DALAI LAMA
COME FOLGORE NELLA NOTTE
Introduzione di Marcello Zago
SEI
– Presentazione –
Non ho l’impressione di aver fatto qualcosa per la pace nel mondo. Pratico solamente la via
dell’amore, della compassione, della gioia e della imparzialita’ Al di fuori di questo non ho fatto
niente di speciale.
(Dalai Lama)
La personalità del Dalai Lama
Il Dalai Lama è una delle persone più note del mondo. Conosciuto per la sua presenza in convegni
internazionali per la pace, rappresentante di un paese fagocitato dalla Cina comunista, capo di
Stato in esilio, il Dalai Lama è rimasto soprattutto monaco e maestro spirituale.
Dalai Lama è una parola composta da un termine mongolo e uno tibetano. ‘Dalai’ in mongolo significa
‘oceano’. Il titolo fu dato da Alten Khan Tumat, re della Mongolia, al grande lama e guida
spirituale del Tiber Sonam Gyatsho, il quarto della dinastia, nel 1578, in ringraziamento del
viaggio fatto da quast’ultimo per insegnare buddhismo nel regno mongolico. Da allora dali-‘oceano’ è
unito al termine tibetano ‘Lama’, che significa “superiore- maestro-guida”.
Dalai Lama designa i sovrani spirituali e temporali del Tibet. I tibetani però usano raramente
questo appellativo. Lo chiamano piuttosto ‘Kudhun’ ( presenza ), Gyalwa Rinpoche ( Gioiello
vittorioso ). Il Dalai Lama è considerato una emanazione, o incarnazione del Signore della
Compassione Infinita, che à la ‘Divinità’ tutelare del Tibet. Il primo della ‘dinastia’ a cui i
Dalai Lama si rifanno e Gedun Drub, nato nel 1391. Da tre secoli il Dalai Lama è anche l’autorità
sociopolitica del Tibet. La fondazione della potenza ierocratica lamistica e il definitivo
consolidamento dei sistemi di successione risalgono al quinto Dalai Lama della Chiesa Gialla ( 1617
– 1682 ).
L’attuale è il quattordicesimo. Il suo nome è Tenzin Gyatsho. E’ nato nel 1935 nella provincia
dell’Amdo, nella parte orientale del Tibet. All’età di due anni fu riconosciuto come Dalai Lama.
Educato nella vita religiosa anche in vista dei compiti che l’attendevano, ebbe i migliori maestri
tra cui Kunu Rinpotche Tenzin Gyatsho ( 1885-1977 ).
Nel 1950 Il Tibet fu annesso alla Cina, che rivendicava diritti di patronato sullo Stato vicino
delle alte montagne. Di fronte alla politica cinese, distruttrice della cultura e della politica
tibetana, il Dalai Lama, nel 1959, fuggì dal suo paese e si rifugiò a Dharamsala, nell’India
settentrionale, dove dirige una comunità tibetana e anima un centro importante di irradiazione
buddhista. Da allora rimasto un difensore pacifico ma fermo della identità e della autonomia del
Tibet. Partecipa alle iniziative di pace internazionale, senza perdere o indebolire il suo ruolo di
maestro spirituale.
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Senza commettere il minimo atto nocivo, Praticate perfettamente le virtù, Governate completamente il
vostro spirito: Tale è l’insegnamento di Buddha.
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Dobbiamo evitare qualunque azione negativa e compiere ogni atto positivo, anche il più
insignificante. Perchè ? E’ dalle nostre azioni che dipendono sia la sofferenza che la felicità per
noi. In qualunque momento, sperimentiamo il risultato dei nostri atti passati. Spinti da intenzioni
buone o cattive, agiamo, parliamo, e modelliamo in tal modo il nostro avvenire. Le azioni della
prima metà della vita determinano la felicità e il dolore del resto dell’esistenza. Gli atti di
tutta una vita condizionano la seguente. Quelli compiuti durante tutta un’era si ripercuotono su
quelle future. Estendendo questa analisi nel tempo, si comprende il principio della legge del Karma,
la causalità delle azioni. Un atto, quale che sia la sua apparenza, è negativo, o nocivo se è fonte
di sofferenza; positivo o virtuoso se genera felicità. Non è mai negativo, o positivo, in se stesso,
o indipendentemente da cause esterne. La sua natura è determinata dalle conseguenze che produce e
dalla motivazione che l’ha generato.
Le azioni che compiamo con le parole e con il corpo dipendono dallo spirito. Bisogna quindi
governare quest’ultimo purificandoci dal nostro attaccamento alla realtà, che è la radice delle
emozioni ( nota: Le emozioni sono principalmente il desiderio, l’odio, ignoranza, l’orgoglio, la
gelosia; fine nota ).
Ecco perchè Buddha ha detto: ” Governate completamente il vostro spirito. “. Da questo controllo
dipende la felicità. E’ l’essenziale placare le nostre emozioni. Come antidoto all’odio,
applicheremo la bontà. Per vincere il nostro attaccamento, mediteremo sugli aspetti ripugnanti degli
oggetti del nostro desiderio. Spezzeremo l’orgoglio, analizzando gli elementi fisici e psichici che
costuituiscono l’individuo e dissiperemo l’ignoranza, riflettendo sull’alternarsi del soffio vitale
e sui legami di interdipendenza. Per questo motivo, dobbiamo conoscere tutti i metodi e le
istruzioni essenziali per percorrere la via ampia e profonda. Tale è l’insegnamento di Buddha.
Prima di iniziare l’analisi del testo vero e proprio, vorrei presentare alcune nozioni generali sul
buddhismo. Secondo le Scritture del Grande Veicolo ( nota: Il grande Veicolo, o Mahayana, fondato
sulla compassione, è quello dei Bodhisattva, che desiderano raggiungere il Risveglio per poter
liberare gli innumerevoli esseri viventi; fine nota ), dopo aver raggiunto il Risveglio, Buddha fece
girare tre volte la Ruota degli insegnamenti. Per prime, insegnò le Quattro Nobili Verità ( nota: Le
Quattro Nobili Verità: la sofferenza, di cui si deve riconscere l’onnipresenza nel ciclo delle
esistenze; la sua origine, ovvero le emozioni ottenebranti che bisogna eliminare; la via, o
allenamento spirituale, che si deve percorrere per raggiungere la liberazione; la cessazione del
dolore, cioè il frutto di questo allenamento, lo stato di Buddha; fine nota ), che definiscono le
direttrici generali del buddhismo: la sofferenza, la sua origine, la via della liberazione, e la
cessazione del dolore. La seconda volta, espose esplicitamente sia il significato della vacuità nei
sutra della ‘Conoscenza trascendentale’ (nota: Sutra della ‘Conoscenza trascendentale’, o
‘Prajanaparamita’, uno di principali cicli di insegnamenti del Grande Veicolo, che tratta della
vacuità; fine nota ) che gli aspetti profondi e dettagliati della via da percorrere, ai quali si
ricollega l’ Abhidarma ( la spiegazione delle vie e dei livelli che portano allo stato di Buddha ).
La terza volta, si rivolse a coloro che non potevano assimilare una così sottile spiegazione della
vacuità e ne fornì un approccio più accessibile. Esso è contenuto in un insieme di sutra e di
commentari che parlano dello ” stato di Sugata “: la natura assoluta che trascende la dualità legata
ai concetti di soggetto e oggetto.
I più famosi tra questi testi, sono il ‘Sutra della natura di Buddha’ e, soprattutto, il ‘Supremo
Continuum del Grande Veicolo’.( nota: Sutra della natura di Buddha ( Tathagatagharba-sutra) Catalogo
Tohuku 258 ) e Supremo Continuum Del Grande Veicolo ( Mahayanottara-tantra-shastra, T. 4024 ); fine
nota ).
L’origine della sofferenza, cioè l’illusione che le emozioni che ottenebrano lo spirito, può essere
individuata a diversi gradi, sia di basso che di alto livello. Per fare ciò, è molto importante
riconoscere la natura dei fenomeni. Quando fece girare per la seconda volta la Ruota degli
insegnamenti, Buddha spiegò dettagliatamente la verità della cessazione della sofferenza.
Mostrò che, analizzando fenomeni a livelli sempre più elevati, è possibile comprendere la natura
reale delle emozioni, penetrare l’origine del dolore, e, infine, rivelare l’esistenza della vacuità.
Una simile analisi consente anche una più corretta comprensione della verità della via da
percorrere: la possibilità di progredire verso il Risveglio. Questa verità non nasce dal nulla, ma
si basa su cause precise. Quando fece girare per la terza volta la Ruota degli insegnamenti, Buddha
pose soprattutto l’accento sulla facoltà dello spirito di raggiungere la perfetta conoscenza. Questo
potenziale è costituito dalla natura di Buddha ( tathagatagharba ) presente in ognuno di noi, la
base che permette di realizzare lo stato di Buddha.
I testi appartenenti al secondo ciclo di insegnamenti di Buddha dimostrano la vacuità ( nota: La
vacuità la non-realtà dell’individuo e dei fenomeni. Non bisogna associare la nozione di vacuità al
nulla, bensì comprendere che si tratta della natura dei fenomeni; fine nota ) di ogni oggetto,
mentre il ‘Sutra della natura di Buddha’ e le altre Scritture apparteneneti al terzo ciclo insistono
sull’aspetto di saggezza del soggetto: l’aspetto luminoso dello spirito.
Il Beato Buddha ha stabilito, prima di tutto, i fondamenti del suo insegnamento, esponendo le
Quattro Nobili Verità, che ha poi ampliato e approfondito per rispondere alle diverse aspirazioni
degli esseri viventi e per adattarsi alle loro capacità. Di conseguenza ha usato i semplici termini
di ” vacuità ” e ” non realtà ” in contesti molto diversi.
Ci si può chiedere come distinguere il significato ultimo dai vari significati particolari che egli
ha espresso allo scopo di tenere conto delle differenti capacità dei suoi discepoli.
Bisogna esaminare le parole di Buddha. Se, interpretandole alla lettera, si giunge a conclusioni
contraddittorie, ciò significa che quelle parole, benchè derivanti dal Buddha, non rappresentano
l’espressione ultima della verità.
Si tratterà, allora, di verità relative, necessarie all’allenamento spirituale dei discepoli.
Conviene distinguerle, quindi, dagli insegnamenti la cui analisi non rivela alcuna falla e che
costituiscono la manifestazione stessa della verità, espressione del significato assoluto ed
autentico.
La fede, è vero, è molto importante nel buddhismo, ma la conoscenza lo è ancora di più. Infatti, la
vera fede è basata su certezze. Proclamare con cieca fiducia ” Io mi rifugio ” non ha alcun valore.
Senza dar prova di capacità di discernimento, come potremmo distinguere i diversi livelli
dell’insegnamento di Buddha, che sono stati enunciati tutti allo scopo di guidare gli esseri viventi
?
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