I segreti dell’amore di Dio

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I segreti dell’amore di Dio

Tratto da:

Elen Jimittan

< Il Vedanta per tutti >

CAPITOLO X

I SEGRETI DELL’AMORE DI DIO

Man mano che si cresce nella conoscenza di Dio, la saggezza divina ci accompagna come un’ombra
inseparabile. Con l’alba del sole della gnosi spunta anche il fervore e l’incanto della santa
sophia, della saggezza che è essenzialmente l’Amore Divino, «l’Amor che move il sole e l’altre
stelle» di cui parlò Dante Alighieri quando divenne iniziato nei misteri esoterici della vita.

Il romanzo dell’anima umana, il matrimonio della mente con la Mente Universale, il connubio
dell’individuo con l’Universale, è in sé stesso ineffabile, indescrivibile. Non è lecito ai mortali
usare un linguaggio mortale per riportare tali esperienze, le più intime e nascoste nella vita dei
santi e saggi di Dio. Come si diventa reticenti a parlare del sussurrio, dell’innamoramento e dei
gesti e atti amorosi nel letto di nozze tra due corpi veramente innamorati con amore esclusivo, così
i devoti di Dio, naturalmente, non vogliono parlare del loro «fare l’amore» con Dio. Eppure questo
avviene ogni giorno, anzi ogni ora, ogni momento della loro vita, quando progrediscono in questo
cammino verso la casa paterna coloro che abbandonarono il palazzo del loro Re e divennero figli
prodighi nel deserto della vita sensoriale, cercando invano il loro paradiso nei piaceri sensuali e
nei divertimenti sessuali fino alla nausea, fino al declino e all’autodistruzione. Venne, poi, il
tempo che essi sentirono fame e sete e divennero consapevoli di aver perso la casa paterna. Non
avendo di che nutrirsi, desideravano cibarsi perfino delle carrube dei porci. Quando, poi, si
trovarono alla porta della morte fisica e mentale, ognuno disse dentro di sé: «Ho perso la casa del
Padre. Io mi alzerò e ritornerò da mio padre e gli dirò: ‘Padre, ho peccato contro di te e contro il
cielo.Permettimi di ritornare a casa e tienimi come uno dei tuoi servi’.

Così fecero un sant’Agostino, un Francesco d’Assisi, un Asoka, una Maria Maddalena, una Margherita
da Cortona e tutti i figli prodighi di tutto il mondo e di tutti i tempi. Come la psicologia
dell’autodistruzione, causata dell’ignoranza, dell’impudicizia, delle gozzoviglie e dell’egoismo
accentuato, è la stessa in tutto il mondo, così la psicologia dell’integrazione personale, il
ritrovamento della via di ritorno alla genesi, la psicologia della conversione, di metanoia, della
seconda nascita o Dwijaa (il due volte nato delle Upanishad) è sempre la stessa: il grande romanzo
degli uomini santi e saggi con Dio.

Iddio è misericordioso. Iddio è misericordia stessa. San Paolo ci dice che Iddio è «dives in
misericordia» – ricco in misericordia. La compassione viene quando si intravedono le conseguenze
dell’ignoranza. Nessuno pecca deliberatamente e premeditatamente. Tutti i nostri peccati, vizi e
sbagli provengono dall’ignoranza. Da Socrate in poi tutti i saggi hanno detto:

«Vizio è ignoranza». Lo stesso fu insegnato in India nelle Upanishad, nei Veda e specialmente nella
filosofia del Vedaantha e nella psicologia dello Yoga Patanjali. L’ignoranza, o Avidya, è buio
mentale, intellettuale e spirituale. Non dobbiamo condannare un peccatore, o un vizioso, ma
compatirlo, condonando i suoi peccati ed educandolo, rieducandolo, riconducendolo sulla via giusta.
Quando splende fulgido il sole della santa gnosi – la vera conoscenza delle cose – ci si attiene al
binario di Legge e Ordine. Le deviazioni provengono dall’ignoranza. Siccome la saggezza viene
conquistata con una dura lotta, una durissima guerra contro sé stessi, per conservare questa
saggezza duramente conquistata ci vuole vigilanza ininterrotta sui nostri pensieri, sui desideri e
movimenti della nostra mente; occorre tenere sotto perfetto controllo tutte le passioni, le
emozioni, i pensieri e i desideri che affievoliscono, o spengono la lampada accesa della saggezza.

Con dura battaglia contro il proprio egoismo si conquista il tesoro della sapienza, ma con maggior
sforzo e vigilanza ci si mantiene sulla strada della saggezza. Ecco perché Gesù, il Maestro dei
maestri di spiritualità rigeneratrice, ci ammonisce:

«Vegliate e pregate affinché non entriate in tentazione». Altrove, dice il Maestro Gesù: «Quando
essi dormivano, i nemici seminarono la zizzania e se ne andarono», intendendo, con queste parole,
che nei momenti di non sorveglianza e distrazione, dissipazione, estroversione, non vigilanza, i
pensieri negativi e le lusinghe seduttrici entrano nel santuario dell’anima e ci si perde
nell’oscurità intellettuale, nella confusione mentale e nell’intontimento spirituale quando
l’egoismo, alleato con il diavolo, prende il sopravvento e fa cadere l’aspirante giù e giù.

Ma, ad un cuore vigilante e puro Iddio parla costantemente, lo ammonisce, istruisce e incanta sui
misteri nascosti dietro la pelle, le ossa e le midolla della vita incarnata dell’anima.

Iddio Stesso diventa il Maestro interiore di saggi e santi. Beatus quem erudieris, Domine, et de
lege tua docueris eum – Beato colui che viene edotto da te, o Signore, e istruito sulla tua legge –
ci dice il Salmista. Il Libro della Sapienza, nel Vecchio Testamento, è uno dei maggiori monumenti
eretti dagli uomini alla dea Saggezza. Chi riesce a comprendere questo libretto e a metterlo in
pratica non avrà più bisogno di nessun’altra religione, chiesa, Maestro, o scrittura per avanzare
sulla via dell’Eterno e ritornare alla patria che è Eternità e Beatitudine intramontabile.

Dice il Libro della Sapienza:

«Il tuo spirito incorruttibile è in tutte le cose; per questo tu castighi poco alla volta i
colpevoli e li ammonisci ricordando loro i propri peccati, affinché, rinnegata la malvagità, credano
in te, Signore» (Sap. XII. 1-2).

Parlando della natura divina della saggezza, il testo ci dice:

«La sapienza è il più agile di tutti i moti; per la sua purezza si diffonde e penetra in ogni cosa.
È un’emanazione della potenza di Dio, un effluvio genuino della gloria dell’Onnipresente. Per questo
nulla di contaminato in essa s’infiltra. La saggezza è un riflesso della luce perenne, uno specchio
senza macchia dell’attività di Dio e un’immagine della Sua bontà. Sebbene unica, essa può tutto; pur
rimanendo in sé stessa, tutto rinnova, e attraverso le età, entrando nelle anime sante, plasma saggi
e santi amici di Dio, i Suoi profeti. Nessuno, infatti, Dio ama se non chi vive con la sapienza.
Essa, in realtà, è più bella del sole e supera ogni costellazione; paragonata alla luce, emerge
superiore; a questa, infatti, succede la notte, ma contro la sapienza la malvagità non può
prevalere». (Sap. VII. 24 – 30).

Siccome la vita virtuosa, la purezza di cuore, il superamento dell’egoismo – che è il vero peccato
originale – non sono altro che la vera conoscenza di noi stessi, la saggezza santa, la sapienza
divina, noi dobbiamo sforzarci per conquistare questo tesoro già nascosto nella profondità del
nostro cuore, nell’interiorità dell’anima, e non cercarlo altrove, all’esterno.

L’estroversione ci porta lontano da Dio, dalla Realtà Divina immanente in noi, mentre
l’introversione e l’introspezione ci riportano alla nostra vera essenza, che non è, né corpo, né
mente, ma lo Spirito Puro uno e unico, onnipervadente, onnipotente, onnisciente, che è la nostra
patria, il tesoro inestimabile, l’isola di pace e serenità che nessuna marea potrà sommergere.

Le parole di Buddha, prima del suo ultimo respiro sulla terra, furono queste:

«Perciò, Ananda, siate lucerne a voi stessi, siate rifugio in voi stessi. Non cercate per voi un
rifugio esterno. Siate saldi nella verità come lucerna, siate saldo rifugio della verità. Non
cercate alcun rifugio fuori di voi stessi. E fa’, o Ananda, che ogni fratello sia lampada in sé
stesso, sia rifugio a sé stesso, non cerchi un rifugio esterno, tenendosi saldo come rifugio alla
verità, non cercando rifugio in qualsiasi altro fuori che in sé stesso… E chiunque, Ananda, sia
ora sia dopo che io sarò morto, sarà una lampada in sé stesso, non cercherà per sé stesso un rifugio
esterno ma, tenendosi saldo alla verità come a suo rifugio, non cercherà altro rifugio al di fuori
di sé stesso, sarà, Ananda, fra i miei discepoli, colui che raggiungerà le altezze più sublimi… E
ora, fratelli, io vi lascio. La dissoluzione è insita in tutte le cose composite. Sforzatevi con
diligenza per la vostra salvezza». (Mahanirvaana Suutra II. 33-35)

Tutti i saggi i quali hanno realizzato Iddio dentro di loro ci hanno lasciato in retaggio questa
eredità di vita interiore. Essi hanno squillato la tromba richiamando i figli prodighi che hanno
perso la strada nelle esteriorità – nelle cose, nelle persone, negli amori di fuori – a ritornare
all’interiorità profonda della loro mente, del loro cuore.

Sant’Agostino, nei suoi soliloqui, ripetutamente diceva a sé stesso: «Anima mea, noli exire foras,
ad teipsum redi, nam in interiore animae habitat veritas» – Anima mia, non uscire fuori di te
stessa, ritorna a te stessa, perché nell’interiorità dell’anima dimora la Verità (Iddio) -.

Santa Caterina da Siena, nelle sue lettere e nei dialoghi, frequentemente ci parla di questo ritorno
all’interiorità della mente per trovare pace, serenità e beatitudine. Così San Benedetto da Norcia,
Meister Ekhart, Tommaso da Kempis, Tommaso d’Aquino e mille altri nella storia del Cristianesimo.
Se, poi, risalissimo ai grandi padri della Chiesa, ai padri del deserto in Egitto, Palestina, Arabia
e altrove, noi troveremmo la conferma che la vita spirituale e la saggezza divina scaturiscono e si
conquistano con l’interiorità. Maometto si rinchiuse in doppia interiorità per ricevere le sue
rivelazioni da Dio; con l’anima già incarcerata nel corpo, si rinchiuse in una grotta silenziosa,
dove, con meditazione, preghiera e silenzio venne in contatto con gli arcangeli Gabriele, Michele e
tutti, e poi con lo stesso Dio, il Quale poi parlò per bocca sua, divenuto, egli, il profeta
Mohammed. Il Corano ha generato sia la parte popolare del teismo semitico che la parte esoterica
dalla quale si originarono, poi, il Sufismo, il Bahaismo e tutte le forme gnostiche dell’Islam, che
presero radice ferma nel Druismo della Siria, dove confluirono anche tutti gli gnostici perseguitati
e cacciati dall’Europa, dall’Arabia, dall’Asia e da altrove.

Infatti i Drusi della Siria ci parlano di tre tipi di incarnazione: Hullul, l’incarnazione delle
anime già perfette, dei Bhodisatva che vengono ad insegnare il giusto sentiero per la beatitudine;
Rijàat, la reincarnazione degli Iman, il ritorno dei Maestri sulla terra per insegnare la via verso
l’Eterno; Tanasuk, quella degli esseri comuni, i quali, spinti dalle forze karmiche, ritornano alla
vita per espiare il passato, correggere gli sbagli delle vite precedenti e raggiungere la perfezione
divina tramite la vita unitiva con Dio.

Ciò che dobbiamo tenere a mente è il fatto che la nostra vita terrena è una grande opportunità che
noi non dobbiamo perdere. In questa stessa vita possiamo vedere Iddio faccia a faccia, ascoltare il
sussurrio di Dio, parlare con Dio, anche scherzare con Dio, bisticciare con Dio, fare l’amore con
Dio. Meravigliose sono le vie per cui Iddio conduce le anime aspiranti alla vita eterna. Egli Si
prende cura di tutte le creature, stando vicino, accanto a ciascuna come se esistesse solo quella
singola creatura. Iddio protegge e guida una formica che si muove sulla terra, un insetto che vola
per l’aria, tanto amorosamente quanto Si prende cura di te.

