I padroni della mente
Attraverso la declassificazione di documenti segreti emergono informazioni su tecniche impiegate in
tutto il mondo per il controllo psichico di intere popolazioni
A partire dagli anni Cinquanta, dalla guerra fredda in poi, ma ancora oggi, industrie private,
strutture militari e dell’intelligence, nonché apparati politici delle superpotenze USA ed ex-URSS,
avrebbero finanziato e gestito progetti di esperimenti occulti sul controllo delle masse. Lo
rivelano documenti, recentemente declassificati, che evidenziano l’uso indiscriminato di droghe,
ipnosi, elettroshock e lobotomie al cervello come sistemi per condizionare la gente, a livello di
singoli, e di masse.
Appuntamento al Carlton Hotel
Il primo Giugno 1951, alti ufficiali dell’esercito e dell’Intelligence degli Stati Uniti, Canada e
Gran Bretagna, allarmati dagli inquietanti resoconti riguardanti i progressi dei Comunisti negli
studi sul controllo psichico, convocarono un piccolo gruppo di eminenti psicologi ad un meeting
segreto all’Hotel Ritz-Carlton di Montreal. I Russi avevano catturato il cardinale ungherese Joszef
Mindszenty, acceso anticomunista, per convincerlo ad ammettere il suo ruolo di spia, e sembrava
fossero anche in grado di rieducare nemici politici e persino determinare i pensieri di intere
popolazioni. I ricercatori occidentali erano convinti che il successo comunista dovesse essere il
frutto di alcune misteriose e sensazionali scoperte scientifiche. Fu così che, nel successivo mese
di Settembre, gli scienziati del governo americano, sollecitati dai resoconti dei prigionieri di
guerra americani, a cui era stato fatto il lavaggio del cervello nei campi di prigionia in Corea del
Nord, pianificarono un programma urgente top-secret sulla modificazione del comportamento umano. Le
droghe, le tecniche d’ipnosi, l’elettroshock e perfino le lobotomie, sarebbero rientrati in un
programma di studi e sperimentazioni nel contesto di un grande impegno teso a coprire le lacune
degli Stati Uniti nei confronti dei Russi nel campo del “mind control”.
Ignari cittadini esposti a radiazioni
Appena trapelate le prime notizie sugli esperimenti condotti dal governo americano ai danni di
ignari cittadini esposti a radiazioni, il Congresso decideva l’avvio di diverse ricerche, fra le
quali una riguardante alcuni test che sarebbero stati condotti su bambini handicappati nello Stato
del Massachusetts. Si era persino giunti ad istituire una linea calda del Dipartimento dell’Energia
per gestire le chiamate da parte delle possibili vittime, ma dopo poco tempo non se ne è saputo più
nulla. Si sa per certo, comunque, che gli esperimenti sulle radiazioni costituiscono solo la
facciata di un più vasto programma segreto di ricerca, condotto negli anni della guerra fredda, e
nel quale sono stati usati centinaia di Americani come cavie.
Dalla fine della Seconda Guerra Mondiale fino agli anni ’70, la Commissione per l’Energia Atomica,
il Dipartimento della Difesa, le Forze Armate, la CIA e altre agenzie si sono serviti di detenuti,
tossicodipendenti, pazienti psichiatrici, studenti di college, militari e gente comune, in una serie
impressionante di esperimenti governativi per valutare gli effetti da radiazioni, da LSD e gas
nervino, fino all’applicazione di violenti shock elettrici e prolungati “stati di deprivazione
sensoriale”. Solo poche, di queste “cavie umane”, sapevano a cosa andavano incontro; la maggioranza,
invece, ne era totalmente inconsapevole e non immaginava neppure di far parte di un
esperimento.L’America non poteva permettersi di lasciare inesplorato anche uno solo di questi
sentieri scientifici.
