di Subba Rao
IL FILO CHE LEGA SHIRDI SAI E SATHYA SAI
Che Baba conosca i nostri pensieri, il nostro passato ed il futuro, è
stato ripetutamente testimoniato da un gran numero di devoti. Cito qui
l’esempio di una mia esperienza personale.
Per molti anni avevo nutrito l’intenso desiderio di visitare il paese
di Shirdi (1). Avevo fatto diversi tentativi per rendere omaggio a Sai
Baba di Shirdi proprio nel tempio a lui dedicato, ma senza successo.
L’occasione che mi portò più vicino alla realizzazione di questo sogno
fu nel 1983, quando programmai di visitare Shirdi dopo essere
atterrato a Bombay, durante un mio viaggio da New York a casa, in
India.
Sfortunatamente, tutta la mia famiglia fu colpita da un virus allo
stomaco subito dopo il primo pasto in India, presso un hotel a cinque
stelle dell’aeroporto di Santa Cruz di Bombay; ciò rese quindi
impossibile qualsiasi viaggio via terra fino a Shirdi. Ancora una
volta provai una gran delusione.
Un giorno, mentre fissavo intensamente lo splendente idolo d’argento
di Shirdi Sai e la sua grande fotografia, posta nella sala dei Bhajan
nel Prashanthi Mandir (2), pensavo proprio a questo fatto e riflettevo
sulla relazione tra Baba di Shirdi e Baba di Puttaparthi; su tale
argomento avevo trovato numerosi riferimenti nella letteratura
relativa a Sai. Chiusi gli occhi, tenendo Shirdi Baba nella mia mente;
mentre ero perso nei miei pensieri, con grande stupore, mi accorsi che
Sai Baba di Parthi stava dritto davanti a me.
Swami attese finché io riaprii gli occhi; poi in uno slancio di gioia
gli abbracciai i Suoi delicati piedi di loto e mi attaccai ad essi,
come un bambino. Swami mi invitò a seguirlo nella stanza delle udienze
e materializzò un anello d’argento piuttosto grande, in cui era
incastonata una fotografia a colori smaltata di Shirdi Sai, dicendo:
“Io sono Lui”.
Ero così frastornato ed emozionato che azzardai a pronunciare solo
qualche parola, per affermare che il mio antico desiderio era
finalmente soddisfatto!
Durante le frequenti corse in ascensore su e giù per i quaranta piani
del quartiere generale dell’ONU a New York, dove io lavoravo, il
grande anello di Shirdi Sai, che luccicava al mio dito, attirava
l’attenzione del personale e dei diplomatici, inducendoli a porre
numerose domande circa quell’insolita effigie raffigurata sull’anello.
Una cosa tira altra, ed in breve, nell’ufficio del Segretario Generale
dell’ONU mi trovai a presentare della letteratura su Sathya Sai!
CIRCOLO DI STUDIO ALL’ONU SU SHRI SATHYA SAI
Avvertendo un crescente interesse circa la gloriosa storia di Baba,
avevamo fondato, con la benedizione di Baba, un circolo di studio
presso il quartiere generale dell’ONU, ove ci incontravamo ogni
giovedì nelle sale riunioni dei delegati, situate esattamente sotto la
Sala dell’Assemblea Generale dell’ONU, oppure sotto la Camera del
Consiglio di Sicurezza. In breve tempo, all’ONU dopo l’orario
d’ufficio, si cominciò a diffondere il canto dei Bhajans di Sai! La
celebrazione annuale del circolo di studio attirò un vasto numero di
dipendenti dell’ONU e di delegati delle nazioni estere.
Rammento che una volta il Presidente della Corte Internazionale di
Giustizia arrivò di corsa con un paio di delegati per ricevere la
Vibhuti (sacra cenere) di Sai Baba.
Inoltre, egli mi mostrò orgogliosamente di tenere una fotografia di
Baba nel suo portafogli!
