Il cervello adolescente è più sensibile ai premi che ai rischi

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Il cervello adolescente è più sensibile ai premi che ai rischi

14 gennaio 2014

Negli adolescenti le aree cerebrali della ricompensa sono più attive rispetto agli adulti, una
peculiarità che si può attribuire ai circuiti cerebrali più flessibili del cervello adolescenziale
in via di maturazione. Questa flessibilità, che porta ad accettare anche sfide pericolose, avrebbe
la funzione di sintonizzare il cervello sulle possibilità offerte dall’ambiente con l’obiettivo di
raggiungere un’indipendenza e quindi entrare nel mondo degli adulti (red)

lescienze.it

E’ una differenza nella struttura di alcuni circuiti cerebrali che probabilmente rende gli
adolescenti molto più sensibili rispetto agli adulti alla possibilità di ottenere una ricompensa in
seguito a un comportamento. Prove che suffragano questa ipotesi sono state ottenuta da due
ricercatori dell’Università della California a Los Angeles che ne riferiscono sui “Proceedings of
the National Academy of Sciences”.

E’ noto che una regione del cervello coinvolta nel cosiddetto sistema della ricompensa, lo striato
ventrale, si attiva molto di più negli adolescenti che negli adulti quando un individuo riceve un
premio o prevede di poterlo ottenere con un certo comportamento. Il significato di questa differenza
però non era del tutto chiaro perché solitamente il monitoraggio dell’attività cerebrale avviene nel
corso di test in cui il premio in palio è costituito da una piccola somma di denaro.

La differenza di attività nello striato ventrale potrebbe essere legata non tanto alle differenze a
livello neuronale in un cervello in via di maturazione, come quello dei più giovani, ma al fatto
molto più banale che in genere gli adolescenti hanno meno denaro, e quindi potrebbero attribuire un
valore più elevato ai soldi del test, ricavandone una spinta motivazionale maggiore.

Per distinguere tra queste due possibili interpretazioni, sarebbe necessario “sterilizzare” la
componente legata alla valutazione soggettiva del valore del premio, una procedura estremamente
complessa e difficile da attuare se si volesse usare, oltre al denaro, anche premi in beni di
consumo, cibo, donazioni a terzi e simili.

Per aggirare l’ostacolo, Emily Barkley-Levenson e Adriana Galván hanno valutato la risposta
cerebrale in funzione non al valore del premio in sé, ma in funzione del rapporto fra questo valore
e la probabilità di conseguirlo, una misura che, attraverso una serie di elaborazioni statistiche,
permette di ridurre il peso del valore soggettivo attribuito al premio.

Anche dopo questa modifica del protocollo sperimentale, riferiscono le autrici, lo striato ventrale
ha mostrato una maggiore attività negli adolescenti, legata soprattutto alla tendenza ad accettare
scommesse che gli adulti tendono invece a scartare. Questo suggerisce che la differenza sia appunto
verosimilmente da attribuire a una differenza nei circuiti cerebrali, e in particolare a una loro
maggiore “flessibilità”. Una flessibilità che secondo Barkley-Levenson e Galván potrebbe avere un
preciso significato ecologico-evolutivo.

Se l’adolescenza serve a raggiungere traguardi che facilitano l’indipendenza, avere un cervello
propenso a testare le possibilità offerte dall’ambiente potrebbe rappresentare un tratto adattativo
di particolare valore. E il supporto neurale di questa tendenza comportamentale si concretizzerebbe
in circuiti che esaltano la spinta ad agire e ad assumersi rischi, a prescindere dalle conseguenze
potenzialmente dannose, ma anche a esplorare nuove possibilità, nuove soluzioni e nuove idee.

www.pnas.org/cgi/doi/10.1073/pnas.1319762111

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