Guarire la Mente

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Guarire la Mente

di Jacopo Fo [figlio del Nobel Dario Fo]

(tratto da BioGuida n.11 inverno 2005/2006)

Lo stato d’animo, l’umore, il ridere o la depressione influenzano la salute determinando la
secrezione di determinate sostanze. Ormai tutti i ricercatori sono d’accordo su questo. È ancora in
discussione soltanto un punto: quanto è importante l’elemento psicologico? Io credo che il nostro
atteggiamento verso la vita, verso noi stessi, sia molto più essenziale di quanto comunemente si
pensi. L’idea che noi abbiamo di noi stessi e del mondo nel quale viviamo determina tutta la nostra
esistenza, minuto per minuto.

Ora ti invito a fare un piccolo esperimento.

Fermati per un minuto, respira, rilassati e chiediti perché non riesci ad avere dalla vita quello
che desideri. Potrebbe anche essere utile scrivere queste cause. Allora, che cosa non va nel mondo?
Che cosa non va in te? In questa lista troverai il disagio verso un mondo che non ti capisce, che
non ti protegge, che non ti rispetta, che non ti ama. E, se hai avuto veramente voglia di guardarti
dentro, ci sarà anche il disagio di non sentirti capace, abbastanza forte, piacente, efficiente.
Forse sei incostante, forse hai le mani bucate, forse non hai qualità, dignità, voglia di vivere.
Sicuramente hai le tue buone ragioni per pensarla così. Hai verificato decine, centinaia di volte
quanto il mondo, la gente, sia cattiva, volgare, meschina, sadica. Hai visto infinite volte quanto
tu sia capace di distruggere le occasioni fortunate, bruciare in un attimo quello che avevi
accumulato con enormi sacrifici, deluso chi ti amava. È ovvio che prima di arrivare a idee così
negative su di te e gli altri tu abbia riflettuto a lungo.

Forse però vorrai prendere in considerazione un punto di vista completamente diverso;

Io penso che, nei secoli, l’umanità abbia costruito un gigantesco errore mentale, un’ideologia folle
che viene tramandata di padre in figlio. La nostra capacità di ragionare è costruita intorno a una
serie di idee sbagliate. Fin dalla nascita non ci viene insegnato a sentirci parte del mondo. Ma
come faremmo a vivere se l’universo non ci amasse? Ci viene insegnato che non siamo abbastanza
bravi, buoni, intelligenti. Ma come potremmo essere sopravvissuti a tutte le difficoltà che abbiamo
incontrato se non fossimo stati all’altezza di superarle? E quante volte il mondo ci ha aiutato?
Trovatemi una sola persona che non abbia mai detto: “Mi sono salvato per miracolo”. Accade
continuamente, ma non prendiamo sul serio neppure le nostre parole. Questo modo di vedere il mondo è
devastante. Vanifica i nostri sforzi, garantisce fallimenti, amplifica le difficoltà e gli errori,
crea depressione. Ed è all’origine dei 5 terribili sentimenti negativi che affliggono l’umanità:

Separazione Non sentirsi parte del mondo Risentimento Nutrire odio e desiderio di vendetta
Disapprovazione Criticare gli altri e se stessi Senso di colpa Sentire il rimorso per i propri
errori e le proprie inadeguatezze Paura Il mondo non ti ama. Tutti sono sempre pronti a sfruttarti,
saltarti addosso, aggredirti.

Questi sentimenti avvelenano la nostra vita. Si cristallizzano in un atteggiamento, una modalità di
parlare, agire, relazionarsi, progettare, essere, che determina più di ogni altro fattore il
trascorrere dei nostri giorni. Quante volte, guardando il comportamento di un’altra persona, hai
pensato che gli sarebbe stato possibile migliorare la propria vita, cambiare una certa situazione,
tentare una nuova esperienza e hai visto che la sfiducia, la paura, il risentimento glielo
impedivano? Non credi forse, sotto sotto, che questo valga anche per te?

Quante volte hai notato un’analogia tra il male che ha colpito quel tale e il suo modo di essere?

In effetti sono molte le persone che davanti a gravi malattie hanno basato la cura soprattutto sullo
sforzo di modificare l’idea di se stessi, l’atteggiamento verso il mondo. È un percorso non facile.

1 – Nessuno ti può convincere che il mondo ti accoglie con amore. Nessuno ti può insegnare a sentire
che ovunque, in tutto ciò che esiste, c’è una magia positiva che tu puoi sentire e condividere.
Nessuno può darti questa sensazione positiva di essere parte dell’universo. È già quasi impossibile
trasmettere a un altro adulto il piacere che provi davanti a un quadro, una musica, una danza, un
tramonto. Solo i bambini, che sono molto ricettivi, apprendono rapidamente a gioire di queste
esperienze se vengono proposte loro con amore. Da grandi è molto più difficile. Solo se tu vuoi
veramente scoprire in te questo piacere dell’appartenenza puoi farlo partendo dalle cose che nella
vita ti hanno dato gioia e entusiasmo: l’amore, l’arte, l’amicizia, il gioco, lo sport, l’impegno,
l’avventura. Sviluppare il senso di appartenenza al mondo, la convinzione che tu sei vivo perché il
mondo ti desidera e ti ama, ti permetterà di sperimentare un diverso atteggiamento verso le cose e i
primi successi che sperimenterai ti incoraggeranno. Il mondo è pieno di ricchezze infinite. Tutto è
prodotto con grande abbondanza. L’aria, l’acqua, l’infinita varietà della bellezza, migliaia di
frutti deliziosi sono lì, pronti a nutrirci, ristorarci, darci piacere. Se non ci fosse la stupidità
umana a rovinare i piaceri vivremmo davvero in un paradiso terrestre, assistiti da macchine
meravigliose che ci divertono e ci risparmiano i lavori più faticosi. Basta che tu trovi
l’atteggiamento giusto verso la vita perché tu ne possa godere in abbondanza. 2 – Nessuno ti può
convincere a guardare sinceramente dentro di te e vedere nel tuo intimo come il risentimento, il
senso di colpa, la paura, l’idea di essere incapace, si sono cristallizzate in un modo particolare
di sentirti, di vederti, di considerarti. Tutta la tua vita, le tue scelte, le tue malattie ruotano
intorno a questo fulcro, a quest’immagine segreta di te che non confessi neppure nei tuoi pensieri
più segreti.

Capire questo è difficile. Guardare in faccia il disprezzo che nutriamo per noi stessi e per gli
altri è duro.

Ma la difficoltà sta solo in questa prima fase: capirsi, capire. Poi diventa naturale accorgersi
quando dietro un pensiero, una frase, c’è la paura, il risentimento, il senso di colpa o di
inferiorità. Sostituire tutta questa immondizia accumulata negli anni con pensieri positivi, con
l’amore per se stessi, gli altri, il mondo, diventa facile perché dà vantaggi costanti e immediati e
diventa un formidabile strumento per affrontare le difficoltà, cercando in primo luogo di sciogliere
l’atteggiamento sbagliato che ha provocato il male. È vero che non tutto quel che ci succede dipende
da noi; è vero che cambiando l’atteggiamento non diventeremo onnipotenti e immortali. Però è anche
vero che ci sono donne che finiscono sempre con uomini che le picchiano e donne che non si fidanzano
mai con qualcuno che le picchia. La differenza sta nell’atteggiamento. Gli uomini violenti fuggono
le donne che hanno stima e amore per se stesse. A una donna simile potrà certo capitare
un’aggressione casuale per strada ma mai si sposerà con un manesco. E, bada bene, avrà comunque meno
probabilità di essere aggredita da uno sconosciuto perché porta scritto in faccia che non sarà una
vittima facile. Lo dice il suo modo di muoversi, di parlare, ecc. I violenti sono vigliacchi e
cercano persone malate di sfiducia, di paura, di poca autostima: persone, insomma, che non
riusciranno a mobilitare tutte le energie per reagire, si faranno prendere dal panico e resteranno
paralizzate davanti al sopruso.

