I GRANDI MISTICI E LE GRANDI VIE SPIRITUALI 1
da “Enciclopedia olistica”
di Nitamo Federico Montecucco ed Enrico Cheli
L’illuminazione di Jacob Boehme
La prima illuminazione del mistico cristiano Jacob Boehme avvenne nel 1600, nei prati di fronte a
Neys Gate, a Goerlitz, quando aveva appena venticinque anni. Così il suo biografo ce la racconta:
“Un giorno, mentre era seduto nella sua stanza, gli caddero gli occhi su un piatto di peltro lucido
che rimandava la luce del sole con sì meraviglioso splendore che egli sprofondò in un’estasi
interiore, e gli sembrò come se ormai potesse scrutare dentro i principi e le fondamenta più riposte
delle cose. Credette che si trattasse soltanto di una fantasticheria e per cacciarla di mente uscì
sul prato. Ma qui notò che vedeva insistentemente proprio nel cuore delle cose, delle piante e
dell’erba, e che la vera natura era in armonia con quanto aveva visto interiormente. Non ne parlò
con nessuno ma lodò Dio in silenzio.”
Così scrive Boehme: “Non io, l’io che io sono, conosco queste cose; bensì Dio le conosce in me. Se
guarderete il vostro io e il mondo esterno, e ciò che al riguardo sta accadendo, scoprirete che voi,
quanto alla vostra esistenza esterna, siete quel mondo.”
Ramana Maharsi
Sii Ciò Che sei Lindagine sul Sé
Di Filippo Falzoni Gallerani
Ai principianti dell’autoindagine veniva consigliato da Sri Ramana di porre l’attenzione sul
sentimento interiore di “io” e di trattenere quel sentimento il più a lungo possibile. Veniva detto
loro che se l’attenzione veniva distratta da altri pensieri dovevano tornare alla consapevolezza del
pensiero “io” ogni volta che diventavano consapevoli che la loro attenzione aveva divagato. Egli
suggerì diversi metodi per favorire questo processo – ci si poteva chiedere: “Chi sono io?”, oppure:
“Da dove viene questo io?” – ma lo scopo ultimo era di essere continuamente consapevoli dell”‘io”
che presume di essere responsabile di tutte le attività del corpo e della mente.
Nei primi stadi della pratica, I’attenzione al sentimento “io” è un’attività mentale che prende la
forma di un pensiero o una percezione. Man mano che la pratica si sviluppa il pensiero “io” lascia
spazio ad un sentimento dell”‘io” sperimentato soggettivamente e quando questo sentimento cessa di
collegarsi e identificarsi con i pensieri e gli oggetti, svanisce completamente. Ciò che rimane è
un’esperienza di essere in cui il senso dell’individualità ha temporaneamente cessato di funzionare.
L’esperienza all’inizio può essere intermittente, ma con la pratica ripetuta diventa sempre più
facile da raggiungere e mantenere. Quando l’autoindagine raggiunge questo livello c’è una
consapevolezza senza sforzo di essere in cui lo sforzo individuale non è più possibile poiché l'”io”
che compie lo sforzo ha temporaneamente cessato di esistere. Non è la realizzazione del Sé, perché
il pensiero “io” periodicamente riafferma se stesso, ma è il più alto livello della pratica. La
ripetuta esperienza di questo stato di essere indebolisce e distrugge le vasana (tendenze mentali)
che fanno sorgere il pensiero “io”, e quando la loro presa è stata sufficientemente indebolita, il
potere del Sé distrugge le tendenze residue così completamente che il pensiero “io” non sorge mai
più. Questo è il finale ed irreversibile stato della realizzazione del Sé.
Questa pratica di autoattenzione, o consapevolezza del pensiero “io”, è una tecnica facile che
supera gli usuali metodi repressivi per controllare la mente. Non è un esercizio di concentrazione,
né mira a sopprimere i pensieri; fa semplicemente appello alla consapevolezza della sorgente da cui
la mente ha origine. Il metodo e la mèta dell’autoindagine è di dimorare sulla sorgente della mente,
di essere consapevoli di ciò che si è realmente ritirando l’attenzione e l’interesse da ciò che non
si è. Negli stadi iniziali lo sforzo nel trasferire l’attenzione dai pensieri al pensatore è
essenziale, ma una volta che la consapevolezza del sentimento dell”‘io” è stata fermamente
stabilita, ulteriore sforzo è controproducente. Da allora è più un processo di essere che di fare,
di essere senza sforzo piuttosto che uno sforzo per essere.
