Gli stati di coscienza alterati

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Gli stati di coscienza alterati

Vincenzo Di Marco e Eduardo Salbitano

Ci sono varie definizioni a seconda del punto di riferimento che assumiamo. È l’avvertire la
presenza di qualche cosa allo spirito” ci dice un dizionario enciclopedico. È un’istanza sensoriale,
discriminativa di qualità psichiche” ci suggerisce un manuale di psicologia dinamica. È il correlato
soggettivo di certe attività encefaliche” ci propone un testo di neurologia. In verità, essere
coscienti di qualche cosa è un esperienza che tutti conosciamo, ma di cui non è possibile dare una
definizione riduttiva. Possiamo ammettere l’esistenza di un inconscio o di un preconscio, ossia di
atti psichici non coscienti: ma non possiamo pensarli o menzionarli o descriverli se non in termini
di coscienza. Ma per coscienza normale che cosa dobbiamo intendere? Per un occidentale non troppo
nevrotico o pazzo, essa è lo stato psichico in cui ci troviamo abitualmente quando siamo svegli.
Essa, inoltre, nel corso della giornata, può subire sensibili oscillazioni di intensità pur
rimanendo sempre una coscienza di veglia. Sappiamo che presso certe popolazioni primitive la
possibilità di sperimentare stati diversi di coscienza (come ad esempio essere posseduti da un dio o
da uno spirito) è considerata del tutto normale, mentre appare abnorme la nostra posizione al
riguardo. Dal momento della nascita ogni uomo trova davanti a sé una gamma vastissima di
potenzialità da sviluppare. Ad esempio, la capacità di poter correre i 100 m. in 10 sec. di imparare
la matematica e le lingue straniere.

Tuttavia, ogni individuo nel corso della sua esistenza svilupperà solo una piccola frazione di ciò
che potenzialmente è in grado di fare. Ciò dipende dal fatto di essere nato entro una certa cultura,
in un determinato periodo storico, in un luogo piuttosto che in un altro, di avere determinati
genitori, insegnanti ed amici, ed anche da una vasta serie di fattori casuali. All’interno di ogni
contesto umano si forma un atteggiamento comune secondo il quale è bene sviluppare certe
potenzialità e soffocarne invece altre. Un bambino in età scolare avrà già prefissate, entro certi
limiti, molte delle sue future mete e aspettative. Chi diverge da questi binari, tacitamente
riconosciuti da tutti come invalicabili, verrà emarginato, condannato o curato come un pazzo. Anche
le potenzialità della nostra coscienza sono numerosissime, ma soltanto alcune di esse sono favorite
ed impiegate, mentre di tante altre non ne fa uso o perché sono inibite, o perché non si sa della
loro esistenza, o perché si sono atrofizzate per il disuso. Alcune di esse però sono solo latenti ed
aspettano gli stimoli appropriati per emergere. Si usano diversi sinonimi per indicare gli stati
alterati di coscienza (ASC, dall’inglese “Altered States of Consciousness”). Alcuni preferiscono
parlare di stati modificati di coscienza perché il termine alterati può dare l’impressione che si
tratti di stati patologici.

Altri studiosi suggeriscono di parlare di altri stati o di stati attentivi interni. Poiché la
definizione più impiegata è quella di stati alterati di coscienza (d’ora in poi ASC) senza
implicare, con questo termine, necessariamente alcuna patologia, a questa definizione mi atterrò
nella presente trattazione. Anzi, cercherò di evitare di parlare di quelle situazioni che sono
chiaramente o prevalentemente patologiche. Tutti gli ASC hanno avuto un ruolo fondamentale
nell’influenzare la nascita e l’affermarsi di movimenti religiosi, filosofici e culturali. Il sogno
e tutte quelle esperienze un po’ misteriose come l’estasi, la trance, l’ipnosi, l’uso di sostanze
psicotrope, etc., sono conosciuti in tutte le epoche e in tutte le parti del mondo come porta
d’accesso verso dimensioni diverse dall’ordinario. Uno ASC per una certa persona è quello in cui
essa sente chiaramente uno spostamento qualitativo nel modo di funzionare della sua mente. Ci si
accorge che essa opera diversamente dal solito. “In una visione generale della psiche si possono
considerare gli ASC come momenti comportamentali dell’attività mentale di tipo temporaneo, non
stabili, più o meno volontari. Il tutto senza dovere necessariamente implicare il concetto di
patologia. Anzi, taluni ASC sembrano esprimere momenti di massima armonia”. È possibile che una
persona che sia in uno ASC possa fare scaturire particolari capacità che non sono presenti nel suo
normale stato di coscienza. Sebbene gli ASC abbiano tutti molti punti in comune, le loro
caratteristiche possono variare a seconda della presenza di vari fattori:

– background culturale

– motivazioni ed attese culturali

– particolare procedura adottata

– ambiente, etc…

Tra le caratteristiche che più frequentemente vediamo essere comuni ai diversi ASC ricordiamo:

– alterazione nel modo di pensare

– alterazione del senso del tempo

– perdita di controllo

– diverso modo di apparire delle emozioni

– diversa percezione del proprio corpo

– distorsioni percettive (sinestesia, etc.)

– modificazione del significato delle cose

– senso dell’ineffabile

– ipersuggestionabilità

Gli ASC possono essere provocati da una grande varietà di agenti e di tecniche che interferiscono
con il normale flusso degli stimoli sensoriali, con la normale reazione motoria, con il normale
stato emotivo e con la normale organizzazione dei processi cognitivi. Le principali modalità di
induzione degli ASC sono:

– Riduzione della stimolazione esterocettiva e/o dell’attività motoria

– Aumento della stimolazione esterocettiva e/o dell’attività motoria e/o dell’emozione

– Aumentato stato di allerta o di coinvolgimento mentale

– Diminuita allerta o rilassamento delle facoltà critiche

– Presenza di fattori somatopsicologici

Alcuni esempi. Si è parlato, all’inizio, del nostro normale stato di veglia. A questo si oppone il
sonno, il secondo più comune stato di coscienza caratterizzato da vari correlati neurofisiologici
tra cui la comparsa nell’EEG, all’inizio, delle cosiddette onde alfa e poi, nel sonno profondo,
delle onde delta. Tutti ormai sanno del sonno REM e del suo rapporto con i sogni. Ciò che interessa
particolarmente menzionare è che, contrariamente a quanto prima si pensava, anche negli stati di
sonno profondo e senza sogni, esiste una sia pur limitata attività psichica, e pertanto di
coscienza. Accenno pertanto agli stati di coscienza lievemente alterata che precedono, o seguono il
sonno: sono le fasi di sonno ipnagogico e sonno ipnopompico. In entrambi si osserva un rapidissimo
alternarsi di immagini, parole, frasi, melodie, di un caleidoscopio di percezioni con una apparente
vita autonoma, e sono possibili eccezionali illuminazioni creative. In definitiva, si riesce a
parlare con l’inconscio. Le voci parlano forte o piano, sempre però a grandissima velocità. In
genere la loro velocità, come anche quella delle visioni, non ci permette di poterle ricordare,
tuttavia è possibile esercitarsi ad osservare con maggiore attenzione e a trattenere nella memoria
questi fuggevoli fenomeni.

Avere un sogno lucido significa vivere attivamente all’interno del mondo del sogno, avendo la
consapevolezza di sognare e avendo un certo grado di controllo volontario sul corso successivo del
sogno. Esso si manifesta di preferenza nel primo sonno o prima del risveglio. Nel sogno lucido si
possono fare cose che nella vita reale sono impossibili. Gli sciamani da sempre hanno praticato il
sogno lucid. Il mondo del sogno lucido è un laboratorio interno dove è possibile programmare
esperimenti, soluzioni di problemi, costruzioni non ancora tentate. Ci sono varie tecniche per
indurre e manipolare i sogni lucidi a nostro piacimento. Chi si è allenato in questa tecnica del
sogno lucido giura che i risultati sono entusiasmanti. Si tratta di controllare un proprio stato di
coscienza alterato facendone un uso consapevole e, magari, finalizzato. Nell’ipnosi si provano
particolari fenomeni, come percezioni illusorie, amnesie, ipermnesie, e soprattutto uno stato di
notevole suggestionabilità rispetto a ciò che viene detto o indicato dall’ipnotizzatore. L’ipnosi
differisce, anche dal punto di vista neurofisiologico, dal sonno (diverso EEG) e si presta
favorevolmente all’induzione di fenomeni extrasensoriali. Può essere auto o etero-indotta. La
creatività si accompagna ad uno ASC che sembra invece dipendere da qualità innate di alcune persone.
Essa consta in uno modo di vedere, pensare, o agire con il mondo che non solo è nuovo, ma anche
migliore di quelli a noi soliti. Quando questi processi inconsci sono creativi possono portare a
soluzione difficilissimi problemi che una persona in stato di veglia non riuscirebbe a risolvere.

