I Dieci Comandamenti di Yogananda

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I Dieci Comandamenti

Da “L’eterna ricerca dell’uomo”
P. Yogananda
Ed. Astrolabio

LE DIECI REGOLE ETERNE DELLA FELICITÀ

I Dieci Comandamenti (Esodo, 20, 3, 17) potrebbero essere opportunamente
chiamati le Dieci Regole eterne della Felicità. La parola “comandamento” è
una scelta infelice, perché poche persone amano essere comandate. Non appena
proibite ad un bambino di fare una certa cosa, subito egli desidera farla.

Questi Dieci Comandamenti vengono trasgrediti ogni giorno, ovunque. A meno
che il loro significato spirituale venga compreso, le persone si
ribelleranno sempre ad essi. I Dieci Comandamenti sono regole eterne di
condotta emanate da tutte le grandi religioni del mondo. Le Scritture, però,
in massima parte, non spiegano la psicologia e l’utilità di questi
Comandamenti. La gente li accetta in chiesa, ma non agisce, fuori, in
accordo con essi, stabilendo che questi precetti non sono pratici. Eppure la
trasgressione dei Dieci Comandamenti è la sorgente fondamentale di tutte le
miserie del mondo.

Qual è l’utilità dei comandamenti? La Bhagavad Gita ci dice di abbandonare
tutto il resto e ricordare Dio solo. “Assorbi la tua mente in Me. Divieni
Mio devoto; abbandona ogni cosa a Me; inchinati a Me. Tu Mi sei caro, perciò
in verità ti prometto: tu Mi raggiungerai” (XVIII, 65). Ciò corrisponde al
primo dei Dieci Comandamenti dati da Mosè:

“Non avrai altri dèi davanti a Me”. La realizzazione di Dio dovrebbe essere
la meta della vita. I doveri materiali non possono essere svolti senza il
potere preso a prestito da Dio. Compiere gli ordinari doveri e dimenticare
Dio è il massimo del peccato. Peccato significa ignoranza, agire
contrariamente al proprio supremo bene. Quante volte avete sentito un
bruciante dolore nel vostro cuore! Perché? Perché non avete agito
giustamente; perché Dio non era primo nel vostro cuore. La Gita dice:
“Abbandonando ogni altro dharma (dovere), ricorda Me solo; ti libererò da
tutti i peccati (derivanti dall’avere trascurato quei doveri minori)”
(XVIII, 66). Non ci deve essere nella vostra vita alcun altro dio che abbia
per voi maggiore importanza di Dio. Benché Gesù fosse uno col Padre, pure
egli disse: “Io non so tutte le cose che il Padre sa” (“Quanto poi al giorno
e all’ora nessuno li sa, né gli angeli del cielo, né il Figliuolo, ma il
Padre soltanto”, Marco, 13, 32).

Quando l’uomo comincia a adorare i beni materiali, il nome, la fama,
qualunque cosa che non sia Dio, trova l’infelicità. “Coloro che adorano
qualunque cosa che non sia Dio, o Argiuna, vanno ad essi; il Mio devoto
viene a Me”. Solo Dio può esaudire i sogni di felicità duratura dell’uomo.
Non deve essere tollerata alcuna diversione che rimpiazzi l’adorazione del
Signore Supremo. Se studierete le Scritture indù, vedrete come esse
corrispondono ai Dieci Comandamenti della Bibbia.

“Non ti farai scultura né immagine alcuna”. L’adorazione dei simboli va bene
per alcuni, ma in generale ha risultati cattivi, più che buoni. Adorare la
croce di Cristo dimenticando ciò che rappresenta, significa adorare una
‘immagine scolpita’, perché si è perso di vista il suo significato. Quando
muore un grande Maestro spirituale, la sua immagine, o qualche simbolo della
sua vita, vengono di solito conservati e venerati, e questo va bene purché
si ricordino le sue virtù e si cerchi di emularle. Ma se adorate un’immagine
senza considerare coscientemente ciò che rappresenta, avete dimenticato
l’Infinito. Avere un’immagine o una statua di Gesù è accettabile se ciò vi
aiuta a soffermarvi sulle sue qualità divine. In questo caso non adorate
un’immagine scolpita, ma l’ideale che l’immagine rappresenta per voi.
Qualunque rito religioso compiate con la consapevolezza dello Spirito è
gradito a Dio. Ma ai tempi di Mosè molti adoratori avevano dimenticato Dio e
veneravano soltanto degli oggetti, sacrificando loro persino animali.

