Gustavo Rol, il più grande “sensitivo” del XX secolo – Gli esperimenti – parte 1

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Gustavo Rol – Gli esperimenti – parte 1

La fenomenologia di Gustavo Rol si divide essenzialmente in due categorie: da un lato quelli che lui
chiamava “esperimenti”, dall’altro una vasta antologia di prodigi di ogni tipo. Gli esperimenti
venivano svolti attorno ad un tavolo, a casa sua o a casa di altre persone. Il numero dei presenti
andava, di norma, da un minimo di cinque a un massimo di dieci. Gli “strumenti di lavoro” erano
generalmente costituiti da fogli bianchi extra strong e da comuni mazzi di carte da gioco. Sia i
fogli che le carte spesso erano ancora nuovi, ancora impacchettati nei rispettivi involucri.
Talvolta era qualcuno dei presenti (spesso uno scettico) che portava da casa, o comprati nuovi, suoi
mazzi o suoi fogli. Attraverso questi due soli strumenti, di cui si servivano tutti i presenti in
modo casuale a seconda degli argomenti di cui si parlava, Rol metteva in atto numerose varianti su
di uno schema di fondo prestabilito, così come può fare un jazzista che improvvisa un motivo inedito
ma che ha come base l’inconfondibile ritmo jazz. Maggiore era l’armonia tra i presenti, migliore era
la “musica” suonata…

Remo Lugli, autore di “Gustavo Rol – Una vita di prodigi”- edizioni Mediterranee, è stato testimone
di molti incontri e dà una fedele descrizione della tipica serata da esperimenti:

<< Le serate si dividevano di solito in due parti: prima una chiacchierata, poi gli esperimenti. Si
discorreva almeno per un’ora; ed era soprattutto Rol che impostava la conversazione affrontando un
tema o filosofico o di attualità. Oppure ricordava gli anni della gioventù… (…)

Ma c’erano anche serate in cui gli piaceva scherzare, dimenticava i discorsi seri e si metteva a
raccontare barzellette. E sapeva essere molto divertente. A un certo punto, in genere verso le 23,
finiva la prima parte della serata. Rol proponeva di lasciare le poltrone e si passava al tavolo,
che era sempre coperto da un panno verde, il suo colore preferito, quello che gli aveva dato
ispirazione nei suoi primi esperimenti. (…)

L’atmosfera, diciamo paranormale, si scaldava con le carte. Davanti a lui erano allineati non meno
di otto mazzi da poker, ognuno con il dorso di colore e disegno diverso, quasi sempre nuovissimi
perché l’intenso uso li deteriorava facilmente, oppure erano da conservare perché diventati
“testimoni” di un particolare esperimento con una o più scritture apparse tra i semi senza il
diretto intervento suo. Poteva capitare che, di fronte a un mazzo ancora avvolto nel cellophan,
avesse l’estro di far partire la serata proprio da quello: stabilita una carta, sulla omologa
racchiusa faceva comparire un proprio segno di matita lasciando l’involucro intatto e senza
toccarlo. (…) I mazzi li maneggiava poco, li faceva sempre mescolare e alzare ai presenti. (…)

Gli esperimenti di Rol con le carte da gioco – erano esperimenti e non <>, questo bisognava
ben rammentarlo – venivano fatti a volte in sequenza rapida come una esplosione pirotecnica.
Bellissimi, eleganti, a vederli si restava stupiti ma al tempo stesso con la sensazione che fosse
una cosa naturale, facile. Ad esempio: faceva mescolare sette mazzi di carte e da un ottavo mazzo
faceva scegliere una carta, poniamo il sette di picche. Passava una mano sul dorso dei sette mazzi
allineati e poi scopriva di ognuno la prima carta: erano tutte sette di picche! Oppure: posava sul
tavolo un mazzo aperto a ventaglio con il dorso in alto e il suo indice gli scorreva sopra, ad arco,
come una lancetta d’orologio. “Datemi l’alt” diceva. Allo stop, il dito si abbassava sulla carta
sottostante che veniva estratta. Era, poniamo, il tre di fiori. Davanti a lui erano allineati sette
mazzi tutti preventivamente mischiati, tutti con le figure coperte. Ne prendeva uno e con un gesto
rapido lo lanciava sul piano del tavolo in modo che le carte si distendessero allineate lungo una
retta. Risultavano tutte col dorso, eccetto una che presentava la figura: ed era il tre di fiori.
Non si erano ancora spente le esclamazioni di meraviglia dei presenti, che Rol lanciava ad uno ad
uno gli altri sei mazzi e tutte le file si allineavano mettendo in mostra ognuna una carta girata:
il tre di fiori. >>

Il primo libro dove si parla diffusamente di Gustavo Rol è “Gusto per il Mistero”, Sonzogno, anno
1954, dello scrittore Dino Segre, in arte Pitigrilli. Ecco alcuni degli “esperimenti” da lui visti:

<< Intanto avevo promesso ad amici romani di presentare loro il dottor Rol. La prima reazione di
questo stranissimo uomo è rispondere no. Ma poi, per non dispiacere a un amico, rettifica la sua
decisione: ‘Che però non mi chiedano esperimenti’.

