I TANTRA
di Sri Aurobindo
Osserviamo innanzitutto che esiste tuttora in India un notevole sistema yogico che è per sua natura
sintetico e parte da un grande principio centrale della Natura, da una grande forza dinamica della
Natura; ma, si tratta di uno yoga distinto, non di una sintesi di altre scuole.
Questo sistema è la via del Tantra.
A causa di qualcuno dei suoi sviluppi, il Tantra è caduto in discredito fra coloro che non sono
tantrici; ciò principalmente a causa degli sviluppi del suo sentiero della mano sinistra, il Vama
Marga, che non pago di superare la dualità della virtù e del peccato, invece di sostituirli con una
spontanea rettitudine dell’agire, è sembrato costituirsi come metodo di auto-indulgenza, di libera
immortalità sociale. Tuttavia, all’origine il Tantra fu un ampio e potente sistema basato su
concezioni che erano almeno parzialmente vere.
Anche la sua duplice divisione tra i sentieri della mano destra e della mano sinistra, Dakshina
Marga e Vama Marga, trovò origine in una sicura e profonda intuizione. Nell’antico senso simbolico
dei termini Dakshina e Vama, si trattava della distinzione tra la via della conoscenza e la via
dell’ananda, la natura dell’uomo che si liberava attraverso un esatto discernimento dei poteri e
delle attività delle proprie energie, elementi e potenzialità e la natura nell’uomo che si liberava
attraverso invece la gioiosa accettazione dei poteri e delle attività delle proprie energie,
elementi e potenzialità. Ma in entrambe le vie vi fu alla fine un oscurarsi dei principi, una
deformazione simbolica e una caduta.
Se comunque abbandoniamo anche qui i metodi e le pratiche attuali e ricerchiamo il principio
centrale, troviamo come prima cosa il fatto che il Tantra si differenzia espressamente dai metodi
yoga di tipo vedico. In un certo senso, tutte le scuole che abbiamo sin qui esaminato sono
vedantiche nella loro concezione; la loro forza è nella conoscenza, il loro metodo è nella
conoscenza, sebbene essa non sia sempre discernimento attraverso l’intelletto, ma possa invece
essere conoscenza del cuore espressa nell’amore e nella fede o conoscenza della volontà che si
sviluppa attraverso l’azione. In tutte, il Signore dello yoga è il Purusha, l’anima consapevole che
conosce, osserva, attrae, dirige. Ma nel Tantra è piuttosto Prakriti, l’anima natura, l’energia, la
forza volontà esecutrice dell’universo.
Fu scoprendo ed applicando i segreti più intimi di questa forza volontà, il suo metodo, il suo
Tantra, che lo yogi tantrico perseguì gli scopi della sua disciplina, conoscenza profonda,
perfezione, liberazione, beatitudine.
Invece di ritirarsi di fronte alla Natura manifestata e alle sue difficoltà, egli le affrontò, se
ne impadronì e le vinse.
Ma alla fine, come è nella tendenza generale di Prakriti, lo yoga tantrico perse gran parte dei
suoi principi nei suoi meccanismi edivenne un oggetto di formule e azioni occulte, ancora potenti
quando rettamente usate ma cadute della chiarezza del loro concetto originario.
Abbiamo in questa concezione tantrica centrale un aspetto della verità, l’adorazione dell’energia,
della Shakti, come sola forza effettuale per ogni realizzazione. Cogliamo l’altro estremo nella
concezione vedantica della Shakti come potere illusionistico e nella ricerca del silenzioso e
immobile Purusha come mezzo di liberazione dagli inganni prodotti dall’energia creatrice.
Ma nella concezione integrale, l’anima conscia rappresenta il Signore, l’anima natura la sua energia
esecutrice. Il Purusha è della natura di Sat, conscia autoesistenza pura ed infinita; Shakti o
Prakriti sono della natura di Chit,il potere della conscia autoesistenza pura ed infinita del
Purusha. La relazione tra i due si trova tra i poli del riposo e dell’azione. Quando l’energia è
assorbita nella beatitudine del conscio autoesistere, c’è riposo; quando il Purusha si espande
nell’azione della sua energia, c’è attività, creazione e gioia o Ananda del divenire. Ma se l’Ananda
è il creatore e la causa di ogni divenire, il suo metodo è Tapas o la forza della coscienza del
Purusha che è propria alla sua infinita potenzialità di esistenza e che da essa produce verità
ideali, o vere idee, Vijana, le quali derivando da una onniscente e onnipotente autoesistenza,
possiedono la certezza del proprio compimento e contengono in se stesse la natura e la legge del
proprio divenire nei termini della mente, della vita e della materia.
