I 5 enigmi della vita (e dell’universo)

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I 5 enigmi della vita (e dell’universo)

La rivista ha chiesto ai ricercatori di individuare le domande più urgenti

Giovanni Caprara

05 luglio 2005

(Ansa)
Sono numerosi gli enigmi che la scienza deve risolvere per costruire una ragionevole conoscenza
della realtà (e così continuerà ad essere, senza fine, anche in futuro), ma i più importanti misteri
da sciogliere oggi sono cinque e quasi tutti riguardano la natura umana e la vita sulla Terra.

La domanda di quali siano se la sono posta i curatori della rivista Science, organo della potente
American Association for the Advancement of Science. Per celebrare i 125 anni della nascita della
pubblicazione è stata condotta un’indagine tra i ricercatori esaminando 125 «grandi domande» ancora
senza risposta sui loro tavoli. La conclusione ha portato a concentrare l’attenzione su 25 ricerche
giudicate più urgenti, dalle quali sono uscite le cinque che avranno forse la possibilità di essere
risolte nei prossimi 25 anni.

Di che cosa è formato l’Universo? La domanda può sembrare banale, visto che conosciamo la natura del
pianeta su cui abitiamo e delle mille galassie che popolano il cielo. Invece tutto ciò che riusciamo
a vedere con potenti telescopi non rappresenta neanche il cinque per cento della massa di cui
l’universo dovrebbe essere formato, per confermare la correttezza delle teorie fin qui ideate per
spiegare il mondo. E il restante 95 per cento costituisce la famosa «massa mancante» o «materia
oscura», come l’hanno anche battezzata gli astronomi con un pizzico di sinistra fantasia.
Dove sia e quale possa essere la sua natura, nessuno scienziato è riuscito ancora a spiegarlo. Ogni
tanto sembra di raccogliere qualche indizio; qualche volta c’è chi azzarda la possibilità di una
materia dalle caratteristiche ignote: il risultato è che viviamo in un Universo di cui ignoriamo la
vera natura.

Quali sono le basi biologiche della coscienza? Il sogno è ardito, ma inseguito da sempre, e oggi che
la biologia e la chimica hanno compiuto passi da gigante c’è la legittima speranza di decifrare i
mattoni fondamentali, materiali, della coscienza; cioè l’elemento che distingue l’identità umana dal
resto del regno animale. L’ambizione è un sogno impossibile? Può darsi, ma per trovare una risposta
si parte dalla constatazione che mentre nel diciassettesimo secolo Cartesio giudicava separati il
corpo e la mente, oggi la nostra visione scientifica tende ad unirli sostenendo che l’espressione
mentale è frutto di processi che avvengono nel cervello. «Sappiamo che la corteccia frontale ha un
ruolo nella coscienza— nota Alberto Oliverio, direttore dell’Istituto di psicobiologia del Cnr —;
siamo però lontani dal poter dare spiegazioni accettabili e ci limitiamo a constatare l’esistenza
della coscienza quando alcune parti del cervello sono lese ».

Perché l’uomo ha così pochi geni? Per i biologi è stata una sorpresa scoprire, costruendo il genoma
umano, che i nostri geni sono appena 25 mila, un numero circa uguale a quello del comunissimo fiore
Arabidopsis thaliana, che cresce spontaneo lungo i sentieri, e poco di più del verme Caenorhabditis
elegans.

L’enigma da sciogliere è legato ai meccanismi evoluti che pochi geni sanno esprimere sino a
costruire la stupefacente complessità dell’uomo. Ed è nella loro combinazione e nella ricchezza
delle proteine che sanno generare il vero mistero da sciogliere.

Quanto può essere allungata la vita umana? Ci sono esperimenti interessanti sui topi e su alcuni
vermi che hanno permesso di estendere la vita di questi animali al di là della norma. Ciò ha spinto
molti scienziati a credere nella possibilità di rallentare i meccanismi della vecchiaia umana con
l’obiettivo di vivere oltre i cento anni. Ma per altri ricercatori si tratta di un’idea ottimistica
perché esisterebbe una programmazione inesorabile nella nostra natura impossibile da alterare oltre
una certa soglia.
La Terra potrà sostenere la crescita della popolazione? Oggi siamo sei miliardi e il numero continua
crescere. In passato studiosi come Thomas Malthus sostenevano che l’aumento delle popolazione
avrebbe scatenato pestilenze, malattie mortali e guerre devastanti.
A parte qualche eccezione, ciò non sembra essersi materializzato. Ma certo tutti ci chiediamo fino a
quando la Terra potrà garantire il nostro sviluppo. Ed è per questo che diversi scienziati giudicano
come unica via d’uscita futura la colonizzazione di Marte, dopo aver reso il pianeta abitabile.

www.corriere.it/Primo_Piano/Scienze_e_Tecnologie/2005/07_Luglio/01/caprara.shtml

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