di Mike George
“Ho sbagliato, perciò sono cattivo”
C’è un dis-agio dentro la nostra coscienza che ci fa sentire come se
fossimo mentalmente e sentimentalmente MENOMATI. Il sintomo principale
è il senso di COLPA. La ‘credenza virale’ ricorrente che può
accompagnarci per tutta la vita è: “Ho fatto qualcosa di sbagliato e
perciò sono una persona cattiva”.
Ogni volta che diventi consapevole di sentirti in colpa, esamina ciò
che stai provando e scoprirai una matrice emotiva. La colpa è un misto
di tristezza, rabbia e paura. Tre in uno! I pensieri emergenti, che
tanti di noi conoscono molto bene, includono: ”Ho fatto di nuovo un
pasticcio”. “Non mi perdoneranno mai per questo”. “Come ho potuto
essere così maldestro?” Anche se riusciamo ancora a parlare e ad
interagire, è come se fossimo anchilosati, bloccati, momentaneamente
menomati. Facciamo fatica a guardare l’altro negli occhi. Teniamo la
testa piegata come per guardare in basso e lontano. Ci sentiamo privi
di ogni entusiasmo.
In tali momenti, non si sentiamo certamente propensi a comprendere da
dove deriva veramente la nostra colpa o come e perché la creiamo.
Tuttavia, conoscere la verità attraverso ciò che si prova è un
processo che libera e guarisce. Ma è profondo.
Riguarda la Coscienza
In genere si riconosce che tutti gli esseri umani, indipendentemente
dalla loro situazione o storia personale, hanno come guida interiore
la coscienza. E’ solo che alcuni sono più in grado di altri di
ascoltarla e di farsi guidare da essa. La coscienza è quella capacità
che abbiamo di aver la sensazione, di percepire e conoscere la cosa
appropriata da fare e la cosa non appropriata da evitare. Uso i
termini appropriata/non appropriata per evitare deliberatamente i
termini ‘giusto e sbagliato’ per i motivi che comprenderai tra poco.
La coscienza è presente in quasi tutte le filosofie religiose,
percorsi sapienziali e insegnamenti spirituali. Generalmente si
afferma che si tratta di quell’aspetto della nostra ‘consapevolezza’
da cui derivano la bontà, le nostre intenzioni virtuose, il nostro
timone interiore. Essa ci mantiene sul sentiero retto e sicuro noto
come ‘fedeltà a se stessi’ o, più precisamente ‘essere il proprio vero
sé’. Non si tratta di verità in senso oggettivo, prescrittivo e
assolutistico, ma di ‘verità’ in senso soggettivo, nella quale
viviamo la vita momento per momento partendo da una chiara
consapevolezza di noi stessi in quanto spirito e non forma. Quando
siamo guidati dalla coscienza, noi siamo sintonizzati con la nostra
verità, che in realtà vuol dire la nostra ‘vera natura’, il nostro
‘vero stato d’essere’. Siamo sinceri, trasparenti e amorevoli, non
attaccati a qualcosa o a qualcuno, e perciò le decisioni che
prenderemo sono libere da ogni tendenza verso la tristezza, la paura o
la rabbia. Ma, adesso non conosciamo noi stessi, poiché abbiamo
imparato ad identificarci con ciò che non siamo, pertanto la nostra
vera natura, cioè la nostra ‘verità’ è stata compromessa. Attaccamento
e falsa identificazione creano il rumore dell’emozione e di
conseguenza la nostra coscienza è più difficile da udire e da seguire.
Le Origini della Colpa
Pur usando la parola ‘coscienza’ in vari modi, l’uso più comune tende
a far riferimento a giusto o sbagliato. Quando ascoltiamo e siamo
guidati dalla nostra coscienza, si dice che stiamo facendo la ‘cosa
giusta’. Invece la ‘cosa sbagliata’ è considerata un’azione o una
decisione in contrasto con la nostra coscienza. Spesso di qualcuno che
vive con grande onestà e integrità diciamo che è una persona di ‘buona
coscienza’ Tutti abbiamo sentito parlare degli ‘obiettori di
coscienza’, quelle persone che si rifiutano di seguire ciecamente gli
altri in azioni di guerra o di violenza. Essi sostengono che la guerra
è un atto contro la ‘vera’ natura dell’umanità.
