I Raeliani: la metafora dello scientismo

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I Raeliani: la metafora dello scientismo

di Mauro Quagliati da Nexus Italia

Nel dibattito innescato dalla pseudo-notizia dell’avvenuta clonazione umana, i mass-media hanno
amplificato la reazione di condanna morale (religiosa o laica) per il comportamento irresponsabile
della Clonaid, affiliata alla setta dei Raeliani. È meraviglioso constatare che una parte del mondo
scientifico non è scandalizzata dal fatto ontologico in sé, ma dalle conseguenze marginali
dell’aspetto tecnico. Infatti clonare una vita umana allo stato “attuale”della ricerca è un atto
criminale, per gli interrogativi etici che pone il fatto di mettere al mondo una bambina che può
avere molti difetti genetici, perché non esiste un protocollo. Insomma non era mai stato fatto prima
e ci si espone a rischi inaccettabili.
Questo implica che in un futuro in cui la clonazione dell’uomo sarà una procedura normale e
scientificamente prevedibile, non ci sarà nessun dilemma etico nel riprodurre la copia di un uomo
per un fine giustificabile. Con tutto questo trambusto, ci tengono a specificare i ricercatori, si
getta il discredito anche sulle applicazioni “buone” della clonazione: a sentire le reazioni si
apprende che la clonazione a scopo terapeutico è utile, mentre quella a scopo riproduttivo è cattiva
(o comunque inutile, per adesso).

Così si armeggia con il concetto che la scienza di per sé sia neutra e le sue eventuali applicazioni
possano avere una connotazione morale, come nel caso dell’energia atomica, prontamente usata per
l’applicazione cattiva (la bomba), ma utile anche per quella buona (l’energia, salvo poi la seria
ipoteca delle scorie che rimangono sulla Terra a irradiare le future generazioni fino alla prossima
era glaciale). O come nel caso dell’ingegneria genetica, così terribile nel progettare le armi
batteriologiche, ma così benefattrice nel creare gli OGM che dovranno sfamare il terzo mondo.
In realtà, come hanno spiegato i pochi personaggi che del ‘900 possono dirsi filosofi, la scienza,
anzi la tecnica, non solo è neutra, ma è diventata priva di scopo. Per cui lo scopo, se non glielo
conferisce di volta in volta il potere politico e l’ansia di profitto, se lo conferisce da sé.
Diviene quindi fine a sé stessa.
Perché mai la scienza accusa i Raeliani di essere dei fanatici irresponsabili, per essere stati
sorpassati a destra sulla strada della sperimentazione? (è solo questione di tempo: per quante
riunioni bioetiche si possano fare, prima o poi si deciderà di procedere ad una clonazione umana).

La ricerca seria rinfaccia loro di aver compiuto un’operazione fine a sé stessa che può provocare
dei danni ad una persona. In effetti è questo che avrebbero fatto i Raeliani: clonare l’uomo perché
erano arrivati al punto in cui erano capaci di farlo. La loro azione non ha un ritorno applicativo
adesso, ma lo creerà. Non è forse così che procede lo sviluppo tecnologico guidato dalle leggi della
concorrenza? L’uomo non è forse andato sulla Luna (abbiamo ancora il dubbio) per il semplice motivo
che era in grado di farlo?
Non si rende conto la “scienza” di avere nei Raeliani il proprio riflesso deformato? Questa setta
non è altro che uno dei tanti prodotti della nostra civiltà priva di sacro e di scopo. Dei tizi
depongono dal piedistallo Dio e ci mettono sopra la Scienza, si vestono con dei bianchi abiti talari
fatti a immagine e somiglianza dei camici di laboratorio e celebrano le loro liturgie nei laboratori
di genetica.

Ma questa è l’allegoria dello scientismo! È la fede di poter risolvere con i mezzi della scienza
ogni problema dell’uomo, fino al sogno più recondito e inconfessato: la vita eterna e la creazione
di nuova vita. La scienza in realtà è disturbata dal fatto che i Raeliani hanno materializzato
Frankenstein troppo presto, anzi peggio, anelano “Il Nuovo Mondo” di Aldous Huxley. Il futuro della
specie umana sarà roseo grazie alle sapienti programmazioni genetiche che permetteranno ad ognuno di
avere figli felici e desiderati, privi di fastidiose tare genetiche. La promessa di vita eterna sarà
realizzata dal proprio corpo clonato, contenitore vuoto da tenere in frigorifero in attesa di
impiantarvi il nostro cervello in punto di morte, in modo da diventare immortali (prospettiva
peraltro non dissimile da quella legittima e scientifica di tenere parcheggiati embrioni clonati di
sé stessi da usare come scorta di ricambio).