In India si usa dipingere un’immagine, scolpire la statua di un santo, o
foggiare l’immagine simbolica di una specifica manifestazione o di una
qualità di Dio, e metterla in un tempio. La gente offre dei fiori a Dio o
allo spirito del santo rappresentato dall’immagine o dalla statua, e medita
sulle divine qualità che essa simboleggia. Tale adorazione è accetta agli
occhi di Dio (“Qualunque incarnazione – un avatar, un santo o una divinità
– un uomo veneri con fedeltà, sono Io che rendo salda la sua devozione.
Assorbito nell’adorare con fede profonda quella incarnazione, il devoto
guadagna i frutti delle sue aspirazioni. Eppure quegli esaudimenti sono in
verità concessi da Me solo”, Bhagavad Gita, VII, 21-22). I veri devoti non
permettono alla propria coscienza di soffermarsi sull’oggetto, ma si
concentrano col più profondo amore e la più profonda attenzione sullo
Spirito dietro ad esso. Un grande santo dell’India andava in samadhi (unione
estatica con Dio) ogni volta che offriva la propria devozione all’immagine
della Madre Divina, nel tempio in cui svolgeva il suo culto religioso.
“Stavo deponendo dei fiori ai piedi di un simbolo di pietra”, egli disse,
“quando all’improvviso mi avvidi che, non toccato dal mio corpo, ero
tutt’uno col Sostenitore dell’universo. Cominciai allora a porre i fiori sul
mio stesso capo”.

Se potete farlo, è molto meglio concentrarsi interiormente su Dio che
focalizzare prima l’attenzione su un simbolo esteriore intermedio e poi
trasferire la concentrazione allo Spirito. Dio è infinito. Come potrebbe
un’immagine racchiuderLo? Questa è la ragione del secondo comandamento. Non
dobbiamo adorare un’immagine come Dio, perché Egli è infinito.

Essendo infinito, Dio non può essere delimitato da alcuna forma, né umana né
di pietra; eppure Egli è manifesto in tutte le forme. In verità si può dire
che Dio si manifesta in ogni uomo come nei grandi santi, perché è presente
in tutti. Così il sole illumina in modo uguale un pezzo di carbone e un
diamante, ma il diamante riceve e riflette la luce del sole, mentre il
carbone non lo fa. In modo analogo, tutti gli uomini sono esposti alla luce
di Dio, ma non tutti ricevono e riflettono quella luce. Per poterlo fare,
devono purificarsi con la meditazione e seguendo i Dieci Comandamenti.

“Non userai in vano il nome del Signore Dio tuo”. Quando pronunciate il nome
di Dio, dovete essere interiormente consci di quello che dite. Se fosse
possibile guardare nelle menti altrui quando le persone pregano, vedreste
che molte pensano quasi a tutto, fuorché a Dio. Essi usano il nome di Dio
in vano. Quando preghiamo dobbiamo fare il possibile per concentrare tutta
la nostra attenzione in Dio, invece di dire “Dio, Dio, Dio” e lasciare che
la nostra mente vaghi altrove. Una mia zia aveva l’abitudine di dire le sue
preghiere con un rosario. Si poteva quasi sempre vederla intenta a sgranare
le perle del suo rosario. Ma un giorno mi si avvicinò per confessarmi che,
benché avesse fatto questo per quarant’anni, Dio non aveva mai risposto alle
sue preghiere. Nessuna meraviglia! Le sue “preghiere” si limitavano ad
essere un riflesso nervoso di un’abitudine fisica.

Quando pregate, non pensate a nulla fuorché allo Spirito. Fate tutto il
possibile per essere sinceri. L’uso dei grani di un rosario nella preghiera,
e il japa, la ripetizione del nome di Dio, sono utili se praticati con
devozione e concentrazione. Ma troppo spesso queste pratiche divengono
meccaniche; sono forme inferiori di adorazione. Eseguire inni o cantare a
Dio con la mente assente è come insultarLo. Anche la Bhagavad Gita
sottolinea l’importanza di avere la mente concentrata mentre si offre la
propria adorazione a Dio. Quando pregate, il vostro cuore e la vostra mente,
siano colmi d’amore per Dio. “Raggiunge il Supremo, Fulgente Signore colui,
o Argiuna, la cui mente, stabilizzata dallo Yoga, rimane inamovibilmente
fissa nel pensiero di Lui” (VIII, 8).

“Ricordati di santificare ogni giorno il sabato”. Nei sette giorni di una
settimana, sono ben pochi coloro che dedicano almeno un giorno a Dio!
Riservare un giorno a Lui è del massimo interesse per il vostro benessere
stesso. La domenica è il giorno del sole, il chiaro giorno della saggezza.
Molti non la usano mai per pensare a Dio, anche se questa è la massima
saggezza. Se in quel giorno poteste rimanere soli e tranquilli almeno per un
po’ di tempo, godendo di quella quiete, vedreste quanto vi sentireste
meglio. Osservate il “sabato” in questo modo; costituirà un balsamo per le
lacerazioni dei sei giorni precedenti. Tutti hanno bisogno di passare un
giorno alla settimana nell’ospedale spirituale per guarire le proprie ferite
mentali.

