i-Doser, i medici: «Trovata commerciale»
La Gdf: «Fenomeno allo studio, il rischio c’è»
di Laura Bogliolo ilmessaggero.it
ROMA (2 luglio) – Li hanno provati. «Provocano stordimento, malessere, disagio». Se gli effetti sono
gli stessi della droga questo non lo sanno:«Dovremmo prima averla provata, cosa che ovviamente non
abbiamo fatto». Parola del capo del Nucleo speciale frodi telematiche della Guardia di Finanza
colonnello Umberto Rapetto, che ieri ha lanciato l’allarme sull’i-Doser, la droga virtuale che
verrebbe “sprigionata” da file audio che si scaricano on line, gratis o a pagamento.
Fenomeno allo studio. «Siamo ancora in una fase di monitoraggio del fenomeno – spiega Rapetto –
avvertiti dai colleghi degli Usa, abbiamo notato che anche in Italia si sta diffondendo, abbiamo
trovato commenti, post sull’argomento». L’i-Doser funzionerebbe attraverso onde hertz, «che non
vengono percepite dall’udito, ma hanno effetti sul cervello». E le onde creerebbero effetti simili
alle droghe. Sui siti specializzati si trovano in vendita file mp3 e Cd dell'”ecstasy”, della
“marijuana” e addirittura quello per provocare effetti simili all'”orgasmo”.
La diffusione in Italia. Ma quanto è diffusa la “moda” dell’i-Doser in Italia? «Il fenomeno – spiega
Rapetto – non è ancora quantificabile, abbiamo trovato diversi siti e forum che ne parlano, le
pagine si sono moltiplicate, la gente ne parla, vuol dire che c’è un interesse crescente». E
l’interesse di diversi giovani relativo alla promessa di provare le sensazioni date dalle droghe
dovrebbe già far scattare un campanello d’allarme. Sul forum Fuoriditesta.it alcuni dicono di aver
provato i file e di aver accusato “mal di testa”, altri “intorpidimento delle mani”, altri ancora
non hanno riscontrato effetti.
Dalle armi subsoniche ai file on line. Il colonnello sottolinea ancora che lo studio del fenomeno è
in fase preliminare: «Siamo in fase di ricognizione, si tratta di capire la pericolosità di questi
file, il cervello lavora su quelle frequenze ed è quindi possibile che si venga a creare un reale
distrubo». E il colonnello fa l’esempio delle «armi subsoniche, strumenti di offesa acustici che
usano gli ultrasuoni – si legge in un articolo dello stesso Rapetto scritto nel 1997
www.sisde.it/sito/Rivista7.nsf/efbc5228d556d6a9c1256b650038241e/1915d099aa90945bc1256b83003c4
a7b!OpenDocument – non udibili ma capaci, come ha palesato una ricerca della Southampton University
su certi congegni antifurto basati su questo principio, di causare emicrania, nausea, ronzio
auricolare, affaticamento». Certo è che dall’emicrania, all’effetto ecstasy il passo non è breve.
Alcuni di questi strumenti, continua Rapetto, vengono usati a basse frequenze «per sfollare la
gente» in situazioni critiche.
Brain wave machine. Gli studi per la creazione artificiale di onde in grado di interferire sul
cervello «risalgono addirittura al 1920 – spiega Rapetto facendo riferimento ad un suo articolo del
2000 – simili attrezzi installati nei locali adeguati potevano disturbare Capi di Stato, scatenare
litigiosità tra i componenti di una riunione di vertice. Gli scienziati hanno individuato onde Alpha
(8-12 hz), Beta (tra i 12 e i 18 hz), Delta (0,1 – 3 hz) e Gamma (40 hz) che possono avere tutta una
serie di effetti sul cervello. Il colonnello, infine, parlava della diffusione on line di istruzioni
per costruirsi «brain wave machine», macchinari in grado di riprodurre questi suoni.
Il pericolo di messaggi subliminali. Gli uomini della Guarda di Finanza dovranno anche verificare se
«nei file ci siano nascosti messaggi subliminali» che possono influenzare negativamente chi li
ascolta.
Legale o illegale?. Per ora vendere e acquistare i file i-Doser è legale, «ma questo – spiega il
colonnello – non vuol dire che lo strumento non sia nocivo. Stiamo cercando di inquadrare il
fenomeno sia dal punto di vista delle conseguenze sul fisico che dal punto di vista legale».
Scetticismo. Ma molti sono scettici sui reali effetti dell’i-Doser. Il neurofarmacologo Felice Nava,
direttore del Comitato scientifico nazionale di Federserd, ha affermato che «non ci sono studi
scientifici o report anche aneddotici che possano far pensare che alcune musiche possono determinare
fenomeni neurobiologici del tutto simili a quelli prodotti dalle più pericolose sostanze d’abuso».
Fava parla di una «trovata commerciale ideata da astuti e loschi personaggi, con il solo scopo di
arricchirsi sfruttando la credulità e la voglia di sballo a ogni costo di alcuni ingenui giovani
cibernauti».
La parola ai medici. «Gli studi sul fenomeno – spiega Rapetto – come dicevo stanno ancora in una
fase preliminare, tutto deve essere ancora verificato, la parola giustamente adesso passa ai medici,
ma il nostro lavoro è quello di monitorare fenomeni che hanno rilievo sociale, cerchiamo di fare
prevenzione». Insomma per Rapetto «non si tratta di niente di buono e l’augurio è che l’incredulità
di alcuni sul fenomeno aiuti a far sì che questa cosa non si diffonda».
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