– I Valori della Vita –
SUNITA RAMASWAMY e Dr. SUNDAR RAMASWAMY
Essere Accomodanti
Il termine Ksanti deriva dalla radice sanscrita ksam, “perdonare”:
Ksanti è spesso tradotto come tolleranza e pazienza, due parole che danno una connotazione di
rassegnata sofferenza.
Un termine più appropriato di tradurre ksanti è la capacità di essere accomodanti; ksanti è definita
come la capacità di essere accomodanti nei confronti degli errori del nostro prossimo.
E’ la capacità di accettare negli altri un comportamento sgradevole che qualcuno non cambia.
Significa il non chiedere agli altri di cambiare qualcosa che faccia piacere a noi.
Il valore di ksanti è costituito dalla conoscenza della natura umana e delle relazioni fra persone.
Quando ci sono cose che ci non ci piacciono per niente in un’altra persona, si ha bisogno di
apprendere come essere accomodanti. A volte si può essere in grado di cambiare l’altra persona senza
che questo causi danno, oppure alle volte ci si allontana da questa persona, se questo può esser
fatto senza trascurare il proprio dovere. Ma quando queste possibilità non sono disponibili, è
necessario apprendere ad essere felicemente accomodanti.
Sri Rama ripetutamente dimostrò la Sua capacità di accomodamento. Quando il Signore fu mandato in
esilio, non dimostrò risentimento nei confronti di Kaikeyi. Egli corresse Lakshmana quando
quest’ultimo espresse risentimento e dimostrò disprezzo nei suoi confronti.
Sri Rama estese la Sua capacità di accomodamento anche ai suoi nemici. Quando Vibhisana, fratello di
Ravana, si rivolse a Lui per essere protetto, il Signore fu pronto ad accettarlo come un amico,
sebbene quasi tutti nel consiglio di Rama erano contro di lui.
L’Onestà
Il termine aryavam deriva dallo stelo rju che significa “dritto” (onesto). Aryavam si riferisce alla
qualità di essere onesti. E’ simile al termine inglese “rettitudine”, condotta in armonia con
l’etica comune, derivante dal termine Latino rectus, retto, onesto. Comportamento che include parola
e condotta. Quindi, aryavam significa coerenza tra ciascun pensiero, parola e azione.
Ciò che si dice dovrebbe essere coerente con ciò che si pensa, e ciò che si fa dovrebbe essere
coerente con ciò che si pensa e con ciò che si dice.
Nei rapporti con gli altri, una persona coerente è prevedibile ed è facile relazionare con lei. Le
sue azioni non sono manipolative, e i suoi pensieri sono liberi dall’inganno. Si può pensare che una
persona semplice ed onesta possa essere vulnerabile agli inganni degli altri. Questo non è
necessariamente vero.
Il saggio Valmiki descrive Sri Rama come uno che possedeva “arjavam” e tuttavia fu capace di
distinguere la manipolazione e l’inganno negli altri. Arjavamvam implica un impegno di onestà verso
sé stessi e verso gli altri.
Ferma Risoluzione
La parola Sanscrita “sthairaym” deriva dalla radice stha, significa “rimanere”. Sthairayam significa
perseveranza, o fermezza, nella risoluzione, nel portare a termine qualcosa.
Nella Gita, il Signore Krishna descrive stharayam come uno dei valori che devono essere coltivati
per raggiungere la maturità interiore. Implica l’ impegno nel completare, nel concludere ciò che si
persegue.
Quando un’azione ha avuto inizio con la consapevolezza di tutto ciò che comporta, le possibilità che
la si porti a termine sono alte. Senza questa decisione, è difficile sostenere la decisione di
portarla a termine, specialmente quando si incontrano degli ostacoli nel raggiungimento dell’
obiettivo.
Nel Mahabharata, Bishma decise di tenere fede alla decisone di essere un brahmacharya, Suo padre
Santanu cercò di fargli sposare Satyavati. Il padre della ragazza avrebbe gradito il matrimonio solo
alla condizione che suo nipote divenisse erede al trono di Hastinapura. Sebbene Bishma, erede di
diritto promettesse di non reclamare il trono, il padre di Satyavati temeva che se Brishma avesse
avuto un figlio, quest’ultimo avrebbe reclamato il trono. Per alleviare le sue preoccupazioni
Brishma prese il voto del celibat o. Egli fu risoluto nel proteggere il regno di Hastinapura
sostenendo il successore al trono. Egli mantenne questa promessa fino alla fine della sua vita,
nonostante egli si tropasse dalla parte dell’adharma.
Dominio della Mente
La parola Sanscrita Atma corrisponde al pronome di prima persona singolare “Io”. A seconda del
contesto, Ama può significare il corpo fisico; le funzioni fisiologiche vitali; la mente; l’ego;
oppure il senso dell’io; oppure il supremo soggetto “l’Uno” la cui natura è rivelata dalle scritture
come illimitato, auto esistenza consapevole.
Nella parola composta Atmavinigraha, Atma si riferisce alla mente, ai propri pensieri, ed alle
proprie emozioni. Vinigraha significa controllo o restrizione, poiché controllo e restrizione
possono sembrare repressione e coercizione, vinigraha è meglio tradotta come dominio, quindi
atmavinigraha significa dominio della mente.
La mente non è una entità definibile, ma solo una mutevole collezione di pensieri che prendono forma
dal modo di pensare. In generale, questi modi di pensare sono di tra tipi: Impulsivo, quando si
reagisce ad una situazione; meccanico , in cui la condizione precedente è il dittatore; e deliberata
(intenzionale) in cui il proprio intelletto esamina coscientemente i propri pensieri, li accetta o
li respinge in relazione alla propria scala di valori.
Un quarto modo di pensare ed agire è detto spontaneo. Qui, si agisce naturalmente senza sforzo in
modo conforme ai valori universali. Un tale pensiero ed azione si notano solo in una persona che è
uno jnani, una persona saggia.
Nel Mahabharata, i Signore Krishna a Vyasa semplificano totalmente il dominio della mente. I loro
pensieri ed azioni sono conformi al dharma. Yudisthara semplifica la riflessione e mantiene vigili,
e Duryodhana , una mente impulsiva e le cui azioni non sono conformi al dharma.
Assenza di Ego
Il termine Sanscrito anahankara, nella maggioranza dei casi, significa assenza di ahankara,
orgoglio. E’ importante comprendere chiaramente cosa si vuole indicare con il termine ahankara,
generalmente tradotto in Inglese come ego o come senso dell’Io.
Il senso dell’Io è prodotto, è influenzato da diversi fattori. Nel rispondere al nome che ci è stato
dato, il senso dell’io prende una identità nominale. Alcune capacità cognitive si sviluppano
naturalmente con la crescita, e si ottiene una crescente comprensione del mondo.
L’Io inizia ad essere conosciuto nel contesto del corpo fisico, sentimenti, consapevolezza,
comprensione e distorsioni; altri punti di vista e giudizi, e si conoscono le proprie insicurezze
conosciute e sconosciute.
Fino a che l’Io resta sconosciuto, il senso dell’io è una entità operante, come si legge in alcuni
punti della Bhagavad Gita: “Io sono colui che opera” , l’eterno fautore, nel processo per giungere
al risultato, è bene sviluppare il senso della propria personalità.
Generalmente si ha più entusiasmo nell’ottenimento di qualcosa quando agli altri manca. Nessuno per
esempio è orgoglioso di avere le mani o le gambe o la lingua. Ma un esperto musicista, per esempio,
può sviluppare orgoglio. E’ questo orgoglio legittimo? Molti elementi sono necessari per raggiungere
una grande abilità nella musica.
Per diventare un musicista esperto, si deve desiderare di imparare ed essere disposti a fare grandi
sforzi. La capacità di desiderare, l’abilità di agire e la capacità di conoscere sono essenziali ai
fini di ogni conseguimento.
In Sanscrito sono chiamati Icchasakti , Kriasakti e Jnanasakti rispettivamente. La fonte di tutte
queste shakti, o forza, è la sorgente della creazione, che si identifica come Isvara. Il
riconoscimento del fatto che Il Signore è la sorgente di tutte le glorie conduce all’umiltà.
Hanuman, nel Ramayana, porta ad esempio la qualità dell’umiltà. Hanuman aveva un immensa forza ed
era invincibile. Da solo distrusse Lanka. Nessun altro era in grado di compiere le imprese che egli
compì da solo. Hanuman attribuiva al Signore Rama la fonte della sua forza.
Rispetto
In Sanscrito, il termine rispetto è “adara”. In termini di condotta, è definito come
saktara-bodhaka-vyaparah (una interazione che rivela una attitudine all’onore). Si può onorare
qualcuno in differenti modi.. Per esempio , il rispetto può essere espresso attraverso il
linguaggio.