L’uso più comune è quando parliamo di ‘coscienza di essere colpevoli’.
Tutti conosciamo quel momento in cui sentiamo che la nostra coscienza
‘morde’ e pensiamo tra noi :”Non ho fatto la cosa giusta”. Ma ‘in
verità’, la coscienza non può mai essere colpevole e certamente non
genera il senso di colpa. E’ l’ego che lo fa. E’ l’ego che mantiene e
incoraggia i giudizi di giusto e sbagliato. E’ l’ego che porta fuori
strada la nostra coscienza quasi tutti i giorni della nostra vita,
sostenendo le illusioni di giusto e sbagliato, bene e male. Ecco
perché.
La Colpa Comincia Presto
Sin da quando eravamo piccoli e innocenti abbiamo ‘imparato’ a
dipendere dall’approvazione degli altri per come ci vedevamo e ci
sentivamo riguardo a noi stessi. Le prime fonti di approvazione erano
di solito figure autoritarie come genitori e insegnanti. Quando
facevamo qualcosa di ‘giusto’ ricevevamo da loro occhiate benevoli
perché eravamo stati ‘buoni’. Nello stesso tempo, sentivamo di
ricevere un’onda di calda energia di ‘approvazione’, che scambiavamo
per amore! Ma poi, qualche momento dopo, quando facevamo qualcosa di
‘sbagliato’ ai loro occhi, venivamo etichettati dome ‘cattivi’. Ci
veniva inoltre negata quell’ afflato di calda energia dalla quale
eravamo diventati un po’ dipendenti! E’ durante gli anni formativi
dell’infanzia che abbiamo imparato a ‘credere’ nelle idee altrui di
‘giusto e sbagliato’ associandole immediatamente e personalmente a:
”Io sono buono” oppure a “Io sono cattivo”. Abbiamo imparato che a
volte eravamo una ‘cattiva persona’ e altre volte una ‘brava persona’,
ma che dovevamo cercare di essere sempre una brava persona. Pertanto,
quando veniva decretato che avevamo fatto qualcosa di sbagliato e
perciò cattiva, venivamo incoraggiati a creare sentimenti di
colpevolezza, come una specie di punizione e perciò come una misura
correttiva. Non foss’altro perché permettevamo a quelle persone
‘grandi’ di mantenere la loro illusione di tenere noi e la nostra
emotività sotto il loro controllo!
Le Emozioni di Colpa
La dinamica attraverso la quale creiamo il senso di colpa è rivelante.
Se per un attimo esaminassi il senso di colpa a partire dalla tua
stessa esperienza, noteresti che essa genera queste tre emozioni –
tristezza, rabbia e paura. Come tutte le emozioni, esse non vengono
create dagli altri ma da noi stessi. Come abbiamo visto prima, la
tristezza viene sempre dopo un senso di perdita. La rabbia è la
proiezione della nostra sofferenza, sotto forma di rimprovero. E la
paura è paura che possa accadere di nuovo in futuro oppure è paura di
venire screditati (perdita di reputazione o di approvazione).
Perciò, mettiamo in correlazione la matrice emotiva con le idee di
buono e cattivo/giusto e sbagliato. Da bambini abbiamo imparato ad
‘oscillare’ tra le immagini di noi in quanto ‘brave persone’ e
‘persone cattive’ a seconda del giudizio di quelle ‘persone grandi’,
alle quali a quel tempo credevamo. Quando ci dicevano che eravamo
buoni, li credevamo e ci creavamo nella mente un’idea/immagine dell’
essere buoni. Allo stesso modo, quando ci dicevano che eravamo
cattivi, creavamo nella nostra mente un’immagine sottile di persona
cattiva. Perciò quando qualcuno ci giudica negativamente, inclusi noi
stessi che ci giudichiamo negativamente, abbiamo la tendenza a
ri-energizzare l’immagine di noi stessi in quanto ‘Io sono una persona
cattiva’. E’ come se l’auto-immagine di ‘Io sono una brava persona’
che ovviamente è la preferita perché era sempre accompagnata da un
flusso di ciò che credevamo fosse amore, sia in questo momento
‘perduta’, da qui la ‘componente di tristezza’ della colpa.