Una delle tante promesse non mantenute
La Guerra Fredda dovrebbe essere ormai solo un ricordo. Eppure, il Segretario per l’Energia Hazel
O’Leary ha ordinato la declassificazione di milioni di pagine di documenti sugli esperimenti con le
radiazioni, e l’amministrazione sta ora considerando di risarcire i centinaia di soggetti di questi
sconcertanti e a volte raccapriccianti esperimenti. Il governo ha però a lungo ignorato centinaia di
altre vittime della guerra fredda, respingendone le richieste di risarcimento e rifiutando di
ammettere la propria responsabilità per le sofferenze loro causate. Una posizione che sembra
inamovibile, tant’è che l’amministrazione Clinton non mostra alcun segno di ammorbidimento della
linea dura. “Il nostro obbiettivo di studio non sono le tossicodipendenze – ha dichiarato il
Segretario di Gabinetto Christine Varney – stiamo limitando il nostro intervento solo agli effetti
delle radiazioni sull’uomo”. Ora, l’unica speranza per le centinaia di persone sottoposte a sevizie
o abusi a fini di sperimentazione, senza il loro consenso, risiede nell’azione legale inoltrata, a
livello congressuale, al Presidente Clinton per il risarcimento delle vittime dimenticate della
guerra fredda.
La costante segretezza e le barriere legali erette dal Governo, dicono gli esperti, hanno reso
virtualmente impossibile, per chi abbia subito tali trattamenti, sporgere querela sperando di
vedersi dare ragione.
Nonostante la riluttanza dell’amministrazione, esponenti del Congresso potrebbero attivarsi
richiedendo giustizia. “Non è solo di radiazioni che stiamo parlando”, ha detto il Senatore
Democratico dell’Ohio John Glenn, ex-ufficiale dei marines ed ormai famosissimo astronauta. “Ovunque
il governo abbia condotto esperimenti si sono verificati problemi, che spetta a noi notificare alla
gente con ogni mezzo e perseguire sul piano legale. Dovremmo passare al setaccio tutto e risarcire
coloro che sono stati realmente colpiti.”
Molte delle vicende personali più gravi – quelle vite distrutte dalle droghe che alterano gli stati
di coscienza, “trattamenti” di elettroshock e altri esperimenti dei militari e della CIA, inclusi
prodotti chimici tossici o modificazioni del comportamento – sono risapute da una ventina d’anni.
Il quotidiano U.S. News ha peraltro scoperto e reso noto che ben pochi avevano ricevuto rimborsi – o
erano stati minimati informati su cosa gli era stato fatto. “Non si è avuto alcuno sviluppo
giudiziario, nonostante le promesse della CIA di rintracciare le vittime e vedere cosa era accaduto
loro”, ha dichiarato Alan Scheflin, professore alla Santa Clara University Law School e vera
autorità in questo campo durante la guerra fredda. “È solo una delle tante promesse non mantenute”,
ha sottolineato Scheflin. Da parte sua, un portavoce della CIA, recentemente, si è limitato ad
annunciare la disponibilità dell’agenzia a cercare fra la propria documentazione fascicoli relativi
ai test delle radiazioni, ma non ad approfondire lo scomodo argomento sui test umani.
L’MK-ULTRA
Nella maggioranza dei casi, gli inconsapevoli protagonisti di queste vicende non sono mai stati
informati dal governo in merito alla reale natura degli esperimenti effettuati su di loro. In
un’udienza del 1977, l’allora direttore della CIA Stanfield Turner disse di aver constatato l’uso di
sperimentazioni “deprecabili” e promise che la CIA stessa avrebbe fatto tutto il possibile per
rintracciare ed informare le persone, una ad una, utilizzate negli esperimenti. La verità è che
memorandum interni e deposizioni rese da agenti della CIA in un processo contro l’agenzia hanno
rivelato che delle centinaia di “soggetti da esperimento” usati nel programma CIA di controllo della
mente, noto come MK-ULTRA, solo 14 furono informati e solo uno fu risarcito, con la somma di 15.000
dollari. A queste 14 persone, a loro insaputa, era stato somministrato LSD dagli agenti della CIA di
San Francisco, nel novero di test sugli effetti di questa droga in uno scenario “realisticamente
operativo”.