Essere ciò che già si è, è privo di sforzi poiché l’esistenza è sempre presente e sempre
sperimentata. D’altra parte, pretendere di essere ciò che non si è (il corpo e la mente) richiede
uno sforzo mentale continuo, anche se lo sforzo è quasi sempre ad un livello inconscio. Ne segue
perciò che nei più elevati stadi dell’autoindagine lo sforzo allontana l’attenzione dall’esperienza
dell’essere mentre la cessazione dello sforzo mentale la rivela. Alla fine ii Sé non viene scoperto
come risultato del fare qualcosa, ma soltanto essendo. Come Sri Ramana stesso una volta osservò:
“Non meditaresii ! “
“Non pensare di esseresii!”
“Non pensare all’esseretu sei!”
L’autoindagine non dovrebbe essere considerata una pratica di meditazione da eseguire a certe ore e
in certe posizioni;dovrebbe continuare durante tutte le ore della veglia, indipendentemente da ciò
che si sta facendo. Sri Ramana non vedeva conflitto tra il lavoro e l’autoindagine ed affermava che
con un po’ di pratica poteva essere eseguita in qualunque circostanza. Qualche volta disse che
periodi regolari di pratica formale erano benefici per i principianti, ma non patrocinò mai lunghi
periodi di meditazione in posizione seduta e mostrò sempre la sua disapprovazione se qualcuno dei
suoi devoti esprimeva il desiderio di abbandonare le attività mondane in favore di una vita
meditativa.
Jallaluddin Rumi. La spiritualità Sufi: un cammino verso l’ignoto – “Vasti eravamo e di un’unica
sostanza”
di Aurora Maggio Cooper
Ci si avvicina con meraviglia, alla saggezza de1 passato, quando è ricca di significati e valori che
rafforzano la ricerca di unità in noi stessi, di fusione con la vita e di libertà interiore. I Sufi
di tutti i tempi hanno lasciato straordinarie tracce di libertà interiore e di senso mistico della
vita. Per i Sufi il significato nella lingua comune del termine “mistico”, come misterioso, come
qualcosa di confuso o difficile comprensione, è dovuto solamente all’ignoranza dell’esperienza del
sacro, ad un inconscio analfabetismo che la società sviluppa verso la spiritualità (Idries Shah,
Pensiero e azione Sufi, ed.Psiche). La religiosità sufi è sorta all’interno dell’Islam, quando la
fiducia nel divino, dopo le prime generazioni, non era più difesa da uomini accettati per la loro
esperienza del divino stesso, ma dai califfi -successori di Maometto – preoccupati soprattutto da
questioni politiche e da uomini i legge interessati al potere. La via sufi si collocava oltre. Come
esperienza viva di fiducia nella sacralità della vita, di cui si può fare esperienza, dopo aver
“lucidato lo specchio” e “tolto la polvere”, dopo essersi cioè distaccati dalle illusioni della
mente, che oggi chiamiamo condizionamenti culturali, sociali e familiari. I1 sufismo è conoscenza e
scienza del cuore, capace di riconoscere e separarsi dalla religione formale e dalla vita ignorante,
fatte di cose esteriori
Ibn el Arabi, un grande mistico sufi dice:
Il mio cuore è ora capace
di qualunque forma
Una radura per gazzelle;
un monastero per monaci;
un tempio per idoli;
la Moschea della Mecca
dei pellegrini;
le tavole della Torah e le
pagine del Corano.
lo seguo l’amore:
con qualunque forma si
presenti, là è la mia religione e la mia
fiducia.
I1 sufismo non passa attraverso le forme esteriori, l’intelletto, la parola, la mente…tanto da non
fare alcuna discriminazione fra diverse forme, cristiane, islamiche, pagane, ebraiche che la
passione religiosa potrebbe aver assunto! L’anima è concepita come parte di un unico mare, un mare
di pace, sulla cui superficie le increspature e le onde e le tempeste sono la vita quotidiana,
l’attaccamento alle forme esteriori e la mente negativa. Parlando dell’unità primordiale Rumi si
esprime così:
Vasti eravamo e di un’unica sostanza
senza testa né piedi eravamo
eravamo un’unica testa, un’unica sostanza come il
raggio di Sole.
Senza nodi eravamo e limpidi come l’acqua.
Uno degli aspetti sufi più sorprendenti è la discontinuità. I Sufi sanno che tutti gli esseri umani
hanno una tendenza alla ripetizione, l’uso del ritmo e i suoi effetti possono spostare le fasi e
consentire all’essere umano di vivere, agire e pensare al di fuori della ripetizione e del tempo
quotidiano a lui più familiari.
Le tecniche di meditazione sufi esplorano, infatti, il passaggio tra continuità e discontinuità.
Possono trarre beneficio da queste tecniche, coloro che sanno spostare l’attenzione e rendersi
consapevoli della ripetizione del noto, per dirigersi con coraggio verso la discontinuità.. in altre
parole coloro che riconoscano la loro identità condizionata e se ne vogliamo discostare. Conoscere
le tecniche nella loro meccanicità è insufficiente, dunque, occorre un’intenzione del cuore, un
riconoscere e un volersi discostare dalla polvere depositata dal vivere corrente e ripetitivo. E’
per questo motivo che i Sufi riconoscono nel maestro lo ‘specchio lucidato’ riflettente, che
suggerisce la via per uscire dalla continuità delle abitudini del noto e inoltrarsi verso la
discontinuità dell’ignoto, del nuovo. Si possono sperimentare alcune tecniche sufi, prima fra tutte
la tecnica derviscia del girare su se stessi per tempo lunghissimo… sino a che la superficie, la
periferia non si sciolgano nella pace del nostro centro profondo, il ‘mare di pace’ di Rumi. O la
tecnica dei punti cardinali, le quattro direzioni, che coinvolge il corpo tutto e le braccia in
movimenti ripetuti verso le quattro direzioni cardinali, concludendosi con la giravolta derviscia.
La visione di Pan il dio delle foreste
tratto da “The Findhorn garden”, Findhorn Press.
Certe persone, probabilmente più di quante immaginiamo, parlano alle piante nei loro giardini e
nelle loro case… E’ sciocco parlare alle piante? Esse non si muovono come fanno gli animali e sono
inarticolate, ma sono vive e, in effetti, hanno una sorta di consapevolezza propria. Le persone
sensibili si rendono conto di questo e sono attente e considerevoli nella maniera in cui le
maneggiano…. Che le piante sono sensibili sta ora diventando un fatto risaputo. Per alcuni anni
numerosi studi scientifici sono stati dedicati a dimostrare la realtà di questa sensibilità….
Comunque non è possibile descrivere la vera natura delle piante solo con dati scientifici…
La mia esperienza con il reame elementare me lo ha dimostrato. Ma è stato solo dopo che fu
pubblicata la ricerca sulla sensibilità delle piante, che aprì una comprensione più profonda della
natura, che divenni disposto a parlare pubblicamente delle esperienze che ho avuto con gli spiriti
della natura, gli elementari. La loro sfera è intangibile e non materiale e non può essere
apprezzata attraverso i cinque sensi fisici se non in condizione di consapevolezza elevata…. Però,
per coloro che percepiscono con i loro sensi più evoluti, è reale quanto qualunque dei reami più
materiali… I veri elementari provengono da una sfera più alta e sono della gerarchia angelica.
Il primo incontro con un fauno
Il mio contatto con tali entità, in particolare con spiriti della terra, ebbe luogo per la prima
volta nei Giardini Botanici di Edimburgo, nel Marzo del 1966. Questi giardini, che coprono una vasta
area e contengono molte varietà di siepi, cespugli, fiori e alberi, sono stati per anni uno dei miei
posti preferiti… Un bellissimo pomeriggio stavo vagando per il giardino di riccie e altri luoghi
preferiti… Lasciando il sentiero ho attraversato uno spiazzo d’erba, macchiato di alberi e
cespugli, per sedermi sotto un alto Leccio. Improvvisamente vidi una figura che danzava intorno ad
un albero, a circa quindici metri da me – una bellissima piccola figura, alta circa un metro. Vidi
con meraviglia che era un fauno, l’essere della mitologia greca, mezzo uomo e mezzo animale. Egli
aveva il mento e le orecchie a punta e due piccole corna sulla fronte. Le sue gambe pelose
terminavano in zoccoli e la sua pelle era color miele. Lo osservai con meraviglia, non credendo ai
miei occhi.
Per un momento mi domandai se per caso non fosse un ragazzo travestito per una recita a scuola, Però
non poteva esserlo – c’era decisamente in lui qualcosa di non umano. Era un’allucinazione? C’erano
una o due altre persone a passeggio nel giardino. Li guardai e poi guardai di nuovo questo
bellissimo piccolo essere. Era ancora li e sembrava solido e vero quanto loro. Cercai con difficoltà
di analizzare questa esperienza e spiegarla. Improvvisamente ebbi un sussulto – cosa stavo cercando
di fare? Ecco una strana e bellissima esperienza. Perché non potevo accettarla, vedere quello che
sarebbe successo e analizzarlo più tardi? Iniziai ad osservare la piccola creatura con delizia
mentre girava intorno ad un altro albero. Egli si mise a danzare 1ì dove stavo seduto, restò a
guardarmi per un momento e poi si mise a sedere davanti a me a gambe incrociate. Lo guardai. Era
molto reale. Mi chinai in avanti e dissi: “Ciao”. Balzò in piedi, sorpreso, e mi fissò. “Mi puoi
vedere?”
“Si!”
“Non ci credo. Gli umani non possono vederci!”
“Oh si. Alcuni di noi possono.”
“Che aspetto ho?” Gli descrissi come lo vedevo. Sempre con lo sguardo stupito, iniziò a danzare in
piccoli cerchi. “Che sto facendo?” Glielo dissi. Egli smise di ballare e disse: “Tu devi vedermi
davvero.” Danzò fino al posto accanto a me, guardò in su e disse: “Perché gli esseri umani sono così
stupidi?” In certi sensi è possibile che stia iper-personalizzando questa creatura. Mi rendo conto
che non lo stava vedendo con la mia vista fisica, anche se quando chiusi gli quando chiusi gli occhi
lui non era lì. E la comunicazione tra di noi senza dubbio, stava avendo luogo su un livello mentale
o telepatico tramite trasferimento, probabilmente sotto forma di immagini e simboli proiettati nella
mia mente inconscia e tradotte in parole dalla mia coscienza. Comunque, non posso essere certo se
gli stavo parlando mentalmente o ad alta voce. (Ora quando incontro di queste creature, parlo
normalmente ad alta voce). Devo dare rapporto dei nostri scambi in forma di dialogo, dato che è
quello che sento nella mia testa. Mi rendo conto che in casi come questo vi è sempre la possibilità
di colorazioni dalla mia stessa mente. Però, applicando quanto ho appreso durante il mio training di
studioso di osservazione ed analisi oggettiva, cerco di raccontare esperimenti ed esperienze più
accuratamente possibile.
Per tornare alla questione di perché gli esseri umani sono cosi stupidi, gli chiesi: “In che maniera
stupidi?” In molte maniere. Cos’erano quelle strani pelli e coperture che avevano, alcune delle
quali potevano essere tolte? Perché non andavano in giro alla stato naturale come lui? Gli dissi che
le pelli erano chiamati vestiti e che li indossavamo per protezione e per calore e perché non era
considerato appropriato andare in giro senza. Quest’ultimo lui non riusciva a capire, e non
insistetti sull’argomento. Parlammo di case, di automobili che gli sembravano essere scatole su
ruote in cui gli esseri umani correvano in giro, a volte scontrandosi fra di loro. Era un gioco?
Voleva sapere. Lui mi disse che viveva nel Giardino. Questo è parzialmente vero, dato che lui è un
abitante anche di un altra sfera di esistenza. I1 suo lavoro era di aiutare la crescita degli
alberi. Mi disse che molti spiriti della natura hanno perso interesse per la razza umana dato che
gli hanno fatto sentire che non sono né creduti né voluti.
“Se voi esseri umani pensate che potete cavarvela senza di noi, provate a farlo!”
“Alcuni di noi credono in voi e desiderano il vostro aiuto. Io, per esempio.” La cosa favolosa per
me di questo incontro era il senso di fratellanza. Sentii una meravigliosa armonia con questo
stupendo piccolo essere seduto accanto a me. Una comunicazione stava avendo luogo tra noi che non
necessitava di essere verbalizzata. Restammo seduti per diverso tempo senza parlare. Finalmente mi
levai e dissi che dovevo tornare a casa. “Chiamami quando ritorni qui ed io verrò da te.” Mi disse
che il suo nome era Kurmos. Gli chiesi se poteva venirmi a trovare. “Si, se mi inviti.”
