di Vincenzo Fanelli
Per anni l’uomo si è spinto verso le esplorazioni spaziali alla ricerca di nuove meraviglie nella
speranza di comprendere meglio la natura dell’ universo che lo circonda. In seguito, ha scoperto che
sotto i suoi occhi esiste un mondo inesplorato e che contiene tutte le risposte di cui ha bisogno:
il mondo subatomico. La realtà che ci circonda è governata da leggi empiriche abbondantemente
studiate da Isac Newton e che costituiscono la fisica attraverso cui si esplora e si misura il
mondo. Ad esempio, se si lasciano cadere dei massi da una montagna, è possibile calcolarne la
velocità ed i tempi di rotolamento.
Per la fisica classica tutto deve essere misurabile e prevedibile. Grazie ad essa è stato possibile
mandare l’uomo sulla Luna. Con questi strumenti i fisici si accingevano ad esplorare il mondo
dell’infinitamente piccolo senza sapere che tutte le loro nozioni sarebbero state improvvisamente
stravolte. La curiosità di conoscere la costituzione del “primo mattone” della materia li ha spinti
in un luogo dove le leggi della fisica newtoniana sono inservibili.
La natura dei “mattoni” della materia che costituisce la realtà che ci circonda smentirono le
aspettative dei ricercatori i quali pensavo di trovare piccoli ma solidi elementi; invece, trovarono
impalpabili onde di energia. La solida materia che ci circonda è organizzata da onde energetiche
che, come le onde radio, non possono essere individuate precisamente nello spazio in quanto presenti
ovunque. Ad esempio, la penna sulla nostra scrivania può essere individuata nello spazio, mentre le
onde radio della stazione che ascoltiamo non possono essere individuate con precisione in quanto
sono presenti ovunque.
Le sorprese per i fisici non erano finite in quanto le onde di energia sono in grado di divenire
anche solide particelle. Si scontrarono con un paradosso della natura difficilmente spiegabile con
la logica: come può esistere qualcosa che è impalpabile ma che allo stesso tempo è tangibile? Questo
paradosso emerse grazie a due fisici che dimostrarono separatamente che la luce può essere sia un
onda che una particella: Thomas Young e Albert Einstein
Nel lontano 1803 Thomas Young eseguì un esperimento per accertare la natura della luce. Un fascio di
luce solare passava attraverso un foro; davanti a questo foro vi era un pannello con due fenditure
verticali che potevano essere coperte con un stoffa; infine, dietro al pannello con le due fenditure
vi era un muro su quale poteva riflettersi la luce proveniente dalle aperture. Quando una delle due
fenditure verticali veniva scoperta, il muro si illuminava con la luce solare in un determinato
punto.
In seguito, scoprì anche la seconda fenditura; sul muro vi doveva essere la somma della luce
proveniente dalle due aperture. Invece, le cose andarono diversamente: sulla parete si proiettarono
una serie di strisce alternate chiare e scure e la luce non appare nello stesso punto di quando era
aperta solo una fenditura. Questo era dovuto ad un fenomeno di interferenza della meccanica
ondulatoria. Le onde di luce passando dalle due fenditure interferiscono e in alcuni punti si
rafforzano (strisce chiare) in altri si annullano (strisce scure). Questo esperimento dimostrò la
luce è composta da onde.
Ma Einstein e Plank misero in evidenza la natura corpuscolare della luce in quanto agiva sulla
materia come particella..
Ci troviamo nuovamente di fronte al dualismo onde-particelle, qualcosa che è può essere individuato
in un punto dello spazio ma che allo stesso tempo non lo è. La meccanica quantistica ci dice che le
due verità possono coesistere e che nessuna esclude l’altra. Se noi rifacciamo l’esperimento
considerandolo in termini di particelle (fotoni), ci troviamo di fronte ad un altro enigma; quando è
aperta una sola fenditura, la particella viene sparata e colpisce il muro in un determinato punto,
lo stesso punto che invece sarà scuro se apriamo anche la seconda fenditura.
