Gli angeli sono tra di noi

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Gli angeli sono tra di noi

di Rodolfo Signifredi

Mentre ci avviciniamo al “punto del caos” di cui parla Ervin Laszlo
tornano a farsi vedere gli Angeli. È un buon segno, perché non ci
hanno abbandonato e possono aiutarci a compiere il salto quantico
oltre l’abisso. Il loro ritorno, dopo secoli di silenzio, era già
avvenuto negli ultimi decenni del ‘900, a preannunciare la fine della
guerra fredda e la caduta del muro di Berlino. Molti studiosi di
questo fenomeno, infatti, avevano rilevato la coincidenza. Il New Age
diventava “New Angel”.

Da sempre gli Angeli sono il minimo comune denominatore tra le
religioni monoteiste e politeiste, tra paganesimo e agnosticismo, tra
spiritualismo e materialità. Ma oggi lo sono anche tra scienza e fede.
Molti scienziati quantici li considerano l’ultraluce tachionica che,
secondo la legge di Einstein, può essere contemporaneamente ovunque e
al di fuori del tempo. Una energia luminosa che abbandona, per amore,
le sue altissime frequenze e si sintonizza con le nostre per farle
evolvere.

Oggi gli Angeli, definitivamente sdoganati, fanno parte della nuova
cultura. Ci sono Angeli anche a Montecitorio, afferma Carlo Crocella,
ex funzionario della Camera dei Deputati, che ha dedicato un libro a
questo tema. E l’Arcangelo Michele è il protettore dell‘ecologia, come
sostiene l’onorevole Grazia Francescato dei Verdi che, in un altro
libro, lo propone come seria alternativa alle centrali nucleari. Ma è
soprattutto nell’ecologia del profondo o nella ricerca del nostro
Compito che li sentiamo agire, quando vengono a “dialogare” con noi.

I “DIALOGHI CON L’ANGELO”

Gli Angeli, dunque, sono tra noi. Ma cosa conosciamo realmente della
loro natura? Hanno un peso? Qual è il loro ruolo? Che compiti
specifici possiamo affidargli? A queste domande risponde l’Angelo
stesso, in un libro che è il diario iniziatico di quattro ungheresi
rifugiati in un villaggio fuori Budapest tra il ‘43 e il ‘44, durante
l’occupazione nazista. Gli anni dell’olocausto.

Tre di loro sono ebrei e finiscono in un lager, la quarta si salva
perché cristiana. E con lei si salvano anche i “Dialoghi con l’Angelo”
che ora riappaiono per le Edizioni Mediterranee, tradotti da Paola
Giovetti, e in una suggestiva docu-fiction fortemente voluta e
sceneggiata da Giulietta Bandiera, per la regia di Gabriele Fonseca
(Honoro Film Production, Milano).

Gia di per sé, la storia italiana di questo libro è un’avventura.
Perché, mentre in Europa, negli anni ’70, aveva avuto subito una larga
risonanza, da noi era uscito fortunosamente per iniziativa di una
piccola casa editrice, poi fallita. Le poche copie reperibili
arrivavano a chi aveva la tenacia di cercarle. Se lo scambiavano nei
circoli iniziatici. E c’era chi ne faceva oggetto di culto. Come
Giulietta Bandiera, giornalista e autrice di libri come “Dall’arte
della guerra all’arte dell’amore”, nonché direttrice del webmagazine
Alpositivo.it

Giulietta, da agnostica, aveva sviluppato questo interesse in seguito
ad una vivida visione angelica ricevuta durante un grave incidente
automobilistico, dal quale era uscita miracolosamente indenne. Gli
scettici, in questi casi, parlano di pura casualità. Ma, quando le
coincidenze sono più di una cominciano a diventare una prova. E
Giulietta di coincidenze ne aveva trovate troppe per rimanere
indifferente. Così, da giornalista, era stata indotta a cercare altre
spiegazioni, ad interrogare gli esperti, fino a scoprire i “Dialoghi
con l’Angelo”.

Visto che le risposte coincidevano perfettamente con le sue domande
esistenziali, era riuscita a quel punto a rintracciare altri testimoni
di esperienze angeliche e a confrontarsi con loro. Poi, alla
giornalista era subentrata la scrittrice e ne era nata una
sceneggiatura. Per questo, oggi i “Dialoghi con l’Angelo” sono anche
un film-documentario molto toccante che ha fatto da tema conduttore
per il Convegno dell’Ispa 2008 dedicato alla ricerca del Compito di
vita. Ma sentiamo direttamente da Giulietta Bandiera cosa c’è di tanto
speciale in questi Dialoghi.