“Ti invito. Sarò molto felice se tu verrai a visitarmi!”
“Credi in me?”
“Si, certo che credo in te.”
“E ci vuoi bene?”
“Si, ho molto affetto per gli spiriti della natura!” Questo era vero anche se era il primo che
avessi mai visto. “Allora verrò ora.”
Mentre attraversavo le vie di Edimburgo per tornare a casa, ero divertita al pensiero di quanto
sarebbe successo se questo strano delizioso piccolo fauno fosse stato visibile per i passanti come
lo era per me. Entrammo nel mio appartamento. Io ho una collezione di libri abbastanza grossa e le
mie due stanze principali sono tappezzate di scaffali per i libri. Kurmos mostrò grande interesse.
“Cosa sono e perché così tanti?” Gli spiegai che contenevano molti fatti, idee, speculazioni e
teorie, resoconti di avvenimenti passati, storie inventate dagli autori, e così via, tutte le quali
erano scritte e stampate e diventavano libri che potevano essere letti dagli altri. Il suo commento
fu: “Perché? Puoi avere tutte la conoscenza che vuoi semplicemente desiderandola.” Gli dissi che gli
esseri umani non possono fare questa bellissima cosa – almeno non per ora. Dovevamo accontentarci di
ricevere i nostri fatti e la nostra conoscenza dalla gente o dai libri. Ci sedemmo nuovamente in
silenzio ed in serena armonia. Poi si alzò; era ora per lui di tornare al Giardino.
L’incontro con Pan
Una sera ero stata a visitare degli amici che vivevano nella zona sud di Edimburgo. Erano le undici
passate e stavo tornando a casa a piedi. C’erano alcune persone in giro, e pensai quanto era
pacifica la città in quel momento. Camminai giù per Princess Street, il viale principale di
Edimburgo. Mentre giravo l’angolo sulla strada che corre lungo la Galleria Nazionale, entrai in una
“atmosfera” straordinaria. Non avevo mai incontrato qualcosa di simile. Anche se difficile da
descrivere, potrei dire che era come se fossi nuda e stessi camminando attraverso una materia più
densa dell’aria ma non densa quanto l’acqua. La potevo sentire sul mio corpo. Produceva una
sensazione di calore e formicolio come un misto fra la sensazione di puntura di spillo di un arto
addormentato e l’elettroshock. Questa sensazione era accompagnata da un aumento della consapevolezza
e dalla stessa sensazione di aspettativa che avevo avuto nei Giardini prima di incontrare Kurmos.
Poi mi resi conto che non ero sola. Una figura – più alta di me mi stava camminando a fianco. Era un
fauno’ che irradiava un potere tremendo. Gli diedi un’occhiata. Certamente questo non era il mio
piccolo fauno cresciuto improvvisamente. Continuammo a camminare. Lui si girò e mi guardò.
“Be, non hai paura di me?”
“No”.
“Perché no? Tutti gli esseri umani hanno paura di me.”
“Non sento malvagità nella tua presenza. Non trovo nessuna ragione per cui tu vorresti farmi del
male. Non sento paura.”
“Sai chi sono?”
In quel momento lo sapevo: “Tu sei il grande dio Pan.”
“Quindi dovresti avere paura. La vostra parola panico deriva dal timore che causa la mia presenza.”
“Non sempre. Io non ho paura.”
“Puoi darmene una ragione?”
“Può essere per via del senso di affinità con i tuoi sudditi, gli spiriti della terra e le creature
delle foreste.”
“Tu credi nei miei sudditi?”
“Si.”
“Ami i miei sudditi?”
“Si.”
“In quel caso, ami me?”
“Perché no?”
“Mi ami?”
“Si”. Mi guardò con un sorriso strano ed una scintilla negli occhi. Aveva occhi misteriosi marrone
scuri. “Certamente tu sai che sono il demonio? Hai appena detto che ami il demonio.”
“No, tu non sei il diavolo. Tu sei il Dio della foreste e della campagna. Non c’è malvagità in te.
Tu sei Pan.”