In genere, nella vita, la rabbia viene perlopiù diretta verso gli
altri, ma la ‘componente rabbiosa’ della colpa viene di solito diretta
verso noi stessi perché ciò che percepiamo è una perdita
auto-provocata dell’immagine di noi in quanto ‘brava persona’. La
componente di ‘paura’ della colpa è soprattutto basata sulla
possibilità che gli altri possano scoprire che ‘abbiamo fatto male’ e
perciò perderemo la nostra reputazione agli occhi degli altri o la
loro approvazione!
Si tratta di tutto un gioco dell’ego semplicemente perché l’ego si
fonda su un errore di identificazione. Nel caso della colpa, la nostra
identità poggia sull’immagine di ‘essere buono’, e quando ci sembra di
contraddire quell’immagine con un ‘comportamento cattivo’, o anche con
cattivi pensieri, creiamo sentimenti di colpa, una combinazione di
tristezza/rabbia/paura dentro noi stessi.
Sentirsi colpevoli è sentirsi privi di potere e della capacità di
mostrarsi tali. Quando un’altra persona, molto spesso un genitore o il
capufficio si accorge di ciò, spesso preme il pulsante giusto per
stimolare in te questo sentimento. Poi, quando reagisci ‘da
colpevole’, tanto per dire, egli crede di sapere come aver potere su
di te.
Ancora una volta la Verità ti renderà Libero!
‘In verità’ né l’immagine di ‘essere buono’ né di ‘essere cattivo’
sono vere immagini/idee di noi stessi, semplicemente perché ‘il sé’
non può mai essere un’immagine/idea! La ‘bontà’ a cui spesso ci si
riferisce come coscienza o natura innata e vera di ogni essere umano,
non ha opposti. Vi sono solo ‘variazioni di allineamento’ o di
disallineamento con la ‘verità’ inerente alla nostra natura. In
realtà, il vero sé viene prima di tutte le immagini mentali, quindi
prima di tutte le ‘idee’ di bene e male, e quindi prima dei giudizi di
‘giusto’ e ‘sbagliato’. Il vero sé non ha immagini e non è un’idea ed
è oltre la dualità di tutti i concetti.
Ecco il punto in cui le cose si fanno sottili e intriganti.
Nell’universo della coscienza, non c’è giusto o sbagliato! E’
difficile da vedere perché siamo stati profondamente condizionati a
‘credere’ nel giusto e nello sbagliato. E’ come se fossimo stati
programmati per giudicare gli altri e le nostre stesse azioni come
giuste o sbagliate, e perciò come buone o cattive. Ma le idee di
giusto e sbagliato sono semplicemente funzioni della ‘dualità’, la
quale è una condizione del mondo materiale esterno. La stessa
coscienza viene prima di questa dualità. Non vi sono opposti nella
coscienza. E noi siamo coscienza.
Guidati verso l’allineamento
La nostra ‘coscienza’, quindi, è la nostra consapevolezza innata di
ciò che è vero il che, nel contesto di noi stessi, significa essere il
nostro ‘vero sé’. Non si tratta di una verità assoluta definibile in
senso filosofico, ma di verità nel senso di una bussola che punta
sempre al ‘vero nord’, indipendentemente da dove si trovi nel mondo.
