I “siddhi” (poteri): cosa sono e cosa rappresentano?

pubblicato in: AltroBlog 1

I “siddhi” (poteri): cosa sono e cosa rappresentano?

– Cosa sono i siddhi? –

(di Guido Da Todi)

da lista Sadhana

Dimentichiamo e tralasciamo, per favore, i paroloni o le impennate di puro
stampo fanatico, ed affrontiamo la loro analisi da un punto di vista
puramente yunghiano; o razionale.

I siddhi appartengono all’umanità, non al singolo uomo.

I siddhi sono il riconoscimento di una sottile connessione naturale ed
innata di varie dimensioni: il ponte tra disparità vibrazionale di energie;
il coesistere di onda spirituale e di granulo materiale.

E, se si parla di connessione, si parla di molteplicità e non di
individualità.

Ma, i siddhi rappresentano ancora altro.

Rappresentano il figliare spontaneo di una (e da una) conoscenza maturata
dal ciclo delle reincarnazioni.

Potrei dire che l’impatto generale di possibilità, di libertà, di contenuti
che un adolescente osserva in un uomo adulto possono venire assimilati all’
idea dei siddhi, quali debbono apparire ad un sano discepolo, nei confronti
di un Guru .

I siddhi iniziano a fare la loro comparsa (visto che appartengono all’
umanità intera) nei primordi dell’evoluzione umana, in quelle facoltà di
veggenza e di unificazione allo Spirito del pianeta che possiedono le razze
al loro primo apparire alla luce.

Siddhi è la telepatia inconscia che manifestano molti individui della specie
umana (spesso semplici peccatori come tanti altri).

Siddhi è lo sconclusionato successo della maggior parte di guaritori,
veggenti, ecc.

Ma, siddhi è anche l’allineamento alla fascia elastica della materia ,
quando quella dei corpi più massicci degli uomini viene diluita, allentata,
sgranata sia dalla stessa evoluzione, sia da metodologie esoteriche
(Kriya..).

L’atomo planetario, nel suo complesso, tende ad una aromatizzazione
costante durante i suoi cicli storici, e si allinea sempre più alla natura
che non è semplicemente energia , ma fusione tra energia e materia
(monismo).

Dire che “ad un certo punto dell’evoluzione individuale” essi appaiono, è
commettere il più gran peccato di faciloneria, di leggerezza e di falsa
informazione che possa esistere.

Si affonda leggermente, persistentemente, inderogabilmente in essi (quando
il momento è giunto) lungo anni ed anni di macerazione e di evoluzione.
Oppure, essi, certamente, appaiono all’improvviso, ma per riprendere la
connessione (di solito in giovane età) con quanto era già posseduto nella
vita\e passata\e.

E’ regola generale che i siddhi debbano, comunque, venire accettati – dopo
averne compresa l’ineluttabile sopravvento – e coltivati, come quando si
coltiva una nuova facoltà concreta e reale (cultura, intelligenza, ecc..),
per un utilizzo equiparabile ad ogni facoltà comune al genere umano.

Ebbi sentore che una dimensione molto più elastica di quella abitata dal
genere umano esistesse quasi in contemporanea allo yoga che iniziai, assieme
ai miei studi, a praticare in giovane età. Lo Yoga del respiro: il
pranayama.

Le asanas mi procuravano la sublime sensazione di trovarmi su di un
trampolino di lancio, proprio al bordo di quella dimensione elastica che
percepivo.

Una dimensione – e ciò mi confortava e dava sicurezza – non diversa da
quella abitudinaria, bensì in reciproca coesistenza ad essa.

Ben lontana sarebbe stata l’esperienza sublimale del Kriya Yoga, in quei
tempi!

Mi confortava anche il fatto del mio amore per Krishna e per l’aspetto
personale di Dio.

L’intera mia pratica di ricerca dei piani sottili dell’essere si è sempre
accompagnata (anzi è stata preceduta) da un mio forte misticismo interiore;
da un mio prioritario amore per la Divinità e per tutti i Suoi Corpuscoli
Formali ed Informali: i Guru della Loggia.

Spiegare come si mostri la connessione tra l’aggregato di questa nostra
materia e la natura dei mondi sottili non è molto facile.

Sempre attorno ai miei 17/18 anni incominciai a percepire un mondo di
“presenze”. Era come se l’ambiente materiale respirasse, ed io assistessi a
quel movimento di sistole e diastole polmonare..

Va da sé che ciò mi provocava delle reazioni ben precise.

La prima era della nudità .

Mi spiego meglio.

Venni traforato dalla trasparenza delle cose tutte. I miei pensieri, le
mie emozioni, le mie pulsioni più sottili iniziarono ad apparirmi e a
divenire oggetti ben chiari e visibili al mondo in cui avevo cominciato a
scivolare .

Lo stesso accadeva nei confronti di coloro che mi attorniavano. Assistevo ad
una natura diversa, in essi; un fenomeno generale che mi mostrava la stessa
democraticità radicale in ogni uomo e cosa.

Questa mio inserimento continuava giorno e notte; alba e sera: costante.