‘Non ti chiederanno esperimenti’.

“Conviene preparare l’ambiente: raccomandazione indispensabile: ‘Non chiedetegli esperimenti’.

“Linea di condotta da seguire: ‘Dottor Rol, non le chiediamo di presentarci i suoi esperimenti. Ci
spieghi di che si tratta’.

‘Che cosa volete che vi spieghi? Mandate a comperare alcuni mazzi di carte’ >>.

Il fattorino dell’Hotel si precipita ad acquistare i mazzi. Al suo ritorno i presenti assistono ad
alcuni esperimenti. Rol dice ad uno di loro:

<< Lei si metta in tasca un mazzo; quello che crede. Si abbottoni la tasca. Apra l'altro, scelga una
carta qualunque. La guardi. E ora, col suo lapis o con la sua penna, disegni nell’aria una parola, o
la sua firma, o una cifra. Sulla carta ancora chiusa nel pacco, abbottonata nella tasca, e
corrispondente a quella che ha scelto, troverà la parola che lei ha scritto nell’aria con la sua
penna o con il suo lapis’.

” La persona che si presta scieglie una carta, il quattro di fiori, per esempio, disegna nell’aria
una firma; apre il pacco; cerca il quattro di fiori; la firma, eseguita con quel lapis, attraversa
la carta >>.

<< Una sera eravamo in casa del giornalista pittore Enrico Gianieri-Gec. (...) Dopo alcuni
esperimenti Rol disse:’Gec, lei mi è simpatico; finora ha visto esperimenti di primo e secondo
grado. Le offro qualcosa di più.

‘Prenda un mazzo di carte qualunque, lo tenga stretto tra le sue mani. Ripeta la seguenti parole’ (e
gli recitò una formula che non trascrivo). Il giornalista ripeté la formula e tutte le carte del
mazzo furono proiettate a ventaglio come se contenessero esplosivo.

‘Ora raccolga una carta qualunque: che è?’

‘Dieci di picche’, rispose Gec.

‘In quale carta vuole che io la trasformi?’, chiese Rol.

‘In asso di cuori’, rispose il giornalista.

‘La fissi e dica queste parole’, e Rol pronunciò una frase.

“Gec ripeté, impallidì, dovette sedersi. La carta che teneva tra le mani si scolorì, diventò grigia,
una pallida macchia rosea si delineò al centro, si fece rossa, un cuore si disegnò.

Chiamammo gli amici che nella sala accanto giocavano a bridge e la padrona di casa che, nella sua
camera da letto mostrava a un’amica i suoi ultimi acquisti. Nessuno sapeva dell’esperimento, ma
tutti alla domanda ‘che carta è’?’ furono concordi nell’affermare che si trattava di un asso di
cuori; esattamente come l’asso di cuori che era presente nella serie >>.

<< Una sera, nello studio dell'avvocatessa Lina Furlan, Rol invitò il professor Marco Treves,
docente d’università e direttore del manicomio di Torino.

‘In questa scatola’ disse Rol ‘io pongo un foglio di carta piegato in quattro e un pezzo di grafite
di lapis (mostrò la carta bianca e la grafite). Chiudo la scatola. Tutti voi appoggiate le vostre
mani. E ora lei, professore, mi dica una frase qualunque’.

Il professore citò un verso di Dante: ‘Amor che a nullo amato amar perdona’.

‘Sollevate le mani, aprite la scatola e leggete’, disse Rol.

Sul foglio era scritto il verso di Dante >>.

