Gravità o non gravità, questo è il dilemma

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Gravità o non gravità, questo è il dilemma

di Riccardo Tristano Tuis

da scienzaeconoscenza.it

Il dilemma della gravità continua ad investire il mainstream scientifico portando molti scienziati a formulare teorie diverse tra loro. Da qualche secolo oramai la gravità viene associata alla storiella della mela che cadde in testa a Newton. Questa storiella fu inventata da Stuckeley, antiquario e membro della Royal Society, 25 anni dopo la morte di Newton per avvalorare la tesi che la celebre legge di gravità, apparsa nel Principia Mathematica di Newton, fosse opera dello stesso. In realtà si è scoperto da un carteggio tra Hooke e Newton che fu in realtà il primo a postulare che la forza di attrazione di un corpo verso l’altro è commisurata al quadrato inverso della distanza. Ma nonostante il plagio e la storiella di Stuckley, forse ispirato dall’altra storiella sulla mela, la teoria della gravitazione di Hooke/Newton ha mostrato una certa fallacità nella comprensione del nostro universo fisico. Il modello di Hooke/Newton basato sull’azione a distanza e su uno spazio e tempo assoluti è stato poi contraddetto dalla teoria della relatività di Einstein. Le previsioni di Newton risultarono non corrette sia con l’osservazione della precessione del perielio dell’orbita del pianeta Mercurio, sia per la quantità di luce deviata per gravità. Inoltre il concetto per cui masse gravitazionali ed inerziali sono la stessa cosa (o almeno proporzionali) per tutti i corpi non è spiegato all’interno della teoria newtoniana.

Einstein sviluppò una nuova teoria, denominata relatività generale (RG), in cui incluse un modello della gravitazione. Nella teoria einsteiniana la gravità non è una forza come tutte le altre, quanto la proprietà della materia di deformare lo spazio-tempo. La gravità non è un’interazione a distanza fra due masse, ma è un fenomeno mediato da una deformazione dello spazio-tempo. La massa genera un campo gravitazionale che deforma le linee di spazio-tempo, incurvando le geodetiche, e le altre masse sono costrette a muoversi in queste orbite. In questa teoria pertanto le orbite ellittiche dei pianeti vengono spiegate come una curvatura del tessuto dello spazio-tempo. I calcoli di Einstein e di Newton, riguardo le orbite dei pianeti, sono comunque sostanzialmente simili. La teoria di Einstein permette calcoli con un minore margine di errore e riesce a spiegare le “anomalie” del movimento di rotazione del pianeta Mercurio intorno al Sole ma resta ancora incompleta ed è stata confinata nel ruolo di semplice teoria. La teoria della relatività generale non dice nulla riguardo le particelle mediatrici della forza gravitazionale, i cosiddetti gravitoni. Anche nella teoria Loop Quantum Gravity (Gravitazione Quantistica a Loop), teoria che abbina la RG alla meccanica quantistica (MQ), di fatto non è contemplata una particella analoga. La RG o la Loop Quantum Gravity non affrontano il problema di dare una descrizione unificata di tutte le forze ed escludono lo studio oltre lo spazio-tempo a 4 dimensioni, questo ha portato molti a considerarle come modelli molto limitanti con cui osservare l’universo.

La Teoria delle Stringhe è un tentativo per riconciliare la MQ con la RG ed elabora modelli oltre le 4 dimensioni. In questa popolare teoria si dice che la forza di gravità è trasmessa dal gravitone, l’ipotetica particella mediatrice della forza gravitazionale. Questa presunta particella ha massa 0, carica 0 e spin 2. Il gravitone può essere considerato come un elemento quantico della curvatura spazio temporale e viene associato al modo di vibrare di una stringa chiusa. Il paradosso odierno della gravità è che il mainstream scientifico tende a credere all’esistenza della gravità come forza mediata dai presunti gravitoni e chiunque affermi o dimostri la possibilità di creare un effetto di annullamento di questa forza la scienza ortodossa tende a negare tale possibilità. Per questa curiosa tendenza del diniego qualcuno si è fatto la domanda: «se è possibile riprodurre la forza di gravità in sua assenza perché non dovrebbe essere altrettanto possibile far accadere l’esatto contrario, ossia annullarne gli effetti in sua presenza?»