Non lo avevo (almeno consapevolmente) voluto.

Ma fu spietato e magnifico.

Mi tolse la pelle e la protezione da ogni intimità ed individualità.
Noi siamo nati nudi! Esotericamente e realisticamente.

Non esiste un pensiero, un aspetto della tua vita che non appaia aperto,
privo di segreti, in quello stato.

Ciò porta, inevitabilmente, ad una alchemica mutazione individuale, nella
quale ciò che vedi e ciò che mostri sono, o devono divenire, l’essenza più
nuda e francescana del tuo io.

Il fatto provoca una costante correzione di rotte di ogni elemento
energetico, di parola e di azione che non collimi con l’armonia spontanea di
quella luce di sfondo in cui vedi immersa l’esistenza e la tua nuova
consapevolezza.

Insomma, figuratevi, per un attimo, di restare perennemente sotto lo sguardo
penetrante di Valori Essenziali che assistano ad ogni ruga, ad ogni alito,
ad ogni variare di lineamenti, soggettivi ed oggettivi, del suo essere…
Ecco l’aspetto magnifico dell’esperienza. Il continuo processo di
trasmutazione (naturale e voluta) delle sue pulsioni negative; e lo sviluppo
forzato delle positive.

Sono immerso in un metronomo (quegli strumenti che danno il tempo al
musicista) naturale e costante, verso ciò che non sia materia e solidità;
verso ciò che non sia armonia e amore.

Ciò porta anche ad un rafforzamento delle sottili reazioni emozionali; ad
una ginnastica mentale da attrezzi ; ad un equilibrio verso le cose
planetarie, difficilmente realizzabile da parte di chi non sia immerso nei
piani sottili.

Oggi il fatto è passato in quegli automatismi di subconscio acquisito,
oramai; allora, fu un’esperienza eclatante.

L’uomo, con tutto il complesso pacchetto del suo mondo energetico (vivo,
pulsante, potente) mi precipitava addosso, ad ogni contatto diretto. L’
incontro con lui/lei non era solo una rappresentazione bidimensionale del
fatto; ma, la mia fessura ultradimensionale ospitava anche la multiforme
essenza delle sue emozioni, dei suoi pensieri, del suo prolifico mondo
vibrazionale.

L’ira ed ogni sentimento urlante delle persone si sgretolavano su di me
come il crollo di un palazzo di dieci piani.

Il murmure del parlottio costante del mondo mentale dell’umanità quotidiana
costellava ogni individuo della specie che contattassi.

E questo, lungo gli anni.

A mio favore debbo dire che mai, mai mi inserii più di tanto nel pozzo
aperto e gorgogliante di questa natura ascosa dei miei simili. Mai, e mai
più!, intervenni con il mio pensiero a flettere minimamente la viscosa
placenta che nettamente vivevo in modo integrale, posta in riferimento ad
essi.

Il suono energetico che diviene infine una abitudine di vita, identica
come valori e realismo a quella che si esprime nei tre piani, e che avvolge
ogni cosa e con queste cose si unifica, in un altalenarsi di ritmica
esistenziale, ebbene, questo suono energetico dalla tessera del mosaico si
estende, pian piano, all’intero mosaico.

In tutto lo svolgersi di tanti anni meravigliosi di esperienze metafisiche i
miei cari studi mi aiutarono anch’essi in modo essenziale e vitale.
Ebbi, tuttavia, le mie esperienze umane: molte, se non vedessi luce ovunque,
sarebbero da me oggi rifiutate con sdegno. Molte, furono vitali e
dolcissime.

Ed infine ho il coraggio di parlare della mia esperienza cardinale.

Perché lo faccio?

Perché un kriyaban deve offrire al suo confratello quanto ritiene possa
aiutarlo, prima o poi, nel cammino.

Io ritengo che il racconto di questa mia esperienza possa aiutare. Forse
portando una fresca ventata di un mondo ove non esiste dolore; forse,
rendendoci un po’ bambini, per qualche istante; forse. Non so.

Cessiamo di pensare all’esistenza dopo la morte come un ciclo tra due vite, in
cui l’anima lascia cadere, poco alla volta, i suoi abiti; entri in contatto
con la Luce Una; se ne imbeva; e gradualmente, torni ad immergersi nel fiume
Lete della reincarnazione.

Oh, sì, questo riguarda la media umanità.

Per l’iniziato che stringe tra le mani la sfera dell’unicità di tempo e
spazio; per colui che è Kala Hamsa (in modo esplicito, o potenziale) già
nell’incarnazione.. non è che la situazione cambi molto, quando suona il
richiamo dharmico dell’abbandono di questo piano….

Fatevi un po’ di quella vostra splendida meditazione sopra.

La Loggia è anche questo. Una raccolta di Punti Vibranti che conosce le
tecniche della vita e della morte, e le ha superate.

Punti Vibranti assolutamente dissimili. come evoluzione e come fasce di
manifestazione; uniti solo da quell’Etere Uno che è la Vita del Sé,
realizzata pienamente in loro e vissuta con consapevole partecipazione
comune.