Le domande che sorgono sfidano la logica:
Come fa la particella a sapere che deve colpire proprio quel determinato che invece sarà scuro
quando l’altra fenditura sarà aperta e che ci sono due aperture? E le informazioni come fanno a
circolare così velocemente?
Il fisico E. H. Walker esprime un’ipotesi suggestiva: i fotoni possiedono un livello di coscienza,
dato per che coscienza si intende qualcosa che sia in grado di elaborare informazioni ed agire di
conseguenza. E nell’esperimento di Young accade proprio questo: i fotoni sono a conoscenza del fatto
che una o entrambe le fenditure sono aperte e si regolano di conseguenza. Un’altra deduzione molto
forte è la seguente: l’ universo è costituito da schemi di energia consci.
Il dualismo onde-particelle sembrava un incredibile “koan zen” proposto dalla natura per spingere
l’uomo ad elevarsi verso una nuova visione della realtà.
Cominciava a prendere piede una nuova fisica (Fisica Quantistica) che, contrariamente a quella
classica, afferma l’impossibilità di prevedere con certezza alcuni fenomeni a livello subatomico.
Albert Einstein non era d’accordo e cercò in tutti i modi di screditarla basandosi sul fatto che la
Fisica Quantistica mostra alcuni fenomeni il cui funzionamento non può essere spiegato
razionalmente.
In altre parole non svela ciò che avviene dietro il sipario calato del palcoscenico. Nel 1935
pubblicò un esperimento svolto con altri ricercatori, Rosen e Podolski (conosciuto come l’effetto
“Einstein-Podolsky-Rosen”), nella speranza di mettere in evidenza le lacune delle nuove teorie.
Due particelle venivano lanciate in direzioni opposte. La particella A, durante il suo tragitto
incontra una carica magnetica che ne devia la direzione verso l’alto. Cosa succede alla particella B
che segue il suo tragitto senza incontrare elementi che ne deviano la direzione? In teoria dovrebbe
continuare la sua traiettoria in linea retta; invece, la natura rispose con un altro paradosso non
spiegabile: la particella B deviava la direzione assumendo un moto contrario alla sua gemella. In
altre parole deviava la sua direzione verso il basso.
Se la particella A, grazie al magnete, deviava la sua direzione verso destra, la particella B si
dirigeva verso sinistra. Quello che accade nella zona A influenza l’area B. Questo esperimento
dimostra che:
1. le particelle sono in grado di comunicare tra di loro trasmettendo ed elaborando informazioni.
2. la comunicazione è istantanea.
Questo ultimo punto fu pienamente dimostrato nel 1982 grazie a Alain Aspect, fisico dell’Istituto di
Ottica dell’Università di Parigi a Orsay (Francia), che eseguì un esperimento simile al precedente,
ma i cambi di regolazione potevano essere fatti all’ultimo microsecondo; questo permetteva di essere
certi che le informazioni, se viaggiano alla velocità della luce, non potessero essere scambiate tra
le particelle. Ma la natura rispose ancora una volta: le particelle comunicavano ugualmente.
La comunicazione istantanea poteva significare che la velocità della luce poteva essere infranta,
fatto non accettato da Einstein e da buona parte dei fisici. L’effetto “Einstein-Podolsky-Eosen”
voleva dimostrare come le teorie della nuova fisica non erano in grado di spiegare il funzionamento
di alcuni meccanismi.
Ma l’effetto fu contrario alle aspettative: i ricercatori, accettando il presupposto che la velocità
della luce non può essere infranta, elaborarono una teoria secondo la quale esiste un sistema di
comunicazione diverso da quello che noi conosciamo, una comunicazione di tipo non locale.
I fenomeni quantistici dimostrano che le informazioni circolano con sistemi che vanno al di là della
nostra comprensione classica. Una logica deduzione di quanto appena esposto è la seguente: non
esiste alcuna separatezza nell’ universo. E questo apre le porte alla spiegazione di alcuni fenomeni
poco presi in considerazione della scienza come la telepatia, fenomeno istantaneo. Il fatto più
divertente è che la fisica quantistica fornisce uno strumento matematico per comprovare l’esistenza
di fenomeni telepatici, manifestazioni rigettate dai fisici ma con cui sono costretti a scontrarsi.