L’ANELLO DI SHIRDI SAI SOSTITUITO DALL’ANELLO DI SATHYA SAI
Alcuni anni dopo avermi materializzato e donato l’anello con l’effigie
di Shirdi Baba, Swami mi chiamò ancora per una breve udienza, ed
improvvisamente mi domandò se io volessi ancora il “vecchio uomo”
(Shirdi Baba) o fossi pronto per “quello giovane” (Sai Baba)! Io
risposi che, avendo vissuto col “vecchio” fino a quel momento, avrei
gradito la compagnia “dell’uomo più giovane”!
Swami graziosamente mi sfilò il grosso anello un po’ consunto di
Shirdi Baba, che sparì nel nulla proprio sotto i miei occhi, ed
istantaneamente materializzò un analogo anello d’argento smaltato,
della misura perfetta del mio dito, con un’effigie di Sai Baba
nell’atteggiamento Abhaya Hastham, col palmo della mano alzata in
segno di protezione.
Un tale gesto di creazione, ed il dono fattomi ebbero per me il
significato che il mio viaggio spirituale (mentale), da Shirdi a
Parthi, era guidato da Bhagavan
Sathya Sai stesso. In seguito a ciò, mi stabilii con la mia famiglia,
ai Piedi di loto di Sai Baba, nell’ashram di Prashanti Nilayam, la
vera dimora della pace.
UNA PIETRA OBLUNGA TRIANGOLARE
Questo mi induce a ricordare un’altra manifestazione, vale a dire una
pietra grigia triangolare che Baba aveva materializzato per me dieci
anni prima. Non sapendo cosa farne, la tenni per due anni come un
oggetto insolito, in un cassetto della scrivania nel mio ufficio
all’ONU di New York. In occasione di un mio successivo viaggio a casa,
in India, durante un’udienza privata con Baba, tirai fuori la pietra e
domandai a Baba quale fosse il suo significato. Baba
mi rimproverò amorevolmente per averla tenuta in un cassetto, e mi
chiese seriamente se mi interessasse conoscere il significato (Artha)
della sua forma, oppure cogliere i suoi effetti benefici (Phala). Io
replicai senza esitazione che ero certamente interessato agli effetti
benefici che essa avrebbe potuto darmi!
Baba allora mi spiegò che la pietra a tre lati mi era stata donata
come talismano protettivo, in considerazione dei miei numerosi viaggi
aerei in tutto il mondo, e che quindi avrei dovuto tenerla sul petto.
Un pensiero mi balenò nella mente: come avrei potuto portare sul petto
quella pietra dalla forma così strana? Baba colse il mio dubbio
interiore, mi tolse la pietra di mano, la sollevò e le soffiò sopra,
ed ecco che comparve un forellino che attraversava la punta della
pietra! Solo un laser avrebbe potuto praticare un foro di quella
misura attraverso gli spigoli acuti sui due lati opposti della pietra
oblunga.
Swami mi disse di inserire un cordino od un filo, e di indossarlo come
un collare, in modo che la pietra rimanesse in basso sul petto.
MATERIALIZZAZIONE DELL’IDOLO DI GANESHA
Qualsiasi oggetto Swami materializzi ha sempre un proposito potente
dietro di sé. Le Sue materializzazioni non sono eseguite per
esibizionismo, ma sono una
prova tangibile degli effetti benefici elargiti a chi le riceve; esse
sono la naturale, spontanea manifestazione del Suo traboccante AMORE.
All’inizio degli anni ’70, Baba materializzò per me un idolo d’argento
di Ganesha, assicurando che esso mi avrebbe aiutato a superare gli
ostacoli nei miei sforzi
spirituali e professionali.