La finale onnipotenza di Tapas e l’infallibile compimento delle idee sono il fondamento reale di
ogni yoga.
La disciplina tantrica è per sua natura una sintesi. Si è impadronita della grande verità
universale che esistono due poli dell’essere la cui unità essenziale è il segreto dell’esistenza,
Brahman e Shakti, Spirito e natura, e che la natura è potere dello spirito o, piuttosto, spirito
come potere. Elevare la natura nell’uomo a manifesto potere dello spirito è il suo modo di
procedere, ed è l’intera natura che essa raduna verso la conversione spirituale.
Include tra i suoi strumenti gli energici processi hathayogici e specialmente l’apertura dei centri
nervosi ed il passaggio attraverso di essi della Shakti risvegliata nel suo procedere verso l’unione
con il Brahman, lo sforzo più sottile della purificazione, meditazione e concentrazione rajayogici,
l’azione della forza di volontà, il potere motore della devozione, la chiave della conoscenza. Ma
essa non si arresta al riuscito assemblaggio delle differenti facoltà di questi yoga specifici. In
due direzioni essa amplia attraverso la sua azione sintetica l’ambito del metodo yogico.
Dapprima, pone fermamente le proprie mani su molte delle cause principali dell’azione, del
desiderio e delle qualità umane e le assoggetta a una disciplina intensiva con il dominio spirituale
dei propri impulsi come primo scopo e la loro elevazione a un livello spirituale più prossimo al
divino come realizzazione finale.
Ancora, essa include tra gli obiettivi del suo yoga non soltanto la liberazione, che è la
preoccupazione onnidominante dei sistemi specifici, ma una gioia cosmica del potere dello spirito,
che gli altri metodi possono accettare strada facendo incidentalmente, in parte o casualmente, ma
che evitano di considerare come movente o come scopo. Si tratta di un sistema più audace e più
vasto.
Nel metodo di sintesi che siamo andati seguendo, è stata perseguita un’altra idea di principio che
deriva da un differente punto di vista circa le possibilità dello yoga.
Questa parte dal metodo del Vedanta per giungere agli obiettivi del Tantra. Nel metodo tantrico la
Shakti è ciò che più importa, divenendo la chiave per la scoperta dello spirito; in questo metodo di
sintesi l’anima è ciò che più importa, divenendo il segreto per il procedere della Shakti. Il metodo
tantrico parte dal fondo e compie gradualmente la propria ascesa verso l’alto sino alla vetta;
perciò il suo accento iniziale è sull’azione della Shakti risvegliata nel sistema nervoso del corpo
e nei suoi centri; l’aprirsi dei sei loti è l’aprirsi dell’estensione del potere dello spirito.
La nostra sintesi considera l’uomo come spirito in una mente molto più che come spirito in un corpo
e presume in lui la capacità di iniziare da quel livello, di spiritualizzare il proprio essere
attraverso il potere dell’anima sulla mente aprendosi direttamente a una più alta forza di esistenza
spirituale e di perfezionare attraverso questa forza superiore così posseduta e attivata l’intera
sua natura. Per questa ragione il nostro accento iniziale è caduto sull’utilizzo dei
poteridell’anima nella mente e sul ruotare della triplice chiave della conoscenza, delle opere e
dell’amore nelle serrature dello spirito; si può fare a meno dei metodi hathayogici, sebbene non ci
siano obiezioni al loro uso parziale;quelli rajayogici verranno inclusi solo come elemento
informale.
Giungere per la via più breve al più ampio sviluppo del potere e dell’essere spirituale e
divinizzare attraverso di esso un natura liberata nell’intera sfera del vivere umano è il movente
che ci ispira.
Lo scopo iniziale comune a ogni yoga è emendare l’anima dell’uomo dalla sua attuale ignoranza e
limitazione, liberarla nell’essere spirituale, unirla al supremo sé e al Divino. Ma, generalmente,
ciò diviene non solo l’obiettivo iniziale, ma quello complessivo e finale: la gioia dell’esistenza
spirituale esiste, ma o nella dissoluzione dell’uomo e dell’individuale nel silenzio
dell’autoesistenza o su un piano più alto in un’altra esistenza.