Ma a che scopo prolungare all’infinito una vita così inutile, stupida e priva di senso? Questa
prospettiva rivela non solo la povertà culturale di chi ha tristemente perso ogni riferimento
filosofico nella propria esistenza, ma anche delle lacune scientifiche proprio laddove i mentori
alieni di Rael pensano di fare un bene all’umanità.
Tralasciamo la sciocca pretesa di trapiantare il cervello e riutilizzarlo come un hard disk, come se
l’organo fosse la sede unica e ultima dell’autocoscienza. Tra le poche leggi certe che la biologia
ha compreso, aldilà dei fraintendimenti evoluzionistici, vi è il concetto che la diversità genetica
che si ottiene attraverso il rimescolamento sessuale, mantiene stabile e sana la specie. Lo sapevano
tutte le culture primitive della Terra, che con il tabù dell’incesto, si erano auto-prescritte
l’esogamia e quindi l’eterozigosi (senza peraltro aver frequentato corsi di genetica). Per cui
andarsi a cercare la riproduzione omozigotica per prolungare la vita è una grande prova di stupidità
da parte degli Elohim, che oltretutto scendono sulla Terra per andare a parlare ad un giornalista
sportivo!

Ma c’è di peggio. Mary Shelly due secoli fa aveva intuito che il tutto non è la somma delle parti.
Il Dr. Frankenstein rifugge inorridito dalla sua creatura, credendola subnormale e capendo
l’arroganza che ha veramente mosso le sue azioni, non il desiderio di fare il bene dell’umanità,
bensì la volontà di sostituirsi a Dio. Ma in verità quell’agglomerato di parti umane, nel prendere
magicamente vita era diventato un uomo, la cui personalità scaturiva dalla somma non lineare di
tanti contributi separati. La parabola moderna delle biotecnologie e della clonazione terapeutica è
esattamente l’opposto: si vorrebbe salvare il tutto curando oppure riparando la “parte”.

L’ingegnere genetico, fedele devoto del dogma riduzionista che vede nel DNA l’origine di tutte le
informazioni, si autoinganna pensando di poter impunemente spostare pezzi di geni da specie che non
sono nemmeno parenti, e produrre degli organismi compiacenti alle leggi del mercato. Dopo aver
manipolato e deturpato il genoma delle specie vegetali che mangiamo, li battezziamo “sostanzialmente
equivalenti”: ecco un uso illuminato della tecnica.
Il medico specialista invoca la terapia genica e le cellule staminali, con le quali potrà
“aggiustare” le parti di corpo umano malate in modo più efficiente e tecnicamente complesso degli
attuali trapianti. La contropartita della ricerca sulle cellule staminali, si afferma a gran voce, è
la possibilità di combattere malattie che, a sentire Dulbecco, Veronesi e soci, affliggono 10
milioni di Italiani, come le malattie neuro-degenerative (tipo morbo di Parkinson e di Alzheimer),
quelle del pancreas, il diabete, molte malattie cardiovascolari, l’infarto e infine il male oscuro
in persona, il cancro.

A parte l’assurdità di questi numeri – se 1/5 della popolazione sviluppata del pianeta soffre di
queste malattie allora è un bene per l’umanità che noi ci estinguiamo, anziché curarci – non
riflettere sul fatto che tali degenerazioni sono nate e cresciute con lo stile di vita del benessere
e del consumo, e proporre nuove ricette capaci di aggiustare i “pezzi” che si guastano, significa,
come sempre, non aver compreso la visione d’insieme. Indicare con sicurezza la strada per combattere
le malattie note esclusivamente al mondo industrializzato, senza aver capito la causa prima di
alcuna di quelle malattie, significa essere stupidi ad honorem. Sentire in un recente Tg scientifico
che la ricerca sarà un giorno in grado di “riparare gli errori della natura” è la prova che il sogno
faustiano è vivo e vegeto e i Raeliani lo hanno solo reso improvvisamente appariscente, ridicolo e
pericoloso.
Ma la nostra profetica scrittrice inglese aveva prefigurato un avvenimento ancora più puntuale: la
vendetta della creatura. Il problema del procedere della scienza non è l’intenzione che la muove, ma
l’imprevedibilità degli effetti. Se il dottor Faust operava il male, pur desiderando il bene, la
scienza semplicemente non può prevedere le conseguenze a lungo termine delle sue applicazioni
tecniche per due ordini di motivi.