La nostra vera natura è quella di essere pacifica, amorevole e
gioiosa. La coscienza è la nostra bussola e ci indica sempre il nostro
‘vero nord’. La sua funzione è quella di mandarci un impulso per farci
sapere quando abbiamo creato pensieri ed emozioni in dissonanza con la
nostra ‘verità’, in dissonanza con la nostra vera natura che è
pacifica, amorevole e gioiosa. Purtroppo, essendo influenzati dalle
credenze virali di cui abbiamo parlato, prendiamo l’abitudine di
ignorare e persino sopprimere questi suoi ‘impulsi’.
Da un punto di vista puramente spirituale, la coscienza è l’energia
eterna, immutabile, la vera condizione del sé. E’ il ‘nucleo immobile’
del nostro essere che non viene toccato da niente. Non appena usiamo
la nostra energia in un modo che contraddice o disturba quella
vibrazione, essa ci invia un messaggio sottile. Dopo di che, o diamo
ascolto al messaggio consentendogli di ri-sintonizzarci, oppure lo
ignoriamo e lo eliminiamo. Quando un falegname va contro il verso del
legno, nota immediatamente la maggiore difficoltà che fa nel lavorare
il materiale e come il legno diventi più ruvido di conseguenza. Quando
andiamo contro la tendenza della nostra coscienza, quando non seguiamo
la sua guida, quando ignoriamo la sua voce sommessa e il sentimento
sottile che ci indica che questa o quella azione era contraria alla
struttura della nostra verità (vera vibrazione), riceviamo un segnale.
Avvertiamo un momento di disagio.
Segnali dal Profondo
Non vi sono opposti in questa ‘stato di verità’, questa vera
vibrazione del nostro nucleo, ma solo gradi di dissonanza, solo
gradazioni di buio che offuscano la nostra capacità di essere
consapevoli della direzione che la nostra bussola ci sta indicando.
Questa oscurità spesso viene chiamata ‘desiderio’. Un forte desiderio
spesso compromette il nostro sé, ad esempio, ci fa ignorare le
indicazioni della coscienza. Per esempio, il desiderio di un certo
tipo di piacere personale, fisico, può sovrapporsi all’indicazione
interiore di dare tempo e attenzione a qualcuno in difficoltà. Dalla
profondità interiore, potrebbe emergere un sottile sentimento dalla
nostra coscienza di riconsiderare la nostra decisione.
I segnali che provengono dalla nostra coscienza vengono anche distorti
dalle nostre emozioni. Tutti sappiamo che quando siamo emozionati, è
difficile udire ed essere guidati dalla coscienza, dalla sua vera
vibrazione. Spesso ignoriamo tali segnali al fine di sperimentare
alcune emozioni che non abbiamo ancora realizzato come forme di
dis-agio. Per esempio, quando cerchiamo di eccitarci credendo che si
tratti di felicità, ciò danneggia la nostra capacità di decidere a
favore di un uso più saggio e più creativo del tempo dal momento che
stiamo cercando un guizzo di eccitazione. A partire dalla nostra
consapevolezza, la nostra coscienza attirerà la nostra attenzione
sulla nostra impazienza e forse anche sul nostro egoismo facendoci
sentire fuori sintonia con la nostra vera natura che è amorevole, cioè
altruista e paziente. Se continuiamo la nostra ricerca interiore verso
il punto che gli impulsi della nostra coscienza ci stanno indicando,
potremmo persino giungere ad identificare un errore di fondo. Stiamo
confondendo eccitazione con felicità. In realtà l’eccitazione non è
che una stimolazione.
In che Modo la Coscienza viene Ignorata
Nel mondo ‘là fuori’ (nella società), rubare è considerata una cosa
sbagliata e perciò male. La società deve considerarlo così altrimenti
vi sarebbe il caos. Ma nel contesto del mondo ’qui dentro’, dentro la
nostra coscienza, l’intenzione di rubare e di volere è sbagliata non
perché si oppone a ciò che è giusto. E’ semplicemente un atto che è in
dissonanza con la nostra verità o la nostra vera natura. Sappiamo in
maniera innata che, per mantenere armoniose le relazioni con gli altri
e con il mondo circostante, il rubare non è un’opzione. Quindi, qual è
la ‘verità’ nel caso del furto? Qual è la verità ‘qui dentro’ quando
tutti rubano tutto ‘là fuori’? Poiché siamo ‘distratti’, perdiamo
momentaneamente la nostra capacità di udire e sentire la voce
interiore che ci sta indicando di agire in modo ‘corretto’,
‘non-ladresco’.
