25 febbraio 2015
I sedativi non agiscono in modo generalizzato su tutto il cervello ma solo su una specifica area, l’ipotalamo preottico, la stessa che innesca i processi che portano al sonno profondo dopo un periodo di deprivazione. Lo ha scoperto un nuovo studio sui topi di laboratorio, chiarendo alcuni meccanismi chiave comuni di sonno e sedazione che potrebbero rivelarsi utili per la ricerca farmacologica
di (red)
lescienze.it
È una specifica area cerebrale chiamata ipotalamo preottico a innescare il sonno profondo, ed è la stessa su cui agiscono i sedativi: lo ha scoperto, grazie a una ricerca sui topi, un gruppo di ricercatori dell’Imperial College di Londra, che firma un articolo sulla rivista “Nature Neuroscience”.
Dopo un periodi di deprivazione di sonno, il cervello mette in atto un processo che porta a un sonno profondo di recupero. Nel caso dei sedativi, si innesca un processo molto simile, mediato dal legame dei farmaci con specifici recettori neuronali, i recettori adrenergici alfa-2. Finora però si riteneva che tale legame si verificasse in modo generalizzato nel cervello. Il nuovo studio invece indica che viene coinvolta un’area cerebrale ben specifica.
“Se un individuo non dorme per un lungo periodo, il suo organismo ‘si spegne’ come se avesse preso un farmaco”, ha commentato Bill Wisden, coautore dello studio. “Grazie al nostro studio, abbiamo mostrato che i sedativi agiscono sugli stessi neuroni: è per questo che lo stato d’incoscienza che si manifesta nei due casi è molto simile”.
Nello studio, gli autori hanno usato un sistema di etichettatura genetica per marcare i neuroni di topo che vengono attivati sia durante la sedazione sia durante il sonno di recupero, nell’ipotalamo preottico. Quando in seguito hanno stimolato quei neuroni con la dexmedetomidina, un leggero sedativo che agisce sul recettore adrenergico alfa-2, sono riusciti a innescare il sonno di recupero.
Il risultato chiarisce così un meccanismo neuronale comune a sonno e sedazione, e per questo potrebbe risultare utile nel campo della ricerca farmacologica sia su sonniferi sia su sedativi.
“La mancanza di sonno è un problema serio per molte persone, per esempio per coloro che soffrono di stress o devono lavorare su diversi turni, con notevoli conseguenze per la salute fisica e mentale” ha spiegato Wisden. “In questo campo sono disponibili molte diverse molecole, ma nessuna di esse fornisce un sonno riposante come quello naturale. Speriamo che la nostra nuova ricerca porti infine a nuove strade per affrontare questo problema”.
www.nature.com/neuro/journal/vaop/ncurrent/full/nn.3957.html
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