Identificati i neuroni che aiutano a dimenticare

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Identificati i neuroni che aiutano a dimenticare

Secondo gli scienziati, queste cellule permettono al cervello, durante il sonno, di liberarsi dei
ricordi inutili.

25 SETTEMBRE 2019 | CHIARA PALMERINI

Se i ricordi non svanissero mai, se qualunque esperienza si fissasse nella mente in modo indelebile,
la nostra testa sarebbe talmente sovraffollata da lasciarci in un caos che non ci permetterebbe
quasi di vivere. È quello che accade a Funes El Memorioso, il personaggio raccontato da Jorge Luis
Borges, ma anche ad alcune persone in carne e ossa, come il paziente S. descritto dal neurologo
russo Alexander Luria.

Che il meccanismo che consente di filtrare, selezionare, far pulizia di una parte dei ricordi faccia
parte del funzionamento normale della memoria è ormai una teoria consolidata. Ora alcuni ricercatori
riportano di avere individuato, tra i molti circuiti nervosi che regolano la memoria, un gruppo di
cellule che svolge il compito preciso di liberare il cervello dai ricordi inutili.

TRACCE CANCELLATE. Secondo lo studio pubblicato su Science, si tratterebbe di neuroni che
appartengono all’ippocampo, la struttura cerebrale a forma di cavalluccio marino di cui da tempo è
noto il ruolo centrale nella memoria. Durante il sonno, quando il cervello è impegnato attivamente
nel filtrare ed elaborare le esperienze del giorno, prima di consolidarle nella memoria, questi
neuroni verrebbero disattivati proprio per consentire il lavoro di “cancellazione”.

I ricercatori, appartenti a università giapponesi e americane, hanno aggiunto diversi dettagli
importanti su come funziona questo meccanismo. Studiando il sonno rem nei topi, hanno scoperto che
un gruppo di neuroni, gli MCH (Melanin Concentrating Hormone: esprimono l’ormone concentrante
melanina), sono attivi solo durante questa particolare fase, caratterizzata da movimenti rapidi
degli occhi, e ritenuta quella in cui gli esseri umani sognano in modo vivido. Attivandosi, questi
neuroni inibiscono un gruppo di neuroni dell’ippocampo noti come la centralina della memoria.

INTERRUTTORI PER NEURONI. Per studiare il meccanismo, i ricercatori hanno utilizzato una tecnica
chiamata optogenetica, che consente di attivare o disattivare specifici gruppi di neuroni, e hanno
poi sottoposto gli animali da esperimento a test di memoria in diverse condizioni. Per esempio,
hanno presentato ai topi alcuni piccoli giocattoli di plastica, permettendo che gli animali li
esplorassero e li annusassero liberamente. Poi, dopo aver manipolato i neuroni MCH degli animali
“accendendoli” o “spegnendoli”, hanno sostituito uno degli oggetti e li hanno ripresentati ai topi.

Con sorpresa, hanno visto che se le cellule erano state attivate, gli animali peggioravano nel
compito di memoria, e non ricordavano quale oggetto avevano già annusato. Se viceversa i neuroni
venivano disattivati, i topi mostravano di distinguere l’oggetto già incontrato. Questo effetto,
però, si manifestava solo se i neuroni erano stati inibiti durante il sonno rem.

Per Akihiro Yamanaka, neuroscienziato dell’università di Nagoya (Giappone), principale autore dello
studio, lo studio suggerisce «che questi neuroni dell’ipotalamo aiutano il cervello a dimenticare le
informazioni non importanti, a liberare risorse di memoria per il giorno successivo». Il fatto che
siano attivi soprattutto durante il sonno rem potrebbe spiegare anche perché, al risveglio, la
maggior parte delle volte non ricordiamo i sogni.

science.sciencemag.org/cgi/doi/10.1126/science.aax9238

da focus.it

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