Che cosa intendiamo per ‘distratti’? Immagina di essere alla fine
della giornata e stai per andare a letto. Passi per la cucina per
andare nella tua camera. Ma qui, sul tavolo della cucina, c’è un
piatto e sul piatto c’è una fetta di torta al cioccolato, la tua
preferita! La tua mente dice:” Questo piatto va ripulito e messo a
posto!”. Il che in codice significa: “Vorrei mangiare questa torta!”
Perciò ti fermi e la mangi. E’ veramente buona! Lavi il piatto e lo
metti a posto. Ma mentre sali le scale, una vocina nella testa
sussurra:” Chissà se quel dolce era di qualcun altro di casa. Forse è
appena uscito e sta ritornando per mangiarsi il dolce”.
Sei stato distratto dal fare la cosa corretta (tirare dritto per
andare a letto) dalla torta e dal tuo desiderio di mangiare cioccolata
(stimolo piacevole)!
Distratti dalle Credenze
Quando agiamo contro coscienza, contro la nostra consapevolezza innata
di quella che dovrebbe essere l’azione più giusta, l’azione corretta,
è sempre perché siamo distratti nella nostra coscienza dalla presenza
di una ‘credenza’. Le nostre credenze sono l’equivalente della torta
prima di andare a letto, ma non così gustosa! Di solito vi sono tre
ragioni per le quali le persone rubano, tre credenze nella loro
coscienza che le ‘distraggono’ dalla decisione di fare ciò che è in
sintonia con la verità: a) credono che se riescono ad avere l’oggetto
che desiderano, questo, in qualche modo li completerà; b) credono che
quando avranno ottenuto l’oggetto del desiderio, questo li renderà
felici; c) credono di poter possedere l’oggetto. Tutte queste credenze
non sono ‘vere’ all’interno dell’universo della coscienza e del sé.
Quelle che si potrebbero chiamare ‘verità spirituali’, o semplicemente
‘verità’ in questo esempio sono: a) siamo già completi e questa
completezza non si può mai perdere, ma possiamo momentaneamente
perderne la consapevolezza.; b) nessun oggetto materiale ci può dare
felicità vera, ma solo una soddisfazione temporanea, perché la
felicità autentica viene da dentro fuori; c) come abbiamo già visto, a
livello della nostra ‘coscienza’, c’è una verità che ci ricorda che,
in realtà, è impossibile ‘possedere’ alcunché.
Non sono considerazioni (verità) facili da afferrare perché non sono
state inserite nella nostra educazione infantile. Esse sono verità
spirituali che dimorano nel nostro essere. Non si tratta di idee
intellettuali, ma stati d’essere che se vengono compromessi ci faranno
pervenire un segnale dalla nostra coscienza. Sfortunatamente, le
‘credenze’ che ottenere cose reca completezza, felicità,
realizzazione ecc., ci vengono propinate come verità sin da bambini.
Da qui nasce la confusione quando pur ottenendo ciò che vogliamo, ci
sentiamo ancora incompleti, ci sentiamo ancora infelici, e viviamo con
la paura di perdere quello che erroneamente pensiamo di possedere
adesso!
Perciò, a dire il vero, quando rubiamo non è MALE o SBAGLIATO in
quanto contrari a BUONO e GIUSTO. E’ solo che abbiamo perduto la
consapevolezza della nostra verità (vera natura) e perciò stiamo
agendo fuori linea con la nostra verità (vera natura). Se rubiamo, la
nostra coscienza ci manderà un impulso. Non perché sia sbagliato o
male, essa sta cercando di rammentarci che stiamo agendo fuori
sintonia con la nostra natura, non perché così dice la società, ma
perché stiamo negando e sopprimendo la verità di chi siamo in quanto
esseri completi, liberi e già felici.