– Lei dice che questo libro è stato uno dei più grandi incontri della
sua vita. Più ancora di quello con l’Angelo che l’ha salvata
dall’incidente?

Diciamo che l’evento miracoloso ha fatto nascere in me l’interesse e
la curiosita’ per l’Angelo, inducendomi a cercare conferme che
comprovassero la genuinità dell’esperienza che avevo vissuto. Una di
queste conferme, forse la più forte, mi è arrivata proprio dalla
lettura di questo libro.

– La decisione di farne un film è un “ex voto” o fa parte del Compito
che le ha dato il suo Angelo Maestro?

Io non ho avuto un solo Angelo, ma tanti Angeli diversi, che in questi
ultimi anni si sono avvicendati come mie guide, crescendo di livello,
tanto quanto nel frattempo sono cresciuta io. Con gli Angeli succede
un po’ come con gli insegnanti a scuola: viene prima il maestro
elementare che ci insegna l’abc, poi il professore delle medie che ci
insegna qualcosina in più, poi quello del liceo che ci porta alla
maturità e infine il docente universitario, che ci accompagna al
raggiungimento di un “dottorato”, ovvero della capacità di diventare a
nostra volta insegnanti e guide di qualcun altro.

Noi tutti “studiamo da angeli” finchè siamo a questo mondo. Solo che
alcuni di noi sono più brillanti ed evolvono piu’ velocemente di
altri. Mi spiego? In quanto al film, direi che fa parte senza dubbio
del mio compito, che credo sia quello di diffondere, attraverso la mia
attività di comunicazione, il messaggio d’amore e di conciliazione che
io stessa ho ricevuto attraverso la mia personale ricerca interiore.

– C’è una sinergia voluta tra l’uscita della nuova edizione del libro
e il filmato, o solo una “fortunata” coincidenza?

Lo abbiamo concordato a tavolino con Paola Giovetti. La sfida era
riuscire a concludere sia il libro che il film entro la fine del 2007,
centenario della nascita di Gitta Mallasz, l’ultima testimone dei
Dialoghi, scomparsa in Francia all’inizio degli anni Novanta. E ce
l’abbiamo fatta!

– Prima di parlare della docu-fiction vorremmo conoscere meglio il
messaggio racchiuso nei “Dialoghi con l’Angelo”. Cosa lo accomuna ad
altri insegnamenti interiori? O cosa lo distingue?

Tutti i testi sapienziali hanno una matrice comune. La Verità in fondo
è Una ed è anche molto semplice. In compenso io non amo affatto i
testi di channelling. Ma i Dialoghi sono molto più di questo, perchè
il messaggio contenutovi ha avuto un riscontro diretto nella vita di
chi lo ha ricevuto. Un vero messaggio spirituale infatti si riconosce
proprio da questo: esso permea a tal punto chi lo riceve, da cambiare
radicalmente e definitivamente la sua vita.

– Lei insegna e pratica anche l’I King. È possibile “interrogare” i
Dialoghi come si fa con il Libro dei Mutamenti, aprendolo cioè
casualmente? E cosa ne direbbe l’Angelo?

L’Angelo non avrebbe nulla da eccepire su questo sistema. Anche a me
capita infatti di aprire a caso i Dialoghi quando sono in cerca di
risposte. Ma tutto dipende sempre dalle nostre domande. Se dentro di
noi c’è una vera domanda, un vero bisogno che abbiamo riconosciuto,
questo sistema non è affatto un modo approssimativo o superficiale di
procedere, perchè, proprio come accade nell’I King, si basa sul
principio junghiano di sincronicità, ovvero sulle coincidenze della
nostra vita.

Le quali possono acquisire però un senso ed un significato preciso
nella nostra vita, allorchè ci interroghiamo sinceramente su noi
stessi e sul giusto modo di comportarci. In questo caso la risposta
che riceviamo non è accidentale, ma diventa un messaggio vero e
proprio di cui possiamo far tesoro.

– Le quattro entità che parlano nei “Dialoghi con L’Angelo”,
costituiscono quattro tipologie umane: “colui che aiuta”, “colui che
misura”, “colui che costruisce”, “colui che irraggia”. Il lettore può
identificarsi con l’una o l’altra e trovarvi le proprie risposte?

Senza dubbio il lettore può accogliere più facilmente il messaggio del
“maestro” con il quale gli è più facile entrare in risonanza.
Personalmente ad esempio ho particolare simpatia per “colui che
misura”, un’entità che in base a come definisce se stessa sembra
riconducibile all’Arcangelo Michele, laddove “Colui che irraggia”
potrebbe essere l’Arcangelo Gabriele, “Colui che aiuta” Raffaele e
“Colui che costruisce” Uriele.