Già nel 1923, Paul Biefeld e Thomas Townsend Brown diedero inizio a degli esperimenti sulla gravità, scoprendo un’interazione fra essa e la carica elettrica, le loro ricerche vennero poi classificate come studi sull’Elettrogravitazione o sull’effetto Biefeld-Brown. Molti scienziati però vedono l’effetto Biefeld-Brown non come un reale effetto elettro-gravitazionale quanto un prodotto della ionizzazione dell’aria (vento di ioni). Giustamente si può vedere il bicchiere come mezzo pieno o mezzo vuoto ma il risultato non cambia visto che l’effetto gravitazionale viene modificato. Se anche l’elettrogravitazione non lavora direttamente sul campo gravitazionale è palese che la ionizzazione è una sorta di pellicola particellare che interferisce con la forza di gravità, con la curvatura dello spazio o con qualsiasi cosa noi pensiamo sia la gravità.

Nel 1951, l’ingegnere Thomas Townsend Brown pubblicò su Physics Observer una ricerca su un’apparecchiatura elettrocinetica in grado di vincere la forza di gravità. Ma ancor prima di Brown, gli studi di Victor Schauberger e Richard Miethe furono di fondamentale importanza per le ricerche naziste sui velivoli antigravitazionali. Il principio alla base dei velivoli progettati dai due scienziati è comunque diverso dall’elettrogravità di Brown. Di fatto si dovrebbe parlare più del noto effetto Coanda, secondo cui un fluido tende a seguire il contorno della superficie sulla quale incide, se la curvatura della superficie, o l’angolo di incidenza del flusso con la superficie, non sono troppo accentuati. Tale effetto fu scoperto dall’ingegnere areonautico Henri Marie Coandă che lo usò per progettare l’Aerodina Lenticulara, una sorta di precursore dell’hovercraft.

Già negli anni ‘50 l’Institute for Advanced Study di Princeton,l’University of Indiana’s School of Advanced Mathematical Studies, la Purdue University Research Foundation e varie Università in Europa e Giappone e compagnie come Glenn L. Martin Co., Lear Inc., Gluhareff Helicopter and Airplane Corp., Sperry-Rand Corp., Bell Aircraft, Clarke Electronics Laboratories e la U.S. General Electric Company erano riusciti a diminuire il peso di alcuni oggetti fino al 30% in meno. Questo può significare sia una conversione della massa in energia, sia un indebolimento dell’effetto gravitazionale. Ai giorni nostri tali risultati sono raggiunti anche da molti ricercatori indipendenti che fanno esperimenti nel loro garage o in laboratori privati… ora la domanda è: «se queste cose furono fatte fin dagli anni ’50 cosa si riesce a fare 60 anni dopo?» E come mai ora non se ne parla più, affermando invece che la cosa non sia possibile? La risposta sembra alquanto ovvia.

Naturalmente quando parliamo di antigravità non si può non citare Nikola Tesla. Tesla era convinto dell’esistenza delle onde gravitazionali ed affermava che tramite le onde elettromagnetiche sarebbe stato possibile alterare la gravità. Il genio serbo credeva che tra le molte sorgenti di onde gravitazionali ci fossero i sistemi stellari binari. Pertanto, ricreando in condizioni controllate una di queste sorgenti, pensava fosse possibile ottenere un generatore di onde gravitazionali capace non solo di alzare in volo un’aeronave senza propellente ma anche di spingerla a velocità impensabili prossime a quelle della luce.

La rivista Popular Mechanics, nel 1997, riportò che un gruppo di ricercatori al NASA’s Marshall Manned Space Flight Center ad Huntsville stavano completando la costruzione di un mezzo capace di ridurre l’attrazione gravitazionale nelle sue immediate vicinanze. Qualche anno dopo Edgar Fouche, ex appaltatore della difesa americana ed inventore della Neurosynch MIME, in un articolo scrisse riguardo la tecnologia del TR-3B. Questo misterioso velivolo supersonico americano impiegherebbe la tecnologia Magnetic Field Disrupter (disturbatore del campo magnetico) basata su un anello circolare di accelerazione, riempito di plasma e generante un campo magnetico a vortice, che interrompe o neutralizza l’89% degli effetti della gravità su una massa posta nelle sue vicinanze. Grazie a questa tecnologia il velivolo diventa talmente leggero da essere capace di raggiungere velocità sbalorditive con il minimo dispendio di propellente (l’esistenza del TR-3B è stato confermata in più parti del mondo ed è stato impiegato anche durante la guerra in Irak).