La creazione artistica e letteraria spesso si esprime attraverso intuizioni, visioni ed esperienze
che si sviluppano in uno stato modificato di coscienza, oltre che nel sonno e nel sogno. In ogni
modo, sembra necessario possedere in modo innato una notevole capacità immaginativa. Anche famosi
scienziati hanno fatto notevoli scoperte in uno di questi stati. Quando un medium si prepara ad una
seduta con un cliente, in genere comincia con il chiudere gli occhi standosene tranquillo sulla sua
sedia. Poco dopo comincia a respirare profondamente, a russare leggermente e a dimenarsi, e in
generale a comportarsi come una persona addormentata in un sonno profondo ma agitato e turbata da un
sogno alquanto angoscioso. Nel giro di pochi minuti, di norma, diventa più calmo e spesso si sente
una specie di bisbiglio continuo, come se stesse parlando con se stesso. Poco dopo comincia a
parlare in modo udibile, spesso con una voce e una forma diversi, e a volte anche con un vocabolario
differente da quelli che sono caratteristici della sua normale conversazione da sveglio.
Manifestamente la personalità normale del medium ha smesso di controllare i suoi organi vocali, e
una nuova personalità ne ha assunto il controllo. La nuova personalità può portare avanti una
conversazione di un’ora e anche più con il cliente. Alla fine dice che deve andare e dà l’
arrivederci. Il processo con cui la seduta era iniziata viene allora ripetuto in ordine inverso. In
qualche minuto, dopo una certa dose di contorcimenti, di gemiti e di bisbigli, gli occhi sono di
nuovo aperti e il medium riassume la sua voce e i suoi modi normali. In genere ignora ciò che è
accaduto durante la seduta, come una persona che ha parlato nel sonno ignora quello che ha fatto e
detto.

Da uno studio di Nelson (1970), durante lo stato di trance 9 medium su 12 mostrarono all’EEG
alterazioni focali del lobo temporale del cervello. Tali alterazioni, di solito, sono comuni negli
attacchi epilettici e nella schizofrenia, ma questo non implica che i medium ne siano affetti. La
meditazione. Per svolgere le nostre normali attività quotidiane abbiamo bisogno di un costante e
determinato corredo di stimoli sensoriali. Se veniamo privati di questa soglia minima percettiva,
allora possiamo fare esperienza di ASC. È come se la mente creasse la sua realtà nel momento in cui
la realtà esterna viene esclusa. Gli asceti, e coloro che si vengono a trovare, volontariamente e
non, per un certo tempo in condizioni di basso livello di stimolazione sensoriale, possono
sperimentare il processo della meditazione. La meditazione è il tentativo di sospendere
temporaneamente l’attività concettuale, di escludere ogni elaborazione delle varie informazioni che
arrivano al cervello, di evadere dal mondo esterno. Il risultato di questo processo è che quando
ritorniamo al nostro stato normale vediamo le cose in modo diverso, rinnovato rispetto a prima .

La maggior parte delle tecniche meditative comporta una stimolazione monotona favorita da una
posizione fissa e da un pensiero reiterato (su una parola o un mantra, un’immagine visiva, la
concentrazione sul proprio respiro, etc.). Lo stato meditativo può essere raggiunto anche assumendo
un atteggiamento passivo e recettivo, cercando di svuotare la mente da ogni pensiero. Qualunque cosa
accada, non bisogna lasciarsi coinvolgere da niente ma occorre mantenere un atteggiamento distaccato
e lontano. Si entra così in uno stato di attenzione conscia non legata ad alcun pensiero che ci
porta a vedere ciò che succede fuori da noi come se fossimo solo degli spettatori distanti. Con
entrambe le tecniche si ottiene, dopo un certo allenamento, un isolamento sensoriale che può indurre
visioni allucinatorie o una percezione del nostro corpo del tutto anomala.. Al punto estremo viene a
mancare la distinzione tra io e non io Perdita del senso di identità).

