I TRE CERVELLI: CERVELLO/MENTE/COSCIENZA (PRINCIPI E MODELLI) 9

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CERVELLO/MENTE/COSCIENZA (PRINCIPI E MODELLI) 9

tratto da “Enciclopedia olistica”

di Nitamo Federico Montecucco ed Enrico Cheli

I TRE CERVELLI

Uno e trino: le tripartizioni dell’unità
di Nitamo Federico Montecucco

La luce ha tre colori primari. L’onda-particella fotone, il quanto di luce, nella gamma del
visibile, ha tre vibrazioni essenziali: il rosso, il giallo e il blu.

I mandala tantrici esprimono analogicamente il punto di coscienza centrale inglobato in un triangolo
di energia dai lati nero, rosso e bianco.

Il simbolo divino del triangolo e del punto di coscienza centrale è un simbolo presente in molte
religioni. L’universalità di questo simbolo si manifesta anche nella sua estensibilità alle basi
fisiche, chimiche e biologiche della teoria scientifica.

L’idea dell'”Uno e Trino” è ancestralmente codificata nella nostra memoria collettiva.

Fritjof Capra, il fisico americano autore del bellissimo “Tao della fisica”, evidenziava come la
tradizione mistica orientale sia intimamente connessa con la più recente visione scientifica
occidentale. Gli archetipi della nostra realtà sono gli stessi; sia che si sia pervenuti alla loro
scoperta con metodologie scientifiche, sia tramite la diretta conoscenza interiore o spirituale.

La concezione religiosa Hindu contempla una triplice divisione della realtà del cosmo, costituita
dalla forza creatrice, dalla forza dell’equilibrio e da quella della disgregazione, impersonate
dalle divinità Brahma, Vishnu e Shiva.

Questa trinità di energie divine, chiamata Trimurti, è strettamente correlabile alla più accettata
concezione cosmologica, che vede il nostro universo formato da miliardi di galassie come
teoricamente originantesi da una “singolarità” iniziale in cui non esiste lo spazio-tempo (il punto
zero), a cui segue un “Big Bang” iniziale di creazione-espansione, una seconda fase di
equilibrio-evoluzione e una fase finale di distruzione-disgregazione.

Il simbolo de l’occhio di Dio inserito nel triangolo della tradizione giudaico-cristiana, ci riporta
a questa profonda intuizione della trinità del Tutto.

Goethe rilevava l’identità tra la luce e la sua scomposizione in tre colori complementari e la
visione spirituale. Dewey Larson, il fisico australiano autore dei rivoluzionari testi
sull’unificazione delle leggi della fisica, ci ricorda che tutto ciò che esiste è originato
dall’evoluzione dei fotoni, ossia della luce.

La divisione tra mondo sacro e profano è fìttizia e teorica, in quanto la realtà contiene senza
sforzo questo tre dimensioni che coesistono sincroniche e interconnesse, proprio come la luce
contiene in sé i tre colori fondamentali da cui nascono le infinite sfumature dell’esistenza. Ognuna
di queste “parti” del Tutto non potrebbe esistere isolatarnente. La vita biologica nasce da questi
fotoni, da questi atomi pulsanti e vibranti di campi e di energie.

La storia della vita è l’evoluzione della vita.

Come origina la tripartizione dell’unità del cervello umano?

La vita iniziò sulla Terra come cellula, unità vivente composta da miliardi di atomi, e da allora
continuò ad espandersi nello spazio-tempo e nella complessità dell’elaborazione delle informazioni
fino ad organizzarsi in un colossale multi-organismo: il multicellulare che, nella forma più
semplice e primitiva, unifica alcuni miliardi di unicellulari in un unico essere vivente. La vita
non si fermò ai semplici multicellulari, come le alghe e i molluschi (già dotati di un sistema
nervoso), non si fermò agli insetti (già dotati di un sistema nervoso tripartito), continuando ad
evolversi secondo una divina logica naturale per noi ancora sconosciuta.

