La dopamina è la sostanza decisiva
Da un punto di vista neurobiologico sembra che la creatività possa essere sostenuta dal
neuromediatore dopamina, una sostanza che nella cosiddetta area mesolimbica (nella parte più
centrale del cervello, dove ha sede il cosiddetto “circuito della gratificazione”) è responsabile
della genesi di stati d’ animo positivi, ma anche di fenomeni connessi alla maniacalità. E quando si
cominciano a generare associazioni mentali che scorrono veloci ed è attiva la capacità di generare
immagini mentali, allora vuol dire che l’ attività creativa è certamente al lavoro. Infatti, se è
vero che è creativo chi riesce a generare nuove idee, nuovi oggetti, nuovi punti di vista, in poche
parole, a creare ciò che prima non esisteva, la creazione del nuovo, però, non parte dal nulla,
spesso si avvia a partire da elementi che sono sotto gli occhi di tutti.
Solo la persona creativa, però, sa “vederli” e utilizzarli per ricombinarli in maniera inusuale e
inaspettata, mentre agli occhi di tutti gli altri appaiono “normali”, irrilevanti o poco
significativi. Naturalmente, sotto deve esserci uno stato d’ animo positivo. «Un ampio numero di
studi afferma che rispetto all’ umore neutrale, lo stato d’ animo positivo (esemplificabile nella
felicità) è associato con l’ incremento della fluenza e dell’ originalità». sostengono ancora Murray
e Johnson. Al contrario, intense emozioni negative sarebbero di ostacolo al delicato lavoro
creativo. «Comunque tra i due stati d’ animo potrebbe anche esserci una complementarietà» dice la
psichiatra Kay Redfield Jamison della Johns Hopkins University School of Medicine di Baltimora.
da archiviostorico.corriere.it
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Creatività, gli sbalzi dumore rendono creativi?
Lunedì 12 Settembre 2011 10:23
I disturbi che appartenengono allo spettro bipolare una volta venivano indicati genericamente con il
termine di malattia maniaco-depressiva.
In sostanza è una condizione psichiatrica che si traduce in unalterazione dello stato di umore
della persona con unalternanza tra stati di eccitazione e di depressione.
Il ventaglio del disturbo è piuttosto ampio, ma sembra che nei casi meno gravi, che potremmo
definire una leggera impronta di maniacalità, questa condizione psichica sia un fattore miracoloso
per lo sviluppo dei processi creativi.
Non ci sono ancora certezze, ma alcuni studi evidenziano che tra gli artisti, o più in genere chi è
impegnato in una professione creativa, i cosiddetti bipolari siano più numerosi rispetto alle
altre persone.
Il legame tra una condizione maniacale e creatività non appare uniforme ma, in generale e con molta
cautela, si può affermare che chi soffre di una forma grave vive spunti di creatività in misura
minore di quei soggetti colpiti da una forme più leggere.
Dagli Stati Uniti arriva un dato, sempre da prendere con le molle. L8% di quelli che svolgono una
professione creativa è affetto da un disturbo maniaco-depressivo, tra tutti gli altri invece la
percentuale scende all1%.
Su Clinical Psychological Review, largomento è stato recentemente affrontato da Sheri Johnson
(University of California, Berkeley, Stati Uniti) e Greg Murray (Swinburne University of Technology,
Hawthorn, Australia).
Il ventaglio di disturbi del comportamento che possono verificarsi in un bipolare è piuttosto
ampio, va da una leggera forma di maniacalità fino al suicidio. Nello sviluppo di un processo
creativo la condizione di maniacalità leggera con sintomi come leuforia esagerata , la sicurezza
di sé, lassenza di stanchezza, la velocità dei pensieri, è quindi quella più spesso associata al
momento creativo.
Essere bipolari non è, purtroppo una garanzia di genialità, anzi molto spesso è una condizione di
grave disagio, che solo con i farmaci trova una possibilità di vita un poco serena. La notizia però
che può essere una concausa di grande creatività aiuta tutti quelli che soffrono di forme varie
dello spettro a conviverci meglio, anzi magari con una punta di orgoglio. Perché no ?
da vitadidonna.org
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Creatività tra genio e follia, tutta questione di dopamina
di Roberta Ragni da wellme.it
Lunedì 12 Settembre 2011 11:41
Ludvig Van Beethoven, Vincent Van Gogh, Virginia Woolf, Ernest Hemingway, Edgar Allan Poe, Emily
Dickinson, Hermann Hesse.
Scrittori, pittori e compositori che hanno in comune la loro incomparabile genialità. Ma ad
accomunarli cè anche qualcosaltro, una caratteristica che sembra essere direttamente connessa
proprio a questa genialità: il disturbo bipolare di cui soffrivano. Così, ancora una volta, ci
troviamo ad affrontare il binomio genio-follia. E, ancora una volta, ci viene confermato che è
possibile che vi sia un legame tra i due termini, che nell’irrazionale si trovino potenzialità da
cui possono dipendere la ricerca e l’espressione estetica.
Alcuni recenti dati statunitensi indicherebbero, infatti, che tra coloro che svolgono professioni
creative la percentuale di maniaco-depressivi è di oltre 8%, mentre nella popolazione generale è
solo dell’1%. Il legame dunque esiste, come già confermato da altri ricercatori, anche se Greg
Murray (della Swinburne University of Technology, Hawthorn, Australia) e Sheri Johnson (della
University of California, Berkeley, Stati Uniti) in un recente articolo di revisione sull’argomento,
pubblicato su Clinical Psychological Review, ricordano che deve ancora essere dimostrato in maniera
definitiva.
Il legame, inoltre, sembra non essere lineare, perché chi soffre delle forme maniacali più gravi è
meno capace di generare creatività rispetto a chi soffre di forme più leggere. Insomma, per essere
creativi bisogna essere folli, ma non troppo. Solo un leggero tocco di maniacalità.
Dal punto di vista neurobiologico, sembra che la creatività si fondi sul neuromediatore
dopamina, una sostanza che si trova nella zona mesolimbica, dove si trova la parte del cervello
dedito alla gratificazione (detto appunto circuito della gratificazione). La dopamina è
responsabile della nascita di stati d animo positivi, ma anche di tutto quello che concerne alla
maniacalità. Un ampio numero di studi afferma che rispetto all umore neutrale, lo stato d animo
positivo (esemplificabile nella felicità) è associato con l incremento dell originalità,
sostengono Murray e Johnson, coordinatori della ricerca alla base di questa scoperta scientifica.
Sullargomento è intervenuta anche unesperta in materia, Kay Redfield Jamison, professoressa di
psichiatria alla Johns Hopkins University School of Medicine di Baltimora e autrice del libro
«Touched by the fire» , che parteciperà alla settima conferenza mondiale The future of Science,
intitolata quest’anno “Mind: the essence of Humanity”, che si terrà dal 18 al 20 settembre a Venezia
alla Fondazione Giorgio Cini.
La Jamison sottolinea come lumore elevato della fase euforica, sia correlato, in qualche modo e
sotto certe circostanze, alla creatività. In modo diverso, anche la depressione, che può facilitare
la riflessione, potrebbe avere implicazioni nel processo creativo.
Il sottile confine che delimita la demarcazione tra creatività e disagio psichico costituisce un
enigma che affascina ed inquieta chi lo vive dallesterno. Ma per chi soffre di disturbo bipolare,
il disagio psichico può portare allo scoperto, pur nella sofferenza, le attitudini immaginative e
creative che altrimenti resterebbero ignote, come sono ignote alla maggior parte delle persone
ritenute “sane”.
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