Fra le vittime, individuata da U.S. News, figura una cantante di un night club di San Francisco,
Ruth Kelley, ormai deceduta. Nei primi anni ’60, secondo una deposizione di un ufficiale della CIA
assegnato nel 1980 a rintracciare le vittime dell’MK-ULTRA, l’LSD fu versato in un drink bevuto
dalla Kelley poco prima di esibirsi in un locale. Frank Laubinger, responsabile del servizio
informativo del programma, dichiarò che gli agenti che l’avevano drogata “si accorsero che l’LSD
iniziò a fare effetto durante lo spettacolo”.
Helms ordinò di distruggere tutto
Il giorno dopo, uno degli agenti riferì che la donna stava bene, al contrario, un altro disse che la
Kelley era stata ricoverata. Molti dei documenti MK-ULTRA furono distrutti nel 1973 su ordini
dell’allora direttore CIA Richard Helms, e nelle relative banche dati, pur non apparendo i nomi
delle persone vittime, si riesce a desumere come centinaia di individui siano stati soggetti agli
esperimenti creati dalla CIA e portati avanti in vari istituti, quali università, prigioni, ospedali
mentali, e centri di riabilitazione per i drogati. E fu così che, quando Laubringer depose nel 1983,
disse testualmente: “era stato deciso che, al di là di quelli del progetto di San Francisco, non
dovevano risultare altri soggetti di cui era stata richiesta notizia”.
Va da sé che la CIA non si adoperò minimamente per trovare altri dati o individuare altre vittime.
L’ammiraglio Turner, nella sua deposizione del 1983, ammise che “un numero tragicamente esiguo” di
nomi era stato reso noto, ma difese il reiterato rifiuto dell’agenzia di declassificare i nomi dei
ricercatori e delle università coinvolte. “Non penso che, necessariamente, sarebbe stata la strada
migliore – ha detto Turner – almeno non nella società violenta in cui viviamo”. Nel 1985, l’agenzia
riuscì ad ottenere, appellandosi alla corte Suprema degli Stati Uniti, a bloccare il rilascio di
tali informazioni.
Uno dei più orribili esperimenti della CIA – divenuto tristemente famoso perché finito in tribunale,
davanti agli occhi di tutti – coinvolse il lavoro di uno psichiatra canadese, il dottor Ewen
Cameron.
Negli anni Cinquanta Cameron aveva sviluppato un metodo per trattare gli psicotici utilizzando
quello che chiamava “rimodellamento” e “ricondizionamento psichica”. Cameron richiese alla Society
for the Investigation of Human Ecology (un ente di copertura di attività CIA, creato per supportare
la ricerca sul controllo del comportamento) l’approvazione di una procedura consistente nella
distruzione di modelli continuativi del comportamento dei pazienti per mezzo di “elettroshock
particolarmente intensi (rimodellamento)” e, in alcuni casi, con massicce dosi di LSD. Il
trattamento prevedeva sedute consistenti nell’ascolto forzato (16 ore al giorno per sei o sette
giorni) di messaggi registrati, mentre “il paziente era tenuto in parziale isolamento sensoriale”.
Nella sua petizione, Cameron proponeva di provare una varietà di droghe, incluso il curaro da
paralisi, come parte di una nuova tecnica di “disattivazione del paziente”.