Si evolvono così i vertebrati che, dopo gli insetti, rappresentano la classe di animali di maggior
successo adattativo ed evolutivo. Questa grandissima famiglia di animali comprende: i pesci, gli
anfíbi, i rettili, gli uccelli e i mammiferi. In questa classe di esseri viventi, il sistema nervoso
si evolve in modo eccezionale in velocità e potenzialità. I vertebrati sono i primi a sviluppare un
‘cervello’ di complessità e capacità paragonabile a quella umana. Il primo cervello si sviluppa nei
rettili e gestisce le informazioni connesse con la sopravvivenza (caccia, territorialismo,
riproduzione, attacco e fuga, ecc.); a questo cervello arcaico si sovrappone, nei mammiferi, un
secondo cervello più evoluto, chiamato sistema limbico, che gestisce i comportamenti affettivi,
emozionali, le relazioni di gruppo e il gioco. Con l’apparire dell’uomo, al di sopra dei due primi
cervelli, se ne sviluppa un terzo, suddiviso in due emisferi, con capacità estremamente più
raffinate. Il nostro cervello, composto da un cervello rettile, mammifero e umano, riassume in sé
tutto il lungo e complesso patrimonio evolutivo e organizzativo del sistema nervoso.

Ogni essere vivente è un micro insieme del Tutto, ne esprime l’unità e la complessità. L’essere
umano, l’organismo più evoluto dell’esistenza, dovrebbe rappresentare questo Tutto vivente, che
chiamano Dio, in modo ancora più profondo.

L’essere umano racchiude sincronicamente in sé la dimensione psichica, quella emozionale e quella
biofísica. E’ sconcertante rilevare che non esiste a tutt’oggi una definizione di essere vivente che
unifichi in sé la complessità dei suoi componenti físico-somatici con l’aspetto di unità
mentale-cosciente.

Cyber è il concetto di unità vivente-cosciente che, come una striscia di Möebius unifica l’aspetto
oggettivo-biochimico-somatico che la “forma”, a quello soggettivo-psichico-di coscienza che la
‘anima’. Ogni essere vivente è un cyber, un organismo unitario complesso caratterizzato da simili
caratteri e polarità.

La prima immagine (**) raffigura la triplice divisione (polo nord, centro e polo sud) di un atomo
eterico descritto dai fondatori della Società Teosofica, la seconda quella di radiolari (protozoi
unicellulari), la terza la tripartizione somatica e neuroanatomica degli insetti e la quarta
dell’uomo.

Modellisticamente possiamo quindi raffigurare l’insieme vivente Cyber caratterizzato universalmente
era un polo nord/alto, da un equatore/centro e un polo sud/basso.

Dalle unità primarie ai piani più evoluti di coscienza fino alla divinità, tutto sembra ruotare su
una tripartizione fondamentale.

In India una delle forme più pure ed evolute di spiritualità considerava che, gli unici attributi
con cui si può descrivere la divinità sono quelli di verità-bellezza-bene, la verità come fattore
mentale intuitivo, la bellezza come fattore emotivo estetico e il bene come inequivocabile fattore
relativo al corpo fisico.

Steiner concepisce l’uomo come diviso in un polo superiore pensante, in un sistema ritmico/senziente
e in un polo addominale/metabolico. David Boadella, riprendendo la triplice divisione dell’ovulo
umano in tre foglietti embrionali (da cui originano il centro metabolico/addominale, il centro
cardiocircolatorio/toracico e il centro sensoriale/cefalico), mette in evidenza come la integrazione
e lo sviluppo siano direttamente proporzionali alla qualità del benessere e dell’armonia del nostro
essere.

Queste costanti di tripartizione dell’unità ci devono indurre ad una più complessa ed organica
visione dell’uomo e di tutti gli esseri viventi. La tripartizione evoca costantemente una
stratificazione evolutiva.

Vi è una sorta di scala di livelli di coscienza e di esperienza che devono, nella loro complessità,
essere fluidamente compresi e costantemente considerati come parte integrante del concetto di unità
vivente.

Solo quando la complessità delle categorie sarà inclusa in una visione organica e unitaria che
contempli sincronicamente materia, mente e spirito si potrà iniziare una scienza realmente olistica.

I tre cervelli secondo Gurdjieff
di Aurora Maggio Cooper

George Gurdjieff è nato verso la fine del secolo scorso, in luogo imprecisato sulla frontiera
russo-turca. Iniziò molto presto ad interrogarsi su sé e per circa vent’anni percorse l’Asia
centrale e il Medio Oriente alla ricerca della conoscenza.

