I genitori – di Guido Da Todi

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I genitori

Le Chiavi Mistiche dello Yoga

di Guido Da Todi

Capitolo 45:

– I GENITORI –

Stamattina, trovandomi a casa, ho acceso il televisore mentre si svolgeva
la trasmissione . Penso che molti di voi la conoscano. Due giudici,
avvicendandosi, ascoltano le varie ragioni di due, o più persone, in lite
giudiziaria, ed emanano il verdetto in tempo reale. Un verdetto che ha la
stessa validità legale di quello risultante in un’aula di qualunque
tribunale.

Ebbene, amici miei, a distanza di molte ore, provo ancora un’intensa
amarezza e malinconia dopo aver assistito ad una di queste cause.

Si trattava di un fratello ed una sorella, non più giovanissimi, che
altercavano sul destino di entrambi i genitori anziani e pensionati. Il
primo – un artigiano con reddito di 1.200.000 lire mensili
– viveva nella casa di loro proprietà, e se ne prendeva cura, da qualche
anno; presumibilmente – benché egli lo negasse – avvantaggiandosi anche
della duplice pensione di circa due milioni complessivi.

Tuttavia, adesso egli chiedeva al giudice che la sorella lo aiutasse nel
compito; magari, venendo a casa dei genitori per due/tre ore al giorno.
Egli, asseriva, non poteva più occuparsi degli stessi, in modo pieno, per
un aumento progressivo del proprio lavoro.

Ciò che mi ha ferito – e adopero volutamente questo verbo – sono stati gli
accaniti dinieghi e l’assoluta mancanza della minima buona volontà, da
parte di quella sorella e figlia, a muovere un dito per dare una qualunque
assistenza al proprio padre ed alla propria madre.

Adduceva, la donna, delle ragioni legate alle cure della propria famiglia
di elezione; al fatto che il fratello fosse single, ed altro ancora.

Ma, non era ciò che colpiva. Era, piuttosto, il suo atteggiamento di base,
il suo totale rifiuto, istintivo e protervo, che non solo mostrava la
totale inesistenza di un suo benché minimo affetto verso i genitori, ma,
addirittura, un fastidio a che i medesimi occupassero un proprio spazio
nella vita comune e sociale.

In un crescendo di reciproche accuse, alla donna sfuggì il dettaglio che il
fratello fosse stato sempre considerato il di casa, mentre lei
veniva messa in un cono di luce minore, da parte dei genitori.

Quindi, al rifiuto, alla mancanza di affetto, si aggiungeva anche un
rancore di fondo, dal carattere oscuramente psicologico.

Emerse dal pubblico presente in sala, nel dibattito successivo alla prima
parte dell’udienza, che, in verità, esistono dei genitori, i quali,
sovente, hanno dei torti verso i loro figli; come, pure, venne conclamato
che, comunque, il padre e la madre sono sempre il padre e la madre…

Le famose pro e contro l’uno o l’altro, pesate sulla bilancia,
dettero ragione – tuttavia – in modo schiacciante al fratello. Anche se
egli profittava dell’alloggio gratuito e, forse, della duplice pensione, è
pur vero che assisteva i due genitori.

E la sentenza obbligò la donna a due ore di assistenza quotidiana (per
l’articolo penale n°<...>) , diretta oppure indiretta, ai due.

Questi, i fatti nudi e crudi.

—————————

Vorrei, cari amici, parlare un po’ con voi dei nostri genitori. E anche di
noi, come tali.

È ovvio che nell’analisi di questi valori tradizionali non entreranno quei
casi mostruosi e quei delitti di lesa innocenza, nei confronti di numerosi
bimbi, che tutti ben conosciamo. No. Ci inoltreremo solo nell’amore
e naturale> che ogni padre ed ogni donna vive quotidianamente, pur nella
consapevolezza dei propri difetti e delle proprie imperfezioni
caratterologiche, a confronto dei suoi figli; e viceversa.

Il sentimento che si annoda, in profondità, nel concetto di
e amor paterno e materno> costituisce sicuramente un patrimonio
genetico misterioso in tutti noi. Talmente ampio ed irresistibile
che, per rappresentarci le motivazioni prime di quell’Ente Perfetto che
chiamiamo Dio, gli riconosciamo la statura di Padre e Madre. La statura di
Genitore; anche se con le altre qualità che Gli sono proprie.

Perché?

A mia considerazione, molte valide ragioni giustificano l’amore
coinvolgente che proviamo – chi in maniera esplicita, chi implicita – verso
i nostri genitori.

Il rapporto con essi inizia indiscutibilmente sul piano divino e
spirituale. Per chi accetti la reincarnazione come legge di vita sarà
facile immedesimarsi in quello stato spirituale precedente uno dei suoi
numerosi ritorni in terra – questa attuale vita; lo stato in cui convergono
diversi fattori di pura qualità cosmica. La Legge del Karma, unita a quella
del Dharma, fa vivere intensamente all’anima, ancora sciolta dai legami di
un corpo fisico, una profonda simpatia ed un irresistibile richiamo verso
coloro con i quali ebbe intensi rapporti passati – e che stanno per
costituire il suo veicolo unico d’entrata in una nuova
terrena. E non solo: ma stanno anche per offrirle quella possibilità
preziosissima di seguire il progetto divino di una imminente classe di
esperienze, nella scuola dei cicli planetari.

In ogni figlio e figlia – che lo vogliano, oppure no – la natura divina
crea, sin dalla nascita, un legame metafisico che risale a ragioni radicate
nel Cielo stesso.