In ciò, forse, dovremmo accentuare l’aspetto sacralmente magistico.
Non uno di noi è sconosciuto ad Essi.

Non ad uno solo di noi viene a mancare la giusta, logica, rigenerante
offerta di possibilità potenziali alla liberazione, da parte della Loggia.
Basta solo guardarsi un attimo, con occhio soggettivo, attorno.

Quel panorama che, come per i raggi infrarossi e per gli ultrasuoni, è un’
estensione dell’orizzonte fisico, si dimostrò, al contrario, più solido di
questo. Più potente. Più determinante.

Il clavicembalo del mio corpo umano iniziò (si badi bene, quasi 45 anni fa!) a
venire suonato da mani esperte.

La separazione della pellicola protettiva del mio corpo eterico veniva
ampliata..

I centri (aiutati, poi, in modo sovrano, dal Kriya) furono smerigliati,
portati alla luce, resi attivi.

La Presenza che mi accompagna da 45 anni si prospettò, emergendo dal Piano
esteriore ai tre mondi, con graduale, ma decisa azione.

Il silenzio era (ed è) una sua caratteristica. Quindi (per carità!) nessun
messaggio; nessuna affermazione; né alcuna articolazione verbale, sia pur
telepatica.

Posso descrivervi, se non lo avete provato, la gestione che hanno coloro che
sono privi di corpo fisico, ma stanno al centro del dualismo
spirito-materia, del piano dei viventi ?

Non facciamoci abbindolare dai teoremi dello spirito puro; dell’essenza
pura; del liberato dai tre piani dell’essere , per favore..

Oltre il 2.000, come disse la Bailey, il mistero dei piani dell’essere (vita
e morte) verranno colmati, nella tranquilla consuetudine della loro
naturalità spontanea.

Il nostro obiettivo sia, quindi, un Individuo come Lahiri Mahasaya (sono i
miei riferimenti karmici; perdonate le ripetizioni di sollecita amorevolezza
che ho verso il mio Padre Spirituale..); sia l’Incarnazione di Splendido
Amore-Volontà come Sri Sri Sri Yukteswarj. Sia Swami.Ma non l’attrazione
verso quella fenomenologia da trascendere e riconoscere, oramai, che è il
processo della morte e della vita.

Una schiera di Anime Iniziate calca il Sentiero di ciò che supera la vita
espressa nei tre mondi.

Tendete l’orecchio interiore. Se crederete, se chiederete il dono della verace
visione, ne percepirete i passi amorevoli.

Un antico karma mi tornò a benedire. La Forza allora Misteriosa alitò la
propria presenza ultrafanica nella mia direzione..

Sensazioni? Immaginazione?

Sarebbe bastato osservarmi, in quegli specifici attimi di rilassamento,
quando l’impronta di due mani eteriche penetrava nei miei polmoni, per
sradicare le resistenze del noto tessuto che è l’ultimo a sdrucirsi, quando
sopravviene la morte fisica, e notare i miei occhi, lagrimanti dolore
fisico, per capire che quell’immaginazione era un troppo reale .

Al mio risveglio mattutino (o, se vuole, al ritorno dai piani sottili),
quando ancora non è connesso il legame dei nostri corpi, e permane in noi un
aroma della libertà d’anima notturna, l’adombramento sopravveniva (e
sopravviene) totale.

Quel magnetismo sostanziale e fisico (non so meglio descriverlo)
avviluppava l’intera triplicità dei miei corpi, ed oltre, tracciando sulla
mia coscienza il ponte con l’Immanifesto.

La Presenza accompagna, con presa costante la mia vita, adombrandomi. In
mezzo alla gente, nella giornata, di sera, di notte..

E sotto il suo influsso ho fatto carriera (non grazie al suo influsso); ho
partecipato alle numerosissime riunioni di marketing; ho amato; sofferto;
scritto; vissuto.

Momenti di amarezza, di sfiducia, di dolore?..

La “presa”, guantata di amore e di silenzioso potere protettivo
interveniva sulle mie corde corporali, emozionali, mentali, mentre mi
rilassavo su di una poltrona; accentuava lentamente il formicolio interiore
di una euforia spirituale nascente (non a causa di mia partecipazione
attiva..). Ed io superavo, sempre ed immancabilmente, i momenti di amarezza.
Fluttuo letteralmente, adesso (sapesse come si avvicina all’esattezza questo
termine!) nel mio corpo fisico.

Nel più totale rispetto della sua privacy, quando emetto il mio raggio di
osservazione, da questo punto di vista (verso la “fascia elastica della
materia”) le onde costanti della sua vibrazione genetica pulsano nella mia
direzione. Io le registro in me totalmente; e con esse, quante altre voglia.

Gioite, sorelle e fratelli miei! Gioite!

Da questo punto di vista ogni cosa è contenuta in un “unico punto
matematico”. Ma, con una precisa caratteristica. Che si vive una vita
espressiva, coinvolgente, globale con esso e con la totalità che in esso è
rappresentata!

Potremmo continuare ancora, se volete…

(Guido)

Condividi:

  1. Romina Piccolo
    | Rispondi

    Grazie

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *