I giochi linguistici del cervello addormentato

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I giochi linguistici del cervello addormentato

11 settembre 2014

Anche quando dormiamo il cervello può eseguire complessi compiti linguistici, come quello di classificare per categorie le parole, e forse perfino calcoli matematici. Il limite di queste elaborazioni inconsce non sarebbe la difficoltà del problema, ma la capacità di affrontare in modo sostanzialmente automatico quel tipo di compito (red)

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Il nostro cervello è in grado di svolgere compiti linguistici complessi anche durante il sonno. Lo ha dimostrato un gruppo di ricercatori del Laboratorio di scienze cognitive del CNRS francese, a Parigi e dell’Università di Cambridge, che illustrano il loro studio in un articolo pubblicato su “Current Biology”.

Nella prima fase dello studio Sid Kouider e colleghi hanno chiesto ai partecipanti di classificare alcune parole come animali o come oggetti premendo un tasto con la mano destra o sinistra, a seconda dei casi. Per tutta la durata del compito, protratto fino a quando la reazione dei soggetti non è diventata automatica, l’attività cerebrale dei soggetti è stata registrata su un elettroencefalogramma, permettendo ai ricercatori di calcolare il cosiddetto “potenziale di prontezza lateralizzato” (LRP), un marcatore elettrofisiologico che indica che il soggetto si sta preparando a fornire la risposta allo stimolo e quale mano sta per usare, dato che per muovere la mano destra si attivano i motoneuroni dell’emisfero sinistro, e viceversa.

I soggetti sono stati poi portati in una stanza buia, fatti sedere su una comoda poltrona, ed è stato chiesto loro di continuare a classificare le parole ascoltate, fino a che si addormentavano. La proposta di nuove parole da classificare e la registrazione dell’attività cerebrale sono continuate anche durante il sonno.

L’analisi dell’attività cerebrale dei dormienti e il confronto con quella rilevata mentre eseguivano il compito da svegli ha quindi mostrato che il cervello dei partecipanti continuava a impegnarsi anche nel sonno, reagendo con la stessa precisione, sia pure più lentamente. Ovviamente la risposta era confinata alle aree cerebrali impegnate nella classificazione delle parole e di pre-allerta dei motoneuroni, dato che nel sonno l’attività di questi ultimi è bloccata da specifici circuiti di controllo (a meno che non si soffra di sonnambulismo).

Ciò dimostra, osserva Kouider, che l’elaborazione vocale e altri compiti complessi “possono essere eseguiti non solo senza essere consapevoli di ciò che si percepisce, ma anche senza essere coscienti.”

Secondo il ricercatore l’elaborazione inconscia non è limitata dalla complessità del compito, ma dalla possibilità o meno di renderla automatica. Si può anche immaginare, prosegue Kouider, che un valente matematico, addormentandosi mentre pensa a qualche equazione, possa continuare a identificare la correttezza dei calcoli durante il sonno.

www.cell.com/current-biology/abstract/S0960-9822(14)00994-4

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