GLI ARTEFICI DELL’OPERA ARCHITETTONICA

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GLI ARTEFICI DELL’OPERA ARCHITETTONICA

a cura del C-S-B.org

Lo Yoga è il mezzo per congiungere l’uomo al “divino”. Gli otto elementi materiali che costituiscono
quell’unità psicofisica e spirituale che è l’essere umano sono anche gli strumenti, i canali
attraverso i quali si realizza la sua ascesi. Anche l’elemento “Terra”, l’elemento più grossolano e
pesante, può favorire l’uomo nella sua evoluzione spirituale. Lo Yoga della terra trova la sua
manifestazione, la sua realizzazione nel Tempio della Tradizione Indovedica. Fino dalla sua
progettazione il tempio viene situato in una dimensione mistica. Il luogo per la sua costruzione
viene prescelto in base a ben precisi criteri spirituali, oltre che estetici, paesaggistici e
astrologici. Il luogo deve essere frequentato dai Deva .
L’operatore della scelta è un guru, un brahamana che ha avuto l’iniziazione, che ha compiuto tutti i
riti purificatori, conosce i testi sacri ed osserva le regole di condotta prescritte per il suo
ruolo.
Il luogo prescelto, scrupolosamente livellato, diventa una piattaforma spirituale perfettamente
collegata con la totalità dell’universo. Qui l’intera struttura del cosmo è presente e resa
accessibile all’uomo. La costruzione del tempio viene da lui iniziata quando la posizione delle
stelle è propizia e gli esseri celesti che presiedono ai vari astri e pianeti vengono onorati
assegnando loro un posto nella planimetria del tempio e scolpendo le loro immagini sulle pareti.
Vastu-shastra , l’antica raccolta di scritture sulla Scienza Tradizionale dell’Architettura
Indovedica, , sia essa applicata alla progettazione di una città, di una semplice abitazione, di un
palazzo o di un tempio, in quanto specifica espressione di Yoga, atto sacrificale, è connessa alla
conoscenza primordiale, i Veda.

Mayamata , trattato sull’Architettura appartenente al corpo della letteratura del Vastu-shastra,
descrive gli artefici principali dell’opera architettonica, suddivisi rigorosamente in quattro
classi di esecutori o figure di artigiani:
Sthapati , l’architetto progettista, istruito dallo Sthapaka, l’architetto-brahamana, di cui è
discepolo; Sutragrahin, il direttore dei lavori, responsabile delle operazioni di misura ed esperto
nelle proporzioni architettoniche e plastiche (maana, unmaana); Taksaka, intagliatore e scultore,
alle direttive dello Sthapaka e dello Sthapati; Vardhaki carpentiere e muratore.
Nel Samaranganasutradhara, trattato sull’Architettura dell’XI sec d.C., altra fonte del
Vastu-Shastra, la rigorosa divisione in quattro categorie di operatori nel campo dell’architettura,
sembra aver perso la sua importanza . Secondo il S.S. emergono principalmente due figure
protagoniste dell’opera architettonica: lo Sthapaka, architetto-brahmana e lo Sthapati – il maestro
architetto. Mentre il primo svolge una funzione ritualistica e principalmente nel settore della
pianificazione urbana e dell’edilizia religiosa, il secondo appare come protagonista assoluto del
“fare Architettura”, la sola autorità sia nel campo dell’edilizia religiosa, che in quella civile e
militare.

Yajamaana : Il Committente.
Il committente, con spirito di offerta in sacrificio, sia esso il sovrano o un semplice cittadino,
dà incarico allo Sthapaka, il guru-architetto di sua fiducia e agli artigiani da lui diretti, di
realizzare l’opera progettata.

Sthapaka: L’Architetto-brahmana

Lo Sthaapaka organizza le fasi preliminari dell’opera e dei riti architettonici, vaastu-karma.
Esperto nelle scritture del Vastu-Shastra, con le qualifiche del maestro spirituale, appartenente
alla classe sociale più elevata, conosce l’essenza delle scritture sacre, ha ricevuto l’iniziazione
spirituale, conduce una vita austera ed ha fede nella tradizione sacra.

Sthapati: Il maestro Architetto
Lo sthapati si impone come interprete unico dei canoni architettonici derivanti dalle scritture.
Viene descritto nel S.S. come ispirato artefice in grado di trasformare la materia allo stato
naturale, dando corpo ad opere meravigliose ed originali. Il suo geniale e “divino” talento e la
devozione al Supremo hanno reso possibile la realizzazione di edifici monumentali quali il tempio
rupestre di Kailash in Ellora.

Il S.S. afferma che la rispondenza ai canoni peculiari della scienza architettonica, trasmessi di
generazione in generazione, attraverso una successione ininterrotta di saggi, consente di
comprendere il reale valore di un architetto: Shastra, Karma, Prajna e Shila sono indicate come le
virtù fondanti della sua arte.