Quello fu il periodo in cui fondammo a Nuovo York un tempio dedicato a
Ganesha; in pratica fu il primo tempio nell’emisfero occidentale,
costruito in tradizionale stile vedico. Un fregio di pietra col
simbolo Sarva Dharma, che sta ad indicare le religioni più importanti,
adorna l’ingresso del tempio di Ganesha. Sulle prime, questo simbolo
incontrò delle resistenze da parte di alcuni tradizionalisti devoti
Indù, ma dopo che Swami apparve nei loro sogni,
l’opposizione svanì tanto che i responsabili del tempio accettarono
ben volentieri che nella sala principale del tempio, davanti al Sancta
Sanctorum stesso, si cantassero i Bhajans di Sai Baba!
Oggi, il Sathya Sai Bhajan Mandali del tempio di Ganesha a New York,
che ha ormai oltre trent’anni, è forse il più vecchio ed il più
frequentato gruppo Bhajan, organizzato in occidente. Sia reso omaggio
ai devoti Sai del tempio di Ganesha di New York!
TEMPESTA DI VIBHUTI NEL CONNECTICUT
Che gli stupefacenti miracoli di Sathya Sai non siano confinati solo
all’India, bensì diffusi in tutto il mondo, è testimonianza di
moltissimi devoti stranieri. Basta citare un solo esempio
sconvolgente, di cui sono stato più volte diretto testimone: una
tempesta di Vibhuti (cenere sacra), durata per un periodo ininterrotto
di circa due settimane, avvenuta nella casa di un devoto di Sathya Sai
nel Connecticut.
Rimasi senza fiato nel vedere il flusso senza fine di Vibhuti e di
Amrit (nettare, ambrosia) che si creava sulle foto di Sathya Sai in
tutte le stanze di quella casa,
cenere e nettare che poi raccolsi e conservai. Inevitabilmente, un
miracolo del genere attrae un gran numero di curiosi che disturbano la
pratica spirituale dei devoti, e Swami sconsiglia, quindi, di fare
eccessiva pubblicità a questi miracoli.
RIVELAZIONE DELLA SATHYA SAI GAYATRI
Alcune delle mie indimenticabili esperienze dei miracoli di Baba
riguardano mio padre, il defunto Shri Ghandikota Subrahmanya Shastry,
persona di grande saggezza e decano del sapere Vedico. Una collezione
delle conferenze e degli articoli su Baba di questo grande studioso
Vedico fu pubblicata in Telugu col titolo “SHRI SATHYA SAI AVATAR
VAIBHAVAM” – la Gloria dell’Avatar Shri Sathya Sai.
Mio padre aveva ricevuto nel corso della sua lunga vita molti onori,
ma nessuno paragonabile alla gioia, alla beatitudine donatagli da
Baba. Questo venerabile studioso Vedico fu scelto da Baba come uno dei
membri fondatori della Prashanthi Vidhvan Maha Sabha, la Conferenza
dei Sapienti, e fu spesso invitato da Baba a presiedere alle cerimonie
del Dasara Yajña (rito sacrificale), ed a tenere discorsi su temi
vedici, all’augusta presenza di Baba stesso.
Egli fu ispirato a rivelare, alla presenza di Baba, la vigilia del
Santo Natale 1977 a Brindavan, Bangalore, il mantra “Sathya Sai
Gayatri” ed elettrizzò tutti i
presenti con l’illustrazione del suo significato e della sua
importanza. Dietro insistenza del sig. Kasturi, ormai defunto, narrai
questo evento in un articolo pubblicato nel notiziario dell’ashram
“Sanathana Sarathi” nell’Aprile 1979.
La Sathya Sai Gayatri rispetta il modello Vedico e le caratteristiche
degli altri Gayatri Mantra, e recita così:
OM SAISHVARAYA VIDHMAHE
SATHYA DEVAYA DHIMAHI
THANNAH SARVAH PRACHODAYAT
Riconosciamo Sai come la Suprema Divinità Incarnata.
Meditiamo su Sathya, il Dio di Verità.
Possa l’Onnipotente Divina e Suprema Personalità
guidarci sul sentiero della Liberazione.
