I PENSATORI DELLA MUSICA
di Federica Leva da classicaonline.com
Avviamoci a concludere la parentesi storico-filosofica, con un ultimo breve viaggio nel mondo dei
pensatori dell’antichità e delle epoche più moderne. Abbiamo già accennato a Platone ed Aristotele,
e all’importanza che entrambi gli studiosi attribuivano alle arti, fra cui la musica, concepita non
soltanto come forma d’intrattenimento, ma anche come profonda espressione dell’animo umano.
Secondo la cultura greca, bellezza e salute erano concetti imprescindibili. Il bello cura il bello,
potremmo tradurre, in termini omeopatici. E la musica è bellezza. È forse una casualità che il dio
Apollo, protettori dei medici, fosse anche un valente musico ed amasse avvolgersi del canto delle
Nove Muse?
Platone studiò approfonditamente l’influenza della musica sulle psiche umana, stillandone leggi che
secondo Bence e Mèreaux, poggiano su cinque costanti:
a. il mondo è costituito secondo principi musicali
b. la musica ha un potere incantatorio sulla parte irrazionale dell’Io
c. la vita intera dell’uomo è dominata dall’armonia e dal ritmo
d. una giusta educazione musicale può garntire a formazione del carattere
e. la filosofia è l’espressione più alta della musica.
Anche secondo Aristotele la musica ha proprietà rilassanti ed ansiolitiche. Si iniziano a porre le
prime essenziali indicazioni allo sviluppo della musicoterapia.
Guido Marenco scrive: Il sapere era per Aristotele conoscenza universale (potremmo dire
“enciclopedica”) e interessava in modo unitario tutte le possibili discipline, dalla “fisica”, cioè
la natura, all'”etica”, cioè le forme della convivenza umana e politica, dalla matematica alla
biologia, dalla retorica alla poetica (e quindi l’arte della rappresentazione), dalla ginnastica
alla musica.
In seguito, altri filosofi e medici investirono il loro sapere nella ricerca delle proprietà
curative della musica. Per molti di loro non fu una scelta semplice. Dovettero combattere contro
l’oscurantismo dei secoli medioevali e il biasimo dei colleghi “ortodossi”. Fra questi citiamo
Notker Balbulos, monaco terapeuta e musicologo e Philippus Theophrastus Bombast von Hohenheim, più
semplicemente conosciuto come Paracelso, medico del 1500, istruito sin dall’infanzia alle arti
occulte.
Scrive di lui Adriano Cosi:
Il giovane Theophrastus assunse probabilmente in quel periodo il suo soprannome latinizzato
“Paracelsus” intendendo accentuare la sua convinzione di essere superiore allarte medica del
passato. [ … ] Nel 1525 Paracelso giunse a Basilea, e nel 1527, per raccomandazione di
Ecolampadio, fu nominato dal Consiglio Cittadino professore di fisica, medicina e chirurgia
ricevendo un onorario notevole. Le sue lezioni non erano come quelle dei suoi colleghi: semplici
ripetizioni delle teorie di Galeno, Ippocrate e Avicenna. Paracelso insegnava le sue proprie
dottrine indipendentemente dalle opinioni altrui, ottenendo il plauso dei suoi studenti e facendo
inorridire i suoi ortodossi colleghi. Il 24 giugno del 1527 bruciò pubblicamente in piazza gli
scritti di Galeno e di Avicenna, ripetendo le parole sacramentali: “Così ogni mala cosa si disperda
nel fumo!” [ … ] Paracelso fu a Colmar nel 1528, e a Esslingen e a Norimberga tra 1529 e il 1530.
I “medici regolari” di Norimberga lo denunciarono come ciarlatano e impostore. Per confutare le loro
accuse egli chiese al Consiglio Cittadino di affidargli la cura di alcuni pazienti che erano stati
dichiarati incurabili. I successi ottenuti da Paracelso non mutarono la sua fortuna, ma accrebbero
le ostilità degli accademici condannandolo a nuovi e continui vagabondaggi.”
Paracelso non studiò a fondo la musicoterapia, ma espresse un concetto tutt’oggi ancora caro a
questa disciplina: egli osannava la forza dell’anima sulla volontà, e sosteneva che il corpo potesse
mutare, ammalandosi o guarendo, se stimolato adeguatamente dallo spirito.
In seguito, nel XIX secolo, Karl Stumpf studiò la nozione di “Piscologia del suono”, creando le basi
della musicoterapia moderna. Si dedicarono a studi analoghi anche Edmund Husserl e Brentano. Così
scrive Brentano:
Tali oggetti immanenti verso cui i fenomeni psichici si dirigono sono i fenomeni fisici. Nel caso
della percezione sonora il fenomeno psichico è rappresentato dall’atto dell’ascolto soggettivo del
suono; il fenomeno fisico va invece identificato nel suono ascoltato, ossia nell’oggetto cui si
riferisce il fenomeno psichico dell’ascoltare. L’oggetto intenzionale, inoltre, non è
necessariamente una “realtà” (Realität). Se, ad esempio, “mi raffiguro un centauro, il fenomeno
psichico è questo stesso atto immaginativo, mentre il centauro immaginato sarà, evidentemente, un
fenomeno fisico” (citazione tratta dal sito www.rescogitans.it)
Per Brentano, l’atto mentale o fenomeno psichico si orienta su un oggetto immanente che rappresenta
il “segno” di un mondo esterno e inconoscibile, in cui risiedono le cause del fenomeno fisico.
Riprendiamo la citazione da www.rescogitans.it:
La relazione tra questi tre elementi in gioco può essere schematizzata nel modo seguente:
Atto Mentale -> Oggetto Immanente <-
Fenomeno psichico -> Fenomeno Fisico <-
(L’ascolto) -> (Il suono) <-
La freccia da sinistra a destra indica la direzione intenzionale. Essa giunge soltanto fino
all’oggetto immanente e non all’oggetto fisico. La freccia rivolta a sinistra indica la realtà
sconosciuta che la fisica traduce in entità misurabili (nel caso del suono l’onda sonora) e che
causa il fenomeno fisico (il suono).
Secondo Brentano dunque l’intenzionalità mette in relazione il soggetto con un qualcosa di
differente dalle sue percezioni o atti mentali, tuttavia essa non dà un accesso diretto al mondo
esterno, alle cose in “carne ed ossa”. L’oggetto reale o trascendente può essere soltanto dedotto
causalmente dall’oggetto immanente, l’unico per noi effettivamente conoscibile.
Molto altro potrebbe essere scritto sui pensieri filosofici che gravitano attorno alla
musicoterapica, ma al momento concludiamo qui. Al prossimo incontro ci addentreremo alla scoperta
del suono e delle melodie impregnate di potere terapeutico utilizzate per sedare e risvegliare i
misteri delle nostre menti.
Federica Leva
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