I NUMERI del TAO

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I NUMERI del TAO

di Maria Luisa Suprani

15-7-2008

Niels Bohr, quando gli fu chiesto di adottare uno stemma nobiliare scelse un tao, Yin e Yang con la
frase “contraria sunt complementa”, ovvero i contrari sono complementari, non opposti. Il fatto che
la natura quantistica possa essere letta come onda e/o come particella o magari semplicemente come
percezione e/o esperienza non rapresenta un o/o che si contrafaccia ma un e-e che si complementa.
Sebbene siamo abituati a pensare al simbolo del Tao come a qualcosa di orientale e mistico – anche
dopo l’uscita del libro di F. Capra – in quest’estratto da una sua breve opera inedita l’autrice
rimanda ad un matematico occidentale per meglio “camminare” sul simbolo del tao e attraverso i
numeri cogliere l’illusione degli opposti e della separazione.

Quando la competizione, cioè l’egoismo, non dominerà più
nel mondo delle scienze
e quando ci si assocerà per ragioni di studio
e non per inviare pacchetti sigillati alle accademie,
le persone saranno ansiose di pubblicare anche i minimi risultati,
purché nuovi,
aggiungendo: “Non conosco il resto”. E. Galois (1811-1832)

Un tempo formule e teoremi venivano imparati a memoria fin dai primi anni di scuola. L’acquisizione
mnemonica era solo il primo passo verso la conoscenza. Con il proseguimento degli studi ci si
addentrava nei percorsi della dimostrazione di tali formule. Si capiva allora che quanto accettato
in precedenza acriticamente era sorretto da un procedimento logico e rigoroso. Chi in seguito
approfondiva gli studi intrapresi vedeva nelle formule iniziali la codificazione della realtà, fosse
questa più o meno immediata, più o meno lontana dalle capacità percettive dei sensi. Al termine
degli studi era chiaro che quanto imparato da bambini corrispondeva a verità.

La prima volta che ci si accosta al libro della Genesi ci si interroga sinceramente sulle dinamiche
dagli esiti fatali innescate da un frutto tanto insalubre. Le conseguenze nefaste sono evidenti ma
il modo con cui il frutto della conoscenza del Bene e del Male ha interferito nei processi perfetti
che regolavano la vita prima del peccato originale è avvolto nel mistero. Manca la dimostrazione ma
– anche in assenza di questa – si capisce chiaramente che le parole delle Sacre scritture illustrano
pienamente la condizione umana.

Credere è accettare la verità sapendo da prima di essere incapaci di dimostrarla. Il fatto di
disporre di strumenti limitati non pregiudica però l’esistenza della stessa verità.

Nonostante le scarse o nulle possibilità di riuscita non è facile però arrendersi all’incapacità di
dimostrare ciò che si percepisce come realtà per ora intangibile e che ha condotto a credere. La
distinzione fra Bene e Male è la matrice del dualismo nel quale si è immersi. L’intera vita si
svolge nell’oscillazione fra poli opposti: buono – cattivo, luce – oscurità, giovane – vecchio, e
così via. Quanto più la distinzione (o, meglio, la separazione) fra i poli è articolata tanto più la
realtà si trasforma in un insieme fitto di frammenti difficilmente riconducibili all’unità di
partenza.

Questa scissione può essere così sintetizzata nelle sue dinamiche: 1 (unità) – 2 (scissione
dell’unità nelle due parti costitutive) – 4 (2alla seconda) – 8 (2 alla terza) – 16 (2alla quarta) –
32 (2alla quinta) – 64 (2alla sesta) – 128 (2alla settima) etc.
Il primo elemento o unità (1) viene scisso nei due elementi costitutivi indicati come Bene e Male
(2). Ognuno dei due elementi costitutivi si articola poi nelle sue due componenti (4) e così via (il
Bene si articola a sua volta in Bene e Male come il Male si articola a sua volta in Male e Bene).

Per visualizzare il processo può essere utile considerare la simbologia del Tao, espressione
dell’antica cultura cinese dove all’interno della stessa circonferenza coesistono sia il colore
bianco sia il colore nero delimitati da una linea di confine che è sia concava sia convessa a
seconda del punto di osservazione, simile alla lettera S maiuscola. Al centro di ogni singolo colore
(bianco e nero) vi è una circonferenza di diametro nettamente minore e di colore opposto a quello
che la ospita. A livello virtuale per proseguire nella scomposizione si potrebbe espandere
quest’ultima circonferenza fino al punto in cui per trovare un equilibrio con la parte che la ospita
giunge ad occuparne la metà dello spazio e a disporsi in modo antitetico e allo stesso modo
complementare (Bene – Male).

Se si prosegue in questa articolazione virtuale dell’unità originaria si potrebbe osservare, una
volta terminato il nuovo processo di scissione, il delinearsi graduale di due nuove circonferenze
uguali a quella di partenza: una è quella di cui abbiamo seguito lo svolgersi virtuale (ad esempio
la parte bianca che presenta all’interno una circonferenza nera dal diametro minore e che ha dato
origine ad una figura uguale a quella iniziale) e l’altra è costituita dalla controparte (nera, con
circonferenza bianca). Nell’esempio sopra citato è stato seguito infatti il processo di scissione di
una sola metà della circonferenza originaria. Lo stesso processo va applicato naturalmente anche
all’altra metà della circonferenza considerata. In sintesi: dalla circonferenza iniziale traggono
origine altre due e così via.

Questa scissione mette in luce l’aspetto antitetico delle componenti costitutive dell’unità ed ha
avuto origine dalla conoscenza del Bene e del Male. Ci si è resi incapaci con il peccato originale
di percepire l’unità nella sua interezza. La sincronia delle componenti, espressione dell’equilibrio
unitario, ha lasciato posto all’antitesi, alla prevalenza dell’una o dell’altra parte seguita al
distacco.
Le tracce del dualismo, della contrapposizione e dell’antitesi sono evidenti e riscontrabili
facilmente. Colpiscono l’attenzione al pari delle notizie di cronaca poste in risalto per
sollecitare i lettori all’acquisto del giornale.

Ma se non ci si lascia condizionare più di tanto nella lettura si possono trovare disseminate qua e
là notizie del massimo interesse. Così accade se ci si allontana dal dualismo per cercare altre
tracce capaci di sottrarsi al principio binario e indici quindi di una perfezione ben lungi
dall’essere scomparsa. Esistono dinamiche presenti in natura che interessano campi vastissimi, dalla
distribuzione delle ramificazioni alla disposizione dei semi, delle foglie e dei petali, alla
riproduzione dei conigli. Questi modelli – codificabili a livello numerico – non sfuggirono al
matematico Leonardo da Pisa (1170 – 1240) conosciuto ai più come Fibonacci. Durante i viaggi legati
ad attività di commercio venne infatti in contatto con le conoscenze matematiche della cultura
araba.

E’ nelle intenzioni di questa redazione pubblicare in forma di ebook il libello di Maria Luisa
Suprani, appassionata dei numeri e nello specifico della scienza numerica di Fibonacci. Seguiteci
per sapere se e quando accadrà…

da www.scienzaeconoscenza.it

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