Guida alla spiritualità indiana 3
GUIDA ALLA CULTURA E ALLA SPIRITUALITA’ INDIANA
BASATA SUGLI INSEGNAMENTI DI SRI SATHYA SAI BABA
(parte terza)
(compilata da smt. Kausalyarani Rhagavan – 1980
151. Che significa il termine ” Svabhava ” ?
” Sva ” è il Brahmatattva, non si riferisce
all’individuo, ma a Brahman, ” svicca ” è la
volontà del Signore, e ” Svabhava ” significa la
Natura del Signore: in realtà la nostra natura è
Ananda.
152. Quali sono le quattro Purusarta ? Dimmi i loro
nomi.
Esse sono: 1. Dharma ; 2. Arta; 3. Kama; 4. Moksa.
153. Descrivimele in dettaglio e dimmi come devono essere
perseguite secondo il consiglio di Sri Sathya Sai
Baba.
Esse sono come pioli di una scala, che, col Dharma,
è fermamente appoggiato al suolo ed ha come punto di
arrivo Moksa. Se non c’è il fondamento del Dharma e
l’arrivo in Moksa, Arta e Kama poste in mezzo non
avrebbero senso.
Una volta che abbiamo capito la natura di ognuna di
esse vedremo che le quattro Purusarta formano
un’unità. Dharma e Arta si possono raggruppare
insieme. Il Bhagavan Baba dice: ” adottate Arta per
il Dharma, e fatevi nascere Kama per Moksa “; i
nostri Kama, o desideri, devono essere orientati
verso Moksa, e le Arta che accumuliamo ( averi,
ricchezze ) devono essere impiegate per stabilire il
Dharma. Se diamo preminenza a queste due cose, al
Dharma ed a Moksa ( al Dovere ed alla Liberazione )
vengono santificate anche Kama e Arta.
154. Che cos’è il Dharma ?
E’ il modo di una vita superiore, più alta,
diretta dagli ideali più sacri, a seconda del
livello che si è raggiunto, dello stato della
persona nella società e dalla consapevolezza di sè
e del proprio stato che ha ciascuno.
155. Perchè il corpo ha ricevuto il nome di Deha ?
Questo non si riferisce a qualcosa che verrà arso o
distrutto un giorno; è un nome che indica la natura
transitoria del corpo.
156. Che cos’è l'” anima ” o spirito umano ?
E’ la scintilla divina indistruttibile che è venuta
in questo corpo. Poichè il corpo contiene questo
Spirito Divino indistruttibile, il corpo vivente è
stato chiamato ” Manava ” ( inglese ” man “, tedesco
” Mann ” ).
157. Che cosa significa la parola ” Manava “. Spiegamelo
in dettaglio.
Questa precisa parola, che significa ” uomo ” ,
significa che nell’uomo è presente Dio. Delle tre
sillabe in cui può essere decomposta, la prima,
” Ma” sta per Ajnana, o assenza di conoscenza. “na”
sta per indicare ( è una negativa) il desiderio che
questa ignoranza scompaia, e la terza, ” Va “
contiene l’ingiunzione a condursi in modo che tale
ignoranza venga eliminata.
158. Come avviene la creazione ?
Così come del sogno è causa il sonno, la causa della
creazione è Maya. La Maya non ha nè principio nè
fine; essa ama sempre il Purusa, ama lo spirito;
desidera essere con il Purusa e raggiungere Dio; e
anche tutto il creato desidera raggiungere Dio. E’
per la coesistenza e le combinazioni dell’anima – il
Purusa – e di Pakrti – la materia Prima – che la
creazione procede.
159. Si dice che ” il Purusa è uno solo, e non può essere
molteplice. ” Come si spiega ?
Usualmente il vocabolo ” purusa ” vuol dire ‘uomo’ e
si applica a un numero indefinito di individui, e il
nome ” Prakrti ” a un numero indefinito di cose
materiali. Ma in realtà il Purusa è uno solo; il
Purusa nell’umo è solo la manifestazione del Divino.
D’altro lato la manifestazione della materia che è
Prakrti è il mondo, pieno dei suoi cinque elementi.
Esso è indistruttibile e impermanente, mentre ciò
che è chiaro, indistruttibile e splendenrte di luce
sua è solo uno, ed è L’Atman, il Purusa . La “Sruti”
dice che il Purusa non ha attributi, è Superno e
Imperituro. Nel mondo materiale fatto di tante
forme e di tanti nomi, Nama e Rupa, distinguiamo tra
uomini ( ” purusa ” ) e donne ( ” Stri “) ma in
realtà quelli sono tutti aspetti illusori, della
prakrti, mentre per ciò che si riferisce al Purusa
non esistono differenze. Il vero Purusa è solo
l’ATMAN.
160. Che cos’è il ” Dehatman ” e che cos’è il Paramatman?
Come viene in esistenza il corpo umano ?
Il corpo, che possiamo chiamare ” Pot “, viene ad
esistere a causa dei nostri desideri, dell’azione
dei genitori e per il ” Sankalpa ” , la volontà di
Dio. La vita, ” Jivi ” , può essere comparata al
fango, e il corpo è il ” Dehatama ” e sarà
distrutto.
Il fango, ossia il costituenete di base del corpo
umano è ” Paramatman “. Tutti codesti corpi umani, a
loro tempo, saranno distrutti e torneranno ad
essere elementi fisici. Quando si muore tutti
torniamo al luogo originario da cui siamo stati
emanati.
161. Che cosa intendi dire con ” Io sono nato ” ?
Ciò che è nato è il corpo. Il vero ” Io ” è
l’Atmatattva, ed è eterno; è sempre esistito, e non
nasce nè muore. Esisteva prima che nascessino ed
esisterà dopo che saremo morti. Ciò che viene e va è
il nostro corpo. Sicchè il Paramatma è eterno e solo
il Dehatma cambia e poi muore. Ciò che muore può
rinascere; poichè il vero ” IO “, l’anima o Atman
non può nascere, ma che nasce è solo il nostro
corpo, in realtà.
162. Come rispondereste a domande quali ” c’è Dio ? ” e
” dov’è Dio, e lo si può vedere ” ?
La questione è: ” C’è o non c’è Dio ? ” Il fatto che
nella domanda appare la parola di Dio dimostra che
Dio c’è. Se non ci fosse, da dove sarebbe venuta
fuori la parola di ” Dio “? Non sarebbe esistita
neppure; si può dare un nome a ciò che non esiste ?
Ciò che non ha nome non può esistere. Frasi come
” fiore di cielo ” indicano, è vero, cose che non
esistono, ma sono formate da elementi, come quel
” fiore ” e ” cielo ” che esistono, uno per uno,
come l’altro famoso esempio della ” lepre con le
corna”, che non esiste ma esistono lepri da un lato
e corna dall’altro. La frase citata più sopra è
” gagana puspa “.
Dio è ovunque e in tutto. Tutto il creato procede da
Lui ed Egli è in tutto il creato; Onnipresente.
163. Come potresti giustificare l’affermazione che Dio è
Onnipresente? Dammi ragioni scientifiche e
spirituali per spiegare questo asserto.
I cinque sensi Sabda, Sparsa, Rupa, Rasa e Gandha
( suono, tatto, forrma, sapore e colore ) si trovano
nella Terra, la quale è perciò solida e stabile;
ossia l’elemento ‘Terra’ ( ” Pritivi ” ) possiede
tutte e cinque queste proprietà. Il secondo
elemento, l’acqua ( ” ap, jala ” ) non ha odore
( ” gandha “) ma ha gli altri quattro soltanto:
Sabda, Rupa, Sparsa e Rasa ( suono, forma
tangibilità e sapore), e perciò si può muovere un
po’ più della terra. Il fuoco possiede da solo
suono, forma e tangibilità, ma non gandha nè Rasa; è
perciò è più lieve della terra e dell’acqua e perciò
tende a salire più libero. Il quarto elemento è
l’aria; ha solo Sabda e Sparsa, ossia suono e tatto,
è leggerissima a va dove vuole.
Lo spazio, o Akasa ha soltanto una qualità, il Sabda
o suono. Perciò lo troviamo dappertutto. Dio è al di
là e al di sopra di questi cinque sensi di
percezione, e non ha alcuno degli attributi della
materia. Perciò Egli è più lieve di questi elementi,
ed presente dappertutto; perciò Dio è Onnipresente.
164. Che significa l’affermazione ” Dio è Anurasniyan,
Mahato Mahiyan ” ?
Che Dio è infinitamente più piccolo
dell’infinitamente piccolo, e che è più vasto
dell’infinitamente grande.
165. Perchè diciamo che il suono AUM è identico col
Brahman ?
Perchè il suono AUM è la combinazione di tre
sillabe: ” Aa, Oo, M. ” Aa, si riferisce alla
consapevolezza, “Visva”; Oo è il sottile e si
riferisce alla mente, ai sogni; lo si può
considerare come ” tajaisa “.
‘M’ è causale , e si riferisce al sonno profondo, a
Prajnana.
Così quando si pronuncia tutto l’AUM il Visva si
fonde con Tajasisa e il Tajaisa con il prajna, e
abbiamo il Darsana dell’Atman. Allo stesso modo
quando riusciamo a combinare i tre stati di veglia,
sogno e sonno profondo, che significa combinare in
uno degli aspetti grossolano sottile e causale,
abbiamo la possibilità di dare uno sguardo all’Anima
Divina.
Sicchè il Pranava, l’Aum rappresenta l’intero
contenuto del Brahman.
166. Che cosa significa la frase ” Ekam Eva Advitiyam ” ?
Questa frase dice che il Brahman è Uno, e l’Uno
solo, che non ha secondo. Il Brahman è in tutto e
dovunque; dacchè è Onnipresente e Onniscente, è la
Realtà Assoluta, e l’Assoluto non può avere secondo,
perchè sarebbe un assoluto anche quello, e due
assoluti non sono pensabili, perchè nessuno dei due
sarebbe più assoluto.
167. Perchè diciamo che il ” jivi “, l'” Anima ” è
indistruttibile mentre tutte le altre cose del mondo
sono distruttibili ?
