30/01/2013 – NEUROSCIENZE
Musica e neuro- psicologia cognitiva dello sviluppo: è il convegno organizzato dallIrccs Burlo
Garofolo che si terrà l1 e il 2 febbraio a Trieste
Convegno a Trieste sulle terapie con le note
di NICLA PANCIERA lastampa.it
«La musica è un sistema comunicativo non meno importante del linguaggio, ma solo nellultimo
decennio è diventata oggetto di indagini neuroscientifiche con particolare attenzione al contributo
che può dare allapproccio riabilitativo delle malattie neurologiche». Sul potere della musica non
ha dubbi Giuliano Avanzini, primario emerito dellIstituto Neurologico Carlo Besta a Milano, anche
grazie alle nuove evidenze scientifiche: «La musica rappresenta un canale privilegiato di
comunicazione e, infatti, è parte fondamentale dei riti che scandiscono la vita di quasi tutte le
collettività umane. La sua origine evolutiva sta nella capacità di aggregare emotivamente gli
individui, favorendo la condivisione delle esperienze».
Oggi, però, a incuriosire i ricercatori non sono tanto gli effetti sociali, ma le trasformazioni,
anche permanenti, che induce nel cervello e i tanto vantati miglioramenti delle nostre capacità
cognitive. I vantaggi che deriverebbero dalla pratica musicale vanno dallaccelerazione dello
sviluppo del coordinamento a quello della concentrazione. Troppo ottimismo? «Qualunque attività che
impegni una certa funzione del cervello può migliorarne lefficienza, anche a vantaggio di altre
funzioni. Nel caso della musica, la cui pratica coinvolge numerose abilità percettive, motorie,
mnesiche e immaginative, sappiamo che il suo studio migliora lapprendimento di lingue straniere e,
anche se la documentazione scientifica è meno solida, la capacità matematica – spiega il
neurofisiologo -. Per quanto riguarda poi le capacità motorie, a parte il caso della danza, le
evidenze provengono dalla patologia». Nel Parkinson – aggiunge – «si perdono alcuni automatismi
ritmici, ad esempio quelli rilevanti per la camminata, e quindi la musica apporta evidenti benefici
grazie alla potente capacità di imporre il ritmo in chi ne è partecipe. Nel caso dellAlzheimer,
invece, se ne sfrutta laspetto comunicativo per recuperare la perdita della dimensione sociale che
la malattia comporta».
I vantaggi di un precoce esercizio musicale, inoltre, possono permanere nel lungo periodo, anche
quando lo studio della musica viene sospeso, in seguito alle modificazioni di strutture e funzioni
cerebrali che la pratica induce. «Grazie ad una fondamentale proprietà, la plasticità cerebrale, il
sistema nervoso è in grado di garantire il migliore adattamento degli organismi allambiente. La
persistenza delle modificazioni cambia in rapporto a variabili solo in parte conosciute. Una di
queste è la regione cerebrale di volta in volta coinvolta. Ad esempio, lippocampo è dotato di
proprietà biologiche che lo rendono particolarmente atto a modificazioni importanti per la memoria –
dice Avanzini -. Unaltra variabile, poi, è letà. La plasticità neurale è più efficiente
nellinfanzia, quando le modificazioni della fisiologia e anatomia del cervello indotte
dallesperienza possono modificarne in modo persistente le funzioni. Questo vale per ogni genere di
attività».
E allora qual è lo specifico della musica? «Ha caratteristiche proprie che la distinguono non solo
dallo sport, quanto alla sfera cognitiva e a quella delle emozioni, ma anche dalle altre attività
artistiche, rispetto alle quali impegna in modo coordinato funzioni percettive e motorie. E cè
anche la concomitante coloritura emotiva». Per spiegare la completezza dellesperienza musicale,
Avanzini cita il musicologo del XIX secolo Eduard Hanslick: «Le ingegnose combinazioni di bei suoni,
il loro concordare ed opporsi, il loro sfuggirsi e raggiungersi, il loro crescere e morire, questo è
ciò che in libere forme si presenta allintuizione del nostro spirito». «A mio parere – conclude –
queste parole evocano bene il vissuto della musica, sfiorando lineffabile». Musica composta,
eseguita e ascoltata. Un invito per tutti.
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