– Ognuno di noi, essendo unico e irripetibile, dovrebbe avere un
personale Dialogo con l’Angelo per trovare il proprio Compito?

Assolutamente sì. Il messaggio dell’Angelo è sempre personale e non
generalizzabile. Ciascuno lo riceve in prima persona e in modo
esclusivo. L’Angelo è prima di tutto il “custode” della nostra
individualità, ovvero di quell’unicità che rende ciascuno di noi non
“uguale” ma “complementare” a tutti i suoi simili. Come complementare
è il nostro compito rispetto a quello degli altri.

– Come si fa a sintonizzarsi con il proprio Angelo-Guida?

Bisogna fare silenzio, vero silenzio dentro di sè, fino a che non si
riesce a distinguere, fra tutte le interferenze con le quali la nostra
mente cerca di confonderci, l’autentica voce del nostro cuore. Quella
è la voce dell’Angelo. Una voce che però possiamo ascoltare solo se
abbiamo il coraggio di rivolgerle delle domande. Una voce che non si
percepisce con i sensi fisici, bensì con il sesto senso: ovvero
l’intuizione. Una voce inconfondibile, riconoscibile dal fatto che ci
dà la certezza immediata di una verità che viene dal più profondo del
nostro essere.

– Che differenza c’è tra l’Angelo e il Sé?

Il Sé è pura coscienza. L’Angelo è il messaggero della coscienza. La sua voce.

– L’Attenzione, la Gioia, il Dare, l’Elevazione del pensiero sono gli
atteggiamenti evolutivi che appaiono maggiormente tra quelli indicati
dall’Angelo. Ce ne sono altri?

I quattro pilastri dell’insegnamento di questo libro, indicati dalla
stessa Gitta Mallasz, sono i seguenti:

– “La nuova perfezione è l’imperfezione felice”. L’uomo dunque non è
necessariamente chiamato a tendere alla perfezione della santità, ma
quantomeno ad una genuina accettazione della propria umanità. Solo a
partire da tale accettazione potrà infatti superare il proprio limite
umano.

– “All’apice delle tue domande troverai risposta”, ovvero il Cielo ci
risponde quando noi osiamo interrogarlo con vera intensità.

– “Non c’è Atto senza Fede, non c’è Fede senza Atto”. La nostra fede
diviene autentica solo quando viviamo la nostra vita, in concreto,
sulla base di cio’ in cui crediamo, praticando di fatto tutto ciò
nella nostra esperienza quotidiana.

– “Il tuo Compito definisce il tuo posto. Il tuo posto in LUI”. A
partire dal fatto che nell’universo tutto è uno, è importante che
individuiamo qual è il ruolo che possiamo svolgere al meglio, in una
realtà nella quale abbiamo possibilità di scegliere qualsiasi ruolo.

– Che giudizio hanno dato o stanno dando i teologi, i cattolici o i
religiosi in generale sui Dialoghi con l’Angelo?

Non mi pare vi sia alcuna ostilitaà, anche perchè il messaggio
contenuto nel libro trascende le differenze religiose e culturali. E’
una verità universale, riconoscibile indifferentemente da tutti.

– Cosa ne pensa uno scienziato e filosofo come Ervin Laszlo che appare
nel filmato e che abbiamo visto alla presentazione dei “Dialoghi”?

Ovviamente ne è entusiasta. Lui poi è ungherese d’origine e ha ricordi
personali del periodo delle persecuzioni naziste nel suo Paese e del
preciso contesto storico in cui i Dialoghi hanno trovato corpo.

– E che risultati ci sono nei Corsi di Meditazione ispirati ai
Dialoghi che lei tiene insieme a Dede Riva?

I nostri seminari aiutano le persone ad utilizzare l’Angelo come
tramite per arrivare ad una vera conoscenza di se stesse. L’angelo
infatti non è mai un fine, ma sempre un mezzo per arrivare alla
coscienza di sè.

– Chi vede il filmato senza conoscere il libro riceve ugualmente una
buona parte del messaggio? O è invogliato a leggerlo?

Il film ha ovviamente un piu’ forte ed immediato impatto emotivo, ma
invogliare la gente a leggere il libro e a far suo il messaggio che
esso contiene è precisamente l’intento con il quale il film è stato
realizzato.

– Avete già dei riscontri sulle potenzialità della diffusione?

Sì, c’è un grande interesse in tutto il mondo e tante richieste. Ora
si tratterà di scegliere le più consone al progetto.

– Alla luce di quanto è successo, è ancora “spinta” a trattare per
immagini altri testi sapienziali?

Non ci ho mai pensato, ma forse potrebbe essere un’idea…

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