Gustavo Rol – Il pensiero – parte 2
tratto dal sito www.gustavorol.it
“Vi fu un tempo in cui credevo che le mie ‘possibilità’ (che io allora ritenevo essere delle vere e
proprie ‘facoltà’) avessero una base biologica.
Mi dicevo che se è vero che il corpo alberga lo spirito, deve esservi un rapporto diretto fra lo
spirito e gli organi attraverso i quali la vita si esprime. Ed in questa espressione includevo la
responsabilità morale e le esaltazioni dello spirito. Fu proprio in questa seconda parte che la mia
filosofia crollò perché non mi fu più possibile ottenere alcun fenomeno se volevo trovarne la sede
nel cervello od in qualunque altra forma organizzata del mio comportamento fisico. Io stesso tentai
dei controlli dei quali ebbi a rammaricarmi.
Si studino pure a fondo le possibilità racchiuse nell’energia psichica degli uomini, ma per quanto
mi riguarda ho concluso che allo stato attuale della conoscenza scientifica i miei esperimenti non
hanno alcun rapporto con la psiche. Essi, secondo me, debbono considerarsi una manifestazione dello
spirito che è definito ‘intelligente’ per identificare in esso e quindi nell’Uomo, l’espressione più
alta di tutta la Creazione.
Ho sempre protestato di non essere un sensitivo, un veggente, medium, taumaturgo o altro del genere.
È tutto un mondo, quello della Parapsicologia, al quale non appartengo anche se vi ho incontrato
persone veramente degne ed animate da intenzioni nobilissime. Troppo si scrive su di me e molti che
l’hanno fatto possono dire che mi sono lamentato che si pubblichi una vasta gamma di fenomeni e mai
ciò che esprimo nel tentativo di dare una spiegazione a queste cose indagando su come e perché si
producono certi meravigliosi eventi. Sovente rimango stupito io stesso e qualche volta mi succede di
trovare dei collaboratori in coloro che mi avvicinano spinti soltanto dalla curiosità.
Bisogna viverlo quell’istante in cui, assente ogni forma di energia, qualcosa di veramente sublime
si manifesta. Che cos’è che allora l’uomo percepisce? Che cosa gli viene rivelato in quell’attimo di
profonda intuizione che sembra non aver fine, ove s’accorge di non essere più la creatura terrena
legata a scelte che lo condizionano, ma un Essere della cui immortalità è divenuto improvvisamente
cosciente?
Ho accennato a una “collaborazione” da parte di chi mi sta intorno; nella stessa guisa che per la
salute del corpo il male conta assai meno del terreno ove trova da svilupparsi, così, per l’impiego
dello spirito, un’atmosfera di fiducia e di ottimismo ha un’importanza determinante. Lo scetticismo
che sovente cela intenzioni e altri sentimenti negativi non favorisce certamente quel misterioso
processo costruttivo della cui ragione etica gli editori non si interessano. Essi ritengono che il
grosso pubblico non ami una certa filosofia; quel che fa vendere il giornale o il libro è la
presentazione di fatti che stupiscono, non di cose che creano problemi.
Lei mi dirà (prof. A. Jemolo) che mi si offre l’occasione per dare un nome ed una ragione ai miei
lavori: è sufficiente che io acconsenta a farmi studiare. Così verrei chiamato in causa in nome
della fisica, della medicina, della biologia ed altro.
Sulla cavia Rol si vorrebbe provare che nella stessa guisa che il fegato secerne la bile il cervello
secerne il pensiero? Ma se anche ciò venisse dimostrato, rimarrebbe ancora da stabilire quale
rapporto esiste fra il pensiero e lo spirito che lo sovrasta. Che cosa sarebbe il pensiero se non
esistesse lo spirito? Le sue possibilità non andrebbero certamente oltre i limiti consentiti
dall’istinto.
Io non sono un uomo di scienza però nel campo dello spirito ho acquisito una conoscenza che, anche
se modesta, ho sempre offerta nella forma e nei modi che mi è consentito. Io debbo necessariamente
agire con “spontaneità”, quasi “sotto l’impulso di un ordine ignoto” come disse Goethe. Mi sono
definito “la grondaia che convoglia l’acqua che cade dal tetto”.
Non é quindi la grondaia che va analizzata, bensì l’acqua e le ragioni per le quali “quella Pioggia”
si manifesta.
Non é studiando questi fenomeni a valle che si può giungere a stabilirne l’essenza, bensì più in
alto dove ha sede lo ‘spirito intelligente’ che già fa parte di quel Meraviglioso che non é
necessario identificare con Dio per riconoscerne l’esistenza. Nel Meraviglioso c’é l’Armonia
riassunta del Tutto e questa definizione é valida tanto per chi ammette quanto per chi nega Dio.
Io ritengo che gli scienziati non abbiano alcun motivo di interessarsi a me perché conoscono od
intuiscono la mia estraneità al campo delle loro ricerche.
Dichiaro di non essere in grado di disporre a mio piacimento dei fenomeni che si manifestano
attraverso di me nei limiti di una rigidissima morale e scevri da qualsiasi coercizione e
peculiarità. Per questo ogni controllo ne verrebbe frustrato.
Sono rimasto stupito come in un recente libro siano state riferite su di me cose inesatte e
falsificate, insinuando dubbi perfettamente gratuiti.