L’architetto della Tradizione deve essere esperto conoscitore delle scritture, sulla scienza
tradizionale dell’Architettura, Shastra; essere equipaggiato di grande esperienza pratica, Karma;
dotato di intuizione e genialità, Prajna; distinguersi per retta condotta e carattere ideale , Shila
.
La padronanza di queste virtù nel loro insieme e al massimo grado rendono lo Sthapati un vero
maestro. Fra tutte le quattro qualifiche viene considerato fondamentale che l’architetto abbia un
comportamento irreprensibile, sia un Acharya, colui che insegna con la qualità del proprio
comportamento. Ma vediamo in dettaglio la natura di tali qualifiche.

Conoscenza del Vastu-shastra
E’ la prima fondamentale qualifica. Il Vastu-shastra insegna i principi e i canoni della disciplina
architettonica, riguardo alla pianificazione del territorio, alla progettazione edilizia ed
architettonica, all’architettura dei giardini e dei parchi. Ma tale conoscenza, shilpa, deve essere
integrata con la scienza delle costruzioni e
dell’ ingegneria meccanica.
L’architetto, dotato di una conoscenza olistica, conoscitore di matematica, astronomia, astrologia,
deve essere inoltre in grado di valutare la natura dei luoghi destinati all’edificazione e di
tracciare sul terreno, preparato allo scopo con rituali divinatori, il diagramma del
Vastupurushamandala , espressione stessa del Dharma ; su di esso si imposterà l’organismo
architettonico, sviluppandosi come da un seme cresce l’albero.
L’azione architettonica è considerata nella tradizione indovedica, a tutti gli effetti, azione
sacrificale e in quanto tale presuppone la perfezione nell’esecuzione.
Tali responsabilità gravavano sull’architetto della Tradizione da essere, un tempo, persino
passibile di condanna alla pena capitale, per gli effetti rovinosi derivanti alla società se si
fosse dimostrato incapace di gestire l’opera, come ricorda Bhoja , il celebre sovrano di Malwa,
autore del S.S.

Esperienza pratica-karma
Anche se profondo conoscitore del Vastu-shastra, un architetto inabile nel suo lavoro, privo di
adeguata esperienza, determinava automaticamente grande incertezza nella fase realizzativa
dell’opera. Viceversa, un’architetto pratico nel campo delle costruzioni, ma ignorante gli Shastra
dell’Architettura veniva considerato alla stregua di un cieco bisognoso di guida, costretto ad
affidarsi ad altri: non poteva essere considerato un maestro.
Si indicavano delle priorità nella capacità pratiche richieste al suo magistero: innanzitutto saper
localizzare e pianificare l’intervento; capacità di progettare le proporzioni planimetriche e
l’impianto distributivo, abilità nel valutare la rispondenza del terreno alla finalità edificatoria.
Deve essere inoltre esperto nel concepire le opere in elevazione, quali le murature e coperture,
intessute di decorazioni, modanature, sculture, che richiedevano una mano esperta con capacità
risolutiva di problemi organizzativi, con grande visione d’insieme. Il valore di una tale
personalità si sarebbe specchiata nella qualità delle opere, così dimostrando di saper bilanciare la
conoscenza con l’esperienza.

Intuizione – Prajna
Leggiamo nel S.S.: “ L’oceano della scienza dell’architettura è veramente vasto da scandagliare,
privo di luce, pervaso di tenebre, con regioni ancora inesplorate. Esso può essere attraversato solo
da un uomo saggio al timone del vascello di una conoscenza intuitiva. Solo un siffatto capitano può
dirigere la nave dell’architettura”.
Ma lo Sthapati, dotato di tali superiori qualità, non si inorgoglisce: così come il progettista del
tempio di Kailash, che con umiltà e grande meraviglia dichiarò: “Come è possibile che sia stato io a
realizzare un’opera tanto straordinaria?”.

Carattere – Shila
La qualifica considerata più rilevante per l’architetto è possedere un carattere equilibrato e
perfetto. Il sacro compito dell’opera architettonica può essere affidato solo ad un architetto
dall’alto profilo morale, in mancanza del quale si generano nel processo edile invidia, gelosia,
confusione, gravi ostacoli all’evoluzione di un’arte vera e di buon auspicio per l’umanità.
Abbiamo visto che l’architetto è dotato di molteplici qualità, sapere come si realizza un edificio e
al contempo deve essere versato in tutte le scienze ed arti. Ma gli è necessario anche, ad immagine
e conferma delle qualità morali, un fisico perfetto, una mente purificata, che lo renda
compassionevole, disinteressato, libero dall’invidia, senza debolezze, generoso, libero da vizi,
perseverante. Con la formula vedica: deve aver “attraversato l’oceano della scienza
dell’architettura”,
Le molteplici maestranze cooperanti nelle costruzioni dovrebbero essere sempre osservanti delle
istruzioni provenienti di tali elevate personalità, perché attraverso le sue istruzioni è
Visvakarman , l’Architetto archetipico, in persona che agisce.

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