Una buona descrizione di esperimenti con le carte la troviamo nel periodico “Quaderni di
Parapsicologia” del 26 gennaio 1970, diretto dai Dottori Piero Cassoli e Massimo Inardi del Centro
Studi Parapsicologici di Bologna. Qui di seguito alcuni esperimenti commentati dal Dr. Cassoli:

<< Rol mi fa scegliere, mescolare e tagliare un mazzo che rimane davanti a me. Egli è distante da me
più di un metro; fa prendere da un mazzo una carta al fratello del Dr. B. “La getti in aria e la
lasci cadere!” gli dice. La carta cade con la faccia coperta. “La metta sul tavolo come sta”. “Ne
prenda un’altra e la getti in aria”. Questa ricade a terra con il seme visibile: è il DIECI DI
CUORI. Rol a me: “Getti le sue carte sul tavolo, forza, via, come stanno!” Le getto facendole
scorrere una sull’altra. Tutte sono coperte. Nel bel mezzo del mazzo una carta sola appare scoperta
e visibile: il DIECI DI CUORI >>.

<< Rol mi dà un mazzo da mescolare e tagliare. Lo pongo davanti a me. Con altro mazzo e con tecnica
varia viene indicato il QUATTRO DI CUORI . Rol mi dice di porre la mia mano sul mio mazzo, di
chiudere gli occhi, di cercare di vedere, di visualizzare un quattro verde e di pronunciare ‘Hamma
Hemma’. Fatto ciò mi dice: “Tagli il mazzo”. Apro gli occhi e taglio. Taglio proprio esattamente
dove c’è il QUATTRO DI CUORI rovesciato, cioé con la carta a seme visibile, mentre tutte le altre
sono regolarmente volte con la faccia in basso >>.

<< Mi fa scegliere un mazzo di carte, me lo fa mescolare e tagliare, poi mi fa dire un numero, per
esempio 20. Mi fa togliere 20 carte dall’alto del mazzo, poi mi fa fare alcuni mazzetti colle carte
rimanenti. Fa scegliere ad un altro uno dei mazzetti (lui non tocca mai le carte, che d’altra parte
sono lontane da lui). Mi dice: “Dica un numero!” “Dico 8” – “scelga le prime otto carte del mazzetto
indicato” – Eseguo – “Ora disponga una carta nel centro e quattro attorno” – Eseguo – “Metta una
mano sulla carta di centro” – Eseguo – “Chiuda gli occhi” e pensi intensamente al verde… Dica con
me Hamma Hemma (ed altre parole che non ricordo)… Raccolga ora le quattro carte in cerchio” –
Raccolgo – “Ora le faccia vedere”. Sono UN BELLISSIMO POKER D’ASSI >>.

<< Rol chiede due libri alla padrona di casa a sua scelta. Gli vengono portati: "Cesare Pavese:
Lettere 1924-1944″ e, sempre dello stesso autore: “La bella estate” Edizioni Einaudi. Dapprima egli
sembra poco convinto della possibile riuscita dell’esperimento; sfoglia un libro, il primo, come per
prenderne “possesso”, il tutto per pochissimi minuti; poi mi chiede di esprimere un pensiero, quello
che voglio, o un desiderio. Io dico ad alta voce “Desidererei di tornare a Torino”. Rol allora
prende un mazzo, lo distende sul tavolo sgranato coi semi delle carte in alto, ben visibili. Poi da
sinistra coll’indice teso comincia a scorrere verso destra abbastanza celermente, dopo aver chiesto
alla signora B di fermarlo quando ella vorrà. Per tre volte si ripete la corsa del dito sulle carte
e per tre volte l’alt della signora fa fermare il dito sulle carte QUATTRO, OTTO, QUATTRO. Rol
allora dice: “Guardate a pagina 484”. Io eseguo e leggo ad alta voce la prima pagina indicata: “Voi
abbiate desiderio di tornare a Torino” !! (la frase completa, dalla pagina precedente era: “Mi
meraviglia molto, mi stupisce che voi abbiate desiderio di tornare a Torino!”.

Poco dopo, si stava chiaccierando, durante una brevissima pausa e il Dott. Inardi stava dicendo
“Sono le tre ed io devo partire per Bologna alle sei, è inutile che io vada a dormire, altrimenti
non riuscirò a svegliarmi in tempo per la partenza. Preferisco passare tre ore in stazione”. Rol
dice: “Proviamo con una parola detta ora, per esempio “dormire”. “Vediamo se questa parola c’è
nell’altro libro di Pavese (ed indica il secondo, “La bella estate”). Solita tecnica come per
l’esperimento precedente, con cifre uscite dal mazzo nell’ordine ASSO, DUE, ASSO (1 – 2 – 1). A
pagina 121 del libro, prima riga si leggeva: “-tevano dormire” (nella pagina precedente vi era “non
po-tevano dormire” >>.

