I tuoi due sentieri: attività e meditazione – Yoganandaji

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I tuoi due sentieri: attività e meditazione

– di Yoganandaji

Tratto da:
“L’eterna ricerca dell’uomo”
– di Paramahansa Yogananda –

– I due sentieri: attività e meditazione –

Per riassumere: ci sono due fondamentali vie d’accesso alla
realizzazione di Dio: la via esteriore e quella interiore o
trascendentale. La via esteriore è quella della giusta azione, di
amare e servire l’umanità con la coscienza accentrata in Dio. La via
trascendentale è quella della profonda meditazione esoterica. Sulla
via trascendentale vi renderete conto di tutto ciò che non siete, e
scoprirete ciò che siete: “Non sono il respiro; non sono il corpo; nè
carne od ossa.

Non sono la mente nè il sentimento. Sono Quello che sta dietro il
respiro, il corpo, la mente e il sentimento”. Ciò che voi realmente
siete è quello stato di divina coscienza, raggiunto il quale si sa di
essere al di là della coscienza del mondo, di non essere nè il corpo
nè la mente, pur essendo consapevoli come non mai di esistere. Voi
siete Quello in cui è radicata ogni cosa dell’universo.

Perchè non indagare dietro il buio che vedete ad occhi chiusi? Questo
è il luogo da esplorare. “E la luce splende fra le tenebre, e le
tenebre non l’hanno accolta” (nota 10: Giovanni, 1,5). Ci sono grandi
luci e forze cosmiche là.

– Cieli di beatitudine si apriranno a voi -.

Il samadhi (nota 11: l’estasi spirituale, lo stato di unione con Dio
sperimentato come ultimo fine della meditazione) è un’esperienza
gioiosa, una splendida luce nella quale si vedono gli innumerevoli
mondi fluttuare in un vasto spazio di gioia e beatitudine. Distruggete
l’ignoranza spirituale, la quale vi fa pensare che questa vita mortale
sia reale. Abbiate voi stessi queste bellisssime esperienze
nell’eterno samadhi, in Dio. Aurore di luce, cieli di beatitudine
eterna si apriranno dinanzi a voi.

Tutti i grandi Maestri dichiarano che entro questo corpo c’è l’anima
immortale, una scintilla di Quello che sostiene tutto il creato. Colui
che conosce la propria anima conosce questa verità: “Io sono al di là
di ogni cosa finita; ora vedo che lo Spirito, solo nello spazio con la
Sua sempre nuova gioia, ha espresso Sè Stesso nel vasto corpo della
Natura. Io sono le stelle, sono le onde, sono la Vita di tutti; sono
il riso in ogni cuore, il sorriso sui volti dei fiori e in ogni anima.
Sono la Saggezza e il Potere che sostengono tutto il creato”.

Realizzate questo! Le mie parole potranno continuare a vibrare dentro
di voi, ma se continuerete a dormire nell’illusione, non ve ne
renderete conto. Se vi risveglierete, sarete consci del fatto che la
verità di cui ho parlato continua a pulsare nella vostra anima.
Meditate. Imparate questa lezione liberatrice. Non apettate più. Io
sono venuto qui non per intrattenervi con festività mondane(nota 12:
Nel suo sforzo di promuovere una più vasta comprensione tra le civiltà
d’Oriente e d’Occidente, Paramahansa Yogananda organizzava
occasionalmente riunioni informali al Centro internazionale della Self
Realisation Fellowship. Qui si riferisce a un “banchetto indo
americano” che doveva seguire a questo discorso), ma per ridestare in
voi la memoria assopita dell’immortalità. Non sapete quali dolori
affliggono chi rimane nell’illusione! Io soffro per voi, e farò di
tutto per aiutarvi a realizzare che l’illuminazione è dentro di voi.

Liberatevi per sempre.

– L’universalità dello Yoga. –

Tempio della Self Realisation Fellowship di Hollywood, California, 21
maggio 1944.

