L’uso frequente di cannabis non solo favorisce lo sviluppo di disturbi mentali e psicosi ma anche
eventi cardiovascolari: un rischio che finora si attribuiva solo alle sigarette.
7 marzo 2024 – Elisabetta Intini
Fumare cannabis può (anche) aumentare il rischio di ictus e infarti
Fumare cannabis potrebbe danneggiare la salute cardiocircolatoria.
Fumare spesso cannabis sembra aumentare in modo non trascurabile la frequenza di ictus e infarti: a
dirlo è uno studio osservazionale (che si è limitato cioè a osservare il fenomeno, senza indagare
dinamiche di causa-effetto) su 435.000 adulti statunitensi, uno dei più vasti finora a notare la
relazione tra consumo di marijuana ed eventi cardiovascolari.
CANNABIS, TUTT’ALTRO CHE INNOCUA. Da tempo si sa che fumare sigarette è un fattore di rischio
importante per le malattie cardiache. Secondo gli autori dello studio, finanziato dal National
Heart, Lung, and Blood Institute statunitense, anche la cannabis potrebbe essere una causa ancora
sottostimata di disturbi cardiovascolari, e il rischio aumenta di molto quando il consumo è
frequente.
Fumare cannabis tutti i giorni è infatti associato a una probabilità più alta del 25% di attacchi di
cuore e a un rischio maggiore del 42% di ictus rispetto alla frequenza di questi eventi in chi non
fa uso di cannabis. Anche un uso meno frequente è collegato a un rischio più alto di eventi
cardiovascolari rispetto al non-uso: i consumatori settimanali hanno mostrato un rischio più alto
del 3% di attacchi di cuore, e uno più alto del 5% di ictus.
MARIJUANA ED EVENTI CARDIOVASCOLARI. Gli autori dello studio hanno indagato l’associazione tra
consumo di cannabis in varie forme (fumata, vaporizzata, mangiata attraverso prodotti edibili) in
quasi 435.000 adulti tra i 18 e i 74 anni tra il 2016 e il 2020. «Il nostro campione è stato
abbastanza ampio da permetterci di indagare l’associazione tra uso di cannabis ed eventi
cardiovascolari tra adulti che non avevano mai fumato sigarette o e-cig» precisa Abra Jeffers,
analista di dati del Massachusetts General Hospital in Boston e in precedenza ricercatore del Center
for Tobacco Control Research and Education dell’Università della California a San Francisco.
Significa che i risultati sono rimasti simili anche dopo aver escluso gli effetti di altri possibili
fattori di rischio cardiovascolare, come appunto l’uso di tabacco o sigarette elettroniche, il
consumo di alcol, un elevato indice di massa corporea, il diabete di tipo 2 o una scarsa attività
fisica. «Il nostro studio dimostra che fumare cannabis comporta rischi cardiovascolari
significativi, così come fumare tabacco. Ciò è particolarmente importante perché l’uso di cannabis è
in aumento, mentre quello di tabacco convenzionale sta diminuendo».
PERCHÉ QUESTO RISCHIO? Benché lo studio non sia stato progettato per esplorare i motivi di questa
associazione, gli scienziati hanno avanzato diverse possibili spiegazioni.
«Sappiamo che quando si brucia la cannabis vengono rilasciate tossine simili a quelle trovate nel
fumo di tabacco» aggiunge Jeffers. Inoltre, i recettori endocannabinoidi, cioè le parti delle
cellule che riconoscono il delta-9-tetraidrocannabinolo (THC), principale ingrediente psicoattivo
della cannabis, si trovano in gran numero anche nei tessuti cardiovascolari.
«La percezione della pericolosità della cannabis sta calando, e le persone non l’hanno finora
considerata pericolosa per la salute. Tuttavia, anche passate ricerche hanno suggerito che possa
essere associata a malattie cardiovascolari. Inoltre, fumare cannabis – il metodo predominante di
utilizzo – potrebbe comportare rischi aggiuntivi per via del particolato inalato». Oltre ai rischi
per il cuore, è ormai un fatto assodato che un uso problematico di cannabis sia associato a un più
alto rischio di disturbi mentali come schizofrenia e psicosi.
da focus.it
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