I 12 Yoga dell’illuminazione interiore 1

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I 12 Yoga dell’illuminazione interiore 1

di Athos A. Altomonte

(parte prima)

Le parole di un testo sacro o appartenente alla Tradizione iniziatica,
possono essere interpretate in senso exoterico (morale) o esoterico
(misterico).
Il senso morale è dato da una lettura (valutazione) rigidamente letterale
del testo, il senso misterico invece, e cioè occulto, è dato dallo studio
esoterico delle parole e della disposizione che assumono nel testo (come per
la kabbalah ebraica). E dipende dalla capacità del lettore distinguerle ed
apprezzarle entrambi.

Il ricercatore è soprattutto uno studioso. Perciò gli viene insegnato a non
sottovalutare né i primi né i secondi significati. Tantomeno “simpatizzare”
per uno ignorando l’altro.

Sia la versione exoterica che quella esoterica sono veicoli di conoscenza.
Tuttavia, pur essendo minore il veicolo exoterico e maggiore quello
esoterico, sia l’uno che l’altro vanno riconosciuti, perché, solo così il
ricercatore potrà porsi in relazione, e contemporaneamente, tanto con il
versante exoterico che con il versante iniziatico dell’Idea. Infatti, ogni
pensiero, per essere davvero completo, deve racchiudere in sé entrambi gli
“emisferi di consapevolezza”. Questo è il “senso esoterico” che ogni
Aspirante dovrebbe voler raggiungere. Allora seguiamone un esempio,
leggendolo attentamente per, poi, analizzarlo.

Iniziamo da una frase del Maestro D. K.: «.La frase “colui che medita” si
riferisce all’anima. Arjuna, il discepolo, rinuncia alla lotta e consegna le
armi e le redini del comando a Krishna, l’anima, e coglie alfine la sua
ricompensa, vede cioè la forma divina che vela il Figlio di Dio, che è egli
stesso.».

Arjuna:

1.Se pensi che l’atteggiamento della mente sia più importante dell’azione,
perché mi imponi questa terribile guerra?

2.La mia mente è confusa, perché vedo una contraddizione nelle tue parole.
Dimmi dunque chiaramente qual è il cammino che dovrò percorrere per
incontrare il Supremo.

Krishna:

3.Come ti ho già detto, o eroe senza macchia, in questo mondo le vie che si
possono percorrere sono due: la disciplina della conoscenza mediante la
ragione e la disciplina dell’azione mediante lo Yoga.

4.Non è astenendosi dall’azione che l’uomo conquista la libertà dell’atto; e
non basta la rinuncia per raggiungere la perfezione.

5.Perché, in effetti, un uomo non può restare nemmeno un istante senza
compiere un’azione; volenti o nolenti, gli esseri umani sono per natura,
costretti all’azione.

6.Colui che si astiene dall’agire ma, nel suo cuore evoca i piaceri legati
all’azione stessa, sperimenta delusione ed è un falso seguace della Via.

7.Grande è colui che, libero da ogni attaccamento, con la mente controlla
armonicamente le proprie facoltà, percorre la via dello Yoga dell’Azione.

8.L’azione è superiore all’inazione: esegui dunque il tuo compito nella
vita. Senza azione, anche la tua esistenza fisica non potrebbe riprodursi.

9.Salvo le azioni sacrificali, tutte le azioni dell’uomo lo legano a questo
mondo. Fa in modo che le tue azioni siano pure, disinteressate e libere dal
desiderio.

Al di là del contesto “metaforico” in cui è stato collocato il dialogo
interiore che avviene tra un sé impermanente e l’Entità divina, vengono
indicati con estrema chiarezza i termini d’un insegnamento “occulto”.

Per farlo emergere, però, bisogna scomporre il testo e rilevare le “parole
chiave” che svelano la natura profonda del dialogo: basato sul canone
dell’Azione Intelligente.

Chissà che “leggendo in chiaro”, certe indicazioni si possa intuire come la
Via che conduce al Principio spirituale dell’Umanità è fatta d’Azione e non
di sdolcinature poetiche.

Ogni parola è una porta che si “apre” su di un mondo di significati diversi
da quelli del loro più stretto senso letterale.

“Per chi ha occhi per vedere”, ogni parola è il seme di un pensiero, i cui
significati risultano spesso invisibili. Che vengono portati in superficie
(vedi Frammenti di una realtà iniziatica – Postulato sul significato di
esoterismo di superficie ed esoterismo del profondo) solo dalla comprensione
profonda della parola che lo trasmette.

La parola, dunque, è una sorta di codice d’accesso ad asserzioni
iniziatiche, invisibili all’occhio profano, perché confuse nel testo che le
protegge.

Codici, ma sarebbe più corretto definirli canoni, che sfuggono alla lettura
superficiale, tanto da restare ignoti e, perciò “segreti”.

Il lavoro, già annunciato, sui “Linguaggi dei Raggi” si muove in questa
direzione. Affrontando in chiave esoterica l’uso dei linguaggi che sono
riconducibili ai 7 temperamenti umani.

I linguaggi, sono solo “contenitori exoterici” attraverso cui vengono
trasmesse molte “chiavi” dell’Insegnamento vivente.

Siccome leggere e pensare sono correlati, dovremmo considerare la capacità
esoterica di leggere un testo, alla stregua di un vero e proprio strumento
iniziatico.

Scomporre un testo significa accendere la propria Attenzione su quanto viene
rappresentato da ogni singola parola, così da Focalizzare la mente a
penetrarne i significati profondi.

Entrare all’interno delle parole (semi di un pensiero profondo), a
differenza del semplice pensare, è il procedimento esoterico della
“Meditazione occulta”: per cui riconoscendo ciò che si legge, si giunge a
vedere il pensiero (v. visualizzazione) di chi ha “architettato” l’Idea ed i
suoi perché.

Se l’Idea fosse l’espressione di un Maestro, allora, attraverso l’uso della
parola si potranno comprendere le sue intenzioni nei nostri confronti. E
questo, per un Discepolo, non è davvero cosa da poco. Con la giusta
educazione, allora, è possibile ravvisare in un testo tutti i “pensieri
seme” che vi sono disseminati. Per aprirli, e guadagnarsi, così, l’accesso
ai significati occulti di ogni testo sacro.

Vediamo come, attraverso la scomposizione delle parole chiave dette da
Arjuna (il Discepolo) e da Krishna (il Maestro spirituale), possiamo
scoprire alcune parole, che sono la chiave per accedere ai significati meno
appariscenti del testo. Parole che, al contempo, sono anche l’indicazione
per determinati tipi di Yoga che, qualcuno, componendo quel dialogo “ci ha
voluto comunicare”.

Per facilitare il lettore, segnaleremo con un asterisco ogni riferimento ad
uno Yoga, lasciando poi alla sua intuizione trovare le diverse
corrispondenze con i dodici Yoga, che sono riportati più avanti.

Parole di Arjuna:

1 . atteggiamento della mente* . azione* .

2 . mente confusa (v. Maya) , . parole . cammino . percorrere – per
incontrare .

Parole di Krishna:

3 . eroe* (v. via eroica) . vie (sono) due : disciplina della conoscenza
mediante ragione* .(e) . disciplina dell’Azione* mediante lo Yoga (in
sanscrito: Unione o Ponte N.d.R.).

4 Non è astenendosi dall’azione (non-azione)*. conquista . libertà
dell’atto* (v. “Atto di Volontà” spirituale o “Libero Arbitrio” dell’Ego
superiore, che molti postulanti confondono con la “libertà di scelta”
dell’io inferiore N.dR.); . la rinuncia* . perfezione*.

5 Perché, . senza compiere un’azione ; esseri umani . costretti all’azione.

6 Colui che si astiene dall’agire . è un falso seguace della Via*.

7 Grande è .. che, libero da ogni attaccamento* , con la mente controlla
armonicamente le proprie facoltà* , percorre la via dello Yoga dell’Azione*
(v. anche Raja Yoga)

8 L’azione (Volontà di azione, 1° Raggio) intelligente (3° raggio) è
superiore all’inazione della Devozione (il 6° Raggio) .

9 . azioni sacrificali , . azioni pure e disinteressate e libere dal
desiderio* (dell’altrui approvazione N.d.R.).

Ogni Aspirante ha il compito di “esercitarsi” al senso occulto delle parole.
Cominciando dal suo significato exoterico, si raggiunge attraverso
l’analogia il senso esoterico e misterico (v. canoni della scienza
iniziatica) ch’è celato all’interno di ogni parola. Questo invito,
apparentemente personale, in realtà viene “ripetuto e poi ancora ripetuto”
ad ogni occasione dai Maestri di Saggezza.

Ed ora affrontiamo la conclusione “ufficiale” di questo nostro breve
percorso, con:

Le 12 Filosofie Yoga sono i «12 Stadi dell’Illuminazione interiore»

Le 12 Filosofie Yoga (Unione o Ponte) sono i «12 Stadi di Illuminazione»
attraversando i quali l’umanità, o il singolo iniziato, da coscienza
materiale ritorna ad essere un essenza spirituale.

Sarebbe necessario conoscere dei 12 «Yoga», quanto meno i significati più
comuni. Così da comprenderne gli scopi ed il loro utile impiego.

Ne daremo una breve esposizione a cominciare dai più antichi:

1) Hata Yoga; è l’unione della mente con la forza vitale, attraverso
l’utilizzo di 40 asana (posizioni) del corpo fisico.

2) Laya Yoga; è l’unione dei centri del corpo eterico e la coscienza fisica,
che attiva e purifica i 6 centri spinali (chakra), risveglia Kundalini (il
Fuoco Serpentino dormiente nel coccige), che dirige nella “risalita” verso
la mente.

a. Kundalini Yoga; è il ramo minore del Laya Yoga che si rivolge all’attività
delle forze magmatiche del corpo fisico (centro sacrale). Che vanno
risvegliate solo per essere dirette verso le attività dei centri superiori
della testa.

Praticando questa branca yoga al di fuori del suo Yoga principale, si
potrebbero avere: pericoli di scoraggiamento; pericoli di squilibrio
sessuale; pericoli di atrofia del sé inferiore (v. egotismo); pericoli di
psichismo inferiore (possessioni); pericoli di insanità fisica e mentale (v.
priapismo, eretismo ipereccitabilità sessuale); pericoli di liberare forze
indesiderabili e contatti con entità nascoste; pericoli di perdere il senso
della realtà; pericoli di soddisfazione.

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