– Lo sviluppo è semplicemente troppo veloce da digerire per la coscienza umana, perché una qualche
filosofia o simil-bio-etica abbia tempo di mettercisi a pensare e anzi, non ci serve proprio alcuna
filosofia, basta che la tecnica soddisfi i nostri desideri materiali. Spesso sono stati i grandi
autori di fantascienza a prefigurare gli scenari futuri in cui la tecnica avrà stravolto le forme
dei rapporti sociali e dell’etica umana.

– I modelli che interpretano la realtà, anche se incompleti, “devono” essere usati non appena sono
in grado di realizzare la tecnica capace di produrre un nuovo oggetto da vendere ai consumatori o ai
militari, curare una malattia, assoggettare e sfruttare economicamente un nuovo ambito della natura.

Ecco perché Archimede Pitagorico realizza per Paperon de’ Paperoni delle innovazioni tecnologiche
che si rivelano regolarmente fallimentari; perché il capitale ingordo che lo sprona non gli dà il
tempo di riflettere su tutte le possibilità che gli si pongono di fronte. Ma se nel fumetto
Disneyano le conseguenze sono soltanto economiche e creano un modesto e divertente scompiglio
sociale, nella realtà si rischia spesso la vita.
È seguendo questa strada che ci siamo immersi da capo a piedi in campi elettromagnetici di cui non
conosciamo le ripercussioni, ci siamo sottoposti alla vaccinazione di massa, abbiamo prodotto armi
atomiche in grado di cancellare l’umanità e la cui sperimentazione nell’alta atmosfera e nel
sottosuolo ha prodotto degli effetti che solo oggi qualcuno sta iniziando ad immaginare.

È questo il sentiero che ha portato alle attuali conquiste degli OGM, forse la frontiera più
pericolosa mai raggiunta dalla scienza, perché mai prima d’ora aveva affrontato la realtà naturale
più complessa e non lineare (la cellula, la vita, la catena alimentare), con un modello così
inadeguato e riduzionista, per giunta nascondendo la ricerca del profitto dietro alle motivazioni
umanitarie. E molte delle conseguenze delle manipolazioni, che oggi si stanno progettando in
laboratorio e che vengono diffuse nel mondo con tecniche para-militari, sono irreversibili sia per
la diminuzione di biodiversità, sia per la propagazione di quelle catene estranee di nucleotidi che
gli organismi stanno trasmettendo alle generazioni successive.
Il prossimo passo è il brevetto dell’essere umano, che i Raeliani propongono con gioia. E invece gli
scienziati si adirano solo perché questi signori sono impresentabili, a causa della loro fede New
Age e il loro dissenso verso l’evoluzionismo. E quest’ultimo aspetto sarebbe l’unico che poteva
rendermeli simpatici, oltre ai loro modi cortesi e affabili da Testimoni di Geova. Ma purtroppo
anche qui la ribellione al vieto paradigma darwiniano non solo è ingenua e priva di fondamento
(paleontologico, genetico, documentale), ma è paradossalmente scientista, altro che New Age!

Che tristezza queste intelligenze aliene che creano l’umanità a loro immagine e somiglianza
manipolando il genoma di un primate: non fanno altro che ragionare allo stesso modo dei biotecnologi
odierni, guidati da una teoria obsoleta e falsificata. Che si tratti del Dio biblico o
extraterrestre oppure dell’Orologiaio cieco dell’assurda teoria evoluzionista siamo sempre in
presenza del Demiurgo: un’entità che assembla l’universo, la Vita e poi l’uomo, come un artigiano
fabbrica le proprie creazioni.
La natura non opera così.

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