La nostra coscienza non ci sta dicendo che ‘abbiamo sbagliato’ e che
‘siamo cattivi’. Queste sono solamente le ‘credenze virali’ che
abbiamo appreso e che sono state messe in moto. La nostra coscienza ci
sta segnalando che siamo caduti nella ‘illusione’ che siamo
incompleti, infelici e non realizzati. Ma noi ignoriamo questo
segnale, questo messaggio che proviene dalla profondità del nucleo del
nostro essere e lo sopprimiamo persino, specialmente se tutti quelli
che ci stanno intorno fanno così. Purtroppo molti hanno imparato a
tacitare la propria coscienza e, distratti da questa e da molte altre
credenze virali, agiscono in maniera disallineata con questa verità.
Ecco perché la società deve fare tante leggi per impedire alle masse
di rubare. Se fossimo tutti guidati dalla nostra coscienza (la nostra
verità), le leggi dello stato non sarebbero necessarie.
Sotto certi aspetti, ciò può sembrare come un permesso per fare tutto
ciò che ci pare, ma in questo caso non si tratta di una giusta
conclusione. Vi sono già abbastanza persone che agiscono così
comunque, nonostante che le leggi del proprio paese cerchino di
definire che cosa è giusto e che cosa è sbagliato e perciò buono o
cattivo. Il punto chiave, qui è che ogni essere umano ha una
coscienza. Tutti hanno una consapevolezza innata di come vivere e
creare azioni perfettamente in linea con la loro vera natura che è
amorevole e pacifica.
I ‘Momenti Lampadina’
Torniamo alla nostra lampadina che illumina una stanza. La stanza è
piena di sensori. Se la lampadina è instabile e fa luce al di sotto di
una certa intensità/luminosità, i sensori la spengono. La stanza è una
metafora della nostra coscienza. La lampadina è ciò che siamo noi. Se
qualcosa come un desiderio o una credenza oscura la nostra luce o la
distorce e comincia a compromettere la luminosità della nostra vera
natura che è pacifica e amorevole, la nostra coscienza ci manderà un
segnale di solito sotto forma di una sensazione. Ci fa sapere che
stiamo pensando e agendo non in linea con la nostra verità.
L’offuscamento dovuto elle credenze, le distrazioni del desiderio,
l’attaccamento alle immagini della nostra mente, contribuiscono ad
affievolire la vera luminosità della luce della nostra coscienza.
Mettono un velo sul nucleo della nostra consapevolezza che chiamiamo
‘coscienza’. Ma quando siamo nello stato di vera luminosità, quando
nulla sta bloccando, distorcendo o distraendo la luminosità della
nostra coscienza, non ci sono pensieri relativi al fare una cosa che
sia fuori linea con quello stato.
Risvegliare consapevolezza e coscienza.
Vi sono culture in cui sembra che vi sia una nuova generazione che sta
crescendo senza alcuna idea di come vivere in armonia con gli altri
all’interno di una società e persino della propria famiglia. Le azioni
sembrano prorompere da uno spazio interiore di tale violenza da
sembrare essere prive di coscienza. Sembra che i giovani non abbiano
una guida interiore che indichi loro che stanno agendo e pensando in
modo ‘non corretto’, che sono fuori armonia con tutto ciò che è dentro
di loro e tutti quelli che sono fuori di loro. Questi giovani sono
visti da alcuni come casi disperati, e in alcuni luoghi, sono stati
abbandonati i tentativi di aiutarli. Essi sono stati etichettati
irrevocabilmente come ‘cattivi’ al punto tale che per descriverli è
stato usato il termine ‘bestiali’.
Sfortunatamente, quando viene attribuita loro questa etichetta, essi
tendono ad accettarla, vi si identificano e perciò ci convivono!
Ma vi è un numero sempre crescente di casi in cui questi giovani sono
stati salvati, nei quali è stata riportata in vita la loro coscienza.