Baba denominò mio padre “Maha Rishi”, Veggente e Rivelatore di un
mantra vedico, e riversò su di lui compassione e grazia in abbondanza.
LO STUDIOSO VEDICO SALVATO DALLA MORTE
Un mattino, il mio reverendo, anziano padre, costretto a letto da
gravi complicazioni dopo una brutta frattura del bacino, cadde in un
lungo coma ed i dottori ci avvisarono dell’imminenza della morte.
Quando avevamo ormai abbandonato ogni speranza, nella nostra città ci
pervenne un telegramma, che affermava che tutto si sarebbe risolto
presto e che avrei dovuto portare mio padre a Puttaparthi per la
celebrazione del 60° compleanno di Baba. Mio padre si svegliò dopo
qualche tempo, con un sorriso sulle labbra e narrò, davanti al dottore
sbalordito, che per tutto quel periodo, Baba era stato seduto vicino
al letto, conversando con lui, e lo aveva invitato perfino alle
celebrazioni del Suo 60° compleanno. Quando domandai a mio padre se
non fosse stato forse un sogno o un’allucinazione, egli con enfasi mi
confermò la Divina Presenza di Baba proprio vicino al suo letto, e si
domandò come mai noi non l’avessimo visto! Asserì inoltre che mentre
Baba gli parlava, alcuni passaggi vedici gli attraversavano la mente,
e che Baba era veramente il Veda Purusha (lo Spirito dei Veda) in
persona, che diffondeva fragranza di Vibhuti tutt’intorno.
Dopo questi avvenimenti, non ebbi alcun dubbio che il devoto Vedico,
mio padre, fosse stato salvato da Baba dalle fauci della morte. Mio
padre visse poi per un anno e mezzo a Prashanthi Nilayam, dove ogni
giorno ricevette Darshan, Sparshan e Sambhashan di Baba, cioè la
visione, il tocco e la
conversazione con la Divinità.
BABA È L’INCARNAZIONE DI SHIVA SHAKTHI
Alcuni anni prima, Baba aveva amabilmente celebrato la cerimonia del
90° compleanno del mio venerabile padre, durante la quale materializzò
uno stupendo orologio automatico con bracciale d’oro, tempestato di 42
diamanti. Egli materializzò anche una fotografia della Sua Forma come
“Shiva Shakti”, riaffermando la sua natura Avatarica come SATHYAM
(Verità), SHIVAM (Bontà), SUNDARAM (Divina bellezza).
Durante la permanenza di mio padre nell’ashram ai Piedi di loto di
Bhagavan, prima della sua dipartita, Baba era solito materializzargli
della Vibhuti che Egli
stesso gli metteva in bocca.
Una volta Swami creò a mio padre uno Shiva Linga “Nilakanteshvara”, la
Forma di Shiva, dalla gola blu, e gli disse di bere ogni giorno
l’acqua versata su quel Lingam per migliorare la sua salute.
Un’altra volta Baba dal nulla creò un piccolo medaglione d’argento con
l’immagine di Shiva su un lato, e lo Shiva Panchakshari Mantra
(mantra, o sacra formula di Shiva a cinque sillabe) sul lato opposto,
e con grand’abilità infilò questo medaglione nel cordoncino sacro (3)
indossato da mio padre. Swami asserì che, essendo Shiva la Divinità
favorita di mio padre, il medaglione d’argento ancora umido di pasta
di sandalo era stato portato da alcuni messaggeri celesti di Sai come
Prashad, subito dopo aver eseguito una cerimonia di Puja dedicata a
Shiva sul monte Kailasha (la dimora di Shiva)! Gloria a Shiva Shakthi!