Fece ritorno a Mosca poco prima dello scoppio della Prima Guerra mondiale. Lì si riunirono attorno a
lui discepoli, che lo seguirono a Tiflis, Costantinopoli, Berlino e Londra. Nel 1922 si stabilì in
Francia, al castello della Prieurè, vicino a Fontainbleau, dove fondò l’Istituto per lo sviluppo
armonico dell’uomo.

Dopo un viaggio negli USA, nel 1924, un gravissimo incidente d’auto interruppe i suoi progetti al
Prieurè ed egli decise di dedicarsi totalmente alla scrittura del suo insegnamento. Soltanto verso
la fine, durante la Seconda Guerra Mondiale, riprese un lavoro intensivo con alcuni discepoli di
Parigi ed alcuni venuti a incontrarlo da altre parti del mondo. Morì a Parigi il 29 ottobre 1949.

Secondo Gurdjieff, ” la macchina umana, cioè il corpo fisico, non è retta da un solo cervello ma da
più cervelli indipendenti l’uno dall’altro, con funzioni distinte e distinti campi di
manifestazione” (Ouspensky, “Frammenti di un insegnamento sconosciuto”, pag. 62 e segg., ed.
Astrolabio).

Il corpo per Gurdjieff non è semplicemente l’organismo fisico, ma un organismo che esprime tre
distinti modi di percezione, corrispondenti a tre diversi cervelli, che partecipano ad ogni nostra
azione senza coordinazione o armonia fra loro (John G. Bennett, “Gurdjieff: Making a New World”,
pag. 229, ed. Turnstone Books London. Trad. It: “Gurdjieff: Un nuovo mondo” Ubaldini Ed.).

Secondo Gurdjieff, il più grave errore della ricerca occidentale è stato credere che il cervello
fosse un unico organo. (“Frammenti”, op. cit. e Gurdjieff: “Vedute sul mondo reale”, pag. 80 e
segg., ed. L’Ottava).

Gurdjieff distingueva almeno tre centri di percezione psichica: motorio, emozionale e intellettuale
e riteneva che il primo passo per uno stato armonioso dell’essere fosse il raggiungimento di
equilibrio fra queste tre funzioni.

Altre volte si richiamava ad un ulteriore centro istintivo, che considerava una macchina
indipendente e autosuffìciente, ed un quinto, il centro sessuale che, nell’uomo normale, non lavora
mai in modo autonomo, ma asservito agli altri centri (Frammenti op. cit.).

In generale, nell’uomo occidentale, secondo Gurdjieff (“Making” op. cit.), le emozioni e le
sensazioni organiche sono poco sviluppate e si manifestano in modo distorto, creando emozioni e
sensazioni negative che costantemente interferiscono con la libera attività della coscienza
superiore. Per Gurdjieff i centri possono avere quindi polarità positiva o negativa.

Lo studio delle emozioni e delle sensazioni negative, del loro ruolo e del loro significato si è
espresso con alcuni specifici metodi ideati da Gurdjieff. Il lavoro sul movimento del corpo, la
non-espressione delle sensazioni ed emozioni negative erano mezzi per la attuazione dell’uomo
armonico. (“Frammenti” op. cit.). Gurdjieff riteneva, infatti, l’evoluzione interiore corrispondente
al crescere di facoltà e poteri che non si sviluppano meccanicamente da soli.

Evoluzione è evoluzione dell’autocoscienza che appunto non può evolversi inconsciamente. L’evolversi
della coscienza porta l’uomo a scoprire di non avere un “io” immutabile. ” Un attimo fa un pensiero,
ora un desiderio, poi una sensazione, poi un altro pensiero e così via senza fine. L’uomo è una
pluralità. Il nome dell’uomo è legione” (“Frammenti”, op. cit.).

Niente nell’uomo comune, secondo Gurdjieff è in grado di controllare i cambiamenti di questi io,
essenzialmente perchè non li nota, non ne ha alcuna idea. ” Egli vive sempre nell’ultimo io”
(Frammenti, op. cit.).

” L’imitazione, l’educazione, la lettura, l’ipnotismo delle religioni, delle caste e delle
tradizioni, o la seduzione dell’ultimo slogan danno origine alla personalità dell’uomo … “
(Frammenti, Op. cit.).