Nel 2006, il Dott. Franklin Felber della Space Technology and Applications International Forum (STAIF) di Albuquerque propose un sistema di propulsione ad antigravità. Felber, già direttore di ricerca della Defense Advanced Research Projects Agency e attuale vice-presidente della Starmark, Inc., società di consulenza scientifica per diverse agenzie governative degli Stati Uniti, affermò che, come conseguenza della teoria della relatività di Einstein, qualsiasi massa che si muova ad oltre il 57,7 per cento della velocità della luce proietta avanti a sé una sorta di “fascio antigravitazionale” che esercita un’azione repulsiva sui corpi a essa vicini; e quanto più ci si approssima alla velocità della luce, tanto più intenso risulta tale fascio. Inoltre sarebbe possibile utilizzare questa forza repulsiva per fornire l’enorme quantità di energia necessaria ad accelerare una massa ad una velocità prossima a quella della luce.

Nella RG di Einstein la gravità viene spiegata come se fosse la massa ad incurvare lo spazio-tempo. Einstein fece l’esempio che più grande è la massa di un pianeta e più i suoi abitanti saranno attratti ad esso in un specifico pozzo spaziotemporale che rende locale lo spazio ed anche il tempo. Ma in questa teoria non si è preso in esame che ogni pianeta con massa ha anche un suo campo elettromagnetico e che tale campo potrebbe esercitare un effetto calamita o di repulsione sugli oggetti. Se la Terra è un magnete con una polarità negativa, come il nostro corpo fisico, essa tenderebbe a respingerci dalla sua superficie (provate ad avvicinare i due poli negativi di due calamite e vedrete la repulsione all’opera). Se la forza di gravità non fosse superiore alla repulsione elettromagnetica noi non potremmo camminare sulla superficie, ma se potenziassimo la repulsione EM potremmo arrivare al punto che la forza di gravità non è più in grado di esercitare una forza di attrazione su di noi e pertanto si creerebbe un effetto di levitazione.

Ai giorni nostri sono diversi gli scienziati che criticano l’attuale paradigma sulla gravità e il lettore di Scienza & Conoscenza ben conosce la teoria del nostro Corbucci nazionale sul Vuoto Quantomeccanico, in cui la gravità risiede proprio in quel vuoto all’interno dell’atomo. Il Dott. Corbucci ha anche fatto notare come i corpi non cadono con la medesima accelerazione, con sommo dispiacere di Galilei e dell’attuale paradigma scientifico.

Come il fisico Capra ha sottolineato in S&C n.28, se si fosse usato il metodo scientifico di Leonardo anziché quello di Galilei, la scienza sarebbe stata molto diversa ma è anche vero che se invece di seguire le teorie di Einstein (per sbarazzarsi del concetto dell’etere) si fosse seguito il genio pratico di Tesla e non fossero state occultate innumerevoli sue scoperte ora ci troveremo ad avere case in cui luce e riscaldamento vengono alimentati dall’energia del Punto Zero (il nuovo nome che ora la scienza da all’etere), non avremo bisogno di vivere in luoghi con costosi e poco sani impianti elettrici, la nostra paesaggistica non sarebbe cosparsa di tralicci e cavi ad alta tensione e le strade molto probabilmente sarebbero fatte d’erba anziché di asfalto (come in alcuni disegni dell’architetto Catalano apparsi su S&C n.29) perché, con tutta probabilità, le nostre autovetture si muoverebbero attraverso fluttuazioni elettrogravitazionali. Ma purtroppo non siamo all’interno di un qualche romanzo di Phillip Dick, in una sua qualche ipotetica realtà parallela, e questo tipo di macchine per ora dobbiamo accontentarci di vederle nella nostra realtà solamente nei film di fantascienza perché noi abbiamo l’obbligo di usare automobili con una tecnologia basata sulla combustione interna brevettata nel 1853 e nel 1892 (per il diesel). Com’è strano che la scienza ha fatto passi da giganti in molteplici direzioni ma su una cosa così importante come un trasporto più ecologico, sicuro e gratuito si è invece rimasti ancorati a delle invenzioni vecchie più di un secolo.

Solo ora nei media si parla di motori elettrici, ad idrogeno, ecc. quando Tesla, già nel 1930, non solo aveva creato un motore elettrico privo di batterie ma sembra avesse creato macchine che si muovevano senza toccare il suolo. Allo stato attuale non se ne è mai sentito parlare né dal maintream scientifico né dai media ufficiali, ed un destino simile sta accadendo ad Hutchinson e a Roach. Come a Tesla, questi inventori si sono visti sequestrare i loro brevetti riguardanti tecnologie antigravitazionali con la scusa della sicurezza nazionale, mentre ufficialmente le loro ricerche sono state classificate come “impossibili”. La sfortuna vuole che l’antigravità sia troppo intima con la Zero Point free energy (energia libera del Punto Zero) e questo aggettivo ‘libero’ cozza con l’assunto primo dell’economia: fatti pagare per ogni cosa.

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