La malattia è il tuo miglior analista

Visto che gli schemi mentali negativi sono tra le cause della malattia e ne determinano la forma,
possiamo usare i mali che ci affliggono come uno strumento prezioso per capire che cosa ancora non
abbiamo capito di noi stessi. Cito il lavoro sul Pensiero Positivo fatto da Louise Hay e riportato
nel suo libro Puoi guarire la tua vita (Ed. Armenia). La Hay si è curata seguendo il metodo del
pensiero positivo dai postumi psicologici di violenze e stupri subiti nell’infanzia e da un
conseguente tumore alla vagina per il quale le erano stati dati pochi mesi di vita. Il suo metodo si
basa sulla dieta, la preghiera, l’ottimismo, l’amore per se stessi e gli altri, la meditazione.
Assistita da uno psicoterapeuta, la Hay si è curata anche sfogando emozioni e rabbie represse,
urlando e prendendo a pugni i cuscini. Inoltre si è dedicata alla pratica di dirsi ad alta voce,
davanti allo specchio: “Io ti voglio bene, io ti amo, tu sei una persona meravigliosa” e complimenti
simili. Può sembrare una sciocchezza parlare da soli davanti allo specchio ma lei sostiene che
queste ritualità hanno un grande potere di influenzare l’inconscio, “riprogrammare” il nostro
computer interno e cancellare i vecchi “nastri mentali” che costantemente ci ripetono che non
valiamo niente e il mondo è la cacca di un dinosauro stitico.

Ma perché funziona questo pensiero positivo?

La difficoltà di capire il pensiero positivo sta nel fatto che ci propone un modo di vedere il mondo
totalmente diverso. Essenzialmente si tratta di considerare le idee come fatti reali e concreti.
Pensare di essere incapaci non solo limita le nostre effettive capacità di fare qualche cosa di più
complicato di una scoreggia. Il pensiero di non valere niente crea intorno a noi una realtà che
moltiplica, a ogni passo, le difficoltà, aumentando la possibilità di insuccesso. A sua volta,
l’insuccesso rafforza in noi la convinzione che non valiamo niente, ci caccerà così in situazioni
ancor più difficili e spiacevoli.

Quando stai male non c’è armonia: il lavoro non va, l’amore è un supplizio, la famiglia una gabbia
di tigri rabbiose, ti sembra di non avere via d’uscita, che nulla possa cambiare. In realtà non è
così. Ogni giorno, ogni ora, noi compiamo senza accorgercene un’infinita quantità di scelte. Diciamo
una cosa con un tono o con un altro, decidiamo di stare zitti. Rivolgiamo la parola con
disponibilità e interesse a qualcuno che non conosciamo, oppure evitiamo il contatto limitandoci a
dare l’informazione richiesta o il servizio che ci viene pagato. Seguiamo una strada o un’altra,
cogliamo o no un’occasione, sperimentiamo o no un approccio diverso, leggiamo o no un libro.
Scartiamo ogni giorno migliaia di scelte potenziali senza neppure rendercene conto. Ogni giorno
della nostra vita può prendere una via, una sola. E noi la scegliamo senza dare molta importanza a
questa scelta. Ci comportiamo come se fossero scelte irrilevanti. Invece ogni piccola scelta apre la
possibilità di incontrare successive opportunità e coincidenze. Si determinano così altre scelte che
via via faranno prendere alla nostra vita una direzione. Per ogni direzione scelta ne scartiamo
mille altre. Non ci preoccupiamo del fatto che ogni decisione ha infinite ricadute, apre possibilità
a diverse coincidenze, casualità, contatti, opportunità. No. Noi ragioniamo moltissimo sulle scelte
importanti, quelle che determinano veramente il nostro futuro. Certo le scelte importanti sono
importanti. Ma quante sono? 10, 20, 50 al massimo. Ogni giorno compiamo 100 scelte poco importanti
che diventano decine di migliaia in un anno. Sono queste che costituiscono il tessuto della nostra
esistenza e che finiscono per dominare la nostra realtà globale.