IL SEGRETO RIVELATO
Un giorno, prima che il mio reverendo padre morisse, Swami mi parlò
nella veranda del Prashanti Mandir, e disse piuttosto enigmaticamente
che mio padre sarebbe andato a casa l’indomani, primo giorno della
festa di Dasara, e che Swami sarebbe poi venuto nel nostro
appartamento. Poiché le sue condizioni sembravano migliorare, pensai
che Swami intendesse che mio padre sarebbe ritornato dall’ospedale il
giorno dopo; tuttavia, qualcosa mi indusse a
svegliarmi alle 5 del mattino di quel giorno fatale ed, ancora
assonnato, percorsi la strada dal mio appartamento nell’ashram sino
all’ospedale vicino. Gli occhi di mio padre s’illuminarono quando lo
sollevai tra le braccia, ma poi dicendo “SAI RAM”, egli spirò in
serenità e pace. Quella sera stessa, dopo la cremazione, Baba
amorevolmente venne nel nostro appartamento a Prashanti Nilayam per
consolarci; parlò del mistero della nascita e della morte, e dichiarò
che la vita di mio padre era pienamente compiuta secondo i termini
Vedici e Vedantici, e che egli aveva raggiunto la liberazione finale
essendo un Brahma
Jñani, cioè un Saggio radicato nella Divina Coscienza Brahmica.
Il decimo giorno dalla morte di mio padre, Swami venne ancora a casa
nostra a farci visita. Più tardi, nell’auditorio Purnachandra, Swami
pronunciò un discorso di commemorazione dedicato a Subrahmanya
Shasthriji, per l’insuperata saggezza Vedica e per la sua vita
fedelmente condotta secondo i criteri Vedantici; parlò di lui come di
un’anima immortale, e dichiarò che questo Saggio Vedico aveva vissuto
nella ferma convinzione della Verità che Shri Sathya Sai fosse
l’Incarnazione di tutte le Divinità. Quando udii quest’ultima
affermazione dalle labbra di Swami, ricordai le stesse parole in
Sanscrito dette e ripetutemi tre volte in segreto da mio padre un mese
prima. Il Mantra segreto fu reso noto da Baba stesso davanti a tutti i
devoti nell’auditorio Purnachandra.
VEDETE DIO NEI RITUALI, E NON I RITUALI IN DIO
Dopo che mio padre spirò fra le mie braccia, ricevetti una telefonata
di condoglianze da Baba, il quale mi disse che, se lo desideravamo,
per la cremazione era possibile trasportare la salma sino alla nostra
città d’origine. Io risposi che il nostro solo rifugio, come pure
quello di mio padre appena deceduto, erano solo i Piedi di loto di
Baba. Egli fece subito organizzare in tutti i minimi dettagli la
processione funebre, aperta da numerosi religiosi che recitavano inni
Vedici, e chiusa da devoti che cantavano Bhajan. Dispose anche che la
cremazione del corpo avvenisse sul letto del vicino fiume Chitravathi,
che in quel periodo era in secca. Quel giorno, accadde un fatto
incredibile; durante la cerimonia di sepoltura delle ossa, il fiume
s’ingrossò inaspettatamente, al punto da portarsi via le ossa e le
ceneri, quale miracolo e segno di compimento!
Come promesso, il giorno successivo Baba venne a trovarci nel nostro
appartamento per consolarci personalmente. Egli m’indicò di celebrare
per dieci giorni le cerimonie successive al funerale, attenendomi
strettamente alla tradizione Vedica. Quando espressi la mia ignoranza
ed incapacità a compierle in piena aderenza alle Scritture, e mi
chiesi quale necessità ci fosse di elaborati rituali, Baba affermò che
era mio dovere celebrarle in memoria del mio saggio padre che, per un
lungo periodo della sua vita aveva seguito strettamente il codice
Vedico delle azioni, il Karma Kanda. Swami fece arrivare un prete che
non era soltanto esperto nei riti funerari, ma anche ferrato nel loro
significato profondo. Swami mi ingiunse di capire l’importanza di
ciascuno dei numerosi atti rituali, prima di eseguirli nella pratica.
I rituali quotidiani di regola iniziavano alle 8 del mattino e
terminavano nel tardo pomeriggio con ripetute abluzioni e sacrifici
del fuoco.
