I MITI UNIVERSALI 2

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I MITI UNIVERSALI 2

da “Enciclopedia olistica”

di Nitamo Federico Montecucco ed Enrico Cheli

CIELO UOMO TERRA: L’UNITÀ DEL MONDO NEL TAOISMO
di Carlo Moiraghi

La mitologia cinese ci aiuta a riscoprire, attraverso il simile, la fondamentale identità della Vita
in ogni sua manifestazione materica, energetica, spiritica, ossia la Terra, l’Uomo, il Cielo.

“Il Cielo e la Terra sono di una bellezza maestosa, ma non ne parlano; le quattro stagioni si
succedono secondo una legge evidente, ma non ne discutono; a tutti gli esseri presiede un ordine
costitutivo, ma essi non lo formulano. Il santo va alle origini della bellezza della Terra e del
Cielo e penetra l’ordine costitutivo di tutti gli esseri… Qualcosa di supremamente divino e
luminoso si trasforma con le cento metamorfosi del mondo. Gli esseri di quaggiù sono sottomessi fin
dalle origini alle metamorfosi in morte e in vita, in quadrato e in circolo, e ignorano la loro
comune radice; perché è così che questi esseri esistono naturalmente dall’Antichità ai nostri
giorni. Lo spazio che si trova tra i sei punti cardinali, benché immenso, é contenuto in Lui; la
lanugine autunnale benché minuscola riceve la sua forma da Lui. Tutti gli esseri scompaiono e
appaiono e si rinnovano incessantemente nel corso della loro vita. L’oscurità e la luce e le quattro
stagioni si alternano secondo un ordine regolare. Tenebroso e sfuggente, é l’esistenza stessa; in
origine senza forma é trascendente.

Tutti gli esseri del mondo che lo posseggono in sè ignorano, tuttavia, la sua esistenza. Viene
chiamato la radice dell’universo. Colui che conosce questa radice comune é degno di osservare il
Cielo.” Chuang-tzu

La tradizione taoista e i profondi occhi antichi hanno a lungo valutato la genesi dell’universo, la
prima lontana generazione che dal Vuoto portò al Caos e alla primigenia totale Forza Totale, da cui
l’origine degli esseri. Quest’ultimo concetto ci ritorna da molte tradizioni antiche, l’attuazione
del mondo sensibile a prezzo della morte del primigenio, dell’indifferenziato, del totale. Seppure
con profonda analogia il mito della genesi giudaico-cristiana, qui la tradizione cinese trascende
ogni valutazione di merito; equidistante tra nascita e morte, radicata solamente nel mutamento e nel
divenire, testimone dell’atto.

“Il sovrano del Mare del Sud aveva nome Rapidità, il sovrano del Mare de1 Nord aveva nome
Improvviso, il sovrano del Centro aveva nome Indistinzione. Un giorno Rapidità e Improvviso si erano
incontrati nel paese di Indistinzione che li aveva trattati con grande benevolenza. Rapidità e
Improvviso vollero ricompensare la sua accoglienza e si dissero: “Ogni essere possiede sette
orifizi, gli servono per vedere, ascoltare, mangiare, respirare. Indistinzione non ne ha alcuno.
Proviamo a fargli dei buchi. ” Si misero all’opera e gli praticarono un orifizio al giorno. Il
settimo giorno Indistinzione morì.” Chuang-Tzu

Un antico mito taoista sull’origine ci ripropone la morte come fondamento degli equilibri di vita
del cosmo, che ricorda profondamente il mito greco di Gaia e Urano.

“L’unione del Cielo e della Terra, quando quest’ultima non era che un globo di acque, generò un uovo
da cui nacque Pan Gu, l’uomo. L’uomo nacque così dal Cielo e dalla Terra e crebbe posto tra loro.
Crebbe tanto da separarli: spinse il Cielo in alto e la Terra in basso. Pan Gu stava nel mezzo. Poi
le sue membra troppo provate si ruppero in pezzi e si sparsero cadendo sul globo di acque. Nacquero
così le terre e i continenti del mondo.”

Questo mito ci riporta a un altro concetto taoista: l’origine e l’equidistanza dell’uomo dal Cielo e
dalla Terra.

L’uomo vive librandosi nel Cielo, solamente appoggiato sulla Terra, e dal Cielo e dalla Terra trae
origine e nutrimento. L’essere umano è raffigurato come rapporto, tensione, ponte tra due strutture
che lo compongono: l’una a forma squadrata, l’altra a forma arrotondata.

Sono il Quadrato ed il Cerchio, la Terra ed il Cielo, lo Spazio ed il Tempo, il Corpo e la Mente, la
Materia e l’Energia, la Quantità e la Qualità, lo Yin e lo Yang.

L’uomo rappresenta la sintesi di queste due categorie, il superamento quindi del dualismo tra
materia e spirito.

La vita umana si svolge dalla nascita alla morte nel segno della verticalizzazione della struttura.

Durante la vita, cioè, le due polarità interagiscono in maniera precisa e scandiscono i tempi della
vita stessa.

Alla nascita la struttura appare orientata orizzontalmente, durante la vita essa tende ad orientarsi
sempre più verticalmente.