Tutto ciò che è soggetto a cambiare, tutto ciò che
di tempo in tempo si trasforma è cosa distruttibile,
mentre è indistruttibile ciò che è permanente ed
eterno. Il corpo umano è soggetto ai sei stadi di
trasformazione della nascita, crescita, cambiamento,
evoluzione e declino, morte e distruzione. A Causa
di ciò, e dell’impermanenza del corpo diciamo che
tutto nel mondo è distruttibile. Solo il ” jivi ” o
Anima non subisce cambiamenti ed è permanente.
Questo JIvi indistruttibile risiede in questo corpo
perituro, che è il solo ad esser distrutto, mentre
l’anima è indistruttibile.
168. La realizzazione del Sè, dell’Anima, è il risultato
supremo ?
La risposta è “no”. La presa di coscienza del Sè, o
anima, giova solo a comprendere ciò che nell’uomo è
la parte distruttibile e quella che è
indistruttibile. C’è qualcosa che non è nè corpo nè
anima, ed è il ” Purusottama “, che eccede queste
due cose. Raggiungeremo la meta della nostra
realizzazione solo, quando avremo potuto realizzare
questo ” Purusottama “, cioè Dio, il Brahman.
169. C’è un detto secondo cui ” la mente è lo specchio
del nostro essere interiore “. Spiegamelo.
Nella vita spirituale dobbiamo scoprire l’esistenza
di quattro aspetti:
1. l’anima; 2. l’intelletto; 3. La mente; 4. gli
organi dei sensi.
Degli organi dei sensi la padrona è la mente; della
mente è padrone l’intelletto; dell’intelletto è
padrona l’anima.
Quindi i quattro aspetti sono tutti in correlazione
vicendevole e alla fine questi quattro aspetti non
sono che uno, che è l’Atman o anima. Quindi ciò che
vien fuori da noi stessi, che emana dall’essere
interiore è la mente. Non ci può essere nulla, o
per mezzo della mente, o dell’intelletto o delle
nostre azioni che venga dall’esterno. Tutto viene
dal nostro interno, è, infine, dall’Anima, e quindi
la mente è lo specchio del nostro essere interiore.
170. Che vuol dire ” Vairagya “, e come lo si ottiene ?
La mente è come un tessuto, i cui fili sono i
desideri. Se vogliamo far sparire la mente dobbiamo
togliere i fili, ad uno ad uno. Diminuendo i
desideri, che sono il nostro pesante bagaglio nel
nostro viaggio della vita, ci facciamo più leggeri.
La liberazione dai desideri è detta, in termine
Vedantico, ” Vairagya ” ( pron. ‘ vairaghia ‘: la
‘g’ in sanscrito è sempre dura; ” Gita ” si
pronuncia ‘ghita’, ecc) Vairagya non significa
abbandonare la famiglia ed andare a vivere da
anacoreta, ma rimanere nel mondo, compiere tutti i
propri doveri ma avendo sempre la mente libera da
desideri e da attaccamenti.
171. Che cosa ci dà di buono il Vairagya ?
” Viaggiar leggeri permette di fare del viaggio un
piacere”. La mente, che è fatta di tanti desideri,
può darci solo un sacco di guai. Il Vairagya vuol
dire compiere i doveri che ci sono assegnati per
far piacere a Dio, e non per il nostro. Ciò elimina
difficoltà e problemi dalla nostra vita. Così
la vera Vairagya rende più agevole, sicuro, sano e
piacevole il viaggio della nostra vita.
172. Perchè Dio lo chiamiamo ” Madhava ” ?
La parola ” Madhava” contiene due parti: ” Ma ” ,
che può esser interpretata come Maya, o illusione;
e anche ‘Prakrti’, o Natura, per Laksmi, la Dea
dell’abbondanza. ” Dhaya ” significa ‘padrone’
Colui che è il padrone di Maya e dell’Abbondanza è
il ” Madhaya”, il Paratman.
173. Che differenza c’è tra Jivatman e Paramatman ?
Il Paramatman è indipendente. E’ libero, mentre il
Jivatman o ‘Jiva’ dipende da qualcos’altro. E’ tanto
subordinato alla Prakrti, alla Natura, da non
potersi identificare con l’ananda, con la letizia
Divina. Se vogliamo godere la Beatitudine Divina
dobbiamo giungere a identificarci col Madhava, con
Dio.
174. Da dove sono venute le Upanisad, e qual’è il bene
che possono fare all’uomo ?
Esse indicano la via per la quale possiamo
raggiungere il ” Kaivalya”, l’Unità con Dio. Sono
l’essenza dei Veda – e la base di tutte le Upanisad
è la Isavasya Upanisad, che viene dal Yaiur Veda.
La Kenopanisad viene dal Sama Veda. Come dei Veda,
anche nelle Upanisad si possono ravvisare tre
parti, che sono: 1. Upasana Kanda; 2. Jnana Kanda;
3. Karma Kanda.
Esse dicono all’uomo ciò che deve e non deve fare,
quali sono le vie che lo conducono al bene e quali
sono quelle cattive. Il solo scopo delle Upanisad è
condurre l’uomo a Dio.
175. Qual’è la classificazione delle Upanisad secondo il
Kavi Vyasa ?
Vyasa assegnò le varie Upanisad a iscuno dei 4 Veda.
Il Rgveda si compone di 21 branche, ed ognuna di
esse ha una corrispondente Upanisad. Alle 109
branche del Yajurveda corrispondono 109 Upanisad, ed
alle 1.000 del Sama veda corrispondono 1.000
Upanisad. L’Atharvaveda poi ha 50 branche e perciò
50 Upanisad. Con ciò le Upanisad assommerebbero a
1.180 secondo il calcolo di Vyasa, ma a noi ne son
pervenute solo 108. Sri Sankaracarya arricchì dieci
di esse coi suoi commenti, e queste divennero perciò
le più apprezzate, e sono quelle citate al n° 24.
176. Oltre le 10 già enumerate, quali sono le altre 98 ?
Sono:
1. Brahma
2. Kaivralya
3. Svethasva
4. Fabali
5. Hamsa
6. Garbha
7. Aruni
8. Maramahansa
9. Amrithanda
10. Narayani
11. Amrttabindu
12. Atarvasikha
13. Atarvavasiva
14. Kasithara
15. Maitrayani
16. Narsimhatapani
17. Brahmajabala
18. Maitreya
19. Kalagnidura
20. Sulabha
21. Mantrika
22. Ksiti
23. Niralamba
24. Sarvahara
25. Vajrasucika
26. Subharahasya
27. Tejobindu
28. Nadabindu
29. Dhyanabindu
30. Brahamavidya
31. Atmabodhaka
32. Yoga
33. Tattva
34. Naradaparivrajaka
35. Brahmana
36. Sita
37. Yogacudhamani
38. Nirvana
39. Mandala
40. Daksinamurti
41. Skanda
42. Sarabha
43. Advaita
44. Tharaka
45. Mahanarayana
46. Sovbhagyalaksmi
47. Sarasvatiahasya
48. Mukkthika
49. Bhavarica
50. Ramathapana
51. Ramarahasya
52. Mudgali
53. Vasudeva
54. Pimgala
55. Sandilya
56. Mahabhiksuka
57. Yogasiksa
58. Samnyasa
59. Turyasvatita
60. Paramaparivrajaka
61. Narasimi
62. Aksamalalika
63. Amnumurnha
64. Ekasara
65. Aksaka
66. Adhumavya
67. Surya
68. Kundhisakhya
69. Atma
70. Savitri
71. Parabrahma
72. Pasupata
73. Thripurathapana
74. Avadhuta
75. Tripura
76. Devi
77. Bhavana
78. Katha
79. Yogakundali
80. Rudrahrdaya
81. Rudraksa
82. Bhasona
83. Darsana
84. Ganapati
85. Thaha Sata
86. Mahavakya
87. Pancabrahma
88. Gopalathapam
89. Pranagnihotra
90. Garuda
91. Krsna
92. Dattatreya
93. Varaha
94. Vajanavalkya
95. Satyayana
96. Avyakta
97. Hayagriva
98. Kalisantharana
177. Qual’è il significato esoterico della Ghita Upadesa?
La Gita insegna che il Campo è il corpo; il Jivi è
Arjuna e Krsna è l’Atman. La mente sono le redini, e
i cavalli sono i sensi. Il quadro d’insieme deve
essere interpretato nel senso che Krsna, che
rappresenta l’Atman, guida il carro, che rappresenta
il corpo, nel campo di battaglia. Gli eserciti
opposti sono ” Thag ” e ” Para “, ossia questo mondo
e l’altro, il male e il bene, oppure Atman e
Anatman, oppure quello che è temporale e quello che
indistruttibile. I Kaurava rappresentano le cattive
qualità, e i Pandava le buone. La battaglia in
Hastinapura è quella che si svolge ogni giorno in
ogni cuore, col nostro controllo dei cavalli dei
sensi con l’aiuto delle redini della mente, sotto la
guida di Krsna. L’Atmanjnana, nella battaglia
dovremmo sconfiggere in noi le cattive qualità per
far vincere quelle buone, ristabilendo così il
Dharma.
178. Qual’è il ‘leit-motiv ‘ della Bhagavad Gita ?
Questo nome significa la ‘Divina Canzone’,e consiste
essenzialmente di tre parti, che sono la Karma
Kanda, l’Upasana Kanda, e la Jnana Kanda.
In più la Gita ci ha veramente dato quel gran detto
che è ‘Tat Tvam Asi’: ‘ Tu sei Quello ‘.
I primi sei capitoli ci parlano della natura e del
contenuto di ciò che hiamiamo ‘jivi’, o il ‘tvam’,
che risiede nel corpo per cui mezzo si manifesta la
natura del ‘jivi ‘.
I sei successivi riguardano la natura e il contenuto
di ciò che chiamiamo ‘ Tat ‘ ( la via della Bhakti) .
Gli ultimi sei capitoli ci parlano del contenuto e
del significato di ‘Asi’ ( ‘sei’) e ci insegnano
come realizzare l’identità del Sè o del ‘Jivatma’
con ‘ Tat’ col Paramatman. Ci insegna come dobbiamo
staccarci dalle cose, come sacrificare e raggiungere
” Moksa”, la liberazione.
179. Qual’è il vero significato della parola
‘ Saranagati ‘ ?
Con questa parola intendiamo di solito
significare che mettiamo a disposizione di Dio il
nostro corpo, la nostra mente, tute le nostre forze
e quanto abbiamo. Invece non è un significato
corretto, perchè il nostro corpo non è affatto di
nostra proprietà, e la mente non la controlliamo.