Da queste premesse Gurdjieff ha espresso una teoria che comprende 7 tipi di uomini e il loro grado
evolutivo.

L’uomo n. 1 di Gurdjieff è l’uomo il cui centro di gravità è il centro motorio, è l’uomo del corpo
fisico, in cui le funzioni dell’istinto e del movimento predominano sulle funzioni del sentimento e
del pensiero. Il suo essere è vivere delle sensazioni. Egli produce un sapere basato
sull’imitazione, un’arte di pura apparenza o grossolanamente primitiva o sensuale, come la musica e
le danze dei popoli primitivi. La religione di questo uomo sarà una religione fatta di riti, di
forme esteriori, di sacrifici cruenti o di cerimonie fastose o selvagge.

Allo stesso grado di sviluppo unilaterale, Gurdjieff pone l’uomo n. 2, l’uomo il cui centro di
gravità della vita psichica è il centro emozionale, l’uomo le cui funzioni emozionali predominano
sulle altre. Il suo sapere è fondato su ciò che gli piace, non vuole saperne di ciò che non gli
piace. Oppure, se è malato, sarà attratto da ciò che gli dispiace, sarà affascinato dalle proprie
ripugnanze, da tutto ciò che provoca in lui orrore, paura, nausea. L’uomo di questo tipo vive delle
proprie emozioni, dei propri sentimenti, la sua arte è arte delle emozioni, la sua religione è
religione di fede, amore, di slanci, di adorazione e di entusiasmo che non tarderanno a trasformarsi
in persecuzione, oppressione e sterminio degli “eretici”, dei “pagani”.

L’uomo n. 3, secondo Gurdjieff, anch’esso ad uno stadio unilaterale di sviluppo, ha come centro di
gravità della vita psichica, il centro intellettuale, è un uomo in cui la funzione intellettuale
predomina sulle funzioni emozionali, istintuali e motorie, è l’uomo che ragiona, che ha una teoria
per tutto ciò che fa, che parte sempre da considerazioni mentali. Il suo essere è nei ragionamenti,
il suo sapere è fondato su un pensare soggettivamente logico, su parole, su una comprensione
letterale, è il sapere dei topi di biblioteca, degli scolastici. La sua arte sarà teorica, una
religione di prove e argomenti, fondata su ragionamenti, interpretazioni e deduzioni logiche.

Secondo Gurdjieff, “questi tre tipi di uomini costituiscono l’umanità meccanica, restano al livello
in cui sono nati.” (Frammenti, op. cit.).

Questi tipi psicologici aderiscono perfettamente alle recenti ricerche sulla suddivisione in tre
livelli della struttura cerebrale: il cervello rettile, il più antico, quello istintuale, primario,
dei bisogni fondamentali alla sopravvivenza, delle sensazioni; il cervello mammifero, delle
emozioni, dei sentimenti; quello umano della elaborazione logica, il più recente nell’evoluzione
animale.

Secondo Gurdjieff, i centri psichici, oltre ad esprimere la polarità positivo/negativo si
suddividono al loro interno in parti, così ogni uomo nasce con una focalizzazione in uno dei tre
principali centri o cervelli, ma la sua vera evoluzione inizierà con l’uomo n. 4, che non è più un
evento accidentale, né le influenze ordinarie dell’educazione, della cultura lo possono produrre. In
quest’uomo i centri psichici hanno iniziato ad equilibrarsi, in lui un centro non domina gli altri,
egli ha iniziato a conoscersi, comincia a sapere dove va. Questo tipo di uomo è in cammino verso il
sapere oggettivo, il suo sapere si è liberato degli elementi soggettivi, egli assimila conoscenza da
uomini di sapere superiore al suo, nei limiti delle sue possibilità. Egli si sforzerà di essere
quello che vuole, nell’arte, nella scienza, nella religione. E’ dotato di una volontà individuale.
E’ il primo gradino della evoluzione della coscienza individuale. Verrebbe da proporre: è
l’espressione dell’evoluzione del cervello umano che apprende la osservazione di sé, acquisisce la
capacità di autocoscienza.