Chi si atteggia a uomo di studio deve essere giusto e obbiettivo, ma se non lo fa è un grave rischio
che non gli consiglio di correre perché la Verità, pur di imporsi, possiede mezzi implacabili e
presto o tardi li usa.
Per intanto io continuo a ricevere a tutti i livelli culturali e sociali dimostrazioni di
solidarietà e di fiducia. E non è strano, per quell’intuizione che è patrimonio delle masse, che io
venga esortato a non mutare atteggiamento.
Meglio rimanere ignorato da una Scienza ufficiale che non è in grado, per ora, di comprendermi,
piuttosto che venire meno a quei principi ai quali mi sono sempre ispirato e con i risultati che
tutti conoscono.
Scienziati di fama mondiale, medici, letterati, artisti, religiosi di varie confessioni, atei,
filosofi, militari, capi di Stato e di governo, industriali e finalmente uno stuolo di gente
appartenente ad ogni classe sociale e con esso tutto lo scibile del travaglio umano, continua a
passarmi sotto gli occhi.
È mai possibile che tutte queste persone siano state da me suggestionate ed a qual fine dal momento
che non ho avuto altro scopo che quello di mettermi al loro servizio? Quanti problemi apparentemente
impossibili non ho risolto. Molti ritrovarono in me la speranza, il coraggio, la ragione di vivere.
E se fossi sempre stato ascoltato quante sciagure avrebbero potuto essere evitate.
Questa è la vera sede della mia attività. I vari fenomeni a livello apparentemente fisico non sono
che mezzi di convincimento che mi viene da improvvisare in un’esaltazione che sovente mi lascia
commosso e me ne fa sentire indegno. È proprio qui che vorrei che una Scienza intervenisse a
illuminare e ad appoggiare la mia aspirazione di contribuire ad indicare quelle vette, sempre più
alte, riservate alla Creatura Umana quando sappia identificarsi nel proprio “spirito intelligente”.
Certamente un rapporto tra spirito e materia esiste: la Scienza non lo conosce, io appena lo
intuisco e lo posso dimostrare, ma non come lo voglio e come mi si chiede di farlo. Una
collaborazione con la scienza io la invoco, senza quel presupposto di sfiducia che non offende la
mia trascurabile persona bensì la conoscenza che ho raggiunta e che è già patrimonio della Scienza
di Domani.
Questo mio modo di vivere mi lasciò, in un primo momento, il timore di rimanere solo, isolato. Poi,
invece, intravvidi un futuro dove altri uomini seguiranno con me la strada che vado tracciando per
una evoluzione la cui meta è un’Umanità liberata da ogni male>>.
da La Stampa del 3 settembre 1978.
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sottrarre alla vita quel carattere di unica, insostituibile, meravigliosa anche se travagliatissima
prova che é la vita stessa. I sensi rappresentano un mezzo di eccezionale misura onde conoscere le
meravigliose possibilità che Dio offre di se stesso all’uomo. Possibilità che nello stesso tempo
formano quella trappola mortale che i sensi stessi rappresentano. I sensi, inoltre, sono una
modestissima anticipazione di tutte le infinite meraviglie riservate all’uomo per estrinsecazione
che Dio stesso rivela nel suo costante desiderio e diritto di affermarsi. A quelle meraviglie l’uomo
accede nel perfezionarsi non soltanto in questa vita, la quale potrebbe non essere la prima. Se
l’errore è compatito, spesso giustificato, ma non sempre assolto, è puro gesto di misericordia
divina il rigettarlo e anche punirlo, in quanto nella punizione stessa è insito il desiderio di
offrire all’uomo la possibilità di redimersi, quindi di avvicinarsi maggiormente alla stupenda
perfezione che Dio è. Quale padre amorosissimo Egli non solo non abbandona nessuno, ma tutti aiuta,
anche coloro, gli indegni e i reprobi, nel castigarli. Correggere non è punire, bensì aiutare a
liberarsi da tutto ciò che tiene il malato lungi dalla fonte che gli dona la vita. Se l’errore non é
perseveranza diabolica altro non può essere che diritto alla conoscenza. É beninteso però che nessun
diritto può giustificare il perseverare nell’errore stesso, quand’anche l’uomo sappia, in un raptus
intellettivo, considerare l’errore un mezzo orrendo altrettanto quanto nobile. Con queste parole ho
inteso qui rivelare il perché dell’errore stesso, della necessità di non ripeterlo e della
possibilità etica che Dio lo consenta. Oggi, 25 settembre 1975>>.
da R. Lugli “Rol – Una vita di Prodigi” – ediz. Mediterranee.
<< Einstein credeva in Dio, non ne negava l'esistenza. Un giorno che discutevamo proprio di questo,
lui alzò una mano, la frappose fra la lampada e il tavolo e mi disse: “Vedi? Quando la materia si
manifesta, proietta un’ombra scura, perché è materia. Dio è puro spirito e dunque quando si
materializza non può manifestarsi se non attraverso la luce. La luce non è altro se non l’ombra di
Dio” >>.
da M. L. Giordano ‘Rol mi parla ancora’ – ediz. Sonzogno
“La scienza potrà analizzare lo spirito nell’istante stesso in cui perverrà a identificarlo. Son
certo che a tanto giungerà l’ansia dell’uomo”.
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