Swami mi consigliò durante questo periodo di leggere il Garuda Purana.
Il decimo giorno Baba venne ancora a trovarci, e ci spiegò perché
avesse insistito per la rigorosa esecuzione di quei rituali esoterici.
Essendo stato all’estero tutti quegli anni, io ero come una pentola
rimasta troppo a lungo in soffitta a prendere polvere. La pentola
doveva essere ben ripulita dalla sporcizia raccolta. Baba chiarì che
il mio defunto padre, essendo un Brahmajñani, un Saggio radicato nella
Coscienza del Brahman, non aveva bisogno di tali riti funebri; ma ero
invece io ad avere bisogno di purificazione e di senno mediante una
rigorosa disciplina, o penitenza!
Iniziato da Baba stesso ai rituali Vedici, o almeno così pensavo, con
tutto lo zelo del neofita mi ci buttai come un’anatra in acqua! Baba
se ne accorse e tirò
prontamente i freni. Egli mi mise in guardia a proposito del
ritualismo sacerdotale, e quando replicai che era stato lui stesso a
sollecitarmi al riguardo, Egli mi rispose che la vera sostanza della
spiritualità non va sacrificata a vantaggio del ritualismo; così mi
aprì gli occhi, quando sottolineò che il ricordo
amorevole e la gratitudine verso gli antenati sono più importanti
dell’azione rituale meccanica, e che Ashru Tharpanam (l’offerta di
lacrime di gratitudine) è più importante di Thila Tharpanam (l’offerta
dei semi di sesamo con l’acqua).
SWAMI, GURU VEDANTICO PER ECCELLENZA
Swami è soprattutto un Divino Guru nel quale è manifesto il Sé
Supremo; Egli impartisce profonde lezioni spirituali ai devoti in
maniera individuale, in gruppi, e collettivamente. I Suoi insegnamenti
costituiscono la quintessenza della Conoscenza non-dualistica della
Realtà Suprema.
Riporto qui alcune mie esperienze su tale argomento.
Una volta, quand’ero proprio sul punto di partire in fretta da
Puttaparthi per prendere un aereo la mattina stessa a Bangalore, venni
chiamato da Swami nella Sua modesta stanza al piano superiore del
Prashanti Mandir. Senza che nessuno gli avesse detto che io studiavo
la Taittiriya Upanishad nel mio tempo libero, durante i fine settimana
a Delhi (dove mi trovavo allora come rappresentante locale di una
agenzia ONU), Baba, nella Sua infinita Grazia, mi illustrò per quasi
un’ora intera l’essenza di questa famosa Upanishad. Quando cominciai a
prendere appunti, Baba disse che non ce n’era bisogno; Egli mi
assicurò che ogni qual volta ce ne fosse stata necessità, avrei
automaticamente ricordato i Suoi insegnamenti!
Mentre Baba esponeva la lezione, il sig. Kasturi venne a chiedergli un
articolo che doveva essere pubblicato sul mensile “Sanathana Sarathi”,
il cui numero doveva essere subito consegnato al tipografo. Swami, con
un gesto della mano, produsse l’articolo e lo diede a Kasturi, proprio
sotto i miei occhi! Quando Swami concluse la Sua lezione sulla
Upanishad, Egli materializzò un grosso laddu caldo (un tipico dolce
indiano) come Prasadham, da distribuire ai membri della mia famiglia.
Inoltre, Swami mi assicurò che avrei sicuramente preso l’aereo, poiché
quel giorno era in ritardo.
Raggiunsi l’aeroporto di Bangalore con una certa ansia, ma con mio
piacevole stupore, mi trovai ad essere l’ultimo passeggero che saliva
a bordo di quel volo, che aveva subito un notevole ritardo!