“Ma la Chiesa Cristiana primitiva non mi ha preso per un modello del demonio? Guarda i miei zoccoli,
le mie gambe pelose e le piccole corna sulla mia fronte.”
“La chiesa trasforma tutti gli dei e gli spiriti pagani in demoni”. “Allora la chiesa era in torto?”
“La chiesa lo fece animata dalle migliori intenzioni, s’intende dal proprio punto di vista. Ma era
sbagliato. Gli dei antichi non sono necessariamente demoni.” Attraversammo Princess Street e girammo
un angolo. Si girò verso di me. “Che odore ho?” Da quando si era unito a me sentivo un meraviglioso
odore di bosco, di pini, di foglie umide, di terra arata di fresco e di fiori delle foreste. Glielo
dissi.
“Non ho un odore acido, come una capra?”
“No. C’è un odore fievole, simile al muschio, come il pelo di un gatto sano. E’ piacevole – quasi
come un incenso. Ritieni ancora di essere il demonio?”
“Devo scoprire cosa pensi di me. E’importante.” “Perché?” “Per un motivo.” “Non mi vuoi dire che
cos’è?”
“Non ora. Diverrà chiaro col tempo.” Continuammo a camminare. Pan camminava molto vicino a me. “Non
ti dà fastidio che io cammini accanto a te?”
“Per niente.”
Mi mise le braccia intorno alle spalle. Sentii proprio il contatto fisico. “Non ti dà fastidio se ti
tocco?”
“No.”
“Veramente non senti repulsione o paura?”
“Nessuna.”
“Eccellente.” Non riuscivo a pensare perché stava facendo questo sforzo determinato per produrre in
me un segno di paura. Non ritengo di essere una donna coraggiosa; ci sono molte cose che mi
spaventerebbero a morte. Ma per qualche motivo, non sentivo paura per questo essere. Stupore, per il
suo potere, ma non paura, solo amore. “Io sono il servo di Dio Onnipotente, io e i miei sudditi,
siamo disposti a venire in aiuto all’umanità, nonostante il modo in cui ci ha trattato e ha abusato
della natura, se afferma di credere in noi e chiede il nostro aiuto.” Gli chiesi dov’erano i suoi
flauti. Egli sorrise alla mia domanda “Ce li ho, sai.!” E eccolo con i flauti fra le sue mani.
Iniziò a suonare una curiosa melodia. L’avevo già sentita nei boschi e l’ho sentita spesso da quel
giorno, ma è cosi elusiva che per ora non sono stata capace di ricordarmelo dopo. Quando arrivammo
alla porta del piano inferiore della casa in cui abitavo, lui era sparito. Avevo una forte
sensazione, tuttavia, che lui fosse ancora con me quando entrai…..
Il corpo di energia luminosa
E’ molto importante rendersi conto che, nonostante Pan ci possa apparire tale, non è un essere
ristretto ad un posto. La parola “pan” significa “tutto”, “ovunque”. Pan è un’energia universale,
un’energia cosmica, che si trova costantemente in tutta la natura. Potrebbe apparire personificato
in molti luoghi diversi allo stesso tempo e non potrebbe mai essere immaginato come ristretto in un
angolo del giardino o seduto su una collina vicino ad un cespuglio di rovi… Potrebbe essere
d’aiuto considerare perché Pan e gli spiriti della natura assumono certe forme. Il loro stato
primario è quello che potrebbe essere chiamato un ”corpo leggero o sottile”. E’ una spirale o un
vortice di energia in continuo movimento. Nebuloso come una nebbia leggera, brilla di luce colorata,
a volte di un singolo colore, a volte due o più che non si mescolano ma rimangono separati come i
colori dell’arcobaleno. Cambia frequentemente colore ed è spesso coperto da moltitudini di linee
curve fini. Questi sono solitamente dorati ma possono essere di altri colori. Appaiono fluire come
liquidi in un tubo, formando disegni di incredibile bellezza che cambiano continuamente. Questi
corpi sottili differiscono gli uni dagli altri in dimensione e brillantezza, variando da toni
pastello a colori forti e vivaci. Tutti sono bellissimi, puri e luminosi, che luccicano di radiosità
interna. Possono essere visti come spirali di energia, ma energia intelligente. E’ possibile vedere
e comunicare con questi corpi sottili.
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