Questa situazione può comportare una identificazione con l’oggetto della meditazione. Lo psichiatra
Abraham Maslow condusse uno studio su individui che avevano avuto esperienze mistiche che lui indicò
come “peak experiences” (esperienze di picco). Nella psichiatria tradizionale le esperienze mistiche
di ogni genere sono solitamente trattate nel contesto di una psicopatologia grave. Nel suo studio,
Maslow dimostrò che le persone che avevano avuto “peak experiences” di solito ne traevano vantaggio
e dimostravano una netta tendenza ad autorealizzarsi. Esse erano in grado di affrontare le avversità
in modo molto più creativo e costruttivo, si mostravano maggiormente distaccati dagli aspetti più
materiali della vita (guadagno, carriera, gelosie, invidie) e più aperti verso i valori
fondamentali. Anche la morte perdeva buona parte della sua carica di paura. Egli suggerì che tali
esperienze potevano essere supernormali, invece che anormali, e su queste considerazioni gettò le
basi di una nuova psicologia (la psicologia transpersonale). Tra i fattori che possono indurre
l’esperienza mistica importanti sono:

– le droghe

– il digiuno

– la febbre elevata

– l’eccitazione

– la fatica

– l’alterazione della respirazione

– intense emozioni, etc…

Si producono anche quando il normale stato di attenzione conscia viene sostituito da:

– sogno ad occhi aperti

– fantasticherie

– meditazione

– sonnolenza

– sogni onirici

– preghiera intenza

Differenze con la trance da possessione (Rouget G.)

ESTASI TRANCE immobilità movimentosilenzio
rumoresolitudine compresenzasenza crisi con
crisiprivazione sensoriale sovrastimolazione sensorialericordo
amnesiaallucinazione assenza di allucinazione

Nell’estasi si sperimenta un rapporto molto intimo e nuovo con tutto. Si sente che tutte le cose
sono tra loro collegate, si scoprono nuovi significati nel mondo attorno a noi. Perdono valore i
fatti che fino a quel momento ci erano sembrati importanti. Si prova un estremo senso di euforia e
di gioia incontenibile sino a farci piangere copiosamente. Spesso sparisce la paura della morte. Si
percepisce il mondo come attraverso nuovi organi di senso. I colori, i suoni, etc, sembrano più
vividi e penetranti, con nuove caratteristiche mai prima sperimentate. Nel corso delle loro pratiche
ascetiche, i cultori dello yoga possono sospendere i battiti del loro cuore, contrastare la
peristalsi intestinale ed altri movimenti involontari, e ridurre quasi a zero il loro metabolismo,
sino a giungere a stati comatosi. Anche gli stati mistici, in passato considerati come espressione
di grave patologia mentale, iniziarono ad essere guardati con occhio più benevolo dagli uomini di
scienza. Le sostanze come l’LSD, la psilocibina e la mescalina sono chiamate in America psicolitiche
(che liberano la mente) e, in Europa, psichedeliche (che aprono o dilatano la mente). Esse non sono
narcotici, sedativi o stimolanti, ma hanno l’unico effetto sulla psiche umana di renderla
consapevole di forme di coscienza e di contenuti che di solito sono nascosti o inconsci. Secondo lo
psichiatra cecoslovacco S. Grof, i contenuti dei viaggi psichedelici da droghe (in particolare da
LSD) sono di 4 tipi:

1. estetici, costituiti in genere da visioni di tipo geometrico o paesaggistico;

2. biografici, in quanto ci riportano alla coscienza avvenimenti, spesso angosciosi e dimenticati,
del nostro passato;

3. perinatali, che ci ripropongono in forma simbolica le fasi e i traumi della nostra nascita;

4. transpersonali, che sono quelli a contenuto più ricco e sconvolgente perché sembrano portarci in
una nuova dimensione esistenziale.