D’altra parte, secondo Gurdjieff, l’autocoscienza individuale dell’uomo può raggiungere un ulteriore
affinamento, una conoscenza così precisa di sé da creare l’uomo integrato, che non cambia più
continuamente, come nei primi tipi, ma possiede un “io” indivisibile e tutta la sua conoscenza
appartiene a questo “”, non c’è più un “io” che sa qualcosa senza che un altro “io” non sappia: è
questo l’uomo n. 5 di Gurdjieff che si conosce nella complessità delle diverse manifestazioni dei
centri, che ha cristallizzato la conoscenza del proprio microcosmo, specchio del macrocosmo. L’uomo
con ” un centro di gravità permanente”. Per quanto riguarda le religioni, Gurdjieff dice che non
possiamo sapere nulla delle religioni degli uomini più evoluti fin tanto che resteremo quello che
siamo (Frammenti, op. cit.).

L’uomo con un “io” permanente e individuale, cristallizzato potrà evolversi ulteriormente se la sua
conoscenza lo renderà capace di abbandonare intenzionalmente la identificazione con il proprio
microcosmo, infatti egli dovrà perdere la sua integrità oggettiva del sapere accessibile all’uomo.
Il sapere di questo uomo.

L’uomo n. 6 di Gurdjieff, potrà ancora perdersi. Solo il sapere dell’uomo n. 7 sarà suo e non potrà
esserli tolto, è il sapere interamente oggettivo del Tutto.

L’uomo, secondo Gurdjieff, è dunque un essere tricerebrato, che contiene in sé tutta l’evoluzione,
l’intera struttura dell’universo. Questa caratteristica lo rende capace di volontà autosufficiente
attraverso la liberazione consapevole dei suoi tre cervelli. L’uomo autosuffíciente, libero da
influenze esterne potrà sviluppare la sua potenzialità oggettiva e universale. (Making, op. cit.,
pagg. 247 e segg.).

La teoria di Gray comprende il cervello triuno

Sebbene l’emozione e la ragione siano complementari, essi sono effetti distinti di differenti
meccanismi cerebrali, a parere di Gray, che si basa sulla teoria del cervello “triuno” del
ricercatore McLean, modificata da Aristide Esser, (editore dei Man/Environment Systems).

Vediamo il mondo attraverso gli occhi dei nostri tre sé evolutivi: rettile, mammifero inferiore e
primate.

– Il cervello più profondo e più vecchio dell’uomo – quello rettile – regge il senso
dell’individualità, della territorialità, della privacy e dell’auto-conservazione.

– Il cervello “limbico” regge consapevolezza sociale e relazioni – appartenenza, cura, simpatia,
compassione e conservazione di gruppo. Negli esseri umani la terza suddivisione del sistema limbico
è molto accresciuta.

– Il cervello “primate” – la corteccia cerebrale – è più orientata delle altre agli stimoli esterni,
regge la discriminazione sensoria e nell’uomo anche il pensiero razionale.

Negli esseri umani, la corteccia prefrontale molto sviluppata in connessione dell’area limbica
accresciuta, integra la conoscenza e il sentimento del mondo esterno e del mondo interno. “Siamo
obbligati a guardare a noi stessi e al mondo attraverso gli occhi di tre mentalità molto diverse fra
loro, due delle quali mancano della facoltà di parola”.

“La coscienza risiede da qualche parte nella relazione strutturale fra le emozioni. I sentimenti
sono in grado di sentire se stessi, di influenzarsi, poiché la corteccia cerebrale funziona
essenzialmente come un telaio, attraverso il quale si possono produrre incredibili tessuti, per
mezzo della trama fornita dai centri cerebrali più bassi”.

La gran parte dei teorici del cervello ritengono che la corteccia sia la chiave della coscienza
umana, Gray si differenzia: “L’essere umano moderno, evoluto, con simpatie e compassione, pensiero
creativo e capacità di autocorrezione, risiede nel sistema limbico, ma non potrebbe funzionare nel
senso veramente umano senza la corteccia, come sua protesi ed estensione”.

Sebbene i tre cervelli siano estensivamente interconnessi, ciascuno opera, in qualche modo
indipendentemente. All’interno della sistemazione triuna, in cui il tutto è più della somma delle
sue parti: “ciascun cervello deriva un gran numero di informazioni e, più di quante se operasse da
solo”.

continua…

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