Egli vede tutto senza occhi, Egli ascolta tutti i suoni dell’universo senza orecchi. Egli vede e
provvede per tutti nella Sua incredibile Provvidenza. Le cose che tu non vedi coi tuoi occhi Egli le
vede. Disse Rabindranath Tagore: «Una formica nera, in una notte nera, su una pietra nera, nessuno
la vede, ma Iddio la vede».

Man mano che ascolti la voce di Dio, chiudendo i tuoi orecchi al rumore del mondo esterno, vedendo i
segni di Dio in tutte le cose, chiudendo i tuoi occhi alle impressioni ed interpretazioni
sensoriali, arrivi ad uno stadio evolutivo in cui il Signore Si prende cura di te, ti parla, ti
suggerisce le parole da dire e come articolare la voce davanti agli altri. Non avrai più bisogno di
preparare i discorsi da pronunciare in pubblico, perché allora tu sarai solo lo strumento di Dio,
una Sua tromba, il Suo portavoce. Allora ti sembrerà di non esistere, l’Eterno utilizzando te come
Suo strumento, Suo profeta, Suo apostolo, Suo ministro. Disse San Paolo: «Noi siamo i legati di Dio,
che compiono la Sua ambasciata». Questa tua strumentalità nelle mani di Dio sarà tanto più perfetta
quanto più tu diventerai disponibile alla Sua voce e ai Suoi disegni. Disse Gesù, istruendo i suoi
discepoli su come parlare alla gente da puri strumenti di Dio: «Non sarete voi a parlare, ma lo
Spirito di mio Padre, che parlerà tramite voi».

Iddio parla a tutti ugualmente, ma solo alcuni Lo ascoltano. Il sole splende luminoso dovunque, ma
se io rimanessi chiuso dietro finestre e porte serrate, non mi servirebbe. Così, Iddio ci parla, ci
sussurra, ci bastona pure, qualche volta, per risvegliarci dal sonno della morte spirituale, per
liberarci dalle catene di ignoranza, inerzia e incoscienza ed elevarci alle Sue altezze, alla Realtà
ultima di Cui l’ombra è l’universo mentale e la penombra è il mondo fisico, materiale.

Con la discesa, su di noi, della luce dell’Altissimo, comprendiamo che solo Iddio esiste, anzi è
l’Esistenza Stessa, e noi è come se non fossimo, se non apparentemente, illusoriamente.

Allora, noi riconosciamo che tutte le nostre conquiste, tutte le grazie e i doni, provengono da Dio,
e riconosciamo che siamo solo i Suoi strumenti, niente di più. Se questa macchina da scrivere
pensasse e dicesse: «Oh, quanto sono grande perché scrivo queste cose!» tu rideresti, perché la
macchina da scrivere è solo uno strumento nelle mie mani. Se le mie mani dicessero: «Quanto siamo
brave nello scrivere, curare, servire e fare tante cose!» voi, o mie mani, vi sbagliereste. Non
siete voi che fate tutto questo, ma la mente dietro di voi. Così pure, non è la tua mente egoista,
né sei tu a fare ciò che è positivo e grande e salutifero nella vita, ma la Mente Universale dietro
l’ombra della tua mente. Così dicasi dei tuoi compiti intellettuali e perfino delle tue forze
fisiche, perché l’energia fisica corporale e le attività somatiche tue non sono tue, ma
dell’universo fisico dietro di te. L’aria che tu respiri è la stessa aria che pervade Cina, India,
Giappone e ogni altro luogo. L’aria individualizzata nei tuoi polmoni è collegata con l’aria
universale, come la tua mente è parte e particella della Mente Universale. Così ragionando, possiamo
rintracciare tutti i fenomeni nell’unico Noumenon, tutti i mutamenti dell’universo intero infinito
nell’Incommutabile che noi chiamiamo Iddio, Bellezza Assoluta, Verità Assoluta, Amore a Sé stante. E
tu, nella tua realtà, sei Questo.

«Thathvamasi» – tu, lettore, tu, fratello o sorella, tu sei Quello, la Realtà Suprema – e
comprenderai questa verità con la meditazione, la preghiera, la devozione; con la Jnaana – gnosi –
con la Bhakti – devozione amorosa – e con il Karma – compimento dei tuoi doveri dimenticando i
risultati, ma facendo tutto il tuo lavoro come espressione della santa volontà del Santissimo,
Iddio, il tuo vero Sé, l’Uno senza un secondo, l’Eterno dietro l’effimero.

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