Sembra che ciò si verifichi solo quando vengono seguiti personalmente
da una determinata persona. Il ruolo del mentore è semplice – offrire
riguardo e rispetto incondizionati in quanto esseri umani,
indipendentemente dal loro passato, dal loro comportamento attuale o
dalle loro intenzioni future. Lentamente, ma sicuramente, con il
tempo, la luce soppressa, distorta e distratta della loro coscienza,
la loro ‘veridicità’, comincia a risvegliarsi e a guidare i loro
pensieri, le decisioni e le azioni.
Non perché venga detto loro che cosa sia giusto o sbagliato da una
forza esterna, non perché cominciano a credere nel bene rispetto al
male, ma attraverso una graduale realizzazione di come vivere in linea
con la propria ‘luce interiore’. Essi riconquistano la capacità di
vivere con onestà ed integrità, e perciò si integrano armoniosamente
con il contesto delle loro relazioni. La loro vera natura, la loro
‘veridicità’ è redenta. E’ un buon esempio di come la vera natura
della coscienza umana sia sempre lì, prima e sotto le moltissime
stratificazioni di quelle credenze, immagini di sé negative e ricordi
di esperienze dolorose che possono offuscare la luce della nostra
‘verità’.
Farci Guidare dalla nostra Verità
Quindi sembra che la ‘guida della verità’ della consapevolezza umana
detta ‘coscienza’ non muoia mai, ma la sua guida o è ignorata,
soppressa, distratta o distorta. Per molti è difficile da vedere e
accettare, Essi hanno un attaccamento molto radicato ad una
particolare credenza forte che gli esseri umani possono essere cattivi
in maniera innata o naturale, vili e malevoli senza alcuna possibilità
di redenzione. Ognuno di noi deve decidere da sé. E’ una decisione
cruciale, poiché influenza la nostra visione dell’altro e quindi le
nostre relazioni con gli altri in modi significativi.
Ma se è vero che tutte le persone hanno la propria ‘luce’ della verità
innata dentro di sé, ciò significa che non vi sono persone cattive,
ma solo persone inconsapevoli, immemori, mal guidati la cui coscienza
è temporaneamente disconnessa e la cui luce è temporaneamente
affievolita. Questa comprensione ci libera dal giudicare, definire e
condannare gli altri con l’etichetta di ‘tu sei una persona cattiva’.
Ci aiuta a liberarci dall’immagine di noi che ci siamo auto-imposta di
‘io sono una persona cattiva’. Per finire, ci libera dalla debilitante
matrice emotiva che conosciamo come ‘colpa’. Essa ci può persino
spingere verso uno stato più illuminato nel quale una delle
realizzazioni principali è che ‘in realtà’ non vi sono esseri umani
cattivi.
Non è facile se abbiamo ancora come riferimento i ruoli-modello di
Hollywood e ne esaltiamo i personaggi dalla coscienza soppressa o
distorta come nostri eroi! Dopo una vita di condizionamenti e di
consolidamenti dell’ abitudine mentale al giudizio, dopo anni di
esposizione ai giudizi altrui, dopo aver assorbito tante valutazioni
mediatiche che molte persone sono tutto male e senza possibilità di
salvezza, dopo una vita di pensieri condizionati in termini di ‘bene’
e di ‘male’, dover ammettere che non vi sono persone cattive non è uno
‘spazio interiore’ comodo in cui trovarsi a vivere. Ma poi, forse è
proprio ciò che il mondo aspetta.
In conclusione, per una futura conversazione al bar!
Una volta che siamo consapevoli di sentirci in colpa, la guarigione di
questo dis-agio che menoma l’anima, avviene quando ci rendiamo conto
che ‘Io e tu non siamo né buoni né cattivi … mai!’ O siamo svegli e
consapevoli al livello più profondo del nostro essere, dove non c’è
bene/male o giusto/sbagliato, ma solamente il nostro vero stato, la
nostra ‘verità’. Oppure…non siamo! Discutete!
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