Le scelte insignificanti creano la nostra realtà

E noi lasciamo che queste scelte vengano fatte dal nostro ego, automaticamente. Per ego intendo
proprio il modo che noi abbiamo di pensare a noi stessi. L’idea che ho di me diventa la mia
potenzialità. Il pensarmi in un certo modo è la prima realtà che il pensiero crea. Io creo me stesso
pensandomi e, a partire da questa idea di me, immagino un mondo a mia immagine e somiglianza. Un
mondo speculare, un mondo che è la proiezione della mia idea. E vedo solo ciò che io credo esista. E
cerco ciò in cui credo. E se credo che tutti mi aggrediscono, alla fine, seguendo il flusso di tante
piccole scelte negative, trovo veramente persone interessate ad aggredirmi. Oppure credo che il
mondo sia essenzialmente pronto a donarsi a chi desidera accoglierlo, e alla fine trovo persone e
situazioni che confermano quest’idea. In tal modo l’atteggiamento verso le cose diventa la realtà, o
meglio, realizzazione del desiderio insito nel punto di vista iniziale. In sostanza è un’idea
vecchia di secoli: “Aiutati che Dio t’aiuta”, “Cuor contento il ciel l’aiuta”, “Chi non risica non
rosica”, “La fortuna aiuta gli audaci”, “Chiedete e vi sarà dato” …diceva Gesù. Se tu
desideri qualche cosa devi diventare ciò che la ottiene. Se vuoi affondare nell’acqua, non nuotare.
Diventa un sasso. Il sasso affonda nell’acqua perché è un sasso, è nella sua natura di sasso
affondare, diceva il Siddharta di Herman Hesse.

Come il pensiero negativo si cristallizza

Louise Hay dice che la malattia è il tentativo del corpo di adeguarsi, di rappresentare le idee
sbagliate. Il corpo ci ubbidisce. La paura fa tendere i muscoli della testa fino a strozzare la
radice dei capelli. Così diventiamo calvi. Il rifiuto di sapere cosa sta accadendo attorno crea
malattie agli occhi e alle orecchie. Quando nella nostra vita c’è qualcosa che giudichiamo
totalmente inaccettabile o vogliamo negare il nostro valore, viene il mal di testa. L’ira trattenuta
porta a brufoli, febbri e macchie della pelle. I mali alle ginocchia sono segno di rigidità,
incapacità di essere flessibili, ecc. La Hay propone tutta una serie di ipotesi simili e dice che le
ha verificate corrispondenti alla realtà nel 90-95% dei casi. La sua ricetta è di opporre, all’idea
negativa sulla capacità che ha provocato il mal di testa, una frase ripetuta che affermi il
contrario, tipo: “Io sono perfettamente adatto a realizzare i miei desideri e amo farlo”. Questo
metodo può aiutare, forse, alcuni. Ma se non ti convince, come non convince del tutto me, puoi
limitarti a capire l’essenza di questo metodo, trovando un modo diverso di applicarne i principi di
base. Io ho letto i libri della Hay per capire il suo pensiero, che ho trovato molto sollecitante
anche se un po’ estremista.

La Hay non ha mai voglia di ridere su quel che dice. Ma forse ha le sue buone ragioni. Anche questa
è una cosa che ho faticato a imparare: non accettare tutto o scartare tutto delle idee degli altri
ma cercare di cogliere ovunque quella frazione di verità, derivata dall’esperienza concreta (vale a
dire, dalla ricchezza che ciascuna persona può regalarti). La soluzione che ho trovato più adatta a
me è quella di fare uno sforzo di sincerità, di guardarmi dentro e vedere come io mi immagino
veramente. Mi è successo quando mi sono rotto il menisco.