Ma qual è la natura della realtà? Noi siamo abituati a vedere e concepire quello che è attorno a noi
in tre dimensioni: lunghezza, altezza, larghezza e tutto si svolge in un contesto scandito dal
tempo.
La meccanica quantistica afferma altro. Per farvi comprendere il suo funzionamento ricorrerò ad un
semplice esperimento. Supponiamo che io sia seduto ad una scrivania e di fronte a me vi sia un
interruttore collegato a due lampadine. Quando schiaccio l’interruttore una delle due si accenderà
ma non posso sapere in anticipo quale lampadina, dato che l’interruttore è aleatorio: vi sono il 50%
delle probabilità che si accenda la lampadina A o la B. In questo esperimento vi sono un osservatore
(io) e il sistema osservato (interruttore e lampade).
Le due possibilità sono racchiusa nella funzione d’onda, una elaborazione matematica che ci dice
quello che potrebbe accadere (e non una certezza come nella fisica classica); la funzione d’onda
dell’esperimento in questione contiene due possibilità (si accende la lampadina A o la B), ma quando
aziono l’interruttore e si accende, ad esempio, la lampadine B, la funzione d’onda muta in quanto la
possibilità della lampadina A cessa di esistere. Questo fenomeno si chiama collasso della funzione
d’onda: svaniscono tutte le possibilità tranne quella che si è concretizzata.
Prima che io (osservatore) accerti che la lampadina B è accesa, vi è una potenzialità poliedrica di
sviluppo della funzione d’onda. Quando osservo cosa accade vi è un passaggio da tante possibilità ad
una dando luogo al salto quantico (passaggio da più probabilità ad una). Quindi, nell’esperimento
delle due lampade non vi sono tre dimensioni, ma sei (tre per ciascuna lampadina); se le lampade
sono quattro, le dimensioni sono 12.
Ma la domanda che sorge è:
quando si verifica il passaggio da un sistema pluridimensionale ad uno tridimensionale (compatibile
con la nostra esperienza), in quale momento collassa la funzione d’onda? Quando tutte le possibilità
svaniscono tranne una?
Secondo la meccanica quantistica questo avviene quando l’osservatore guarda e/o studia il sistema
osservato. In altre parole, la coscienza umana ha la capacità di determinare il salto quantico.
Supponiamo di fare l’esperimento in maniera automatica: io non entro nella stanza e il bottone che
accende le lampade scatta automaticamente dopo un minuto. Quindi all’interno della stanza, dopo un
minuto, una lampada si sarà accesa e per accertamene devo entrare e guardare.
La meccanica quantistica afferma che prima di quel preciso momento non esisteva nessuna lampada
accesa: la mia osservazione, la mia coscienza ha determinato un salto quantico facendo emergere una
delle due realtà.
David Bohm, professore di fisica al Birbeck College, Università di Londra, afferma che la Fisica
Quantistica ci propone un nuovo strumento di pensiero e di interpretazione della realtà dove non
esistono parti separate dell’ universo in quanto connesse ad un livello profondo privo di
discontinuità.
Ma se tutto è collegato e non esiste separazione, come mai sono seduto su una sedia solida e la
materia mi appare nettamente separata?
Tutto ciò che ci circonda è energia che assume determinate forme in base alla diversa velocità di
vibrazione. È come vedere un onda nel mare: ci sembra un’entità ben distinta ma è il mare che
acquisisce quella determinata forma.
David Bohm, ha dedotto che la realtà non è oggettiva ma soggettiva, l’ universo e la materia per
come noi la conosciamo non è altro che una grande illusione creata dai cinque sensi, un grande e
dettagliato ologramma. Cos’è un ologramma? Si tratta di una foto a tre dimensioni.. Qual è la
differenza tra un foto normale e un ologramma, a prescindere dalle tre dimensioni? Se fotografo una
persona con una normale macchina, taglio in due la foto e distruggo una delle due parti, la metà
restante non può permettermi di ricostruire la metà scomparsa.
