07 settembre 2018
Quando ascoltiamo una persona parlare, lattività neurale del nostro cervello coinvolta
nellelaborazione delle parole si sincronizza con il ritmo iniziale del discorso e tende a non
cambiare. Un repentino cambio di velocità del parlato però provoca un’alterazione della percezione,
generando possibili equivoci (red)
da lescienze.it/news
Quando iniziamo ad ascoltare qualcuno, il nostro cervello campiona la velocità del parlato. Questo a
volte ci permette di anticipare dove va il discorso, ma può anche causare distorsioni percettive, e
quindi fraintendimenti, se linterlocutore cambia improvvisamente ritmo. Lo hanno stabilito
ricercatori del Max-Planck-Institut per la psicolinguistica e della Radboud University, entrambi a
Nijmegen, nei Paesi Bassi, che illustrano la scoperta su Current Biology.
Nello studio, Anne Kösem e colleghi hanno fatto ascoltare a un gruppo di volontari di madrelingua
olandese una serie di frasi la cui parte iniziale era pronunciata di volta in volta più o meno
velocemente, così da variare la frequenza delle parole ascoltate nellunità di tempo. Le ultime tre
parole erano invece pronunciate sempre a un ritmo standard. Una di queste tre parole conteneva una
vocale che ne cambiava radicalmente il significato a seconda che fosse percepita come breve (a) o
lunga (aa); la frase complessiva era inoltre concepita in modo che non vi fossero indizi semantici
sulla sua possibile conclusione. (Per esempio: Frederik è entrato nella stanza e ha detto…). Nel
frattempo i ricercatori registravano lattività cerebrale dei partecipanti con la
magnetoencefalografia (MEG).
Come atteso dagli autori, quando la parte iniziale era pronunciata velocemente, la vocale ambigua
veniva interpretata come lunga, mentre quando leloquio iniziale era più rilassato, veniva udita una
vocale breve. Laspetto più significativo è però che nellascoltatore lattività neurale coinvolta
nellelaborazione delle parole si era sincronizzata con il ritmo iniziale del discorso e, per una
certa inerzia, tendeva a non cambiare.
Il cervello agisce come una ruota di bicicletta commenta Kösem. La ruota gira alla velocità
imposta dalla pedalata, ma continua a girare per un po di tempo anche dopo che la pedalata si è
fermata perché dipende dalla velocità di pedalata passata. Questa sincronizzazione tra le onde
cerebrali e la velocità del parlato ci aiuta a prevedere la lunghezza delle sillabe future,
influenzando il modo in cui sentiamo ed elaboriamo le parole.
Secondo i ricercatori, questi risultati potrebbero aiutare a sviluppare tecniche e apparecchi per
migliorare la percezione del parlato in condizioni di ascolto disturbate e per le persone con
problemi di udito.
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