Ricordo un’altra lezione individuale di Baba, anch’essa nella stanza
al primo piano del Prashanthi Mandir. Baba mi diede spiegazioni per
circa un’ora sui cinque più importanti Brahamasutra, aforismi
analitici sulla Realtà Suprema. Come dice il proverbio, Brahma Vidhya
Vidhyanam, la Conoscenza del Brahman, l’Assoluto, è il vertice di ogni
sapere. La spiegazione di Swami era caratterizzata, come sempre, dalla
profondità e dalla semplicità, dall’impiego di
parabole, nonché pervasa da un benevolo umorismo.
A parte queste sessioni d’insegnamento individuale, ebbi l’immensa
fortuna di ascoltare nella stanza delle udienze di Baba gli
insegnamenti sulla Bhagavad Gita. Così venni iniziato da Baba stesso
al sentiero vedantico, ossia alle sacre scritture chiamate Prasthana
Thrayi, la triade autentica, cioè Bhagavad Gita, Brahma Sutra ed
Upanishad! Omaggio a Bhagavan Sathya Sai, Maestro della Suprema
Conoscenza.
Quando Egli celebrò la Upanayanam, (l’iniziazione con l’investitura
del cordino sacro) per mio figlio maggiore all’inizio degli anni ’60,
e per il minore nei primi
anni ’80, Egli non solo materializzò i cordini già trattati con la
curcuma, ma pazientemente spiegò anche il significato e l’importanza
della recitazione del Gayatri Mantra, del Sandhyavandana (rituale
delle preghiere quotidiane), e l’importanza del vivere in castità.
Omaggio al Maestro del Mondo Shri Sathya Sai Baba!
GIOITE DEI MIRACOLI DI SWAMI
Una volta, davanti ad uno dei tanti miracoli di cui fui testimone, mi
trovai ad osservare che la Volontà di Swami è Siddhi Sankalpa, Volontà
di Potere. Swami mi corresse prontamente, rimarcando che si trattava
invece di Sankalpa Siddha, Potere della Volontà.
Siddhi Sankalpa indica il potere di un Siddha Purusha, uno yogi con
poteri yogici acquisiti, e quindi esauribili, mentre Sankalpa Siddha
indica una condizione nella
quale la Volontà comporta implicitamente la sua realizzazione! Gli
inesauribili poteri miracolosi di Swami sono le più naturali e
spontanee manifestazioni del Suo amore e della Sua Grazia verso i
devoti.
Che non sia possibile comprendere pienamente Swami è ben espresso da
Baba stesso quando afferma:
“Per riuscire a capire (ingl.: understand) Me, dovreste stare sotto di
Me (stand under) così a lungo che le vostre gambe cederebbero!”
È possibile allora fare esperienza di Lui? A questa domanda Swami
rispose: “No, perché l’esperienza è relativa, limitata. Non potete
avere un’esperienza
completa; esperire è come sperimentare, è speri-mentazione.
L’esperienza di ieri è diversa da quella di oggi, e quella di un uomo
è molto diversa da quella di un altro. Sperimentazione è “mentazione”,
un atto mentale, ed il Signore non può essere raggiunto dalla mente,
compreso o esperito dalla mente, Aprapya Manasa Sah, come è citato
nella Taittiriya Upanishad”. – “Se non possiamo comprenderti né
esperirti pienamente, cosa possiamo fare allora, Swami?” Egli replicò:
“Gioite, vivete nella gioia e finite (la vostra mente) nella gioia!”
Proprio come nel detto Upanishadico Anandho Brahmano Vidhvan, il
Saggio vive nella Beatitudine Divina.
Note:
1) Paese dello Stato del Maharashtra (capitale: Bombay) dove visse Sai
Baba, detto poi “di Shirdi”, di cui Sathya Sai Baba rivelò a suo tempo
di essere la Reincarnazione.
2) Il tempio nell’ashram di Puttaparthi
3) Cordoncino bianco legato ad anello, che da una spalla scende lungo
il fianco opposto. Indica l’iniziazione rituale al Gayatri Mantra.
Normalmente non è possibile infilarvi un medaglione senza slegarlo.
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