Ricordiamo, però, che gli esiti di queste esperienze psichedeliche non sono mai costanti e
prevedibili, ma risentono moltissimo dei condizionamenti psicologici, culturali e ambientali a cui è
sottoposto il soggetto che assume la droga. Gli effetti sperimentati dipenderanno pertanto da:

– la sua cultura di base

– la sua personalità

– le sue aspettative

– la sua vulnerabilità fisiologica verso quella determinata droga

– le sue precedenti esperienze

– la sua disponibilità a lasciarsi andare

– come è stata predisposta la seduta

– con chi, etc.

Come già ricordato, le sostanze psichedeliche ci possono portare nei meandri più nascosti della
nostra mente e del nostro inconscio. E quello che laggiù incontreremo potrà essere di celestiale
bellezza o popolato di terrifichi mostri, e tutto questo dipenderà in gran parte da noi. Lo
psichiatra americano Roland Fischer, in uno splendido articolo comparso sulla rivista Science nel
1971 dal titolo: “A Cartography of the Ecstatic and Meditative States”, collega gli stati di
coscienza a livelli di attivazione del sistema parasimpatico ed ortosimpatico. L’elemento
determinante per il passaggio da uno stato di coscienza all’altro è espresso dalla velocità di
elaborazione del cervello. In altri termini, cambiare la velocità di lavoro del cervello significa
cambiare stato di coscienza. Per cui, come lo stato ordinario di coscienza è rappresentato da un
equilibrio ottimale tra le informazioni che il cervello riceve e quelle che elabora, così, se tale
equilibrio viene a mancare, ecco che si possono manifestare stati non ordinari di coscienza. Se la
velocità di elaborazione aumenta, lo stato coscienziale si colloca lungo un continuum
percezione-allucinazione che comprende: lo stato di veglia normale; lo stato di creatività; l’ansia;
uno stato schizofrenico acuto simile a quello patologico senza essere per niente patologico; la
catatonia (quando tutto il sistema si blocca); l’estasi mistica.

L’estasi, nello schema di Fischer, è lo stato di massima velocità di lavoro del cervello. In questo
stato la coscienza non riceve più dati sensoriali dall’esterno per cui, non avendo più alcun
materiale in arrivo, essa può analizzare, in un certo senso, se stessa. Se invece la velocità di
elaborazione diminuisce, la gamma degli stati di coscienza si sposta verso un continuum di
percezione-meditazione comprendente: lo stato di veglia rilassata; lo stato di rilassamento profondo
intenzionale e, dopo un ampio intervallo, i vari gradi della meditazione sino al Satori del
buddhismo Zen e al Samadhi dello Yoga. Questa parte della mappa comprende importanti aspetti della
religiosità orientale. Entrambi i percorsi sono caratterizzati da una graduale interiorizzazione,
passando da una dimensione fisica (immagini sensoriali in ingresso) ad una mentale o interiore.
Dalla rilevazione dei parametri fisiologici e biochimici si può dire in quale stato si trovi il
soggetto in esame o, almeno, su quale dei due percorsi indicati da Fischer esso sia localizzato.

Dallo schema che compare nell’articolo di Fischer, si vede come i due percorsi, partendo dal
medesimo punto che è lo stato di veglia, si dividano per seguire due direzioni diametralmente
opposte. Alla fine di ciascun percorso, si arriva comunque alla stessa meta dove ognuno di noi può,
se si realizzano certe condizioni, venire a contatto con il proprio Sé. Da alcuni gli ASC sono
considerati come l’ultima spiaggia per molte e diverse forme dell’espressività e dell’esperienza
umana, siano esse forme di adattamento che di disadattamento. In alcuni casi la regressione
psicologica riscontrata risulterà dannosa per l’individuo e la società, mentre in altri casi la
stessa regressione sarà al servizio dell’Io e servirà all’uomo per trascendere i limiti della logica
e del formalismo, o per esprimere necessità e desideri repressi in una maniera socialmente
riconosciuta e costruttiva. Con la dizione forme di disadattamento si intende tutta la gamma dei
comportamenti psiconeurotici e psicopatici.

www.psicoterapie.org/124.htm

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