I fondamenti spirituali della meditazione

pubblicato in: AltroBlog 0

I fondamenti spirituali della meditazione

(di Massimiliano Percio)

Un tempo era riservata solo a pochi eletti e insegnata all’interno di caste
spirituali o religiose.

La meditazione è vecchia di migliaia di anni, ma solo nella seconda metà del
1900 si è diffusa, attraverso i continenti, fuori da spazi protetti e
adibiti esclusivamente alla sua pratica.

Normalmente è considerata come pratica ufficiale delle religioni orientali,
come il buddismo, o delle pratiche spirituali degli yogi indiani, ma
potrebbe essere associata alla ricerca di stati “alterati” che è propria di
tutte le culture ancestrali.

Attraverso canti, il battere incessante dei tamburi, movimenti ripetuti o
assunzione di piante e radici, i nostri antenati erano soliti lasciare
temporaneamente il proprio corpo per comunicare con gli spiriti.

Pitture rupestri datate almeno 15.000 anni fa raffigurano individui in
posizioni inequivocabilmente meditative, mentre altri cacciano o compiono
attività agricole.

Le varie meditazioni, oggi sottoposte a test fisiologici e analizzate dagli
psicologi, trasformate in pratiche tese al conseguimento di un risultato,
non si sono però staccate completamente dalle loro origini spirituali.

Mistici e asceti ne preservavano la pratica come un segreto, essendo un
mezzo per aumentare la propria coscienza superiore o raggiungere la meta del
loro personale cammino spirituale; ai non eletti si poteva insegnare qualche
tecnica, ma la pratica costante come scelta di vita era riservata solo a
coloro che erano disposti a rinunciare al mondo terreno per dedicare ad essa
tutta la loro vita.

Non diversa è la condizione delle religioni più antiche: nella notte dei
tempi anche ebraismo, cristianesimo e islamismo hanno avuto i loro
meditatori.

Anacoreti, asceti e stiliti le figure più occulte ed esoteriche delle
tradizioni religiose si sono sempre dedicate a pratiche estreme che non
potrebbero essere definite altro che tipi di meditazione.

Le estenuanti veglie e preghiere (cosiddette contemplative), la costante
presenza del digiuno nelle sue forme più svariate, ne sono solo alcuni
esempi.

Alcuni esegeti hanno rintracciato tracce di atteggiamento meditativo persino
nella descrizione dei comportamenti di Abramo raccontati nell’Antico
Testamento, l’istruzione stessa dell’alfabeto ebraico ne è un esempio
pratico.

Cambiano i mantra i nomi e le figure di riferimento, cambia anche la tecnica
e le aspettative; ma, non la sostanza: sempre si è trattato di una ricerca,
un tentativo di avvicinamento all’essere.

Condividi:

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *