I Segreti di Arunachala

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I Segreti di Arunachala – di T. K. S.

< La via della Montagna >

Vol. 1 – Aprile 1964 – n. 2

I Segreti di Arunachala – di T. K. S.

(Traduzione a cura di Pietro Mancuso)

“Quello è il luogo santo! Di tutti Arunachala è il più sacro. E’ il cuore
del mondo. Sappi che è il Cuore-Centro Segreto e Sacro di Siva. In quel
luogo Egli sempre abita come la gloriosa collina di Aruna “- Skanda Purana.

Quale è la Via della Montagna? La montagna è Arunachala e ci sono due
percorsi uno per la cima e l’altro intorno la base.

Arunachala splende come Paramatma, il Supremo Sé fatto manifesto, il Sé di
tutte le creature, non solo degli uomini, ma anche degli dei e degli esseri
Celesti. Questo stesso Sé era Bhagavan Ramana che dichiarò: “Annamalai* è
mio Sè.”

Questo implica che lui è il Sé, e non è nessuno dei tre corpi, grossolano,
sottile o causale, pertinenti ai tre stati di veglia, sogno e sonno
profondo, ma è l’Autoconsapevole Testimone di tutti e tre. In quello Stato
Supremo egli è lo schermo sul quale il film dei nomi e delle forme è
proiettato; egli è anche la luce per la quale è rivelato e la persona che lo
vede. E’ Arunachala, il Sè di tutto. Lo abbiamo visto qui, sulla terra, come
Bhagavan Sri Ramana Maharshi il grande tracciatore del sentiero.

* Annamalai è un nome di Arunachala; vuole dire letteralmente ‘Suprema
Montagna’

Nei giorni in cui viveva in una caverna sul colle noi solevamo ascendere
solo dove era la Caverna di Virupaksha o il boschetto di mango o
Skandashram, dovunque egli era perché lui era sia la via, sia la meta e non
c’era nessuna altra felicità comparabile a quella di essere con lui ed
assorbire la radianza di grazia che fluiva da lui.
Sul percorso verso la vetta, partendo dal gopuram settentrionale o torre del
grande tempio o da un piccolo villaggio di fronte l’ospedale al sud-est
della collina, il primo punto di riferimento è la Caverna di Guhai
Namasivaya, la dimora del famoso Guru che ebbe un discepolo ancora più
famoso anche chiamato Namasivaya. Questo discepolo egli lo mandò a
Chidambaram per fondare un suo proprio centro. Lìì il discepolo divenne
conosciuto come Guru Namasivaya, mentre il suo Guru fu chiamato Guhai
Namasivaya.

Andando avanti arriviamo alla caverna di Virupaksha, che era già famosa
prima che Sri Ramana la santificasse con la sua presenza. E’ stata chiamata
così dopo che il grande Maestro Virupaksha visse là e di cui è detto che,
alla morte, ha convertito il suo corpo in un Vibhuti Lingam, un lingam di
cenere sacra. Lì c’è un piccolo sacrario dedicato a lui. La caverna è detta
essere della forma dell’OM, e si dice che, sedendo in silenzio in essa, si
ode il suono dell’OM.

Poco sopra la caverna di Virupaksha c’è Skandashram, una caverna più
spaziosa, dove Bhagavan si stabilì dopo aver lasciato Virupaksha. Fu qui che
sorse, intorno a lui, il primo ashram, con il cibo cucinato da sua madre.

La caverna fu ampliata con una costruzione.

Fu intercettata una sorgente da cui, da allora, si è avuto un perenne
approvvigionamento di acqua ed anche alcuni alberi sono stati piantati.
L’Ashram ora ha la manutenzione di Skandashram e tiene lì un custode. E’ uno
dei luoghi che i devoti devono visitare.

Più in alto il percorso gira intorno al pendio est e, direttamente sotto il
picco principale, da piccole crepe di un enorme roccia, sgorgano le Sette
Sorgenti da cui scorre, perenne, acqua fresca anche nella stagione più
calda.

Appena sopra di loro c’è un cumulo di ciottoli all’ingresso di una caverna,
fresca e profonda. Bhagavan spesso si sedeva là con i suoi devoti. Santi e
rishis hanno vissuto là nel passato.

Da lì fino al picco principale c’è una ripida salita e ci si può impiegare
tanto quanto tutto il percorso da Virupaksha alle Sette sorgenti.

Finalmente raggiungiamo la sommità, dove c’è una grande pietra piatta con su
enormi piedi intagliati nella roccia. E qui che, ogni anno alla festa di
Kartikai, è messo un enorme calderone (di cui scriverò in un successivo
articolo) e si accende una luce di ghee (burro chiarificato), visibile da
lontano, portata dai devoti.

Qual è il significato dei piedi?

Evidentemente sono i piedi di Arunachala. Andate sulla cima e troverete lì i
piedi: perché in Arunachala, il Supremo, non c’è il sopra né il fondo, non
ci sono parti, c’è solo totalità. Anche perché ciò che è il più alto in
principio è più basso nella manifestazione; il primo è l’ultimo e l’ultimo
il primo.

Sul pendio settentrionale, lontano dal percorso, c’è il luogo dove
Arunagiriswara, il grande Siddhapurusha, lo Spirito di Arunachala, dimora
sotto un enorme albero di banane. Deve essere ricordato chi è questo saggio,
“Dio nella forma di Arunachala”, adorato nel grande tempio di
Tiruvannamalai.

Dice una antica leggenda: chi può trovare la via a questo eterno Saggio, o
Spirito, nella sua dimora, quasi inaccessibile, riceverà la Realizzazione.
Solo Sri Ramana è riuscito a farlo, e già era Realizzato. Potrebbe vedersi
in lui un simbolo della via diretta di ricerca del Sé, così come era stata
ritratta nella nostra scura età spirituale, e che Bhagavan Sri Ramana ha
portato giù, dal suo inaccessibile ritiro, al suo Ashram al piede della
Collina, rendendolo accessibile a tutti, così che nessuno, ora, ha bisogno
di cercare l’antico Siddhapurusha.

Bhagavan diceva che c’erano molti sentieri per la vetta. In verità soleva
arrampicarsi fino ad essa, da Skandashram, spesso senza seguire nessun
sentiero, ed era di nuovo giù in meno di un ora. Parlava anche di caverne
nelle colline e di Siddhas o Saggi con poteri soprannaturali che vivono là.
Ci sono leggende, di città e giardini nella collina e di grandi anime,
assise in perpetuo tapas, cercando di raggiungere l’Identità Consapevole col
Dio Arunachala che è lo stato naturale e permanente di Bhagavan. Quando
qualcuno gli domandò, una volta, se tutto ciò esiste solo nella mente, mosse
la sua mano, indicando intorno il mondo fisico dei fenomeni dell’esistenza
quotidiana, dicendo: “Così come questo.”

Stranamente ancor più enfasi è posta sul percorso intorno la collina.
Bhagavan prestava sempre interesse e guardava compiaciuto quando i devoti
intraprendevano questo percorso facendo la pradakshina, come è chiamata.
Domandava spesso in che ora avevano iniziato, quanto hanno impiegato, e in
quali luoghi si sono riposati lungo la via. Poco tempo fà il Maggiore
Taneja, un devoto del Punjab che venne qui per primo durante la vita di
Bhagavan, stava facendo pradakshina notte dopo notte ed aveva intenzione, il
giorno seguente, di arrampicarsi sulla vetta, ma, quella notte, sognò che
stava in piedi di fronte alla collina ed una voce proveniente di fronte gli
disse: “perché dovresti andare sulla cima? Il mio fuoco è alla base.”

Il cammino di otto miglia intorno la collina va da est a ovest, vale a dire
che la collina deve restare sempre sulla propria destra, è un pellegrinaggio
e presuppone che sia fatto a piedi nudi e ad andatura lenta, in un stato di
rimembranza o meditazione. E’ detto che ciò che si desidera o si prega
durante la pradakshina è concesso, ma è detto anche che è meglio non
desiderare, perchè questa è una via all’assenza di desideri del Sé, ed ogni
desiderio o preghiera, per quanto nobile a qualcuno possa sembrare, è
un’affermazione del limitato falso-sé che desidera. Questo è un ostacolo
alla realizzazione del Sé, che è privo di desideri.

La pradakshina vien fatta spesso di notte, specialmente quando la luna è
piena o quasi piena, perché, per la maggior parte dell’anno, fa troppo caldo
per camminare di giorno.

La maggior parte dei devoti, oggi, iniziano dall’Ashram. Silenziosamente
prima di partire cercano la grazia di Bhagavan. Secondo una antica
tradizione Brahmina un Brahmino dovrebbe partire dopo un bagno nell’Indra
Tirtha o vasca, sul lato orientale della città. Da là dovrebbe andare fino
ai cancelli dei grandi templi per prostrarsi lì, e poi avviarsi, lentamente,
meditando sul Signore Arunachala.

Anche partendo dall’Ashram, ci si aspetta che si passi attraverso il tempio,
da un cancello grande a un altro, ma questo accade solo sulla via del
ritorno.

Le otto direzioni dello spazio intorno il percorso sono segnate da monoliti
che stilizzano un toro sacro , una vasca ed un Siva Lingam. Sri Ramanashram
è al punto più a sud accanto al mantapam o minuscola cappella di
Dakshinamurthi. Nella mitologia indù Dakshinamurthi (un’interpretazione del
nome è “Rivolto a Sud”) è Siva, manifestato come un giovane circondato da
discepoli anziani a cui insegna in silenzio. Il Guru è il polo Nord è perciò
tradizionalmente rivolto al sud. Bhagavan spesso è stato associato a
Dakshinamurthi.

Verso ovest c’è la vasca sacra e il lingam di Unnamulai, vale a dire di Uma,
la Consorte di Siva, che è venuta sulla terra a fare tapas su Arunachala. Il
tapas è stato guidato dal Rishi Gautama* il cui Ashram è proprio accanto
alla sua vasca. Il mito è questo: “Uma, una volta, per gioco, mise le sue
mani sopra gli occhi di Siva. Questi, chiudendoli, fece si’ che tutto
l’universo entrasse in un pralaya o risoluzione anzitempo, poiché tutto
esiste solo nella Sua vista. In penitenza di ciò, dovette discendere e
sottoporsi ad austerità su Arunachala, prima di essere di nuovo riassorbita
come parte integrante di Siva.”

Questi vecchi miti non sempre sono facili da interpretare. Secondo
l’insegnamento
indù una fase di manifestazione dell’universo è seguita da una fase di
risoluzione, finché tutto è riassorbito nell’uniformità
dell’indifferenziato.

Uma, la Consorte di Siva (conosciuta anche con altri nomi come Durga,
Parvati o Kali secondo il ruolo che deve giocare), significa Energia Divina
o Verbo. E’ Lei che crea, ma, poiché tutta la creazione contiene in sé
stessa il seme della distruzione, l’espandersi della decadenza, l’apparire
della morte, è anche lei che distrugge e conduce al pralaya. Durante il
pralaya l’Energia Divina non è più manifesta come la Consorte di Siva, ma
subisce una purificazione per un nuovo ciclo di manifestazione.
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* Non Buddha Gautama.

Dopo aver completato il suo tapas è detto che, Uma, andò intorno ad
Arunachala, nella notte di luna piena del mese di Kartikai, e fu riassorbita
da Siva; ed è in commemorazione di ciò che la lampada, ogni anno in questa
data, viene accesa sulla vetta della montagna .

Nel corso del suo tapas, Uma ha dovuto lottare ed uccidere il demone
Mahishasura, che l’aveva attaccata. Questo lo fece nel suo aspetto di Durga.
Questa lotta con la forza del male è commemorata dalla vasca di Khadga e,
accanto essa, dal Lingam Papanasa, quello è il lingam che distrugge i
peccati. Una figura della Madre Durga, posta vittoriosa sopra la testa del
vinto Mahishasura, si vede nel suo vicino tempio a Pavalakunru. Questo luogo
è molto popolare fra quelli che chiedono la concessione di una grazia.

A Pavalakunru anche Bhagavan risiedé per un pò da giovane, qui c’è un Sri
Cakra, nel tempio di Durga, che tenne nelle sue mani durante una
consacrazione nel tempio.

Proseguendo intorno la collina, fra Gautamashram ed la vasca della Madre
Uma, c’è l’antico villaggio di Adiannamalai. Qui si trova un sacro e antico
tempio. Le persone camminando intorno alla collina, spesso, si fermano per
adorare. Questo è il tempio di Sri Manickavachakar, autore del Tiruvachakam,
uno dei più estatici poeti-santi del Tamil.

Girando dal lato est della collina, arriviamo al tempio e sacrario di uno
Swami dei nostri tempi, Isana Desina, vissuto nel XVIII secolo. Era un santo
dai grandi poteri che, si dice, abbia conseguito le ashtama siddhis mentre
aspettava per fare la sua offerta. E’ detto essere molto benevolo e concede
la sua grazia, non solo agli indù, ma anche ai musulmani ed occidentali che
pregano nel suo sacrario.

Il percorso intorno ad Arunachala è un pellegrinaggio molto sacro. Come si
può intuire la collina stessa è un Sri Chakra, una Ruota Sacra. C’è
raramente un giorno o una notte senza che qualcuno gli giri intorno. Alcuni
devoti dedicano un giorno fisso ogni settimana, alcuni tutti i giorni di
luna piena, alcuni per un ciclo regolare di quaranta giorni consecutivi,
alcuni tutti i giorni.

Naturalmente ci sono occasioni particolarmente auspicabili per la
pradakshina, come quella della Sivaratri, la Notte di Siva, e Kartikai, la
notte in cui la luce è accesa sulla vetta della collina. Santo in sé; il
percorso è reso ancora più santo da tutti i grandi santi e Rishis che lo
hanno calcato, persino dalla stessa Madre Uma.
E in tempi recenti, da Bhagavan Sri Ramana Maharshi che, finché salute e
vigore sono durati, ci andava, qualche volta solo, qualche volta con un
intero corpo di devoti. E’ detto che il pellegrino è accompagnato da
un’anima invisibile di devas e Rishis.

Questo esteriormente; interiormente la Via della Montagna è il percorso
fondato per noi da Bhagavan Sri Ramana Maharshi, il percorso di ricerca del
Sé, il sentiero conducente all’esperienza “io sono l’Atma, non sono il corpo
perituro”.

Come giunge questa esperienza ? Dalla Grazia del Guru. Così il Guru è sia la
via e sia la Meta. Arunachala è aperto a tutti quelli su cui la sua Grazia è
discesa ed è lo stesso come Ramanachala.

Possa Sri Ramana Arunachala tagliare il nodo della nostra ignoranza
originaria e condurci attraverso la sua via alla nostra finale Meta.

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