Nulla ci appartiene veramente, e perciò non
abbiamo diritto di dire ” abbandono a Dio pensiero,
mente e corpo,” in quanto nulla appartiene a noi, ma
bensì a Dio. Solo quando ammetteremo e crederemo che
Dio è presente in ogni cosa capiremo che cosa
significa arrendersi a Dio in pensiero, parola a
azione. Il vero Saranagati è divenire uno con Dio.
non c’è abbandono finchè nella mente c’è distinzione
tra “io” e Dio. Non è arrendersi pensare che chi dà
ordini è Dio e chi li esegue è l’uomo; la
beatitudine sta nella unità e non nella dualità.
Quindi il vero significato della parola
” Saranagati ” è il sentirsi uno con Dio.
180. Qual’è il merito che rese Arjuna degno di ricevere
l’insegnamento della Ghita ?
E’ la domanda che fece anche lui, e Sri Krsna
rispose:
” Dharamaja ha molte migliori qualità di Arjuna, ma
ci pensa ” dopo “. Si sente colpevole di aver fatto
il guaio, e quindi non meritava di ricevere
l’insegnamento della Gita. Poi ci sarebbe stato,
Bishma il grande dotto e prode figlio di Ganga, che
aveva pur capito che la ragione e il diritto stavano
dalla parte dei Pandava. Cionostante aveva accettato
il comando supremo dell’armata dei Kaurava. Le sue
azioni non erano coerenti con ciò che pensava; agiva
in contraddizione con le sue opinioni, e non era
degno di ricevere l’insegnamento di Krsna. Nel caso
di Arjuna, egli presentiva tutte le sofferenze che
avrebbe causato la guerra. Era pronto a sacrificare
tutti i piaceri di questo mondo e dell’altro per il
bene degli altri; si affidò al Signore pronto a
seguire tutte le indicazioni che gli avesse dato.
Dobbiamo quindi ammettere che egli era l’uomo che
meritava l’insegnamento della Ghita.
181. A quali condizioni Dio protegge il nostro benessere
e il nostro futuro ?
La parola di Dio è che egli si occupa del tuo bene
semprechè tu abbia devozione per Lui. Nella Ghita
dice che ciò avverrà purchè il devoto passi tutto il
tempo pensando a Dio, accetti Dio come
onnipervadente e presente in ogni essere; sia sempre
attaccato a Lui come fa il piccolo della scimmia,
sempre avvinghiato al pelo della madre. Dobbiamo
attaccarci a Dio in ogni circostanza e condizione;
dobbiamo avere questa fede implicita; se noi non
l’abbiamo, e ci abbandoniamo totalmente a Dio, Egli,
come la gatta fa con i suoi micini, si occuperà del
nostro bene ovunque noi siamo.
182. Quali sono i due modi mediante i quali ci possiamo
liberare delle catene degli affetti e degli
attaccamenti e guadagnarci la Liberazione?
Un modo è quello di ottenere la forza con cui
spezzare la catena. L’altro è quello di farci così
piccoli, che la catena ci sia molto larga e ci
scivoli d’addosso. Sono, il primo ‘jnana’, la via
della Conoscenza, e il secondo ‘Bhakti’, la via
della Devozione. Quest’ultima ci insegna
l’atteggiamento di ” Dasoham “, ossia della
condotta per cui dici: ” io sono il tuo servo “
(‘das’).
Quando ti senti legato da una catena, se puoi
ripetere ” Dasoham, Dasoham” ti fai umile, il tuo
ego diventa più tenue, e divieni tanto piccino che
puoi scivolare fuori dalla catena.
L’altra via quella della Jnana, ti fa spezzare la
catena perchè ripeti ” Sivoham, Sivoham ” – Io Sono
Siva…. – e con questa sensazione ti fai sempre
più grande; tanto grande che la catena si spezza e
non ti tiene più.
Ecco le due vie per arrivare a ” Moksa “, alla
Liberazione.
183. Che cos’è ” Kama ” ? Che differenza c’è fra “Kama”
e ” Prema ” ?
L’avere dei desideri e mantenerli è ” Kama “. La
parola ” Bhakti ” è anche scambiata con ” Prema “,
ossia Amore. Benchè Prema e Kama possano parere
sinonimi, in realtà differiscono molto. Kama si
lega a persone o a cose; è ristretto e limitato. I
desideri terreni son Kama e il desiderio per
l’universale, per Dio Eterno è Prema.
184. Spiegami la frase ” Jantunam Narajanma Durlabham “.
Si chiama ” jantu ” tutto ciò che è nato da una
matrice.
Poichè anche l’Uomo è nato da madre, è detto “jantu”
anch’esso. La sola differenza tra uomo e animale è
la sua intelligenza. La frase citata dice che la
‘narayama’, ossia la nascita come ‘nara’ (uomo) è
una grande fortuna.
Perciò devi badare attentamente a tenere una buona
condotta nella vita.
185. Che cosa ci insegna il Ramayana ?
Ci insegna che i due sentimenti di ” kama ” e
” Krodha ” sono la causa di tutte le tristi
esperienze che abbiamo nella vita.
Quella strega di Manthara ebbe la colpa dell’esilio
di Rama nella foresta, e del ratto di Sita da parte
di Ravana, di cui ebbe la colpa anche Surpanaka.
‘Manthara’ significa ira, cioè Krodha; e Surpanaka
significa desiderio, ossia Kama. Kama e Krodha,
concupiscenza e ira, hanno la colpa di tutti i
dolori che prviamo. Anche nel caso di Sita, ella
poteva stare con Rama solo qando aveea sacrificato
tutti i suoi Kama; quando nella sua mente venne il
desiderio del cerbiatto d’oro, Rama le fu lontano.
Il Ramayana ci insegna anche che dove c’è Rama non
c’è più Kama; e quando subentra Kama, Rama è lontano
da noi.
186. Che cos’è ” Visnu Maya ” ?
La base eterna, il Brahman, è come uno schermo
cinematografico. Quando gli si proietta sopra
l’immagine del mondo cangiante, con la gente che va
e viene, avete il quadro del mondo, come il film nel
salone del cine. Questo processo per il quale lo
schermo permanente e la pellicola irreale e
transitoria si combinano e ci danno un’impressione
di realtà può essere chiamato la ” Visnu Maya “
dell’Universo, del Jagat. La parola ” Visnu ” non
deve qui esser reinterpretata come una Persona che
riveste le insegne della Buccina (” Sanka”) e del
Disco ( ” cakra “), ma significa ‘onnipresenza’; e
a questa miscela di vero e di falso Samkara diede il
nome di “Mitya”, e disse ” Brahman Satya, Jagat
Mitya “.
187. ” Maya è l’ombra inseparabile di Dio “; spiegami
questa frase con riferimento al Ramayana.
Sappiamo che, mentre viaggiavamo nella foresta,
Rama faceva da guida e camminava in testa alla
comitiva; subito dietro a lui veniva Sita, e per
ultimo camminava Laksama. Rama Rappresenta Dio, il
Paratma; Sita rappresenta Maya, e Laksama
rappresenta il Jivi. Se Laksama ( l’anima umana,
il Jivi ) desidera avere la vista di Dio, del
Paratman, Sita che gli si frappone si deve
allontanare; oppure si deve spostare Laksama.
Se cerchiamo d spinger via Maya, o di cacciarla
con odio, essa si adira. Non solo: neanche Dio
permetterebbe una tal cosa, e non avremo la grazia
del suo Darsan. Il solo modo per un jivi di vedere
Dio e di ottenere la Sua Grazia è di capire che
la Maya è l’ombra inseparabile di Dio Stesso e o
pregare in tutta umiltà di avere l’opportunità di
vedere il Signore. Allora la stessa Maya si farà
gentilmente da un lato ed aiuterà il Jivi ad avere
il Darsan del Signore Iddio.
188. Chi sono io ?
Per rispondere dobbiamo farci molte domande quali:
” Io sono il corpo ? Sono la mente ? sono
l’anthakarana ? ” e così via. Se credi di essere il
corpo che senso ha dire, come fan tutti, ” il mio
corpo” ? Chi è che dice “mio”, e chi è il corpo ? Se
tu dici ” il mio corpo” sottintendi che tu sei
qualcos’altro staccato e diverso dal corpo. Se dici
” la mia mente ” è evidente che separi la tua mente
dal tuo possessore, il tuo “io”. Noi sperimentiamo
tutto, tutto separando tra “mio” e “non mio”. La
cultura indiana e gli insegnamenti del Vedanta ti
fanno attraversare, per mezzo della constatazione
” questo non è l'”io” tutto finchè arrivi a capire
che cos’è l’Io; e il vero Io è l’Atman.
189. Chi è i nostro vero Congiunto o parente?
Quando muore un congiunto, la madre per esempio,
ella mi ha lasciato e se n’è andata. Ma chi mi ha
lasciato in realtà ? Il suo corpo è ancora qui, ed è
andata via. La vera madre è solo la sua vita. Sicchè
quando la vita, è fuggita, ci rendiamo conto che il
rapporto di cui abbiamo goduto era solo un rapporto
fisico, che non ha valore. Tutto ciò che era
permamente e lo era solo in rispetto all’Anima
Divina che era contenuta nel corpo, e non era il
corpo stesso.
Perciò il vero parente, il vero amico, la vera guida
può essere solo Dio e nessun altro.
190. Quando ci accorgeremo della nostra vera forma ?
Nel pensiero che ci fa credere nell’Onnipresenza di
Dio, che Dio è presente davanti a te e fuori di te
non occorre che tu dia speciale importanza a ciò che
viene dal di fuori. Devi credere che tutto è
contenuto da te. Tutta la essenza dei Veda viene
dall’interno dell’uomo, e non dal di fuori. A causa
dell’ignoranza, di certe illusioni e dalle nostre
azioni in vite anteriori crediamo che ci venga
qualcosa dall’esterno, da qualcosa di sacro. Non è
esatto, è illusione. Solo se sappiamo liberarci da
codesta illusione, di superare l’ignoranza e di
capire che tutto è dentro di noi potremo conoscere
la nostra vera forma.
191. Nella nostra miotlogia si racconta che una vita
l’Oceano fu sbattuto ( come si fa con il latte per
fare il burro) con il ” Mahatahara Parvatha “.