Come abbiamo visto, per la Hay le ginocchia sono un simbolo di flessibilità. In altri termini: ero
troppo rigido. Ho riflettuto su questo e ho scorto come dentro di me il risentimento e la paura
abbiano creato un ego (un’idea di me stesso, un cristallo che è il fulcro della mia personalità),
solo apparentemente aperto e disponibile. C’è in me un nucleo piccolo, ma durissimo. Una sbarretta
di acciaio al vanadio che rifiuta di aprirsi, di unirsi, di fluire. È la mia fortezza inespugnabile,
la presunzione di poter fuggire al mondo creando un luogo che è mio dominio assoluto, che ha la
forza di non essere parte di questo mondo. Ho cercato di percepire il funzionamento del meccanismo
di base, di vedere come avveleno la mia vita e, soprattutto, ho cercato di vedere quante opportunità
perdo ogni giorno, seguendo le mie vie altezzose. Mi sono accorto di quanto sia pazzesco, inutile e
faticoso pensare che sei separato dal mondo; lottare per creare un luogo dentro di te dove il mondo
non possa raggiungerti e colpirti. Far così vuol dire anche creare un luogo dentro di te dove il
mondo non possa far giungere la sua energia, il suo nutrimento vitale. Cioè crearsi una personalità,
un ego, che inaridisce, perché non è più nutrito dalla corrente della vita. Lo stesso accade a chi
crede di non esistere. Anche ciò che non c’è non può ricevere la linfa vitale dell’universo.

Sostanzialmente tutti soffriamo in varie forme delle molteplici affascinanti conformazioni dello
stesso male. In un modo o nell’altro neghiamo il nostro essere parte del mondo. Inventiamo
un’identità, il nostro ego malato, che non fa parte del mondo e che afferma se stessa come
“altro”, come antagonista del mondo. Milioni di persone hanno provato a camminare sui
carboni ardenti: non si sa come ciò sia possibile, ma è un fatto che si ripete ovunque nel mondo. Si
può imparare a farlo in un paio di giorni al costo di pochi euro. A me non interessa farlo, però è
una prova indiscutibile del potere della mente. Se penso che i carboni ardenti siano acqua fresca
posso camminarci sopra, per qualche metro, senza pericolo di scottarmi. Se questo è possibile, è
possibile anche che una persona si convinca di non essere un frammento indivisibile dell’universo. E
così, invece di godere del tuo essere cellula, nutrita e consigliata dalla linfa vitale che scorre
ovunque, vivi questa follia dell’ego cristallizzato nella paura, nel senso di colpa, di
inadeguatezza, di risentimento. Per liberarti da tutto questo è necessario importi una strana
disciplina. Se capisci veramente il tuo errore, se lo contempli, lo identifichi, ci dormi sopra,
dopo un poco inizierai a riconoscerlo nella quotidianità dei tuoi gesti e delle tue piccole scelte.
E inizierà a starti antipatico questo pensiero di te perché avrai capito quanto caro ti costa. E via
via che sperimenterai la forma positiva del pensarti in modo non diviso dal mondo, sarai invogliato
dal piacere che ne ricavi a perfezionarti, ad approfondire quelle scelte, identificare e smascherare
i comportamenti che negano il tuo diritto alla vita e all’amore e alla gioia. Non è semplice, non è
immediato ma è vincente e molto appassionante… La meditazione che aiuta a sciogliere i
pensieri negativi

Abbiamo detto che il nucleo delle idee negative sta nel sentire il proprio ego come qualche cosa di
altro rispetto all’universo. Il problema è questa interruzione, questa frattura, questa
contrapposizione tra me e tutto il resto. Una volta che l’hai capito e hai visto come, giorno per
giorno, vivi nella proiezione dei tuoi pensieri negativi, puoi praticare due tecniche di meditazione
molto utili. La prima consiste nell’immaginare di perdere i propri confini corporei e fondersi con
l’ambiente, la seconda è la meditazione sulla luce interiore. Dopo le prime esperienze con la
meditazione passiva sentirai, rilassandoti, una sub-sensazione luminosa e colorata dentro di te.
Dura pochi istanti ma è identificabile. Seguila pigramente. Lascia che questa pseudo-luce ti invada
sciogliendo il cristallo duro o riempiendo la scatola vuota del tuo ego. Riesci a immaginare che la
luce invade tutto il tuo essere e rende ugualmente trasparente e luminoso te e tutto ciò che ti
circonda? Segui questi giochi mentali per alcuni minuti senza preoccuparti se ti distrai. È
sufficiente sentire un’idea per pochi secondi, poi lascia pure che la mente vaghi senza meta mentre
tu assapori il gusto che questi nuovi pensieri hanno lasciato dentro di te. Così si aiuta il
subconscio ad assimilare le nuove idee.

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