Un sonno di 56 giorni
L’analogia col lavaggio del cervello era ovvia per la CIA, che fornì una sovvenzione di 60.000
dollari attraverso la Human Ecology Society. Nove pazienti del dottor Cameron, ricoverati per cure
anti-depressive, alcoolismo e altri problemi presso l’Allan Memorial Institute della Università di
McGill, dove Cameron era stato direttore, intentarono una causa contro la CIA nel 1979. Una
paziente, Rita Zimmerman, fu “rimodellata” con 30 sedute di elettroshock, seguite da 56 giorni di
sonno indotto da droghe, il che sfociò in una sindrome da incontinenza. Altri soggetti invece,
subirono danni permanenti al cervello, persero il lavoro o comunque il loro stato di salute
peggiorò. Nel 1988, uno dei casi – Orlikow contro gli Stati Uniti – si risolse con un patteggio per
750.000 dollari. Il dottor Cameron morì nel 1967.
L’Odissea del pilota Gamble
Un’altra vicenda risoltasi con un risarcimento è quello che vide protagonista l’ufficiale dell’Air
Force Lloyd Gamble, il quale nel 1957 volontariamente prese parte ad un test all’Army Chemical
Warfare Laboratories (i Laboratori Chimici Militari) di Edgewood, Maryland. Gamble riferì all’U.S.
News di essere stato informato che avrebbe provato maschere antigas e dispositivi di protezione.
Invece, come poi apprese solo nel 1975, a lui e ad altri 1.000 soldati era stato somministrato
l’LSD. “Se mi avessero avvertito dei rischi, non l’avrei mai fatto: è stato un oltraggio”. Gamble
cominciò ad accusare perdite di memoria, periodi di grande depressione, ansia e comportamento
violento. Tentò il suicidio nel 1960, perse il suo nullaosta di sicurezza top-secret e si congedò
anticipatamente nel 1968.
Quando poi venne a sapere che aveva ingerito LSD, chiese di essere risarcito. Il Dipartimento di
Giustizia rifiutò la sua richiesta perché non pervenuta in tempo utile, l’Amministrazione dei
Veterani gli negò i contributi di invalidità, perché l’uomo non presentava segni di invalidità
permanente.
Mentre il Dipartimento della Difesa disse che Gamble aveva firmato un “consenso di partecipazione
volontaria”, accettando di ingerire due dosi di LSD, a Gamble e ad altri fu detto di prendere “un
componente chimico, i cui effetti sarebbero stati simili a quelli da intossicazione da alcolici”.
L’Odissea di Gamble non era però terminata: su patrocinio del deputato democratico della Virginia
Leslie Byrne, Gamble chiamava in causa, per un ammontare di 253.488 dollari, il Dipartimento della
Difesa, che però si opponeva in quanto la richiesta era priva di “dati di fatto”. Queste “cause
private” di solito difficilmente passano all’esecutivo.
Non credibili perché psicolabili
Diversi casi che vedevano come parte lesa detenuti o militari cui erano stati somministrati vari
tipi di droghe, non furono ritenuti validi dai giudici.
Sebbene i soggetti, fino al 1970, ignorassero cosa gli era stato fatto, gli effetti collaterali e i
flashbacks evidenziatisi successivamente avrebbero dovuto metterli in allarme, inducendoli a
rivolgersi alla giustizia già all’epoca. “Non aver reso noti tali esperimenti e quindi il non aver
provveduto a risarcire la gente che li aveva subiti è imperdonabile” argomenta James Turner, uno
degli avvocati del caso Orlikow. Egli afferma che i tribunali e le agenzie federali hanno reso
virtualmente impossibile vincere una causa legale contro il Governo. “Le documentazioni – continua
Turner – sono sparite, i testimoni chiave sono morti, le persone si sono trasferite altrove; nei
casi di test sulla droga le vittime ne sono uscite in condizioni psichiche danneggiate e pertanto,
agli occhi del pubblico, ogni loro rivalsa non è più sostenibile”.
Convertire a nuove credenze
Il Governo addusse diverse motivazioni per giustificare gli esperimenti, da progetti tesi al
discredito di politici stranieri, all’addestramento di speciale personale militare. Le forze armate
hanno esposto 3.000 soldati al ‘BZ’, un potente allucinogeno allora sviluppato come arma chimica,
una droga che attacca il sistema nervoso, causando vertigini, vomito e paralisi. Altre centinaia
parteciparono anche al programma volontario medico delle forze armate, che testava nuovi tipi di gas
nervino, vaccini e antidoti.
