Le Chiavi Mistiche dello Yoga
di Guido Da Todi
Capitolo 23:
– IL CHAKRA DELLA MEDULLA E L’ENERGIZZAZIONE PRANICA
Paramahansa Yogananda è sicuramente stato un grande istruttore di scienza
yoga. Ciò trapela non tanto dalla sua autobiografia (Autobiografia di uno
Yoghi – Paramahansa Yogananda – Edizioni Astrolabio), quanto dalle lezioni
che egli compilò, e che vengono utilizzate tutt’oggi dalla Self Realization
Fellowship (California), come strumento fondamentale di istruzione agli
iscritti da tutto il mondo.
In queste lezioni esistono i migliori insegnamenti tradizionali
sull’educazione del discepolo (kriyaban): meditazione, concentrazione,
costituzione occulta dell’uomo, attenta spiegazione della natura dei
chakras e delle loro funzioni; morale, parabole, mantrams; rapporti tra
religione orientale ed occidentale; graduale rivelazione dei quattro gradi
della più antica scienza yoga del mondo (il Kriya Yoga), e molto, molto
altro.
Ma, qui, vogliamo solo soffermarci su quanto egli insegna – come derivato
dalla conoscenza più esoterica indù – a proposito del centro chiamato della
medulla.
Tale centro è collegato – secondo quanto rivelano le classiche cognizioni
indù e tibetane – al midollo allungato; ossia a quel ponte di materiale
nervoso che unisce il cervello propriamente detto al primo anello della
colonna vertebrale.
Qui, appare un vortice vibrante di materiale eterico che molte scuole
metafisiche considerano il più potente deflettore e gestore di energia
pranica nell’uomo.
Yogananda lo chiama con il suo antico nome mistico: “la Bocca di Dio”.
Alice A. Bailey ne tratta anch’essa diffusamente nella sua monumentale
opera.
Nella letteratura esoterica la funzionalità di questo centro diventa attiva
e dinamica quando è stato costruito il cosiddetto “Anthakarana”, ossia il
ponte tra la coscienza inferiore e quella superiore; tra la Monade e
l’Anima; tra la personalità ed il Sé Superiore.
È da lì che fluisce l’energia cosmica nell’uomo, diramandosi attraverso la
fitta rete dei suoi
nell’intero organismo.
Il centro appare di uno smagliante ed accecante colore rosso rubino, a due
raggi.
Molta attenzione viene data da Yogananda a questo condotto di forza, che
salda il chakra della gola (leggermente più in basso, dietro alla settima
cervicale) a quello tra gli occhi, proprio come l’anima è saldata
dall’Anthakarana alla Monade.
Pochi conoscono il sistema di energizzazione che Paramahansa insegna nella
SRF, e che attiene a tale centro.
Non crediamo di derogare al segreto suggerito dalla SRF accennando ai
principi di quest’ultimo sistema. Esso viene rivelato sin dalle prime
dispense, ed evidentemente nulla ha a che fare con il più celato Kriya
Yoga, proposto molto più avanti.
I principi degli esercizi di cui parliamo vennero da lui scoperti nel 1916,
ed egli li codificò in una struttura integrata, per il benessere del corpo
e della mente di ogni studente dell’Associazione.
Il loro proposito principale era ed è di caricare la batteria
dell’organismo con l’energia cosmica e di purificare la corrente sanguigna,
calmandolo e dandogli salute.
Si tratta di 38 esercizi, che non tolgono più di 15 minuti al giorno nel
praticarli.
Essi indicano come visualizzare l’energia cosmica mentre entra nel corpo
attraverso il midollo allungato e a dirigerla, con il potere della volontà,
ad ogni membro ed organo, con lo scopo di fortificarlo.
Ben presto – senza enfasi strane, ma con tranquillità e spontaneità – il
kriyaban che li esegue abitualmente apprende a percepire ed a
centro della medulla; a nutrirsi di quella incessante forza pranica; a
distribuirla attorno a sé, dopo aver imparato a gestirla per conto proprio.
In ultima analisi, Yogananda indica – con molta chiarezza – il rapporto che
esiste tra la tensione mentale e fisica di una parte del corpo,
espressa da ognuno dei 38 esercizi di cui abbiamo accennato, e la
successiva distensione della stessa.
La prima, contemporaneamente, serve da
midollare; l’ultima, da distributore e da tonificatore dell’organo.
Dopo i 15 minuti quotidiani di assorbimento di energia cosmica, seguendo i
parametri tradizionali della visualizzazione del costante flusso pranico,
veicolato dalla
messe in tensione e, poi, rilassate, l’allievo – sulle prime beneficamente
stupito, ed in seguito reso padrone di una nuova arte di rigenerazione
miracolosa – si ritrova con un organismo del tutto simile ad una batteria
carica di elettricità formicolante.
Mettere in tensione, ad esempio, una delle braccia, sollevandola come se
sostenesse un peso; e, poi, scaricare la tensione accumulata, equivale a
premere con un dito la sabbia bagnata dalla risacca continua del mare; in
quel punto, emergerà un minuscolo pozzetto di acqua, sino ad allora celata
– ma indiscutibilmente presente. Sarà un potenziale flusso di forza che
l’arto stanco non supponeva di possedere.
Questo, è uno dei fondamentali principi dell’elettricità dinamica esistente
in ogni organismo; e che
Yogananda codifica in 38 parametri di massima produzione energetica.
A questa basilare valenza della natura, si aggiunga la volontà dinamica che
attiva uno dei più potenti chakras del corpo eterico (al pensiero segue
l’energia..) e il circolo viene concluso con piena soddisfazione di un atto
che è la sintesi massima di un Hata Yoga superiore.
Da quanto detto sin qui – e forzatamente in modo parco – il lettore può
risalire a quei principi che potrebbero condurlo alla sintesi di ogni
esercizio dello Yoga fisico, per il quale abbiamo accennato all’essenza
fondamentale.
(Guido Da Todi)
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