In una foto olografica, invece, la metà superstite contiene dentro di sé le informazioni per
ricostruire la metà mancante, come se al suo interno vi fosse tutta la persona. A convalidare questo
fenomeno vi è un altro fatto interessante: in una foto normale se voglio ritoccare un’imperfezione,
non incontro nessuna difficoltà; in un ologramma sono costretto trasformare radicalmente tutto
l’oggetto in quanto in ogni parte dell’ologramma è contenuta l’informazione del difetto che voglio
correggere. Ogni parte dell’ologramma contiene tutte le informazioni dell’intero soggetto.
Solo paragonando l’ universo ad un ologramma possiamo spiegare il legame non locale delle particelle
in grado di comunicare istantaneamente, dove la separatezza delle particelle non è altro che pura
illusione. David Bohm ci dice utilizzare un nuovo strumento di pensiero per comprendere la realtà,
metodo già esistente. Per oltre 2000 anni alcune persone si sono impegnate per svilupparlo grazie
all’introspezione e agli studi psicologici: le filosofie e le religioni orientali.
Sembra che quando i ricercatori si spingono a sondare la natura ad un livello molto profondo, si
scontrano con paradossi non spiegabili da un punto di vista razionale. La natura illusoria della
realtà sembra affermare che siamo tutti intimamente collegati; ad esempio, un ragazzo che beve un
bicchiere d’ acqua in Italia è profondamente collegato ad un altro in Cina che sonnecchia sotto un
albero.
Questa affermazione non sembra poi così innovativa se prendiamo in considerazione ciò i mistici
affermano da tempo: la realtà è un’illusione e siamo tutti connessi. Ogni elemento sembra essere
organizzato da un elemento superiore.
Concludendo, esaminiamo cosa affermano le nuove teorie:
1. la materia è costituita da onde di energia
2. questi schemi di energia sono consci
3. la coscienza dell’uomo potrebbe essere in grado di far collassare le funzioni d’onda ed influire
sulla realtà
4. nell’ universo non esiste alcune separazione ma tutto è profondamente connesso
5. la realtà è diversa da come ci appare perché siamo limitati da filtri percettivi e cognitivi
6. la realtà è un illusione (dato che ne percepiamo una minima parte)
Se prendiamo per buona la concezione olografica dell’ universo, il tempo e lo spazio diventano
relativi, il passato il presente e il futuro coesistono e ogni concetto di separazione è un
artifizio creato dall’uomo in antitesi con la vera natura della realtà. La realtà illusoria sembra
essere in attesa di un nostro intervento per poter essere modificata. Solo pochissimi individui
riescono a farlo perché la maggioranza ha un forte vincolo creato dalle convinzioni profonde sulla
natura separata e razionale dell’ universo.
Chiunque nella sua vita, anche solo per una volta, si è imbattuto in qualcosa che sfugge alle
normali leggi della logica. Molti hanno preferito non vederla; altri si sono svegliati ed hanno
cominciato a sviluppare capacità e potenzialità non comuni. Il fatto interessante è che tutti
possono farlo, basta esserne convinti. Chiunque abbia imboccato questo sentiero sa che è possibile
divenire responsabili della propria vita.
Bibliografia di riferimento (vedi le schede su Il Giardino dei Libri):
“Il Tao della Fisica” di Fritjof Capra” Adelphi Edizioni S.p.A. Milano
“La Danza dei maestri Wu Li” di Gary Zukav – Casa Editrice Corbaccio
Tratto da “Nea Agorà” dicembre 2002/gennaio 2003 – anno VIII nn.4/02 – 1/03
www.vincenzofanelli.com/fisica_o_misticismo.htm?phpMyAdmin=77c3ec31f50a883b04fb99d0ca920804
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