Non osservate il “sabato” come un dovere imposto; godetelo. Se esso
diventerà per voi un giorno di pace, di gioia e di letizia, lo aspetterete
con gioia. L’isolamento è il prezzo della grandezza. Sarete sorpresi nel
vedere quanto l’isolamento con Dio gioverà alla vostra mente, al vostro
corpo e alla vostra anima. Al primo mattino e prima di ritirarvi alla sera,
immergetevi nella Sua pace.

I saggi dell’India consigliano non solo un giorno fisso di ritiro in
solitudine, ma affermano la necessità di calma meditazione durante quattro
periodi specifici in ogni giornata. Al mattino presto, prima di alzarvi o di
vedere qualcuno, rimanete in silenzio, sentendo la pace. A mezzogiorno,
restate quieti per un po’ di tempo prima del pasto; e prima del pasto serale
abbiate un altro periodo di pace. Prima di coricarvi entrate nuovamente in
quel silenzio. Coloro che osservano fedelmente il silenzio in solitudine
durante questi quattro periodi della giornata non possono non sentirsi in
armonia con Dio. Chiunque non abbia la possibilità di farlo quattro volte al
giorno, osservi ogni mattina e ogni sera un periodo dedicato a Dio. Se fate
questo, avrete una vita diversa e più felice.

Se emettete continuamente degli assegni senza mai depositare denaro in
banca, rimarrete senza fondi. Così è per la vostra vita. Senza effettuare
regolari depositi di pace sul conto della vostra vita, forza, calma e
felicità vi verranno a mancare. Alla fine farete bancarotta, emotiva,
mentale, fisica e spirituale. Ma la giornaliera comunione con Dio rifornirà
il vostro conto corrente interiore.

Quattro volte al giorno sedete quietamente in meditazione e pensate con
tutto l’amore e il desiderio del vostro cuore: “Sono con l’Infinito adesso.
‘Padre, rivelaTi, rivelaTi!’. Cercate di sentire la pace della Sua presenza.
Immergete la mente e il corpo in quella pace, e avrete assai maggior
successo nella vita. L’uomo calmo non commette errori. Dove migliaia d’altri
falliscono egli riesce. Dovete essere calmi per avere successo. Coloro che
non osservano il “sabato” sentendo questa divina pace, sviluppano una forte
tendenza al cattivo umore; diventano automi nervosi. Dai portali del
silenzio il risanante sole della saggezza e della pace risplenderà su di
voi.

Il “sabato” dovrebbe essere un giorno di riposo nel quale coltivare la
divina pace. Tuttavia anche un’attività che esprima la saggezza e la pace è
adatta al “sabato”.

“Onora il padre e la madre”. Il padre e la madre umani devono essere onorati
come rappresentanti di Dio, il Genitore Supremo, che donò loro il potere di
procreare l’uomo. La madre è l’incondizionato amore di Dio incarnato, perché
una vera madre perdona quando nessun altro la fa. Il padre è una
manifestazione della saggezza e della protezione del Padre Celeste per i
Suoi figli. Non si dovrebbero amare padre e madre separatamente da Dio, ma
come rappresentazioni del Suo amore protettivo e della Sua saggezza. Lo
Spirito Supremo diviene il padre e la madre per prendersi cura d’ogni
bambino. Perciò onorate Lui nei vostri genitori.

“Non ammazzare”. Il significato è che non si deve uccidere per uccidere,
perché allora divenite un assassino. Non si deve togliere la vita ad alcuno
in un impulso di emozione violenta. Ma se il vostro paese viene assalito ed
entra in guerra, dovete combattere per proteggere coloro che Dio vi ha
affidati. Voi avete un giusto obbligo di difendere la vostra famiglia e il
vostro paese.

“Non commettere adulterio”. L’ideale dell’unione sessuale dovrebbe essere
quello della procreazione di figli fatti a immagine di Dio, e l’espressione
del puro amore dell’anima che unisce due coniugi che vedono l’uno nell’altra
soltanto Dio. Coloro che vivono solo sul piano fisico, non pensando mai
all’amore o all’alto scopo per il quale il senso del sesso fu creato, nello
spirito di questo comandamento commettono adulterio. L’uomo non è, allora,
migliore di un animale, che usa il suo sesso e se ne va per la sua strada.