Lo yoga è un sistema di metodi scientifici volti a riunire l’anima
allo Spirito. Noi siamo discesi da Dio, e dobbiamo risalire a Lui. Ci
siamo, in apparenza, separati dal Padre nostro e dobbiamo consciamente
riunirci a Lui. Lo yoga ci insegna ad elevarci oltre l’illusione della
separazione e a realizzare la nostra unità con Dio. Milton , il poeta,
scrisse dell’anima umana e di come potrebbe riguadagnare il paradiso.
Questo è lo scopo e il traguardo dello Yoga: riguadagnare il paradiso
perduto della coscienza dell’anima che fa conoscere all’uomo che egli
è, ed è sempre stato, tutt’uno con lo Spirito.

Le varie religioni del mondo si basano più o meno sulle credenze
dell’uomo. Ma la vera base della religione dovrebbe essere una scienza
che tutti i devoti possano applicare per raggiungere il nostro Unico
Padre: Dio. Questa scienza è lo Yoga. La pratica di una scienza della
religione si impone. I differenti “ismi” religiosi hanno tenuto
l’umanità divisa, benchè Gesù abbia fatto notare: “Se una casa è
divisa in sè stessa, la casa non può stare in piedi” (nota 1:
Marco,3,25). L’unità tra le varie religioni può essere raggiunta solo
quando gli individui che praticano quelle religioni diventano
effettivamente coscienti del Dio interiore. Allora avremo una vera
fratellanza dell’uomo sotto la paternità di Dio.

Tutte le grandi religioni del mondo predicano la necessità di trovare
Dio e della fratellanza tra gli uomini; e tutte hanno un codice
morale, come i Dieci Comandamenti. Che cos’è, allora, che crea le
incomprensioni tra loro? E’ il bigottismo delle menti umane. Non
troveremo Dio concentrandoci sui dogmi, ma mediante la vera conoscenza
dell’anima. Quando gli uomini percepiranno le verità universali che
formano la base delle varie religioni, non ci saranno più ostacoli
creati dai dogmi. Per me non esiste ebreo nè cristiano, nè indù; tutti
sono miei fratelli. Io adoro Dio in tutti i templi, perchè ciascuno è
stato eretto in onore del Padre mio.

Dobbiamo cominciare a costruire un’unità mondiale con l’idea iniziata
dalla Self Realisation Fellowship: una “Chiesa di tutte le religioni”;
non eclettismo, ma rispetto per tutte le religioni, che costituiscono
i vari sentieri verso Dio. Tali templi, dedicati all’unico Dio che
tutte le religioni adorano, dovrebbero essere costruiti ovunque. Io
predico che ciò avverrà. Oriente e Occidente dovranno distruggere per
sempre le divisioni meschine nelle case di Dio. Raggiungendo la
realizzazione del Sè con lo Yoga, gli uomini sapranno di essere tutti
figli dell’unico Padre.

– I ciechi non possono guidare ciechi –

Questa unità di spirito è dimostrata dai grandi uomini, quelli che
hanno realizzato Dio. I ciechi non possono guidare i ciechi; solo un
Maestro (nota 2: Uno che è padrone di sè stesso: della mente, delle
emozioni, dei sensi, delle passioni. Le sue azioni, non offuscate da
motivi egoistici, sono in armonia con la volontà di Dio, ed egli
conosce sè stesso come una cosa sola con Dio, non nella immaginazione,
ma nell’esperienza reale della Divina Onnipresenza), cioè uno che
conosca Dio, può legittimamente istruire altre persone su di Lui. Per
riguadagnare la divinità si deve avere un tale Maestro o un Guru (nota
3: Maestro spirituale. La Guru Gita descrive descrive appropriatamente
il Guru come colui che dissipa le tenebre; il termine deriva da gu,
tenebre e ru, ciò che dissipa. Per diritto divino il titolo di Guru è
conferito soltanto a quelle anime altissime che sono qualificate, per
la loro stessa realizzazione del Sè e unità con Dio, a condurre altre
anime dal buio dell’ignoranza alla luce della Verità). Colui che
fedelmente segue un vero Guru diviene simile a lui, perchè il Guru
contribuisce ad elevare il discepolo al proprio livello di
realizzazione. Quando trovai il mio Guru, lo Swami Sri Yukteswar(nota
4: Nell’Autobiografia di uno Yoghi, Paramahansa Yogananda descrive il
proprio rapporto col suo divino Guru, che definì uno Jnanavatar,
“incarnazione della saggezza”), presi la risoluzione di seguire il suo
esempio: di porre, cioè, Dio solo sull’altare del mio cuore e di
condividerLo con altri.