Di fronte a questa Legge non esiste un rapporto sessuale fertile che possa
venire considerato
; non esiste risultato della più rapida delle tra
i due sessi che meriti di venire chiamata .

I piccini che vedono la luce – siano essi la conseguenza di un cieco e
rapido abbraccio tra una coppia che non si incontrerà più, oppure il frutto
di un tenero, ulteriore legame sacro tra due dolcissimi amanti, che ispira
anche Dio – ebbene, questi piccini costituiranno sempre e comunque la
conclusione apparentemente autonoma di un lunghissimo e precedente
processo, intessuto dalla Legge.

E l’uomo, di conseguenza, possiede – che egli sia uno spiritualista, oppure
materialista – il senso innato di questi significati e di tanto passato, in
sé. Non ne è consapevole, magari; non si rende conto che il trasporto che
prova verso i suoi genitori è causato dal da
cui egli deriva. Ma, già, il fattore di cui parliamo dona una nota di
trascendenza al rapporto genitori-figli, dal punto di vista esoterico.

Perdonatemi se, continuando a scrivere, toccherò delle ovvietà esplicite e
scontate. Tuttavia, sono convinto che esse continuino a conservare uno
smalto vivido di preziose emozioni, che ha il potere di rapire l’animo di
ogni individuo ricco di principi e di umanità.

Quante e quante volte la mamma ha cambiato il pannolino al suo cucciolo
indifeso, e gli ha lavato con tanto amore il culetto? E quante volte gli ha
offerto il seno? E quante volte lo ha vestito, e gli ha dato la pappa…E
poi, con il padre, lo ha visto crescere? Ed il padre se lo è tenuto sulle
ginocchia, e lo ha abbracciato, con il cuore che gli si scioglieva in
petto, e lo ha riempito di baci? E gli ha dato le sagge e pacate soluzioni
ai primi problemi della vita?
E, poi, il cucciolo è cresciuto. Ma, sempre, nella sicurezza dei due
genitori e. Certo, i problemi della vita li hanno sovente
resi nervosi; a volte, ingiusti e bruschi, nei riguardi
della petulanza dei loro bambini….Ma, suvvia, questi sono peccati veniali,
che qualunque buon senso riesce a perdonare!

Il cucciolo diviene adulto; e di una cosa si può stare certi: che egli deve
tutta la sua crescita, la sua formazione, la sua autonomia alle cure dei
genitori. Nessuno potrà mai dire il contrario.

Per quanto errata, a volte morbosa, l’educazione offerta possa – sovente –
dimostrarsi, il peso, prolungato nel tempo, dell’affetto e della protezione
donati, d’altro canto si dimostra, alla fine, sempre vincente, da parte di
ogni genitore.

Eppure, assistiamo, a questo punto, a battibecchi simili a quelli di Forum,
con i quali ho iniziato l’articolo.

Vorrei, di conseguenza, riportare una breve storia. Essa è rivolta a quei
figli che dimenticano il rispetto e la gratitudine da portarsi ai propri
genitori; un rispetto ed una gratitudine, evidentemente, che non vogliono
essere dei muffi atteggiamenti esteriori, né le formalità vuote e prive di
caldi contenuti spirituali, che vediamo in molti ambienti.

“..Esisteva una famiglia patriarcale in una masseria antica, al centro di
ettari di terra coltivata e di bestiame. Oramai, il fondatore sopravvissuto
– il nonno – aveva lasciato, da anni, ogni incombenza al suo unico figlio;
anche perché era invecchiato, consunto dalla fatica e dagli inverni gelidi
di lavoro.

La famiglia era composta da quattro persone: il nonno, il figlio maggiore,
la nuora ed un nipotino di cinque anni.

Quando essa si riuniva per il pranzo e per la cena, nella grande cucina
della masseria, un posto, distante dalla tavola, era riservato al nonno. Il
vecchio, a cui tremavano le mani e che perdeva, spesso, il cibo dalla
bocca, stava sempre semi sdraiato su di un divanetto di canne
sdrucite, all’angolo della cucina. E lì mangiava, infilando il cucchiaio
tremolante nella medesima ciotola di terracotta.

Un giorno, la ciotola gli cadde dalle mani rugose e stanche, e, finendo a
terra, si ruppe in due o tre pezzi.

Allora, rapido come una lucertola, il nipotino di 5 anni si alzò da tavola,
e corse a raccogliere quei pezzi di terracotta, ancora umidi di cibo.


ferire!..> – gridò il padre al bimbo, inginocchiato in terra.


tutti assieme. Così, li conserverò per te, quando sarai vecchio!>

Continua la storia, dicendo che da quel giorno fu dato il posto a
capotavola al vecchio nonno, sino alla fine dei suoi giorni…

Sono stato melodrammatico? Francamente, non lo credo. Sono del tutto
consapevole che concreti problemi esistenziali, giorno dopo giorno,
ostacolano quanto vorremmo donare di noi stessi ai nostri vecchi genitori;
oppure, quando siamo più giovani, che il corso dei nostri
interessi e del carattere che possediamo ostacoli, spesso, dei cenni di
affetto e di gentilezza verso chi ci ha fatto nascere; ed anzi ci spinga a
riferirci ad essi con nervosismi, con rozzezza e con piccoli, o grandi
egoismi.

Basterà, allora, di tanto in tanto, ricordarci ……

(Guido Da Todi)

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