Eccetto che per lo scopo della procreazione e per l’espressione del mutuo
vero amore nella santa unione del matrimonio, l’impulso creativo, nelle
intenzioni di Dio, dovrebbe essere tramutato in energia ed in divina
realizzazione. Nella misura in cui potete assorbire la forza sessuale, voi
potete sviluppare grandi facoltà mentali per scrivere, dipingere o
esprimervi creativamente in mille altri modi. Quando infine controllerete e
spiritualizzerete l’energia creativa, sentirete una grande pace, e amore, e
beatitudine in Dio. I santi che hanno così spiritualizzato l’energia
sessuale hanno grandi poteri e sono capaci di mostrare meravigliosi
raggiungimenti nel mondo e nella ricerca interiore della Verità.

Il più alto uso del sesso è, dunque, la sublimazione della sua forza per
manifestare pensieri spirituali, ideali e saggezza. È nocivo al vostro
benessere mentale e fisico concentrarvi sul sesso, fatta eccezione per
l’espressione di amore nel matrimonio o per lo scopo procreativo della vita
matrimoniale. Non si dovrebbe soffermare il pensiero sul sesso o agire in
modo indiscriminato su pensieri sessuali. Se siete in grado di esercitare
questo controllo su voi stessi, potete sviluppare il giusto atteggiamento
verso il sesso e il suo scopo sano e divino.

L’universo e l’uomo sono stati creati in modo immacolato dalla volontà di
Dio. In principio, anche l’uomo fu dotato del potere di creare in maniera
immacolata mediante la volontà, come Dio stesso. L’uomo perdette questo
potere quando fu tentato a concentrarsi sull’espressione sessuale, anziché
spirituale, della divina forza creatrice. Essere schiavi del sesso significa
rimetterci la salute, l’autocontrollo e la pace mentale, cioè tutto ciò di
cui l’uomo ha bisogno per essere felice.

“Non rubare”. Se tutti i membri di una comunità di 1000 persone rubassero
uno all’altro, ciascuno avrebbe 999 nemici. Perciò non si deve in modo
disonesto sottrarre ad altri la proprietà, o l’amore, o la pace o qualsiasi
altro bene. Se non provate alcun desiderio di prendere ciò che non vi
appartiene, quello di cui avete bisogno o che desiderate verrà a voi. Il
furto ha inizio nella mente, quando cominciate a desiderare ardentemente
qualcosa che appartiene ad altri. I semi del desiderio devono essere
allontanati dalla mente. La via è l’altruismo spirituale; allora,
automaticamente, si attira a sé l’abbondanza.

Se non si abbandona l’egoismo materiale non può esservi felicità nel mondo.
La felicità verrà solo attraverso la cooperazione spirituale, quando tutti
gli uomini cominceranno a sentire come proprie le necessità altrui e a
lavorare per gli altri con lo stesso impegno come per se stessi.

“Non dire falsa testimonianza contro il tuo prossimo”. Danneggiare chiunque
distorcendo la verità è un altro modo per distruggere la felicità sociale.
Se volete essere trattati bene, dovete trattare bene gli altri. È importante
dire la verità in ogni occasione.

Per essere in grado di dire sempre la verità è necessario comprendere la
differenza tra la verità ed i fatti puri e semplici. Se, in onor del vero,
fate notare che un uomo è zoppo, lo ferite soltanto e non ne deriva alcun
bene. Perciò non si deve parlare senza necessità di fatti sgradevoli. È
ugualmente sbagliato dire una verità che tradirebbe un’altra persona senza
un degno motivo. Non si deve mentire per evitare di dire una verità, ma
piuttosto rimanere in silenzio. Non rivelate mai incautamente o per malizia
informazioni che potrebbero imbarazzare o far male a qualcuno.

“Non desiderare la casa del prossimo tuo; non desiderare la moglie di lui,
né il servo, né l’ancella, né il bove, né l’asino, né cosa alcuna che sia
sua”. La cupidigia è fonte di scontento. Imparate a distinguere tra
“necessità necessarie” e “necessità non necessarie”. Quanto più agognate ciò
che appartiene ad altri, tanto più infelici sarete. Passerete la vostra vita
nell’infelicità senza mai trovare appagamento. Cercate invece la ricchezza
spirituale interiore.

Ciò che siete è assai più grande di chiunque o di qualsiasi cosa abbiate mai
desiderato. In nessun altro essere umano Dio si manifesta come è manifesto
in voi. Il vostro volto è diverso da ogni altro volto, la vostra anima
diversa da quella di chiunque altro; voi bastate a voi stesso, perché dentro
la vostra anima giace il più grande tesoro di tutto: Dio.

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