Nel 1966 esce un libro interessante che raccoglie testimonianze e teorie di vari fenomeni
paranormali. È “Universo proibito”, (Sugar editore) di Leo Talamonti, che racconta qualche episodio
del suo incontro con Rol:

<< Fu nel marzo 1961 che incontrai per la prima volta il dr. G. Rol. Gli avevo telefonato da Milano
nel pomeriggio di un mercoledì, e si era rimasti d’accordo che ci saremmo incontrati in casa sua due
giorni dopo, cioé il venerdì successivo, alle 21,30. Ma io anticipai la partenza e giunsi a Torino
nelle prime ore pomeridiane del giovedì. Ero appena sceso in un alberghetto scelto a caso tra i
numerosi della zona di Porta Susa, quando fui raggiunto da una sua telefonata assolutamente
inattesa: “Ho cambiato idea: venga pure questa sera, alla stessa ora che avevamo fissato per
domani”.

“Ma lei come fa a sapere che sono già arrivato e che mi trovo in questo albergo?”

“Stavo disegnando a carboncino e la mano ha scritto automaticamente il suo nome, aggiungendo
l’indicazione: albergo P., stanza 91″.

Elementi, nella normalità, ignoti al sensitivo.

Quando mi presentai a casa sua… avevo con me una delle solite cartelle di cuoio con vari
incartamenti… mi apostrofò con queste parole: “Vedo che la sua cartella contiene due articoli
sulla telepatia, già pronti ma non ancora pubblicati. Argomento interessante”. “Era vero, ma come
faceva a saperlo? Senza darmi il tempo di proseguire, disse: “L’avverto però che l’episodio
riguardante Napoleone, di cui lei parla nel secondo articolo, contiene una inesattezza. Posso
dargliene la prova” >>. E infatti Rol gliene dette la prova mostrandogli alcuni testi di storia e
documenti specifici.

Nel 1975 Talamonti pubblica “Gente di Frontiera”, Mondadori, con un capitolo intero dedicato a Rol.
Qui racconta di quando nel 1961 andò a trovarlo per fare il servizio giornalistico accompagnato da
un fotografo:

<< Il mio improvvisato collaboratore non sapeva nulla dell'enigmatico signore che andavamo a
intervistare; immaginarsi dunque come sgranò gli occhi quando il dottor Rol si rivolse a lui con
queste domande, dopo averci introdotti nel suo studio: “Lei è sposato da pochi mesi, vero? E la sua
mogliettina è bruna, con occhi neri?”. “Sì, ma come diavolo…” ” Aspetti. Come mai si sente sempre
mezzo addormentato? Come ora, ad esempio. Lei soffre di astenia, e lo sa perché? Glielo dico io. I
motivi sono parecchi, ma in primo luogo c’è l’appendicite cronica di cui soffre: non è vero,
forse?”. “Sì, ma lei come fa a sapere tutte queste cose? Mi ha fatto spiare?”. (…) Ora mi dica: è
vero che lei ha vinto 37.000 lire al totocalcio? Però ha perso molto di più, se tiene conto di tutte
le somme che ha giocato in parecchi anni. Mi creda: non è il caso di insistere.”

Stavolta lo stupore aveva addirittura bloccato le facoltà di reazione verbale del giovanotto, il
quale volgeva non più a Rol, ma a me, i suoi occhi spalancati, pieni di inespresse domande. >>

L’episodio con il fotografo continua in “Universo Proibito”:

<< ...dopo di che ci condusse nella sua ben fornita biblioteca, e ci pregò di scegliere a nostro
piacere quanti libri volessimo, per un certo esperimento.

Prendemmo a caso dei volumi in varie lingue, poi lo seguimmo in una stanza più grande, dove il
nostro ospite si pose a sette-otto metri da noi; e qui si verificarono alcune cose che nessuno
spirito positivista potrà mai credere.

Io indicavo a caso – col dito, senza precisare il titolo – qualcuno dei libri che il giovanotto
reggeva ben chiusi sotto il braccio, pregando al tempo stesso il nostro ospite di “leggere” alla
tale pagina e al tal rigo; e la stessa cosa faceva a suo turno il fotografo, nei riguardi dei libri
che avevo portato con me. Ad ogni richiesta, il dottor Rol, con sicurezza e precisione, leggeva nel
punto indicato del libro ben chiuso, e subito dopo noi controllavamo l’esattezza della lettura. Non
riuscimmo mai a prenderlo in fallo. Per evitare la possibilità che egli ci imponesse mentalmente la
scelta delle pagine, ne stabilimmo i numeri sulla base del valore di certe carte scelte a caso da
mazzi ben mescolati. Ci alternammo nella scelta dei testi; ripetemmo l’esperienza fino a stancarci;
infine ci arrendemmo all’evidenza >>.

E così si conclude di nuovo in “Gente di Frontiera”:

<< Poco prima che ci congedassimo dal nostro ospite, questi sedette un momento alla scrivania,
scarabocchiò qualcosa su un foglio e coperse lo scritto con la mano; subito chiamò accanto a sé il
fotografo e lo pregò di dire un numero qualsiasi. ‘Di quante cifre?’ chiese il fotografo. ‘Come
preferisce’, disse Rol. Allora facciamo 753′, decise il giovanotto. ‘Strano: lo avevo già scritto’,
rispose Rol mostrandogli il foglio. Era vero >>.

Il primo libro dedicato esclusivamente a Gustavo Rol è quello del giornalista Renzo Allegri, “Rol il
mistero”, Musumeci editore, del 1986. Eccone alcuni stralci:

<< Un giorno invitai a casa mia Rol per fargli vedere un quadro che avevo appena acquistato. So che
non ama certa pittura contemporanea, ma, poiché è un grande intenditore d’arte tenevo molto al suo
giudizio. Accompagnandolo in salotto gli dissi: Ecco il quadro. ‘Non mi piace’ disse subito Rol e
aggiunse: ‘Te lo scarabocchio’. Estrasse la sua famosa matita e la puntò contro il quadro tracciando
dei segni nell’aria. Per carità non farlo, gridai io. Mi è costato un sacco di soldi. Corsi verso il
quadro per vedere se Rol me lo avesse rovinato, ma non notai nessun segno. Meno male che non hai
combinato disastri, esclamai sollevato. ‘Prova a togliere quel quadro’, disse ancora.”Lo tolsi e sul
muro c’era un vasto scarabocchio a matita. Rol aveva risparmiato il mio quadro; ma aveva manifestato
il suo dissenso scrivendo sul muro sotto il quadro >>.

<< A volte Rol 'scrive' anche sui tovaglioli delle persone che stanno ai tavoli vicini. Lo fa solo
quando è sollecitato dagli amici, che vogliono divertirsi. Mi hanno riferito che uno di questi è
Federico Fellini. Quando si trova a Torino, il riferito regista va sempre a salutare Rol. Poi lo
invita a pranzo e infallibilmente gli chiede di ‘scrivere’ a distanza, sui tovaglioli di certi
commensali. Rol si rifiuta, dice che non riesce a fare qualcosa che altri vorrebbero, ma poi finisce
per cedere. Fellini sceglie certi signori corpulenti, che pranzano con il tovagliolo puntato sul
petto sporgente. “Scrivigli qualche epiteto spiritoso”, suggerisce a Rol. Il sensitivo traccia dei
segni per aria e sul tovagliolo bianco del tranquillo commensale appaiono le frasi più strane,
spesso pungenti. Quando il ‘bersagliato’ se ne accorge protesta con i proprietari del ristorante.
Qualcuno si arrabbia, minaccia e Fellini si diverte un mondo.

Un medico mi mostrò una tovaglia con una rosa disegnata sopra, una rosa in un vasetto di vetro. “Rol
disegnò la rosa”, mi disse il medico “che era sul nostro tavolo, e mi donò la tovaglia’ aggiunse.
Gli feci osservare che mancava il vasetto. ‘Sei proprio incontentabile’, disse Rol ‘Tieni bene
sollevata la tovaglia’ aggiunse. Così a un metro di distanza, sotto gli occhi delle persone che
erano al tavolo con noi, il vasetto venne tracciato per aria e apparve immediatamente sulla
tovaglia, completando il disegno >>.

<< Un tale mi mostrò un quadro e mi disse: "Me lo regalò Rol. Qui, nell'angolo, c'era una dedica,
che io mostravo con orgoglio a tutti i miei amici. Un giorno io e Rol ci bisticciammo per telefono.
Lui si arrabbiò parecchio e dopo avermi aspramente rimproverato mi disse: ‘Mi sono sbagliato su di
te. Quello che ho scritto nella dedica sul quadro non è più vero, perciò lo ritiro’. Pensavo che con
quelle parole intendesse semplicemente ripudiare il contenuto della dedica; invece come al solito
parlava in senso realistico. Terminata la turbolenta conversazione telefonica, passai davanti al
quadro e con enorme meraviglia constatai che la dedica di Rol era sparita. Non era rimasta neppure
la traccia di quella scritta >>.

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