I primi esperimenti sul controllo del comportamento facevano parte di un progetto della Marina del
1947, chiamato Operation CHATTER, con il quale si volevano ottenere droghe tipo siero della verità
da usare su nemici o sovversivi durante gli interrogatori. Il progetto fu alla fine abbandonato
perché le droghe “avevano un sapore così amaro che non era possibile non fare insospettire i
soggetti”. Dal 1952 si diffuse un certo tipo di ricerca psicologica occulta. “Uno dei problemi
incontrati – dice lo psicologo della CIA John Gittinger – è stata la convinzione, insita nei nostri
agenti, che i Russi disponessero di risorse enormemente superiori alle nostre e di sofisticati
programmi per il condizionamento del comportamento”. Gittinger parla con cognizione di causa: ha
operato nel contesto delle attività della Human Ecology Society, stando a quanto diffuso dalla U.S.
News.
In uno studio riservato, realizzato nel 1952 dalla commissione governativa Psychological Strategy
Board, si predispose un programma di ricerca sul controllo del comportamento. Gli esperti, dopo aver
definito il lavaggio del cervello usato dai Comunisti come “una seria minaccia alla specie umana”,
sollecitarono l’impiego di droghe e shock elettrici negli “studi clinici… da condurre in
condizioni di segretezza”. Nello studio si discuteva perfino il potenziale della lobotomia, arguendo
che “se fosse stato possibile sperimentarla sui membri del Politburo, la Russia non sarebbe stata
più un problema”, nonostante vi si sottolineasse anche che le cicatrici chirurgiche rendessero il
suo impiego proibitivo. Anche in assenza di prove sulla reale effettuazione di lobotomie, sussistono
chiari indizi in merito ad altre inquietanti pratiche di tipo invasivo.
Nel 1955, le Forze Armate promossero una ricerca alla Tulane University attraverso la quale nel
cervello di individui affetti da turbe psichiche furono introdotti elettrodi per misurare gli
effetti di droghe psichedeliche. In altri esperimenti, dei volontari furono tenuti in camere di
deprivazione sensoriale per almeno 130 ore, bombardati con “rumori di fondo” e messaggi subliminali
fino all’insorgere in loro dei primi sintomi allucinatorii. Obbiettivo: stabilire se potevano essere
“riconvertiti”.
“Dalla parte degli angeli”
Nel 1972 la U.S.News scopriva che le Forze Armate stavano appoggiando una ricerca del dottor Amedeo
Marrazzi, oggi scomparso, nella quale a pazienti psichiatrici ricoverati presso l’Istituto di
Psichiatria dell’Università del Missouri e presso l’ospedale medico dell’ Università del Minnesota –
fra cui una ragazza di 18 anni che in seguito cadde in uno stato catatonico per tre giorni – fu
somministrato acido lisergico per studiare “la forza dell’ego”. Gittinger confessa che alcune delle
ricerche erano un po’ eccentriche: “Studiavamo gli stati di percezione subliminale e altre
sciocchezze del genere”. Una sua ricerca provò persino a dimostrare che la percezione
extrasensoriale poteva essere sviluppata stimolando i soggetti con shock elettrici. Si trattava di
“procedure comunque interessanti e necessarie, per l’epoca” ribadiva Gettinger. Un altro esponente
CIA, Sidney Gottlieb, a capo del programma MK-ULTRA, ha detto ad un giornalista dell’U.S. News che
la CIA stava solo incoraggiando un lavoro di base nelle scienze del comportamento. Dopo il suo
ritiro nel 1973, lavora da anni con pazienti affetti da AIDS e malattie terminali e oggi dice di
“voler essere dalla parte degli angeli e non dei diavoli”.
tratto da Extraterrestre
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