Qual’è il senso occulto di questo segreto ?
Si racconta che c’era un monte di questo nome, e che
con esso l’oceano fu sbattutto, dai deva che
tiravano da un parte e gli Asura dall’altra il
serpente che, attorcigliato al monte, lo faceva
girare ( in India invece dalla nostra zagola il
latte si agita in un recipente cilindrico, in cui è
immerso un bastone che fa da agitatore, attorno al
cui estremo superiore si avvolge una funicella che,
tirata da un capo all’altro, lo fa girare
alternativamente. I Deva, o devata rappresentano le
buone qualità, e gli Asura, o Demoni le cattive.
Dall’Oceano uscirono cose buone, gemme, il
Kalpavriksa, albero che soddisfa i desideri, la
Kamadhenu, vacca che vi dà tutto ciò che volete.
L’Amrita nettare dell’immortalità, ed anche veleni
mortali. Questo è il senso allegorico della storia;
il, senso occulto, ‘anagogico’ come direbbe Dante è
che è la nostra vita stessa ad essere ” zangolata “.
La fonte ” Viveka”, la sapienza; il corpo è il
recipiente dove avviene la sbattitura e il monte
sbattendo è l’essenza del Vedanta; e i due capi
della fune che muove il monte sono le due Nudi Ida e
Pingala, i nostri due condotti sottile attraverso
i quali si muove la nostra energia interiore.
L’operazione della sbattitura è il Sadhana che noi
dobbiamo praticare ( per sceverare ciò che c’è di
noi di buono da ciò che c’è di male ).
Allora sorgerà il Nettare Divino.
192. Il Bhagavan ha comparato la nostra vita ad una
partita di foot-ball. Perchè ?
Il nostro cuore spirituale è il campo da gioco; da
una parte c’è la squdra delle ” Asarida Varga “,
delle cattive qualità, che sono: 1. Kama,
( concupiscenza) ; Krodha ( ira ): 3. Lobha
( avidità, possessività ) 4. Moha ( attaccamento,
illusione ); 5. Mada ( arroganza, superbia);
6. Matsarya ( invidia). I giocatori dell’altra
squadra sono:
1. Satya ( verità); 2. Dharma ( rettitudine);
3. Santi ( pace, imperturbabile); 4. Prema
( amore ); 5.Ahimsa ( non -violenza );6. Purnave
( senso di pienezza).
La ” Dharma Vidya ” ( l’istruzione che si riferisce
a questo mondo), e la Brahma Vidya ( quella che
riguarda l’Altro Mondo) sono i limiti del campo. La
gente buona e la cattiva stanno calciando la palla
della vita. I cattivi hanno la forza fisica, i buoni
quella Divina, e si vedrà come e quando vinceremo,
o se manderemo il pallone in porta. Questo è il
confronto che fa il Bhagavan fra la vita e una
partita di foot-ball.
193. Quale è il significato occulto del rumore del nostro
respiro ?
E’ il ” Soham “; “so” è il suono del respiro che
entra, e ” Ham ” quello del respiro in uscita. La
sillaba ” so ” sta per ” Tat “, che significa Dio,
il Brahman; e ” Ham ” sta per ” io ” o me. Ad ogni
respiro diciamo ” io sono Dio “, ” Io sono Dio “.
194. Si sentono vari suoni. Da dove vengono questi suoni?
Tra i suoni ce n’è uno che è il più importante, ed è
il pranava AUM. Da essi emanano tutti i diversi
suoni, uno e tutti. I Vari suoni sono solo
trasfromazioni dell'” Ekoham Bahusyam “( La Volontà
Divina ” Io sono l’Uno e sarò i molti ” ).
195. Spiega come l’AUM è ” Ekaksaram Brahma ” e Rama è
null’altro che l’Omkara ).
L’Omkara è formato da tre suoni principali: A, U, M.
Rama, che è l’incarnazione del Dharma anche lui ha
tre personaggi che lo aiutano, e che sono Laksmana,
Bharata, e Satrughna ( i suoi tre fratelli). Il
suno A può esser comparato a Laksmana, l’U a Bharata
e l’M a Satrughna. La combinazione di questi tre è
l’Omkar, e Laksmana Bharata e Satrughna insieme
fanno Rama. I Veda e le Upanisad ci insegnano che
l’Om (AUM) è l'” Ekaksara Brahman “; cioè l’OM è
Leakam Advitiyam Brahman, ossia Brahman è l’Uno è
solo Uno “. Rama che non è altro che l’Omkara, ebbe
nascita sulla terra per ristabilire il Dharma, la
rettitudine sulla faccia del pianeta. Rama è Dio.
196. Il Ramayama ha altri due nomi. Quali sono ?
Sono ” Morte di Ravana ” e ” Sitacarita “, ossia
” Storia di Sita “; il Ramayama è chiamato ” Srimad
Ramayama ” perchè descrive tutte le grandi virtù di
Rama. Il titolo di ” Storia di Sita ” gli spetta
perchè Ella è la donna ideale, ricca di tutte le
qualità che deve avere la Donna Indiana; castità,
purezza, gentilezza, eccc. Ed ella insegna perfino
il Dharma e Rama. A sua volta Ravana è un
personaggio potentissimo e di grande sapere, e
compie molte grandi imprese. Ciononostante egli non
seppe seguire la retta via, e per questa ragione
dovette essere ammazzato da Rama. Ravana non era
sorretto dal Dharma. Poichè il ramauyma cui insegna
che non dobbiamo lasciare spazio alle cattive
azioni, e che la vera forza è quella del Dharma,
questo poema è anche chiamato ” L’Uccisone di
Ravana “.
197. Che cosa significa ” Saguna Brahman “, e ” Nirguna
Brahman ” ?
Per spiegarlo prendiamo per esempio ciò che
Uddalaka, il grande Guru disse al figlio per
spiegargli queste cose. ” Prendi un vaso pieno
d’acqua, mettici dello zucchero e rimescola bene “
Prima di sciogliere lo zucchero lo abbiamo visto.
Adesso che l’abbiamo sciolto nell’acqua sapremo dire
in che parte del vaso si trova ?
Lo zucchero si trova in ogni goccioletta del
liquido.
Così il Brahman, che è ” nirguna “, ossia senza
” guna ” attributi, ed è ” nirvikara”, senza forma
nè limiti di spazio o di tempo, questo è il concetto
di ” nirguna Brahman “. Questo Brahman assume gli
aspetti di ” saguna “, di chi ha attributi o “guna”
e appare in questo mondo e risiede in ogni essere,
in tutto ciò che vediamo intorno al mondo. Non è
possibile vederLo separatamente coi nostri occhi, nè
afferrarlo con le mani, ma è solo possibile averNe
l’esperienza nel Suo Sgtato Manifesto. Ciò è tutto
ciò che possiamo fare con la grossolanità del nostro
corpo, salvo sperimentarlo in istati più elevati.
198. Dio è presente ovunque e sempre. Perchè si dovrebbe
andare in qualche posto speciale o in
pellegrinaggio per cercare Dio in qualche santuario
particolare ?
Qui c’è una vacca; dal suo corpo si può estrarre
latte. Vogliamo dedurre che il latte scorra per
tutta la vacca ? Provate a mungerla da un orecchio:
avrete un bel torvcere; di latte non ne esce.
Occorre mandarlo a cercare in qualche posto
speciale. Il latte viene dal sangue dell’animale,
ma non è detto che dove c’è sangue ci sia il latte.
Allo stesso modo, benchè Dio sia onnipresente e sia
dappertutto, se Lo si vuole vedere, per realizzarlo
dovete scegliere un momento e il luogo giusto. Se
cominciamo la nosta vita prefiggendoci una certa
ora di preghiera ( di pregare, contemplazione o
meditazione) e ci scegliamo una certa forma; a poco
a poco nella nostra pratica giungeremo a un punto
quando, da quest’adorazione passeremo a realizzare
l’aspetto nirguna del Brahman. Tutto ci apparirà
allora come una sola cosa infinita. Quando
raggiungiamo quaesto stato di Advaiata e
trasformiamo in esperienza le nostre convinzioni
filosofiche non avremo più bisogno di recarci in
qualche posto speciale. Vedremo Dio dappertutto,
senza vincoli di tempo, e LO troveremo dentro di
noi. Questa è la vera realizzazione di Dio.
199. Che cos’è la meditazione ?
Dobbiamo accettare il concetto ” Saguna ” e
” sakara ” perchè col suo aiuto possiamo raggiungere
la meta di ” Nirguna ” e di ” Nirakara “. Questo
procedimento è chiamato Meditazione, o Dhyana ( ma
pare che in altri testi, come Dhyana Vahini non si
legga proprio così. Sta di fatto che Patanjali
enumera Prathyaara, Dharana e Dhyana prima di
Samadhi; ossia introversione dei sensi,
concentrazione, contemplazione e poi Samadhi; e di
quello che si dice ” meditazione ” specificamente
non parla. Se essa non è ancora Samadhi, sarebbe
lecito identificarla con ” Dhyana “, contemplazione;
ma pare che in Dhyana Vah. Baba la ponga un gradino
più su, con Samadhi: siccome di Samadhi, prima di
giungere all’Unità totale, ce ne sono vari livelli,
potremo supporre che Baba intenda per istato
meditativo i primi ivelli di Samadhi.
200. Che cos’è Dhyana?
Se non c’è un oggetto su cui meditare, non si può
farlo. Il processo nel quale si medita
( si ” contempla ” un oggetto ) si chiama Dhyana.
Colui che fa Dhyana si dice Dhyata. Il Dhyata, per
mezzo di Dhyana, deve raggiungere l’esperienza
dell’oggetto della meditazione, del Dhyeya. Quando
si compie il processo della meditazione, le tre
componenti si fondono in una unità; colui il quale
dà Prema, il Prema stesso, e chi riceve il Prema
diventano una sola cosa; se manca uno di questi tre
elementi non è possibile raggiungere la completezza.
In tutti e tre è presente Prema nello stesso
grado. A ciò si riferisce il detto ” L’amore è Dio;
vivi in amore “.
201. Come si può fare Dhyana?
Pr farlo è molto importante l’ora. Dovete meditare
ogni giorno, sempre alla setssa ora, nel periodo che
va dalle tre alle sei del mattino; sono le 3 ore del
” Brahman Muhurta “. Mettetevi a sedere su una
tavola di legno, in ” padmasana 2 ( posizione del
loto).