Il Cielo dell’uomo tende al Cielo sovrastante da cui proviene, la Terra dell’uomo tende alla Terra
sottostante da cui proviene. La vita è questa tensione verso l’alto e verso il basso, la morte è la
fine della tensione, l’orientamento verticale raggiunto. Il Cielo torna al Cielo, la Terra alla
Terra, l’uomo termina questa sua esistenza. L’uomo possiede dunque in sé Cielo e Terra. Meglio, egli
è Cielo e Terra.

Il particolare cammino della vita di ogni uomo esprime l’irripetibile unione che Cielo e Terra
assumono in lui.

Di qui il bisogno di guardare dentro di noi per comprendere ciò che ci circonda, di qui il bisogno
di saper scoprire intorno a noi ciò che è manifesto e ciò che è nascosto, sottoposti entrambi
all’unica legge di natura.

Una lunga strada da percorrere con amore, umiltà e costanza.

“I piedi dell’uomo non occupano che un piccolo spazio di terra, ed è grazie a tutto lo spazio che
non occupa che l’uomo può camminare sulla terra immensa.

L ‘intelligenza dell’uomo non penetra che un particolare della verità, ma è grazie a ciò che non
penetra che l’uomo può comprendere il cielo. ” Chuang-Tzu

Gaia: il sogno della Terra Una
Di Mirella Costa Risé

Gaia apparsa, secondo Esiodo, dopo il Caos è la materia primordiale, è “l’eterno e indistruttibile
sostegno di tutte le cose”. All’inizio era il Caos, luce ed oscurità, mare e terra mescolati in un
insieme senza forma; dopo un po’, questo grande insieme incoerente assunse la forma della grande
Gaia, la dea dai profondi seni. Essa esisteva prima dell’inizio del tempo, infatti il Tempo era uno
dei suoi figli. Nel buio senza tempo Gaia desiderò essere amata e generare, e si creò un figlio,
Urano, il Cielo, così grande da poterla abbracciare. Per mezzo di questa unione la Dea generò
innumerevoli creature tra cui i Titani, i Ciclopi, Ponto, il dio del mare, ed infine Cronos, il
Tempo. Urano era avverso ai figli di Gaia ed Essa fu costretta a racchiuderli dentro di sé al riparo
dalla distruttività di Urano, fino a che il suo ventre oscuro divenne troppo pesante.

Gaia allora creò un nuovo utensile, un falcetto a denti di sega. Cronos ricevette lo strumento dalle
mani della madre e si nascose ad aspettare. Urano, nella notte cosmica, arrivò nascosto dalle nubi e
Cronos lo sorprese mentre cercava di penetrare la madre e gli strappò i genitali con il falcetto. Il
sangue piovve su Gaia ed Essa ne fu fecondata, nacquero così le Erinni, i Giganti e le Ninfe
dell’albero di frassino: le Melie da cui generò l’umanità.

Questo è un racconto archetipico con cui i Greci simboleggiavano la creazione di questo pianeta e
della sua evoluzione. Questo linguaggio analogico rispecchia la stessa successione di eventi
accertati dalla scienza contemporanea: la creazione della prima atmosfera (Urano) che permette la
generazione dei primi esseri unicellulari nel mare (Ponto) fino a creature gigantesche come i grandi
sauri, e poi ancora l’apparire della memoria (il tempo), del barlume di coscienza che tutti gli
esseri possiedono e che permetterà loro di potersi difendere dagli aggressivi raggi cosmici, ossia
di rendere inoffensivo Urano.

Proprio perché Madre del tempo, Gaia rimase in tutte le epoche la profetessa primordiale,
ispiratrice degli oracoli di Delfi, dove veniva rivelato il futuro e il passato. I Greci veneravano
Gaia depositando su alcune sacre fenditure nella terra delle offerte di grano, frutti e miele,
esprimendo così la loro naturale gratitudine a colei che li nutriva. L’atteggiamento apparentemente
ingenuo di personificare la Terra e di tributarle offerte con il gesto poetico dell’offerta, si
rivela, soprattutto oggi, molto più saggia e lungimirante dell’atteggiamento razionale e predatorio
che segna il nostro modo di pensare.

Molte bambine si chiamano ora Gaia, nome desueto da ormai duemila anni. Tutti si sono messi a
sognare questa fanciulla, personificazione della Terra: verde, piena di acque, fertile, bella e dai
molti climi. Cosa vorrà questa fanciulla che si è introdotta nelle nostre fantasie? Nelle fiabe
classiche, quando appare una fanciulla, è perché molto spesso è in pericolo, e affronterà molte
avventure prima di venire salvata. Gaia è apparsa nella nostra psiche per farci sapere che esiste,
che è un essere di grande bellezza proprio come il nostro pianeta, anche se l’uomo non ha
l’immaginazione sufficiente per percepirlo come un essere unitario, cosa senz’altro più facile da
farsi con una ragazza di nome Gaia.

Del resto cos’è la Terra? E’ un grande pezzo della natura e la natura da sempre è femminile, non
solo come materia, ma come la sentivano gli antichi: personificata, con una sua anima, di solito una
divinità venerata e amata. Gaia è l’ambasciatrice della Terra dentro di noi. Come Bliss nel romanzo
di Asimov gli ambasciatori innanzitutto vanno ascoltati. E poi, cosa ancor più saggia, va stabilito
con loro un patto di amicizia. Noi esseri umani possiamo dare o no la parola a Gaia, che prima stava
muta nel nostro inconscio.

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