppo.

Tuttavia, come ben sappiamo, non è sempre così. Albert Bandura, docente dell’Università di Stanford
ed esperto in psicologia sociale, indica un aspetto interessante.

Le persone non si comportano male senza un motivo. Il cervello sa e capisce quando un’azione è
sbagliata. Per questo motivo, esegue una serie di processi, di meccanismi psicologici atti a
giustificare determinate azioni. La cattiveria è strumentale, visto che si aspetta sempre di
ottenere qualcosa in cambio.

Chi lotta con i mostri deve guardarsi dal non diventare, così facendo, un mostro. E se tu scruterai
a lungo in un abisso, anche un abisso scruterà te.

-Friederich Wilhelm Nietzsche-

5 meccanismi psicologici che permettono di ferire gli altri

I meccanismi psicologici che permettono di ferire gli altri sono stati oggetti di studio da parte di
autori come Bandura o Gianluca Gini.

Fu quest’ultimo a guidare uno studio nel 2016 in cui si analizzavano in dettaglio una serie di
processi e strategie mentali con cui una persona può arrivare a giustificare il proprio
comportamento nocivo e avverso.

1. Giustificazione morale

Per quanto interessante possa sembrare, la cattiveria ha sempre una giustificazione di natura
morale. Possiamo vederlo, per esempio, nel caso dei jihadisti: dietro le loro azioni violente c’è
qualcosa di più del puro odio per il mondo occidentale.

Sono spinti da un impulso religioso e morale, dal bisogno di essere apprezzati dalla propria
comunità e dall’aspirazione a trasformarsi in quel mujaheddin che, dopo aver perso la vita, viene
elogiato da tutti.

Bandura ci ricorda anche che a un certo punto, ben oltre l’educazione ricevuta, la maggior parte di
noi può compiere atti violenti se sussiste una giustificazione di natura morale.

2. Trasferimento di responsabilità

Tra i meccanismi psicologici che permettono di ferire gli altri vi è addossare le proprie
responsabilità. “Ho fatto questo perché mi è stato ordinato di farlo, perché mi è stato chiesto,
perché è ciò che gli altri si aspettavano da me”. Si delegano agli altri le proprie responsabilità.

3. La disumanizzazione tra i meccanismi psicologici per ferire gli altri

Senza alcun dubbio la disumanizzazione è uno dei processi psicologici più temuti. In essa la persona
compie un atto violento perché non vede nell’altro un essere degno di rispetto.

Disumanizza, insomma, chi ha davanti; lo vede come un’entità incapace di provare sentimenti, senza
alcun diritto, senza ragione di essere o di esistere.

Ne è un esempio la Seconda Guerra Mondiale, con l’olocausto, ma anche alcuni profili di assassini o
psicopatici.

4. Proiezione della colpa per ferire gli altri

“L’ho fatto perché se lo meritava. Ho agito in questo modo perché mi hanno provocato, perché sono
stato minacciato, perché non potevo più sopportare il suo atteggiamento…”.

Queste situazioni rientrano tra i meccanismi psicologici per ferire gli altri. A ciò si aggiunge,
per citare Francesc Torralba dottore in Filosofia presso l’Università di Barcellona, che la
cattiveria è quasi sempre reattiva.

In altre parole, quando una persona ritiene di essere stata offesa, attaccata o disturbata, si
difende. Le cattive azioni hanno sempre un perché anche se per noi quello stimolo alla motivazione
non è facile da capire.

5. Distorsione delle conseguenze

La distorsione delle conseguenze porta a minimizzare gli effetti di quanto successo. Le distorce al
punto che nella sua mente tutto ha una giustificazione. Intanto l’altra persona subisce gli effetti
di quell’offesa, di quell’attacco, di quel maltrattamento.

Conclusioni

I meccanismi psicologici con i quali alcune persone ne feriscono altre si fondano su processi
cognitivi altamente sofisticati.

Di certo, in molti casi dietro si cela una componente patologica che si riassume in un disturbo o
che è conseguenza di uno specifico modello educativa. Tuttavia, non sempre tali condotte sono il
riflesso di questi fattori.

La cattiveria è reale e ha molte sfaccettature. Impariamo a individuarle e, prima di tutto, come
direbbe Nietzsche, a non trasformarci a nostra volta in mostri.

Bibliografia

Gini, Gianluca (2006). Social cognition and moral cognition in bullying: what’s wrong? Journal
agressive behavior. doi; <doi.org/10.1002/ab.20153> doi.org/10.1002/ab.20153

onlinelibrary.wiley.com/doi/abs/10.1002/ab.20153

da lista mente gg

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