Il sistema tantrico fa della liberazione lo scopo finale, ma non il solo; ricerca sul suo cammino
una piena perfezione e gioia per il potere, la luce e la beatitudine spirituali nell’esistenza
umana, e possiede anche una visione dell’esperienza suprema nella quale la liberazione, l’agire
cosmico e la beatitudine sono unificate in un annullamento finale di tutti gli opposti e le
dissonanze. Questa è la più ampia visione delle nostre potenzialità spirituali dalla quale anche noi
partiamo, ma aggiungendo un accento diverso che genera un significato più completo. Noi consideriamo
lo spirito nell’uomo non solamente come un essere individuale in cammino verso una trascendente
unità con il Divino, ma come un essere universale capace di identità con il Divino in tutte le anime
e in tutta la natura e portiamo questa più vasta concezione sino alle sue estreme conseguenze.
La liberazione individuale dell’anima dell’uomo e la gioia dell’identità con il Divino in un
essere, in una coscienza e in una beatitudine spirituali, devono sempre costituire il primo
obiettivo dello yoga; il suo puro piacere nell’unità cosmica del divino diviene un obiettivo
secondo; ma aldilà di questo ne appare un terzo, la realizzazione del significato dell’unità divina
con tutti gli esseri attraverso la compassione e la partecipazione agli intenti del divino
nell’umanità.
I Rishi vedici non realizzarono mai la supermente sul piano terrestre o forse nemmeno vi tentarono.
Essi cercarono di elevarsi individualmente al piano supermentale, ma non riuscirono a farlo
discendere e a renderlo parte permanente della coscienza terrestre. Esistono persino versi delle
Upanishad nei quali si allude al fatto che è impossibile varcare le porte del Sole (il simbolo della
supermente) e conservare un corpo terrestre. E’ per questo fallimento che lo sforzo spirituale
dell’India terminò nel Mayavada.
Il nostro yoga è un duplice movimento di ascesa e di discesa; si sale a livelli di coscienza sempre
più alti, ma allo stesso tempo si fa discendere il loro potere non solo nella mente e nella vita, ma
da ultimo anche nel corpo. E il livello supremo, quello a cui sono rivolti i suoi sforzi, è la
supermente.
Solo quando questa può essere fatta discendere la trasformazione divina diventa possibile nella
coscienza terrestre.
Il Veda e il Vedanta sono un aspetto dell’unica Verità; il Tantra, con la sua enfasi sulla Shakti,
è un altro; in questo yoga si comprendono tutti gli aspetti della verità, non nelle forme
sistematiche che gli sono state attribuite in precedenza, ma nella loro essenza, e li si conduce al
più perfetto e alto significato. Ma il Vedanta si occupa maggiormente dei principi e delle
concezioni fondamentali della conoscenza divina e perciò molto del suo sapere e delle sue esperienze
spirituali è stato integralmente riportato nell’Arya.
Il Tantra si occupa maggiormente di forme, processi e poteri strutturati;tutto ciò non poteva
essere assunto semplicemente com’era, perché lo yoga integrale ha necessità di sviluppare le proprie
forme e metodi; ma, l’ascesa della consapevolezza attraverso i centri nervosi e altro della
conoscenza tantrica stanno dietro il processo di trasformazione al quale attribuisco così tanta
importanza, anche la verità che niente può essere realizzato se non attraverso la forza della Madre.
Il processo della salita della Kundalini risvegliata attraverso i centri nervosi, come anche la
purificazione di questi centri è una conoscenza di tipo tantrico.
Nel nostro yoga non esiste un processo forzato di purificazione ed apertura dei centri; né una
salita di Kundalini ottenuta attraverso un determinato processo. Viene usato un altro metodo; esiste
tuttavia l’ascesa della consapevolezza, da ed attraverso i differenti livelli sino a raggiungere la
più alta coscienza situata aldisopra; esiste l’apertura dei centri e dei piani (mentale, vitale,
fisico) che questi centri comandano; esiste inoltre quel discendere che è la chiave principale della
trasformazione spirituale. Perciò esiste, come ho detto, una conoscenza di tipo tantrico dietro il
processo di trasformazione di questo yoga.
Lascia un commento