Gli effetti dell’alcool
di Elisa Lucchesini
Chimicamente: alcool etilico o etanolo, contenuto in molte bevande (ottenute
per fermentazione o per distillazione) in percentuali da minime a elevate,
come si vede dalla gradazione alcolica riportata in etichetta.
La molecola dell’alcol è molto piccola e solubile in acqua: ecco perché, una
volta ingerito, l’alcol viene assorbito velocemente, per semplice
diffusione, senza dover sottostare ai lunghi tempi della digestione. In
pratica, 15-40 minuti dopo aver bevuto, l’etanolo si ritrova immodificato
nel sangue, che lo distribuisce in tutto l’organismo. Successivamente una
piccola quota (3-10%) sarà eliminata, tale e quale, tramite i polmoni e i
reni, la restante parte (90-97%) sarà, invece, metabolizzata prima di essere
escreta. A digiuno la velocità di assorbimento è più elevata, mentre a
stomaco pieno è più lenta; analogamente a stomaco vuoto la degradazione
dell’alcol rallenta, dopo un pasto glucidico o proteico, invece, risulta
facilitata. Il fegato è l’organo che metabolizza la maggior parte
dell’etanolo ingerito trasformandolo, per ossidazione, in acetaldeide.
L’acetaldeide è una sostanza molto tossica, se non si riesce a smaltirla
tutta (perché si è bevuto troppo) si accumula proprio nel fegato, che quindi
subirà i danni maggiori. La molecola dell’etanolo mostra una buona affinità
anche per le strutture lipidiche attraversa, infatti, le membrane cellulari,
la barriera ematoencefalica e la placenta. A questa sua ultima proprietà
sono dovuti molti suoi effetti, positivi o negativi.
Alcol: praticamente come un farmaco
L’alcol agisce deprimendo il sistema nervoso centrale: diminuisce l’attività
dei neuroni, analogamente ai farmaci sedativo-ipnotici (benzodiazepine). Il
suo meccanismo d’azione non è precisamente lo stesso di quei medicinali, ma
alcuni effetti risultano molto simili: anche il consumo di etanolo, infatti,
induce tolleranza e dipendenza. L’alcol aumenta la fluidità delle membrane
neuronali e modifica il funzionamento di diversi neurotrasmettitori. Se si
c’è un consumo cronico l’organismo innesca tre meccanismi successivi di
compensazione, che gli consentono di tollerare, entro certi limiti, quantità
sempre maggiori di alcol.
Dopo 1-2 settimane il fegato incrementa la velocità di metabolizzazione
dell’etanolo del 30%, s’instaura così la tolleranza farmacocinetica, o
metabolica. Questa modificazione, dovuta all’aumentata produzione di enzimi
epatici, insorge molto rapidamente, ma scompare altrettanto in fretta se
s’interrompe il consumo di alcol.
Tolleranza farmacodinamica: insorge più tardi e comporta profonde
alterazioni chimiche e strutturali delle membrane cellulari. L’organismo si
abitua ad una certa dose di alcol così che, per ottenere gli stessi effetti,
il soggetto deve ingerire quantitativi sempre maggiori. Questo tipo di
adattamento è sicuramente il maggior responsabile della dipendenza fisica.
Tolleranza comportamentale: il soggetto impara a <
in presenza di un tasso alcolico elevato. L’alcolista riesce a gestire gli
effetti più comuni dell’alcol ma è solo un adattamento temporaneo. Col
tempo, infatti, i deficit comportamentali peggiorano e non possono più
essere dissimulati.
Intossicazione acuta
Per ingestione di forti dosi di alcol si possono avere una serie di sintomi
che vanno dalla semplice ebbrezza al coma; fatta eccezione per i casi più
gravi, l’intossicazione acuta (sbornia, ubriacatura) si risolve
spontaneamente entro 12-24 ore. Riassumiamo – per gli astemi – le diverse
fasi.
Ebbrezza, euforia, sensazione di benessere, scarso autocontrollo, riduzione
delle capacità di giudizio, disinibizione con espressione più marcata di
alcuni aspetti del carattere (tristezza, irritabilità, socievolezza).
Depressione del sistema nervoso centrale con mancanza di lucidità, torpore,
rallentamento ideomotorio, perdita di coordinamento dei movimenti, andatura
barcollante.
Induzione del sonno con rapida alternanza tra le diverse fasi e maggior
durata dello stadio profondo. Al risveglio ci si sente intontiti e,
talvolta, non si ricorda ciò che è accaduto durante la sbornia.
Depressione respiratoria con perdita di conoscenza e coma. Questa
eventualità fatale dipende dalla quantità di alcol ingerita ma anche dalla
tolleranza del singolo individuo.
L’intossicazione cronica
Quando l’assunzione di alcol è costantemente eccessiva e prolungata nel
tempo (quotidiana ma anche saltuaria) si manifestano, nell’arco degli anni,
una serie di effetti tossici a carico di tutto l’organismo. Una volta
raggiunto il terzo stadio di adattamento, infatti, s’instaura la dipendenza
fisica: le cellule, soprattutto i neuroni, necessitano di etanolo per
continuare a svolgere normalmente le loro funzioni. Smettere è possibile ma
comporta il superamento della crisi d’astinenza, continuando a bere, d’altra
parte, si va incontro ad un lento ma inesorabile decadimento di tutti gli
organi vitali. Inoltre molti dei danni causati dall’abuso di alcol non sono
reversibili, cioè non guariscono una volta che ci si è disintossicati.
Vediamo, in sintesi, solo le manifestazioni più comuni, che si verificano a
carico dei singoli apparati, per comprendere quale sia il potenziale
distruttivo di questa droga apparentemente innocua.
Gli effetti sul sistema nervoso centrale
Neuropatia periferica: probabilmente legata a deficienza di tiamina
(vitamina B1), dato che l’alcolista tende ad alimentarsi poco e male. Si
manifesta con torpore, formicolio e parestesia agli arti.
Degenerazione cerebellare: nel caso in cui la malnutrizione è costante, si
osserva una progressiva perdita dell’equilibrio nel soggetto, sia quando è
fermo sia quando cammina. L’atrofia del cervelletto è chiaramente visibile
effettuando una TAC o una risonanza magnetica.
Deficienze cognitive: molti alcolizzati sperimentano difficoltà di
apprendimento per compromissione della memoria, sia a breve sia a lungo
termine. Fortunatamente questo handicap scompare, dopo almeno un anno di
astinenza, e il soggetto riacquista le sue normali facoltà mentali.
Sindromi psichiatriche: nell’alcolista possono manifestarsi depressione,
ansia, allucinazioni uditive, illusioni paranoiche. Queste patologie possono
persistere per diversi mesi, dopo che il paziente ha smesso di bere, e
richiedono cure specifiche.
Gli effetti sul sistema gastrointestinale
L’azione irritante locale dell’etanolo sulle mucose causa esofagiti e
gastriti, che possono essere accompagnate da dolore addominale, anoressia,
vomito e sanguinamento. L’azione locale sulle pareti dell’intestino,
combinata agli altri componenti della dieta, può indurre diarrea o
costipazione. I problemi infiammatori dell’apparato digerente sono
reversibili, fatta eccezione per una grave complicanza: le varici esofagee.
Altri effetti sono invece più seri: pancreatite acuta o cronica, epatite
alcolica, degenerazione cirrotica del fegato, rischio 10 volte più elevato
di sviluppare un tumore (cervello, esofago, seno, stomaco, fegato,
pancreas).
Gli effetti su sangue e immunità
L’alcol diminuisce l’aggregazione piastrinica (fluidifica il sangue), altera
la produzione di eritrociti (anemia megaloblastica), abbassa le difese
immunitarie. Questi effetti sono temporanei e regrediscono con l’astinenza,
ma facilitano la comparsa di infezioni e tumori.
Gli effetti sul sistema cardiovascolare
Piccole quantità di alcol causano vasodilatazione periferica e diminuzione
della forza di contrazione del cuore, in pratica un lieve abbassamento della
pressione arteriosa seguito, per compensazione, da un incremento di ritmo
(tachicardia) e gittata cardiache. Inoltre, un consumo moderato di etanolo
assicura un benefico effetto sull’apparato cardiovascolare, sembra, infatti,
aumentare i livelli di colesterolo HDL. Negli alcolisti, invece, si ha
incremento della pressione arteriosa con possibile comparsa di aritmie,
insufficienza cardiaca e vasculopatie cerebrali.
Gli effetti sul sistema genito-urinario
L’alcol a piccole dosi aumenta, nei maschi, la pulsione sessuale ma
diminuisce parallelamente la capacità di erezione. Negli alcolisti cronici,
talvolta, si osserva atrofia testicolare irreversibile con conseguente
sterilità; impotenza e ginecomastia (ingrossamento delle ghiandole
mammarie). Le donne alcolizzate, invece, possono andare in contro ad
amenorrea (interruzione del ciclo mestruale), sterilità e aborti spontanei.
Le interazioni con i farmaci
L’alcol e tutti i farmaci che deprimono il sistema nervoso centrale si
potenziano a vicenda: assumendo etanolo insieme a uno di questi medicinali
si otterrà un effetto sedativo molto più marcato, con tutte le inevitabili e
prevedibili conseguenze. Quindi: sedativi, ipnotici, anticonvulsivanti
(antiepilettici), antidepressivi, ansiolitici, analgesici oppioidi vanno
assunti da soli, e sarebbe meglio non consumare bevande alcoliche nella
stessa giornata.
L’induzione degli enzimi epatici, che si verifica negli alcolisti, altera
l’emivita di quei farmaci che utilizzano le stesse vie metaboliche. Per
esempio la durata d’azione della fenitoina e degli ipoglicemizzanti orali
può risultare diminuita o incrementata, mentre il paracetamolo vede
aumentare la sua tossicità epatica negli alcolizzati.
Metronidazolo (un antifungino), cefalosporine (una famiglia di antibiotici)
e ipoglicemizzanti orali associati all’alcol possono scatenare sintomi
spiacevoli, simili a quelli sperimentati da chi assume disulfiram e alcolici
contemporaneamente.
Come si è visto all’inizio, l’etanolo è un buon solvente e, a piccole dosi,
non è tossico per l’organismo; per questo motivo viene utilizzato come
veicolo per molti farmaci. Attenzione quindi all’alcol presente negli
sciroppi, nelle sospensioni orali, nelle gocce per uso orale. Le
formulazioni liquide di medicinali naturali (estratti fluidi, tinture madri,
spray, sciroppi) contengono etanolo in grandi quantità perché viene usato
per estrarre i principi attivi dalle piante, per mantenerli in soluzione e
anche come conservante, grazie alla sua azione antibatterica. Particolare
cautela va osservata prima di somministrare questi fitofarmaci ai bambini,
oppure a adulti che soffrono di gastrite o ulcera, o a soggetti che già
assumono altri farmaci tradizionali.
Elisa Lucchesini
Fonti
Goodman & Gilman’s “The pharmacological basis of therapeutics” ninth edition
Fauci, Braunwald, Isselbacher et al. “Harrison’s Principles of Internal Medicine” 14th edition
Lascia un commento