I maestri indù hanno insegnato che, per conquistare la più profonda
conoscenza, bisogna focalizzare lo sguardo attraverso l’onnisciente
occhio spirituale. Quando ci si concentra fortemente, anche chi non
sia uno yoghi aggrotta la fronte nel punto fra le due sopracciglia: il
centro della concentrazione e dello sferico occhio spirituale, sede
dell’intuizione dell’anima. Questa è la vera sfera di cristallo in cui
guarda lo yoghi per apprendere i segreti dell’universo. Coloro che
andranno abbastanza profondo nella loro concentrazione penetreranno
quel terzo occhio e vedranno Dio. I ricercatori della verità
dovrebbero perciò sviluppare la facoltà di proiettare la loro
percezione attraverso l’occhio spirituale.

La pratica dello yoga aiuta l’aspirante ad aprire l’occhio singolo
della coscienza intuitiva (nota 5: Durante la meditazione profonda,
l’occhio singolo o spirituale diviene visibile come una splendente
stella circondata da una sfera di luce azzurra che, a sua volta, è
circondata da un alone brillante di luce dorata. Quest’occhio
onnisciente è variamente nominato nelle Scritture come terzo occhio,
stella d’Oriente, occhio interiore, colomba che discende dal cielo,
occhio di Shiva, occhio dell’intuito. “Se perciò il tuo occhio è
singolo, tutto il tuo corpo sarà illuminato” (Matteo, 6,22). “Singolo”
è la parola riportata dai testi originali; l’incomprensione di questo
termine ha fatto sì che esso venisse modificato nelle Bibbie
cattoliche).

L’intuizione, o conoscenza diretta, non dipende da alcun dato fornito
dai sensi. Per questo la facoltà intuitiva è spesso chiamata il sesto
senso. Tutti hanno questo sesto senso, ma la maggior parte delle
persone non lo sviluppa. Tuttavia, quasi tutti hanno avuto qualche
esperienza intuitiva, forse l’intuizione che una determinata cosa
sarebbe dovuta accadere, sebbene non ci fosse alcun segno percepibile
dai sensi ad indicarlo.

E’ importante sviluppare l’intuizione, la conoscenza diretta
dell’anima, perchè colui che è conscio di Dio è sicuro di sè. Egli sa,
e sa di sapere. Dobbiamo essere certi della presenza di Dio come siamo
certi di conoscere il gusto dell’arancia. Fu solo dopo che il mio Guru
mi ebbe insegnato a comunicare con Dio e dopo che ebbi cominciato a
sentire ogni giorno la sua presenza, che mi assunsi l’incarico
spirituale di parlare agli altri di Lui.

L’occidente ha costruito vasti templi di adorazione, ma ce ne sono
pochi in cui si insegni ai fedeli come si può trovare Dio. In Oriente
si è invece posto l’accento sulla formazione di uomini dalla divina
realizzazione; ma questi, in molti casi, sono inaccessibili ai
ricercatori spirituali, poichè rimangono isolati in dimore remote e
solitarie. Centri spirituali in cui la gente possa comunicare con Dio,
e insegnanti che possano mostrare alla gente come farlo, sono entrambi
necessari. Come potrebbe una persona acquistare la conoscenza di Dio
da un istruttore che non conosca Dio egli stesso? Il mio Guru impresse
in me la necessità di conoscere il Padre Celeste prima di fare il
tentativo di parlare con agli altri di Lui. Quanto gli sono grato per
avermi dato il suo insegnamento! Egli stesso, invero, comunicava con
Dio.

Il Signore deve essere percepito innanzitutto nel proprio tempio
corporeo. Ogni ricercatore dovrebbe disciplinare quotidianamente i
propri pensieri e deporre sull’altare della propria anima i fiori,
sbocciati spontaneamente, della propria devozione. Colui che trova Dio
dentro di sè sarà capace di sentire la Sua Presenza in ogni chiesa o
tempio in cui entrerà.

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