Mettetevi davanti una piccola ” jyoti “, una
fiammella di una lucernina ad olio e una candela;
guardate la fiamma ad occhi aperti. Chiudete gli
occhi dopo un minuto; sentitevi la fiamma nel mezzo
delle sopracciglia; portatela pian piano fin dentro
al cuore. Sentite che nel vostro cuore, che si
apre come un loto alla luce della vostra fiamma,
questa si va soffermando. Se non ve la potete
raffigurare, riaprite gli occhi e tornate a fissare
la jyoti. Quando ve la vedrete nel mezzo del vostro
cuore, portate la sua luce ad ogni parte del vostro
corpo; nel collo, poi dal collo alla bocca, e poi
alle mani, e ai piedi, poi agli ochi, e dagli
occhi alle orecchie e al capo, e di lì tutt’attorno
a voi.
Mandatela a coloro coi quali avete relazioni,
a chi vi vuol bene ed anche a chi vi vuol male. Poi
mandatela a tutto: agli uccelli, alle altre bestie,
a tutto. Quando averete finito la vostra Dhyana
recitate la preghiera ” Asato Ma Sat gamaya; Tamaso
ma Jyotir gamaya; Mrtyor ma Amrtam gamaya, ” che
significa : ” (O Signore) conducimi dall’irreale al
reale; conducimi dalle tenebre alla luce, conducimi
dalla Morte all’Immortalità “.
202. A che serve codesta Dhyana ?
Ovunque sarà stata portata questa Jyoti ( fiamma,
luce ) durante la Dhyana non ci saranno più tenebre.
dacchè Jyoti avrà raggiunto i vostri occhi non
avrete più cattive visioni o vista cattiva.
Siccome essa ha raggiunto le vostre orecchie, non
udrete più cose malvagie; poichè è giunta alla
vostra bocca, non proferirete più parole cattive;
ed essendo giunta al vostro capo, non avrete più
brutti pensieri. E’arrivata nel vostro cuore, e non
avrete più sentimenti negativi; è corsa alle vostre
mani ed ai vostri piedi, e non commetterete più
cattive azioni nè andrete più in luoghi cattivi.
Sentirete che con questa meditazione non si sono
solo eliminati i lati brutti del vostro carattere,
ma al loro posto sopravvengono idee sacre e nobili,
e le vostre azioni sacre e nobili saranno. Non solo,
ma potrete arrivare al glorioso Darsan Isvara,
oppure avrete l’esperienza dell’Advaita, dell’UNO,
perchè la luce che è in voi c’è in tutti gli esseri
umani ( e non ), in tutto e dovunque.
203. Non ci è lecito meditare su una delle Forme di Dio ?
Una forma non è cosa duratura. Non è giusto porre la
vostra concentrazione su qualcosa che cambierà, che
non è durevole. Meditate su qualcosa che non cambi
mai. Avendo nella vostra meditazione la Jyoti
( = luce ) che non cambia, vedrete certamente in
essa ” Rupa “, la Forma che gradite e che pregate.
Da una Jyoti potete accendere quantità di altre
Jyoti, ma la prima non cambia per questo, nè si
spegne. La prima Jyoti è una ” akhanda jyoti “, le
altre sono delle ” Jivan Jyoti ” ( la prima è come
Paramatman, le altre sono raffigurate come il
Jivatman). Il risultato della meditazione sarà che
ogni singola Jivi Jyoti si fondono con l’Akhanda
Jyoti, e ciò insegna l’Unità di tutto il creato.
Ecco perchè si tiene davanti una luce nella
meditazione.
204. Che cos’è il ” Prarabhda Karma”? E il “Sancita” e
” l’Agami Karma “, che sono?
Il Prarabhda Karma è quello in cui ci troviamo al
presente, del quale sentiamo oggi gli effetti. Per
Sancita si intende tutto il Karma passato, e Agami
si riferisce al Karma che seguirà nel futuro. Il
Prarabhda sta in mezzo tra il Sancita e l’Agami, e
noi stiamo subendo questo Prarabhda a causa del
Sancita. Il risultato di quello che facciamo ora
verrà nel futuro. Anche se siete nel Sancita, se
cercate di comportarvi in un modo sattico, pio e
buono, potrete cambiare anche sancita. Se poi
facciamo ogni nostra azione per piacere a Dio e per
la sua Gloria e non c’è Prarabhda che ci possa
turbare ( e l’esempio di Druva e di Markandeya ci
mostra come può essere superato il Karma). Quindi,
la Grazia di Dio può sicuramente vincere i cattivi
effetti di Prarabhda. se possimao avere il
beneficio della Grazia di Dio non dobbiamo temere
nè Prarabhda, nè Sancita nè Agami. Perciò, ” siate
buoni, fate il bene e vedete il bene; questa è la
strada verso Dio, ” dice Sai Baba.
205. Qual’è il significato spirituale della storia di
Gajendra Moksa ?
Nella sua vita precedente Gajendra era stato un re,
e rinacque come elefante perchè fu maledetto da un
saggio. Qui ” re ” significa Atman, di cui il
Paramtman è l’imperatore. Questo elefante dimenticò
l’Atmatattva ( il proprio principio spirituale ) e
conduceva una vita di attaccamenti e di illusioni,
nella foresta dell’esistenza. Nel vagare per la
foresta gli venne sete, – il che significa
attaccamento ai sensi -, e vide un lago – il lago
dei desideri materiali, il ” samsara “; gli venne
voglia di godere delle sue acque, i piaceri di
” samsara “, ed entrò nel lago. Apparve un
coccodrillo – che simboleggia il ” mamakara ” o
attaccamento, e l’Ahamkara”, o egoità – e gli
azzannò una gamba.
L’elefante non se ne poteva liberare, benchè
impiegasse tutte le sue forze fisiche e mentali.
Finalmente invocò in preghiera l’aiuto di Dio. Lo
stesso accade per noi, che nella vita ci affidiamo
solo alle forze del nostro corpo e della nostra
mente, ma queste non possono darci pace e gioia. Se
dedichiamo a Dio queste due forze, la sua Grazia ci
darà quella Pace e quella Gioia. Alle preghiere
dell’elefante, Dio lanciò il suo ” Sudarsana
Cakra ” e uccise il coccodrillo salvando l’elefante.
Il nome ” Sudarsana” è formato dalla radice ” su “
che significa ” buono ” , mentre ” darsan “
significa ” visione “: quindi ” Sudarsana non è solo
un’arma o uno strumento, ma è la giusta visione di
Dio: quando l’elefante volse a Dio le sue preci, lo
sguardo di Dio si volse verso l’lefante. Ecco perchè
il Bhagavan dice: ” Guardate Me, e Io certamente
guarderò voi “.
206. Qual’è la prima cosa che dobbiamo cercare di
conoscere ?
La prima cosa da conoscere è te stesso. La ricerca
della conoscenza di te stesso si chiama
” Sankhyajnana”, e ” Tarkajnana ” è ciò per cui
mezzo si conosce ciò che è l'” io ” e da donde è
venuto codesto ” io “. Lo stato di chi cerca
costantemente di conoscere la verità dell'” io ” si
chiama ” Amanaska “. Perciò tutti dovrebbero cercare
di sapere questa verità e di essere sempre nello
stato di Amanaska.
207. Che cos’è il ” nostro “, in realtà ?
Abbiamo tutti l’idea errata che una certa cosa è
“nostra”, ma non è così. Il corpo non è nostro, nè
lo è la mente e neppure questa vita è nostra, perchè
nulla è sotto il nostro controllo. Il nostro essere
è formato da vari strati: ” Annamyakosa” ( corpo
mentale), ” Pranamayakosa ” ( corpo enegetico),
” Manomayakosa ” ( corpo mentale), ” Vijnanamyakosa”
( corpo di intelligenza), e ” Anandamayakosa”
( corpo di beatitudine). Finchè l’uomo dipende
dall’Annamayakosa non può conoscere ciò che riguarda
il vitale ( il Pranamayakosa) e vive da animale.
Quando dipende dal Pranamayakosa comincia a credere
che esista Dio. Col Manomayakosa si rende conto
delle leggi naturali, e col Vijnanamayakosa conosce
gioia e dolore, e finalmente con l’Anandamayakosa
conosce la beatitudine. Tutto è creato da Dio e Gli
appartiene. Di nostro non c’è che l’esperienza
dell’Unità con Dio.
208. Quali sono i tre tipi di Satya ( verità) comunemente
noti ? Spiega come la verità è Una, in realtà.
Si dice che ci sono tre verità: la ” Pratibhasika
Satya “, la ” Vyavaharika Satya ” e la ” Paramatika
Satya “, ma la Verità è una sola, e e non è mai
triplice. Siamo solo noi a credere che ce ne siano
tre.
Per esempio, nella penombra ci può accadere di
credere che una fune per terra sia un serpente; ma
in realtà il serpente è solo nella nostra mente, e
la verità è che non c’è un’altra cosa, che è la
fune.
Questa verità illusoria è la Pratibhasika Satya, che
non ha nè base nè esistenza.
Se ci mettiamo davanti ad uno specchio, ci vediamo
riflessa la nostra immagine; se ci allontaniamo,
l’immagine non c’è più. In questo caso una base c’è,
e siamo noi, che abbiamo prodotto il nostro
riflesso; ma in nostra mancanza il riflesso non c’è
più. Esso e Vyavaharika Satya. Finalmente la
Paramartika Satya è un’entità che è presente sempre
e dovunque; è la vera ed eterna verità. Anche se in
questo mondo vediamo molte forme, molti nomi, tante
cose, varie razze, religioni e caste, dobbiamo
sapere che Dio è presente in tutte esse; l’Essere
Interiore, in realtà, è solo UNO.
209. Che persona è uno ” Sthitaprajna ” ? Come si può
raggiungere tale stato mentale ?
Si chiama Sthitaprajna chi non è nè giubilante per
il successo nè depresso per la sconfitta, perchè ha
raggiunto l’imperturbabilità dell’animo. Per
raggiungere questo stato occorre avere un dominio
totale sui sensi. Non è affatto facile dominare i
sensi, ma è meno difficile indirizzarli verso Dio
invece che verso le cose terrene. Con questo
procedimento si eliminano tutte le impurità dei
sensi, e il primo passo è far crescere in noi
l’amore per tutte le creature viventi. Chi poi
divien capace di dominare e superare l’ira, l’ego e
gli attaccamenti diventa un grande Yoghi. Dobbiamo
renderci conto che l’ira, la superbia e le altre
passioni riducono l’uomo peggio di un animale.
Cercate in voi Vijnana, Prajnana, e Sujnana che sono
latenti nell’uomo, dirigete i sensi entro il giusto
canale e raggiungerete lo stato perfetto della
suprema gioia.
210. Com’è che l’ira è il peggior nemico e la calma è
invece la miglior protezione ?
Sotto l’effetto dell’ira perde la calma e diventa
ansioso. In realtà la gioia è il paradiso, e il
dolore è l’inferno dell’uomo. Chi è posseduto
dall’ira perde il pieno e corretto esercizio di
tutte le proprie facoltà, e si fa odiare dagli
altri, perchè commette cattive azioni e gravi
peccati. I sentimenti d’ira hanno una grossa
componente egoica, e l’ira è causata dalla
debolezza della mente. Quando siamo adirati i nostri
nervi si indebolisci non e perdiamo più energia di
quanta ce ne darebbero tre mesi di cibo. L’ira non
solo ci debilita e ci porta via i meriti delle
nostre buone azioni, ma ci mette in cattive
condizioni di salute fisica e mentale. Se siamo
capaci di dominare l’ira possiamo farci dei meriti
pronunciando il Nome del Signore. La calma dà la
forza alla mente e ci dà lo stato di Sthitaprajna,
di imperturbalbiltà d’animo. Per arrivarci cercate
di riempirvi la mente di buoni pensieri, di buoni
sentimenti e di buoni concetti. Invece chi è preso
dall’orgoglio, dall’ira e dall’ego vive l’inferno.
Invece la calma è la nostra protezione.
211. Che cos’è il ” cibo sattvico ” ?
Non è solo mangiare latte e yogurth, vegetali e
olio. E’ cibo anche quello che entra in noi da tutti
i sensi, dagli Jnanendriya; è l’aria che respiriamo,
ciò che vedono i nostri occhi, ciò che entra dalle
nostre orecchie, e dagli oggetti che tocchiamo e
palpiamo. Sono oggetto della selezione per una dieta
Sattvica tutte le cose che entrano per le porte dei
nostri sensi, i quali devono essere puri e
immacolati: ecco perchè ne dobbiamo avere il
controllo.
212. Qual’è il significato esoterico della
rappresentazione del Signore ( Visnu ) dormiente sul
‘Ksira Sagara ‘, l’Oceano di Latte ?
L’Oceano di Latte è il nostro Anthakarana, il corpo
causale, e ciò che resta dopo la Dhyana ( la
meditazione), il ” sesa ” o residuo è l'” Adisesa “,
il gran Serpente. La consapevolezza che si trova tra
i due e Sri Visnu Stesso, mentre colui che adora, il
devoto è la dea Laksmi. Molti grandi ci hanno
insegnato come far addormentare Dio sul nostro
Oceano di Latte, sul nostro Anthakarana o sul nostro
cuore. Il fatto che ” sadhakara ” sia Laksmi ha il
suo significato occulto. Il Jivi non può essere
chiamato Purusa finchè la natura inerte non sia del
tutto eliminata; è possibile raggiungere il
principio Purusa per mezzo della natura femminile si
” Stri- Tattva ” . E’ questo il significato
anagogico dello ” Sri- Sayana ” del Signor Nostro.
213. Che cos’è la ” jadattva “, l’inerzia ? Parlamene in
dettaglio.
Ci sono cinque fasi, o aspetti dell’inerzia. Esse
sono: 1. ” Ghata-Akasa “; 2. ” Jala-ekasa “;
3. ” Dehara-ekasa ” 4. ” Cida- akasa ” e
5. ” Mahadkasa”.
1. Questo nome ( di Ghata Akasa ) si riferisce solo
al corpo e non all’Atman che vi è contenuto. Il
Ghatakasa è quello stato in cui si dice: ” questo è
Me” . Anche quando siamo persi nella cosapevolezza
solo del corpo, c’è ancora quel sentimento per
l’Atman che è in noi: è come lo spazio ( ” akasa ” )
entro il vaso.
2. lo stato di ” Jalakasa ” è quello in cui si è
pieni di ” sankalpa “, di intenzione, e può esser
raffrontato col cielo riflesso nell’acqua. Il
Sankalpa e il Vikalpa ( La Scelta ) in noi sono
come l’acqua nel vaso.
3. Il ” Dharakasa ” è quello stato in cui si
osservano Sankalpa e Vikalpa e noi, ma siamo consci
che li stiamo osservando; per esempio, se l’immagine
viene ferita fisicamente da qualcuno, la ferita non
viene sentita dall’oggetto, ma se invece viene
offesa e ingiuriata ( moralmente ) da qualcuno,
quest’oggetto, il cui riflesso si trova nell’acqua,
risente dell’insulto. Sicchè c’è unità in ” Sabda “
(suono) ma non in “kriya” ( azione); eppure vi è
contenuta, occulta, anche la natura del
” Sabda Brahman “. Così in Jalakasa si trova anche
la natura di Daharakasa ( “dahara”= piccolo, tenue,
sottile).
4. Venendo ora a ” Cidakasa”, dirò che questo è lo
stato in cui l’uomo non è semplice spettatore. In
esso l’uomo non è per nulla scosso da emozioni, ma
osserva come testimone indifferente tutto quello che
accade al corpo, perchè è occupato in una coscienza
superiore. Questo stato è ” Cidakasa “.
(” Ghata “= giara, contenitore, il corpo fisico;
” Akasa ” = spazio, ‘cielo’; ” Jala ” = acqua;
” Dahara “= sottile; ” cid ” = consapevolezza.)
5. Il vaso può essere rotto, lo stagno si può
asciugare, ma la ” Akasa ” rimane sempre. Lo spazio
immenso è lo stato chiamato ” Mahadakasa ” è lo
stato ottenuto col controllo dei sensi, nel quale è
possibile realizzare lo stato supremo del
” Nirvikalpa “. Questo stato è ancora chiamato
” Nirvikalpa “. Questo stato è ancora chiamato
” akasa ” perchè ha ancora l’elemento d’inerzia, di
“jada”. Lo spazio (‘ cielo ‘) riceve diversi nomi
oltre l'” akasa ” : ” gagana “, ” sunya “
(‘vuoto’,nulla). Si parla anche di ” Hrdakasa ” in
riferimento allo spazio ( o ‘firmamento’) del
‘cuore’. La Grazia di Dio può farti andare
direttamente allo stato di Mahadakasa senza dover
passare per tutti i vari stati di Gata, Jala,
Dahara, e Cit.
214. Dove risiede questa ” Citasakti ” luminosa, che è il
nostro Atman ?
Tutte le figure che troviamo nel mondo non sono che
proiezioni del ‘cid-akasa’. L’anima proietta sullo
schermo le varie figure che vediamo muoversi come al
cinema. Se chiudiamo gli occhi non vediamo nessuno,
ma tutta quella gente ci dev’essere. Aperti gli
occhi, vediamo con essi tutte quelle apparenze, ma
non è che esse entrino negli occhi. Gli occhi
proiettano una luce, che non è proiettata dagli
oggetti. Per esempio, il sole illumina tutto il
mondo, ma questo non illumina il sole. La luna è
come uno specchio che riflette la lce del sole, che
viene rimandata fredda e piacevole. I Veda dicono
che la luna è come la mente, che riflette lo
splendore dell’Atman. Di essa parte si riflette
nello specchio di ” Buddhi”, dell’intelletto, e così
la mente buia può esser illuminata e splendente
della luce riflessa. La mente può permetterci di
ottenere ‘ Prajnana’, anche se siamo allo stato di
Ajnana. Se volgiamo Buddhi verso l’Atman possiamo
disperdere il buio della nostra mente; L’Atman è il
padrone dell’intelletto e ciò che esso afferra
trascende i sensi.
215. Spiegami come il Dharma ha perso i suoi Pada
( piedi, sostegni ) nonostante la comparsa dei
grandi Avatar ?
Il Bahgavan Baba dice che nel'” Krytayuga” camminava
e si sosteneva su quattro piedi, che erano:
” Yajna “, 2. “Yaga”, 3. “Yoga”, 4. “Tapas”. I Rsi
del Krita Yuga seguivano tutti e quattro questi Pada
per armonizzare pensiero, parola ed azione.
La perdita di un Pada nel Treta Yuga in realtà
importò la perdita di uno, il Tapas. Poi nel Dvapara
Yuga era possibile raggiungere il Dharma con l’aiuto
solo di due Pada: il Yoga e il Yajna. Nel Kaliyuga
il Dharma ha soltanto nu Pada, lo Yoga, cioè il
Bhakti Yoga, lo Yoga della devozione. Così il
significato segreto è che il processo è stato
facilitato. Gli Avatar hanno eliminato i Pada più
difficili, ma il Dharma non è stato cambiato.
Finchè avete un solo anno di età usate quattro gambe
per camminare; poi dopo, più tardi solo tre, e poi
due e cominciate a correre, sempre però usando una
gamba per volta. Il Dharma è imperituro, è
indistruttibile, e gli Avatar sono venuti solo per
facilitare la via per raggiungere il Dharma.
216. Dove va l’Atman dopo la morte del corpo ?
Esiste una sola realtà così come c’è solo un sole; e
questo corpo può essere comparato con un vaso pieno
d’acqua, e in ogni vaso si riflette l’unico e solo
Atman, anche se ogni immagine pare separata. Quando
il vaso si spezza e l’acqua si sparge al suolo, dove
va il sole che fin’ora era stato riflesso
dall’acqua?
Il sole non è venuto e non se ne è andato, ma è
apparso come riflesso perchè c’era il vaso e nel
vaso c’era l’acqua. Il valore del vaso dipende del
materiale di cui è fatto, ma il riflesso ha lo
stesso valore per tutti i vasi. Così pure L’Atma
Svarupa ha ovunque lo stesso valore e tutte le
differenze sono illusorie. L’Atma Tattva è una e
indivisibile ( ” Tattva ” = quiddità ).
217. Quali sono i tre tipi di Karma ?
Benchè la via del Karma sia difficile, ci offre
diverse esperienze. Ci sono tre specie di Karma:
” Karma “, ” Vikarma”, e ” Akarma “. Il Karma può
essere definito come il dovere prescritto ; sono
Vikarma le azioni vietate; le azioni che sono
compiute per raggiungere la realizzazione di Dio,
divengono santificate. L’Akarma è la pura pigrizia,
l’inerzia.
Il Karma è la responsabilità nostra fin dalla
nascita, e perciò la Gita chiama l’uomo ” Karmaja”
( La radice “ja” sta ad indicare ciò che è nato, da
cui ” janma ” = nascita, eccetera; quindi ” karmaja”
è come dire ” nato per compiere karma ” ).
218. Che cosa dice la Gita a proposito del Karma ?
L’azione comporta sempre la sua ricompensa, il suo
risultato. Il frutto di una azione è una reazione,
un riflesso, un rimbalzo dell’azione stessa. Però la
Gita ci insegna che le azioni che imprendiamo devono
essere fatte senza pensare alla ricompensa o al
risultato.
Molti dicono che l’uomo ha solo il diritto di agire,
ma non di pretendere il frutto della sua azione. Ciò
è errato. La Gita non ha mai detto quello, ma solo
che l’uomo dovrebbe rinunziare volontariamente al
diritto di godere del frutto dell’azione. Non ha
detto ” Na Phalesu “, ossia che non c’è frutto, ma
ha detto ” Ma Phalesu “, ossia di non desiderare il
frutto dell’azione.
219. Che cos’è la Beatitudine perfetta ?
Tutto ciò che gettiamo nel gran fuoco delle nostre
arie vitali del corpo viene trasformato in qualcosa
di sacro. Il questa dedizione il Jivi si tramuta in
Isvara, e poi portato al livello della gioia
suprema. In tale stato l’uomo è completamente
silente ed assorto nella gioia suprema. E’ questa la
perfetta Beatitudine.
Dio, che è Mahakarma Svarupa ha assunto una Karma
Rupa ed apparve come Krsna. Quando Krsna, in una
Karma Rupa, dà il Suo messaggio, Arjuna prega il
Signore che gli tolga il velo che è innato nella
Stula Rupa, e solo dopo che gli è stato tolto può
assimilare la Gita ed avere il Darsan della Visva
Rupa ( La forma universale di Dio ). Non ci aveva
potuto trovare alcun insegnamento finchè lo
ascoltava con la propria Stula Rupa ( la sua forma
grossolana, fisica e mentale ). Per poter
assaporare la Gioia occorre avere una coscienza
risvegliata.
220. Quali sono le parti nelle quali può essere
classificato il nostro godimento ?
Son tre: ” Prya “, ” Pramoda ” e ” Moda “. Quando
osserviamo un oggetto che ci piace e ce ne sentiamo
contenti, è ” prya “. Quando acquistiamo l’oggetto
che ci piace, è ” moda “. ” Pramoda ” è la gioia che
sentiamo quando la nostra acquisizione è veramente
reale. Per avere la vera gioia dobbiamo cominciare
da Pramoda; non possiamo trovare vera felicità se
cominciamo da Prya e da Moda. Per esempio: tu
desideri avere il Darsan nella forma di Dio. Se ti
accontenti di guardare una Sua statua, ti piace, è
Prya, ma non ti dà molta soddisfazione. Se cerchi di
guadagnartela, e di averla, ti dà una gioia molto
maggiore; e quando la puoi godere del tutto, è
Pramoda.
Solo in quello stato divieni una parte di Lui ed è
la felicità suprema. In piccolo; il fatto di vedere
un bel frutto al mercato è Prya; comprarlo e averlo
è Moda; ma solo quando lo mangi ne senti il gusto, e
lo assimili; quello è Pramoda.
221. Krsna era onnipervadente, eppure Egli fu la causa
della distruzione di milioni di uomini sul campo di
battaglia. Era ” Himsa ” o ” Ahimsa “, violenza o
non violenza ?
Supponiamo che un uomo abbia un cancro alla schiena.
In quella piaga ci sono milioni di batteri. Forse
che il medico sta a pensare ” posso uccidere milioni
di germi ” ? Non è suo dovere salvare la vita
del paziente ? che cosa importa di più ? Il medico
decide che deve uccidere quei milioni di microbi per
salvare la vita al paziente. Egli valuta più la
qualità della quantità. A quei tempi i Kaurava erano
un cancro per l’umanità, e Sri Krsna si fece
chirurgo, si prese per assistente Arjuna ed eseguì
la grande operazione perchè la protezione del Dharma
era più importante di ogni altra cosa. Quindi in
questo caso, non si può affatto parlare di violenza.
222. Che cos’è il ” Ksetra ” e lo ” Ksetrajna ” ?
Il principio immutabile è il Brahmatattva. La vita
umana è composta di diversi stati. Nascita, crescita
invecchiamento, disfacimento e morte sono
altrettanti stati del corpo, che è mutevole. Il
corpo perciò è pieno di ” Vikara ” ( cambiamenti),
mentre l’Atman è ” Nirvikara “. Queste due entità
sono quelle che nella Gita sono chiamate ” kestra “
e ” Ksetrajana “. Il primo è il corpo, che è il
Ksetra, ( campo), mentre il Kestrajna è il
Paramatman. Noi andiamo a vedere il campo non per
vedere il terreno, ma per vedere il Generale che è
il padrone del campo di battaglia; Egli è Dio.
223. Che differenza c’è tra Ksetra e Ksetrajna ?
Nella Gita Sri Krsna dice di essere tanto il Ksetra
quanto il Ksetrajna . Lo Ksetra è inutile se non c’è
Ksetrajna e viceversa. I due sono interdipendenti, e
Dio li penetra entrambi, ma tra i due c’è una
differenza, che, nelle due parole, è data dalla
sillaba “jna”, che sta per “jnana”. Siccome lo
Ksetra è il corpo, nel quale risiede Dio, che è
“Jnana Svarupa”, Dio vien detto ” Ksetrajna “. Se ci
mettiamo in mente che lo Ksetra, inerte, viene
vitalizzato e santificato dall’esserci residente Dio
Ksetrajna e Jinanasvarupa, non faremo mai nulla di
male, nè avremmo mai cattivi pensieri.
224. Che cosa impariamo dal Mahabharata ? Qual’è il suo
significato occulto ?
Impariamo soprattutto che la vera forza è ” Dvaita
Bala” e ” Dharma Bala”, ossia la Forza che viene da
Dio e quella che viene dal Dharma. ll significato
esoterico del Mahabharata è che i Pandava sono come i
cinque Prana del nostro corpo, e che il corpo è
Hastinapura, la città nella quale abitavano. Il corpo
umano deve esser ritenuto la Hastinapura ( se si
toglie l'”H” iniziale, il nome della città ( “Pura”)
diventa Astinapura, la ‘città delle ossa’), con le
sue nove porte, corripondenti ai 9 orifizi del corpo
umano. I Pandava sono di natura Sattvica. Dalla parte
opposta stanno i Kaurava, che hanno caratteri
tamasici e rajasici.
“Pandu” significa ‘pallido’,bianco, puro e la
battaglia è il lavoro di purificazione. In realtà la
battaglia avviene tra le qualità buone e le cattive.
Se collochiamo Dio alla guida del carro del nostro
cuore Egli ci condurrà alla vittoria. Dove c’è il
Dharma c’è anche Dio e dove c’è Dio c’è la Vittoria.
225. Hanno un significato allegorico gli oggetti che
offriamo nella Puja ?
Usiamo offrire a Dio oggetti come foglie, fiori e
acqua e frutta. Le offriamo a Dio non perchè Egli
abbia bisogno di quelle cose, e neppure perchè esse
bastino a compiacerLo. In realtà tutto è creato da
Dio, e tutto Gli appartiene. Perciò le cose che Gli
offriamo hanno un significato simbolico. La parola
foglia non allude nè a ” Tulsi ” nè ad altra foglia
nota; la foglia è il nostro corpo, e, come la foglia
trilobata che Gli offriamo, coi tre lobi indichiamo i
tre Guna di cui siamo pieni. Il fiore che si chiama
” puspa ” è il fiore del nostro cuore e non un fiore
terreno, che si appassisce. Così il frutto è la
mente, e ci dice che dobbiamo dedicare a Dio ogni
frutto delle nostre azioni, che devono essere
conosciute senza che ce ne attendiamo ricompensa, e,
se esse sono fatte con questo spirito, divengono un
sacrificio benedetto. L’acqua non è quella che si
tira dal pozzo, ma indica le lacrime di gioia che
sgorgano dalla fonte del cuore per la devozione a
Dio. Dobbiamo offrire tutte queste cose dall’albero
sacro del nostro corpo, e ci sarà concessa la Grazia.
226. Qual’è il significato esoterico dell’offerta a Dio
della noce di cocco ?
La noce è il cuore, ed è coperto dalle fibre dei
desideri. L’acqua che ne esce è Samskara, ossia i
meriti che ci siamo acquisiti. Dobbiamo spogliare il
cuore di tutti i desideri e offrirlo mondo di ogni
fibrosità; allora diviene un’offerta a Dio. Se ne
vogliamo estrarre il gheriglio, per piantarlo, per
quanto lo inaffiamo non, nasce nulla. I nostri
Samskara sono l’acqua dentro la noce. Finchè in noi
rimangono dei Samskara il gheriglio resterà
attaccato alla scorza: il cuore resterà attaccato
alla coscienza del corpo.
Il controllo dei sensi è la via d’oro per liberarsi
delle tendenze cattive. Ogni azione, buona o cattiva
può essere comparata ai semi; per non seminare
dobbiamo fare le azioni senza desiderio. Ogni azione
si deve solo fare per far piacere a Dio.
227. Qual’è la vera natura e significato di ” Yagna” ?
E’la superazione di tutte le tendenze cattive che
gettiamo nel fuoco sacrificale come si fa con le
manciate di riso che si gettano sulla fiamma
consacrata. Questo è detto ” Bhutabali “, termine
che è stato frainteso come ‘sacrifico di un
animale’, e a dato origine a pratiche malvagie.
“Bali” vuol dire ” imposta, tassa “; se paghiamo a
Dio, come imposta, tutte le nostre tendenze cattive,
riceveremo in grazia tutto ciò che l’uomo più
necessita al mondo.
I saggi erano usi a compiere Yagna e Yaga per
dominare i loro sensi e i loro desideri.
228. La virtù non può essere praticata nel vuoto
spiegamelo.
Se miglioriamo la nostra tendenza sadvica sapremo
acquistare il controllo sulle tendenze tamasiche e
rajasiche. Se siamo adirati con qualcuno cerchiamo
di pensare alle sue buone qualità; allora l’ira
sparirà a poco a poco. Se noi invece pensiamo solo
ai difetti di quella persona la nostra rabbia
crescerà d’un balzo; mentre invece non ci sarà più
posto per l’ira se noi ci abituiamo a considerare
soltanto gli aspetti buoni di ogni persona.
I nostri vecchi ci hanno insegnato la via dello Yoga
e della Dhyana per superare i mali ed acquistare il
controllo sui nostri sensi. Per farlo essi avevano
lasciato i loro villaggi e si erano ritirati nelle
foreste. Però se tu stai in un foresta dove non
trovi motivi per adirarti non hai ottenuto nessuna
vittoria. Oggi non è necessario ritirarsi in una
foresta perchè se vivete in un ambiente carico di
rabbia e siete capaci di controllarla, avrete fatto
veramente qualcosa di meritevole. Per questo il
Bhagavan Baba dice che le virtù non possono essere
praticate nel vuoto.
229. Qual’è il metodo per raggiungere il miglior
atteggiamento nella vita ?
Sri Krsna viene raffigurato con il ” Kasturi Tilaka”
( il segno nel mezzo della fronte) e i Kankana
( i due braccialetti segno dei due voti di Krsna ) .
Sri Krsna aveva fatto due voti e due erano i
Kankana. I voti erano l’uno di proteggere il Dharma e
i giusti quando fossero in pericolo, il secondo era
di curarsi del benessere di coloro che si dedicano
esclusivamente a Dio e pensano soltanto a Lui. Il
Signore dice: ” Se pensate solo a Me e a nessun altro
e Mi pregate, io mi curerò del vostro bene.” Così
dobbiamo pensare a Dio non appena ci svegliamo,
dobbiamo collocare ai Suoi piedi i nostri guai e il
nostro fardello e pregarLo perchè ci guidi nella vita
e ci dia solo buoni pensieri e idee nobili che ci
servano sempre come strumenti di elevazione. Quando
alla sera andiamo a dormire diciamo a noi stessi:
” Oggi ho agito secondo la volontà di Dio ? Se ho
errato perdonami e aiutami a non ripetere l’errore.”
Bisogna ricordare il nome di Dio anche facendo il
bagno, pensando che in realtà stiamo facendo il bagno
alla forma di Dio. Se offriamo il cibo al Signore
prima di mangiare, questo diventa un prasad tutte le
impurità vengono eliminate e quel cibo ci farà sani e
puri. Altri mezzi per guadagnarci la Grazia del
Signore è prendere parte attiva nel seva e aiutare i
sofferenti, i poveri e gli indigenti, e fare il Nama
Sankirtan. Qualunque cosa facciamo facciamolo
ricordando a Dio e pensando d farGli piacere. Se
riusciamo a vivere così, raggiungeremo livelli
elevati. Come consiglia il nostro Bhagavan Baba,
cerchiamo di fare bene, di vedere bene e di essere
buoni. Questa è la Via che conduce al Signore.
230. Perchè per il Sadhana spirituale è tanto importante
il nama Sankirtan ? Non basta pensare a Dio con la
nostra mente ?
La bocca è la casa principale per entrare nella casa
del corpo e così se sulla bocca teniamo accesa la
sacra Fiamma del Santo Nome, avremo luce dentro e
fuori. Gli uccelli appollaiti sull’albero della
nostra vita sono le cattive qualità e i cattivi
desideri e così è il Nome ” tala ” del nama
Sankirtan li faranno volare via; se questi vogliono
tornare continuate a fare il nama Sankirtan, e
perderanno la voglia di tornare. Il più santo degli
strumenti musicali è la bocca dell’uomo perchè può
pronunciare il dolce nome di Dio; non è sufficiente
pensare a Dio per purificare la mente e impedire che
le tendenze cattive entrino nel nostro cuore e nel
nostro pensiero. Il Nome del Signore deve danzare
sempre sulla nostra lingua.
231. Quali sono le cose che bisogna dimenticare e quelle
due da ricordare sempre ?
Le cose da dimenticare sono l’aiuto che avete dato
ad altri, il male che altri vi possono aver fatto.
Se vi ricordaste del male che vi hanno fatto vi
verrebbe voglia di vendicarvi e ciò è male. Se vi
ricordate del bene che avete fatto agli altri vi
verrebbe da pensare ad una ricompensa e questo vi
darebbe solo disappunto e dispiacere. Ci sono invece
due cose da ricordare sempre: una è che Dio è Uno, e
l’altra che la morte è una; queste sono due verità
eterne. L’ultimo viaggio, cioè la morte, non può
essere nè disdetto nè posposto. Quindi ognuno deve
essere preparato ad affrontare la morte e non deve
sprecare questa vita umana che è tanto difficile da
ottenere; deve impiegarla per realizzare Dio e per
condurla degnamente.
232. Quali sono le quattro ruote del carro che conduce
l’uomo al suo destino ?
Esse sono: il carattere, la veracità, il sacrificio
e la tolleranza. Dobbiamo cercare di collocare Dio
nel nostro cuore e pregarlo di guidare il nostro
carro con sicurezza al suo destino. Con la Sua
Grazia il viaggio della nostra vita sarà coronato
dal successo.
233. Quali sono i quattro gradini per raggiungere Dio ?
Baba ci dice che ogni persona deve essere guidata
sul quadruplice sentiero della fiducia in sè stessi,
della contentezza di sè stessi, del sacrificio di sè
stessi e della realizzazione di sè stessi. La prima
viene dalla intensità e dalla serietà dei desideri
che fa sì che si cammini verso la meta incuranti di
ogni difficoltà. La soddisfazione di sè stessi nasce
dal fatto di essere stati capaci di anteporre la
propria meta a tutto e di perseguirla senza pensare
ad altro. Chi ha intrapreso la ricerca trova
piacevole impiegare tutte le sue energie per il
raggiungimento, anche al di là delle sue capacità
normali; in questo modo il ricercatore si fa uno con
la sua meta e il devoto si fa uno con Dio. Dice Baba
che Dio è intessuto con ogni parola e con ogni
pensiero della gente. Cosicchè per raggiungere la
meta della realizzazione divina dobbiamo salire
questi quattro gradini.
234. Che cosa significa l’invocazione : ” Asato ma Sad
Gamaya, Tamaso Ma Jyotir Gamaya, Mrtyor Amritam
Gamaya ” ?
La dimora finale dell’uomo è Dio la cui infinità è
la meta del finito ( l’uomo). L’esistenza dell’uomo
è limitata da Maya (illusione), da ajnana ( mancanza
di conoscenza) e tamas (tenebra). Noi viviamo in un
mondo di pluralità, di cambiamenti costanti,
soggetti ai mali della vita, dolore, malattia,
sofferenza e morte; dobbiamo trovare l’unità nella
diversità e dobbiamo esser riassorbiti nell’Uno da
cui non c’è più ritorno nè rinascita. La preghiera
di cui sopra contiene l’essenza di tutti i concetti
delle Upanisad. ” Conducimi dall’illusione alla
realtà, dalle tenebre alla luce e dalla morte
all’immortalità “.
235. Che cos’è la Bhakti, e quali sono i suoi diversi
tipi ?
La Bhakti è l devozione a Dio, l’amore supremo per
Lui. Il Gran Bhakta Narada disse: ” Satvasmin
parama prema rupa “. La Bhakti si esprime
diversamente a seconda dei Guna; si parla di una
Bhakti che si esprime in modo ” sattvico ” ( per il
quale si offrono a Dio buone azioni, amore e
rinuncia ); In modo “tamasico” ( quando si
sacrificano gli animali e si compiono gli altri atti
crudeli ) e in modo “rajasico” ( il quale ha sempre
qualcosa di violento ).
Nelle sue forme più elevata la Bhakti, o para-Bhakti
può essere: ” Santa-Bhakti ” nella quale il devoto
vive in pace assoluta, sempre immerso del suo amore
per Dio. Egli non ha altro desiderio, e vive libero
da ogni turbamento. Esempi di tale Bhakti sono
Abarisa, Bhisma ecc.
” Samkhya Bhakti “, nella quale il devoto è pieno di
amicizia per Dio, e vi è un mutuo legame d’amore e
di fiducia; Dio guida e protegge il devoto come un
vero amico, come fu per Arjuna e per Kucala.
” Dasya Bhakti “, che v’è quando il devoto si
considera assoluto servo, schiavo di Dio, sempre
pronto a servirLo in ogni Suo comando. Esempi di
tale Bhakti furono Sabari, Guha e Hanuman.
Vatsalya Bhakti, che è unica. E’ il profondo senso
d’amore della madre per il figlio. Iddio supremo
accorcia la Sua ” distanza ” e si avvicina al devoto
come fa il figlio verso la mammma. E’ amore puro,
come l’amore di madre, senza confini e senza
desiderio di compenso alcuno. Esempi di questa
Bhakti sono Dasaratha, Kausalya, Nanda e Yasoda.
” Madhura Bhakti, la dolce Bhakti. Il devoto va in
estasi alla presenza di Dio Supremo, l’Amante
Divino. In questa Bhakti il devoto non può più
sopportare la separazione del Signore, e la
vicinanza e gioia è Ananda travolgente. Così è
l’amore delle Gopi, il Radha, di Mira. Non è un
amore fatto solo di concupiscienza, ma è la
dedizione di tutta la vita al servizio del Signore.
Quale che sia il tipo di Bhakti che uno possiede,
se è devoto a Dio e lo ricordi sempre e dovunque, e
non permette alla sua mente di vagare, gli è facile
raggiungere Dio ed ottenerne la Sua Grazia, che è
Gioia suprema.
La Bhakti porta alla Sakti, e la Sakti conduce a
Yukti. La Yukti ti aiuta a fissare la tua Rakti
( attaccamento ) sull’oggetto giusto, e il risultato
finale sarà Mukti.
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