Nella lingua Indiana esistono diverse forme in seconda persona, tu. L’uso di questo pronome varia e
dipende se è indirizzato a qualcuno molto giovane, più anziano o della stessa età, qualcuno di
venerabile o al Signore.
Rispetto per la conoscenza
Nella cultura Vedica, tutte le forme di conoscenza sono considerate sacre. La Dea Sarasvati, che è
simbolo di conoscenza, è vestita di bianco, per indicare la purezza. Una tale persona è libera dai
conflitti e non necessita d’altro per essere felice. Egli suscita i più alto rispetto, pari ad un
re. Un samnyasin, la cui vita è dedicata alla conoscenza, è altrettanto altamente considerato.
L’età generalmente presuppone la conoscenza. Così come si diventa vecchi, così dovrebbe aumentare la
conoscenza circa noi stessi ed il mondo. Si presuppone anche di maturare emozionalmente. E’ per
questa ragione che l’età è tenuta in giusto rispetto.
La gente a volte chiede rispetto dagli altri. Esistono due termini in Sanscrito che descrivono
questa attitudine: manituam e dambhitvam. Il vecchio significato è chiedere rispetto dagli altri per
le qualità che si hanno.
Quando si è in grado di accettare se stessi, si scopre il rispetto per sé stessi. E non si h più
bisogno di chiedere il rispetto degli altri.
Dambhtvam significa presentare una falsa immagine di grandezza. Questa attitudine rivela un grande
senso di inferiorità ed una non accettazione di sé stessi. Colui che ha questa attitudine vive una
vita di inganno, avendo bisogno di creare un qualcuno che è differente da come si è.
Comprendere la futilità di vivere una vita basata su manitvam e dambhitvam produce diversi obiettivi
e semplifica interazione con il mondo.
Attitudine verso il cibo
Nella cultura Vedica, il cibo viene visto come prasada, o come ciò che viene da Dio. Il terzo
capitolo del Taittiriya Upanishad (sezione sette di dieci), contiene versi di lode per il cibo. I
versi insegnano l’attitudine verso il cibo, di praticare una disciplina. Una disciplina implica il
comprenderne il valore e deliberatamente praticare per giungere ad assimilarlo.
Il Taittirya Upanishad dice, “annam na nindyat”. Il cibo deve essere rispettato come la fonte della
vita e significa la nostra sussistenza. E’ importante avere una disposizione allegra mentre si
mangia.
Prima di mangiare, si canta la seguente preghiera:
brahnarpanam brahmahavih brahmagnau hutam brahmaiva tena gantavyam brahma karma sadhina
(Ogni modo di offrire è Brahman, la donazione è Brahman, i fuoco in cui l’ offerta viene fatta è
Brahman, è col che offre è anche Brahman. Infine, Brahman è conquistato attraverso la persona che si
conforma a Brahman).
Tradizionalmente, si compie questa pratica seguente prima di mangiare. Durante la recitazione della
preghiera, si versa una piccola parte di acqua nel palmo della mano destra e si sparge attorno al
piatto. Così l’acqua è vista come una agente purificatore, questa azione santifica il cibo. Colui
che ne prende un sorso di acqua, è come un offerta di prana, il prana la forza interiore della vita.
A seguito di ciò, sei piccole parti di cibo vengono mangiate, simbolicamente nella forma di offerta
a Dio all’interno come prana, il sistema fisiologico. Con ciascuna porzione, si canta un mantra:
om oranaya svaha, om anaya svaha, om vyanaya svaha, om udanaya svaha, om samanaya svaha, om brahmane
svaha.
Dopodiché si inizia a mangiare il cibo, Alla fine del pasto, di nuovo si prende un sorso di acqua
come una offerta di prana. Ognuno deve seguire questi passaggi. E’ sufficiente intonare la preghiera
ed consapevoli che il cibo è una offerta fatta al Signore.
Nella Sadhana Panchakam, Adi Shankara insegna varie attitudini e pratiche che conducono allo
sviluppo della propria interiorità. Col riguardo verso il cibo egli dice ” Per curare la malattia
della fame, prendi ogni giorno la medicina del cibo”. Non ammalarti con del cibo gustoso, ma accetta
allegramente ogni cosa è stata ottenuta per mezzo della grazia”.
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